Vivono nei mari antartici: Il 90% è a rischio
I pesci con l'antigelo rischiano l'estinzione
Il particolare sangue che consente loro di resistere a temperature sotto lo zero diventerebbe dannoso
ANTIGELO - Sono i nototenioidei e
il loro sangue scorre fluido perché possiedono una proteina che
funziona da antigelo. «Questi pesci si sono adattati così bene a vivere
in acque con temperature costantemente al di sotto dello zero, comprese
tra -2 e -1 °C, nel corso degli ultimi 30-40 milioni di anni, che non
sopporterebbero variazioni di temperatura», spiega Tomaso Patarnello,
del dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione
dell’Università di Padova, a capo della ricerca. «E, dato che è stato
appurato che le acque di alcune regioni dell’Antartide sono quelle che
si stanno riscaldando più rapidamente, in proiezione se si continua a
questo ritmo questi pesci si potrebbero estinguerebbero in 100-200
anni».
Patarnello ha condotto uno studio sui nototenioidei insieme a Lorenzo
Zane, del dipartimento di biologia dell’ateneo patavino, e in
collaborazione con ricercatori dell’Università di Yale (Stati Uniti). In
un articolo appena uscito su Pnas, rivista dell’Accademia delle scienze Usa,
si analizza la storia evolutiva dei pesci antartici e delle loro
proteine antigelo. «Sono pesci di tutte le dimensioni», continua
Patarnello, «da pochi centimetri a oltre un metro, e appartengono a un
centinaio di specie, che noi abbiamo studiato nella quasi totalità».
L’ORIGINE - «L’origine e
diversificazione dei pesci antartici forniscono un modello esemplare di
come l’evoluzione opera. Circa 40 milioni di anni fa si verificò un
periodo di rapido raffreddamento che portò all’estinzione di massa della
fauna ittica dell’oceano Meridionale adattata ad acque temperate. Ma
l’acquisizione di proteine antigelo permise ai nototenioidei di
sopravvivere in mari con temperature sottozero, adattandosi alle nicchie
ecologiche lasciate vacanti». L’acquisizione delle proteine antigelo
data tra 42 e 22 milioni di anni fa, e fu determinante ma il numero
delle specie dei nototenioidei antartici crebbe negli ultimi 15 milioni
di anni, per cui i ricercatori ritengono che altri fattori ecologici
contribuirono poi al loro straordinario successo.
CONSEGUENZE DEVASTANTI - «Ci sono
voluti tanti milioni di anni per giungere alla loro grande
affermazione», continua Patarnello, «che è avvenuta in un ambiente a
temperature costanti - mentre invece questi pesci potrebbero trovarsi ad
affrontare in tempi relativamente rapidi temperature sopra lo zero che
non hanno mai sperimentato. Le stesse caratteristiche che hanno
consentito loro di sopravvivere e prosperare durante il periodo di
raffreddamento terrestre li rendono ora estremamente vulnerabili a un
futuro surriscaldamento che potrebbe essere devastante e portare
all’estinzione di organismi che sono il frutto di una storia evolutiva
irripetibile».
23 febbraio 2012
www.corriere.it
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