lunedì 23 giugno 2014

Rifiuti: Ue 'arruola' pescatori per ripulire Adriatico
Chioggia, Cattolica, Ancona, Molfetta i porti pilota in Italia



Ue 'arruola' pescatori per ripulire l'Adriatico
BRUXELLES, 23 giugno 2014 - Piano d'attacco dell'Unione europea su vasta scala contro i rifiuti nel Mare Adriatico, con i pescatori in prima fila. Ad 'arruolarli' è il maxi-progetto europeo DeFishGear, che arriva in Italia nei porti di Chioggia, Cattolica, Ancona e Molfetta. Con un finanziamento di oltre cinque milioni di euro, l'iniziativa unisce le forze di sedici partner in sette Paesi dell'area per porre le basi di una strategia comune per la riduzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti marini, soprattutto plastica. L'obiettivo è valutare quantità e tipologie di quello che finisce in mare, ma anche studiare gli effetti dell'inquinamento delle micro-plastiche sull'ambiente del Mare Adriatico.

"Imprese, comunità locali, istituti di ricerca e società civile dovrebbero creare un gruppo macro-regionale per la gestione e il riciclo dei rifiuti" ha detto il commissario europeo agli affari marittimi, Maria Damanaki, promuovendo l'idea del progetto Ue di impiegare i pescatori come "guardiani del mare" nell'ambito della strategia della macroregione adriatico-ionica. "Saranno circa un migliaio in Italia, trecento solo a Cattolica, quelli che da quest'estate saranno impegnati in una vera e popria raccolta differenziata dei rifiuti marini a bordo durante l'attività di pesca" racconta Flavia Binda, esperta del Consorzio Mediterraneo, la struttura tecnico-scientifica di Legapesca, che coordina le attività operative del progetto DeFishGear con i pescatori. In ognuno dei porti pilota "sarà presente un'area dedicata - spiega Binda - con i bidoni per plastica, legno sia naturale che lavorato, metallo, pneumatici, vetro, materiali che verranno gestiti e smaltiti".

I pescatori, non solo in Italia ma anche in Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia, saranno inoltre coinvolti nel recupero di reti dismesse da destinare al riciclo e nell'individuazione e raccolta in mare delle cosiddette 'reti fantasma', che rimaste in acqua continuano a catturare pesci. "Per fortuna la sensibilità dei pescatori sta cambiando, ma la cosa importante è creare delle possibilità a terra di smaltimento, che finora non hanno mai avuto" spiega Otello Giovanardi, responsabile della sede Ispra di Chioggia, uno dei sei partner italiani di DeFishGear. In una recente osservazione in un'area di grande pregio fuori Chioggia "ci ha colpito il gran numero di reti e attrezzi che coprono il fondale duro della zona, ricco di biodiversità" racconta Giovanardi, secondo cui probabilmente si tratta "di materiali rimasti incagliati oppure gettati via". L'Ispra, che per il progetto Ue si occupa anche di campionamento e valutazione dei rifiuti marini in alto e medio Adriatico, può contare su un buon rapporto con i pescatori di Chioggia. Per questo nelle attività pilota del progetto Ue "l'obiettivo è di coinvolgere tutta la marineria, lavorando insieme per ripulire il mare" afferma Giovanardi.

ANSA

lunedì 9 giugno 2014

Usa, poliziotto salva un cane da un’auto sommersa
L’animale era rimasto bloccato nel mezzo finito in uno stagno
 
Il sergente Orr fotografato in piedi sull’auto tiene in braccio Moochie
9 giugno 2014 - Non ci ha pensato due volte. Per lui, amante degli animali, era troppo importante salvare quel cane rimasto imprigionato in un’auto finita in uno stagno.  

Così il sergente Raymond Orr si è tolto la pistola e si è tuffato nell’acqua stagnante per tirare fuori l’animale. Tutto ha avuto inizio quando il pick-up, parcheggiato da una signora 59enne, è finito in acqua. Dentro però c’erano i suoi due chihuahua, uno dei quali, Stitch, è riuscito a uscire dal mezzo e a salvarsi da solo. Ma non Moochie, l’altro quattrozampe. 

In questi casi ogni minuto che passa può essere decisivo per essere salvato e non c’era tempo per aspettare l’intervento dei vigili del fuoco: così l’agente si è immerso e, dopo qualche tentativo, è riuscito ad aprire l’auto e a entrare dentro il veicolo dove c’era il cane. I due sono così riusciti a uscire dal mezzo e una foto testimonia la felicità del poliziotto in piedi sul tetto dell’auto in braccio con Moochie , spaventato ma in buone condizioni. 

FULVIO CERUTTI (AGB) 
twitter@fulviocerutti 

domenica 8 giugno 2014

L’alleanza dei Comuni: “Basta gare offshore, salviamo le balene”
Liguria, 22 centri puntano sul turismo ecologico


Una crociera nel santuario dei cetacei avvista un branco di globicefali
 

Sanremo, 8 giugno 2014 - Rinunciare alle gare di off shore, assicurare il funzionamento dei depuratori, promuovere il whale watching e la ricerca, contribuire alla realizzazione delle «autostrade del mare» per impedire le collisioni tra il naviglio pesante e i grandi cetacei. 

