giovedì 23 febbraio 2012

Vivono nei mari antartici: Il 90% è a rischio 
I pesci con l'antigelo rischiano l'estinzione  
 Il particolare sangue che consente loro di resistere a temperature sotto lo zero diventerebbe dannoso
 
Un nototenioide antartico
MILANO - Mari più caldi, pesci a rischio. Il 90% dei pesci nell’oceano Meridionale, quello che circonda l’Antartide, appartengono a un gruppo così ben adattato alle sue acque gelide, che se la temperatura del mare salisse solo di pochi gradi, rischierebbero l’estinzione. Vale a dire che la quasi totalità dell’ittiofauna antartica rischia di sparire. Con conseguenze che si ripercuoterebbero su tutta la catena alimentare visto che questi pesci rappresentano la principale fonte di cibo per i predatori quali pinguini, foche e balene. 
 
ANTIGELO - Sono i nototenioidei e il loro sangue scorre fluido perché possiedono una proteina che funziona da antigelo. «Questi pesci si sono adattati così bene a vivere in acque con temperature costantemente al di sotto dello zero, comprese tra -2 e -1 °C, nel corso degli ultimi 30-40 milioni di anni, che non sopporterebbero variazioni di temperatura», spiega Tomaso Patarnello, del dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova, a capo della ricerca. «E, dato che è stato appurato che le acque di alcune regioni dell’Antartide sono quelle che si stanno riscaldando più rapidamente, in proiezione se si continua a questo ritmo questi pesci si potrebbero estinguerebbero in 100-200 anni».
Patarnello ha condotto uno studio sui nototenioidei insieme a Lorenzo Zane, del dipartimento di biologia dell’ateneo patavino, e in collaborazione con ricercatori dell’Università di Yale (Stati Uniti). In un articolo appena uscito su Pnas, rivista dell’Accademia delle scienze Usa, si analizza la storia evolutiva dei pesci antartici e delle loro proteine antigelo. «Sono pesci di tutte le dimensioni», continua Patarnello, «da pochi centimetri a oltre un metro, e appartengono a un centinaio di specie, che noi abbiamo studiato nella quasi totalità». 

L’ORIGINE - «L’origine e diversificazione dei pesci antartici forniscono un modello esemplare di come l’evoluzione opera. Circa 40 milioni di anni fa si verificò un periodo di rapido raffreddamento che portò all’estinzione di massa della fauna ittica dell’oceano Meridionale adattata ad acque temperate. Ma l’acquisizione di proteine antigelo permise ai nototenioidei di sopravvivere in mari con temperature sottozero, adattandosi alle nicchie ecologiche lasciate vacanti». L’acquisizione delle proteine antigelo data tra 42 e 22 milioni di anni fa, e fu determinante ma il numero delle specie dei nototenioidei antartici crebbe negli ultimi 15 milioni di anni, per cui i ricercatori ritengono che altri fattori ecologici contribuirono poi al loro straordinario successo. 

CONSEGUENZE DEVASTANTI - «Ci sono voluti tanti milioni di anni per giungere alla loro grande affermazione», continua Patarnello, «che è avvenuta in un ambiente a temperature costanti - mentre invece questi pesci potrebbero trovarsi ad affrontare in tempi relativamente rapidi temperature sopra lo zero che non hanno mai sperimentato. Le stesse caratteristiche che hanno consentito loro di sopravvivere e prosperare durante il periodo di raffreddamento terrestre li rendono ora estremamente vulnerabili a un futuro surriscaldamento che potrebbe essere devastante e portare all’estinzione di organismi che sono il frutto di una storia evolutiva irripetibile».
 
Massimo Spampani 

23 febbraio 2012
www.corriere.it

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