La vocazione ambientalista per difendere le balene del Mediterraneo è il nuovo trend dei centri turistici della Liguria. Tutti pronti, con in prima fila Andora, Laigueglia, Bordighera, Spotorno, Vernazza, Chiavari a rinunciare a qualcosa pur di poter issare insieme al Tricolore e, per qualcuno anche la Bandiera Blu, anche la Bandiera Pelagos, il vessillo del Santuario del Mediterraneo che da quest’estate distinguerà i difensori dei cetacei. Una bandiera bianca dalla quale emerge inconfondibile la coda di una balena dalle onde di un mare che intreccia i tricolori italiano e francese con il vessillo bianco e rosso del Principato di Monaco (i Paesi firmatari dell’accordo internazionale che ha dato vita all’area protetta).

L’impegno più corposo per i centri turistici si chiama «demotonautizzazione sportiva», la determinazione a bandire competizioni con off shore e altri scafi a motore dalle acque territoriali antistanti il Comune. I centri che hanno aderito in Liguria sono saliti nelle ultime settimane a 22. Il tutto sotto l’occhio vigile del ministero dell’Ambiente dove l’apprensione per le balene è salita alle stelle alla notizia del trasferimento della Concordia a Genova invece che a Piombino visto che il rottame del naufragio-Schettino dovrà attraversare tutto il Santuario dei cetacei. La cerimonia ufficiale dei vessilli delle balene è in programma la prossima settimana a Bordighera, il 14 giugno. Le balene? Non potranno che avere ricadute positive dalla firma del Patto di partenariato che ha trovato come motore i ricercatori di «Tethys», l’istituto di ricerca che da sempre si occupa della migrazione dei grandi cetacei nel Mediterraneo e che negli ultimi vent’anni ha foto-identificato ben 158 esemplari di balenottera comune adulta. Una comunità unica al mondo, senza contare i «cugini» come i capodogli, gli zifi, i grampi.

Il 2014, già prodigo di avvistamenti tra la costa della Liguria e la Corsica, ha regalato un dato eccezionale. Un individuo maschio di balenottera, catalogato con il nome di «Cine», è stato identificato per il terzo anno consecutivo a conferma della migrazione e di come il Mar Ligure si possa considerare la «seconda casa» delle balene del Mediterraneo. «Speriamo che tutti i Comuni della Liguria aderiscano al partenariato - spiega Sabina Airoldi, la biologa marina che è capo-ricercatore per Tethys nel Santuario. La tutela della biodiversità e lo studio dell’equilibrio marino che ha reso possibile la migrazione sono pilastri solidi per conoscere la salute del nostro mare, quella delle coste, e soprattutto come e dove agire per affrontare eventuali criticità future».  

Giulio Gavino 
http://www.lastampa.it

sabato 7 giugno 2014


Cassandra e Isabeau, amore senza tempo

Il rapporto tra una lupa e una veterinaria nasce quando l’animale è cucciola e rimane inalterato anche quando viene rimessa allo stato selvatico



La lupa Isabeau e la veterinaria Cassandra Vantini


Roma, 7 giugno 2014 - La favola di Cassandra e Isabeau non è una favola. Il Corpo forestale dello Stato ha cinque centri per il recupero e la cura degli animali selvatici feriti o abbandonati, uno di questi – a Popoli, in provincia di Pescara – è specializzato nel recupero dei lupi in difficoltà. E’ lì che si sviluppa la nostra storia, iniziata 12 anni fa. 

Cassandra Vantini è una veterinaria del Corpo forestale e assiste, tra gli altri, una coppia di lupi che, a un certo punto, riesce ad avere due cuccioli, nonostante la femmina sia già molto anziana (tant’è che morirà meno di un anno dopo). Cassandra si accorge, però, che la lupa-mamma ce la fa ad accudire adeguatamente solo uno dei piccoli mentre ha difficoltà a farsi carico dell’altro, che è una femmina. A quel punto la dottoressa - che sta seguendo un progetto con altri colleghi americani, proprio sul carattere dei lupi, allo scopo di dimostrarne una intrinseca disposizione alla mitezza – decide di procedere ad un esperimento: sarà lei ad esercitare le cure maternali nei confronti della lupacchiotta. Pur restando all’interno dell’area riservata a questi animali vive con lei nei boschi, l’alimenta con il biberon, la accudisce, la cura, la protegge pur trattandola da lupo e non da gattino. La cucciola – cui viene dato il nome di Isabeau – si affeziona enormemente a questa mamma umana e sollecita, e la segue come un cagnolino schivo e affettuoso a un tempo. Dopo sei mesi Isabeau viene reimmessa nella sua «famiglia di origine» e nel branco a cui appartiene: torna ad essere una lupa selvaggia e libera. Ma non si dimentica mai di Cassandra che va a trovarla a Popoli, sulle montagne della Maiella. 

 
Sono passati 12 anni da allora, eppure Isabeau sa quando Cassandra è presente nella riserva, ne percepisce l’odore e si avvicina. Non sa scodinzolare, non sa fare le moine degli animali domestici ma fa le feste a modo suo: si struscia a Cassandra, le salta addosso per leccarla … e la bacia. Gli altri lupi guardano questa scena che si ripete ormai da anni e – sia pur a maggiore distanza – si fanno incontro a questa giovane veterinaria dal sorriso luminoso che – in qualche modo – riconoscono come la mamma di Isabeau. 


raffaello masci 
www.lastampa.it