domenica 16 agosto 2015

Congo: indigeni col telefonino per proteggere le foreste


Il telefono cellulare si è rapidamente diffuso nelle aree remote agricole e forestali dell'Africa, dove ogni altro tipo di comunicazione non esiste. Una nuova tecnologia messa a punto dalla Rainforest Foundation assieme all’associazione camerunese Foder (Forêts et Développement Rural) permette alle comunità forestali di denunciare in tempo reale il disboscamento illegale nei loro territori.

 Un sistema tecnologicamente innovativo, presentato oggi dalla Rainforest Foundation UK, permette ai popoli della foresta la possibilità di inviare rapporti geograficamente accurati e quasi istantaneo sull'abbattimento illegale di alberi, da parte di compagnie del legno o di piantagioni di olio di palma, da qualsiasi parte del mondo, anche dove non c'è a disposizione un cellulare, o connessione internet.
Le informazioni sulle attività illegali nella foresta possono essere raccolte utilizzando un computer, un tablet o uno smartphone e poi trasmesse a una mappa online tramite un trasmettitore modem satellitare in soli 20 secondi - al costo di un SMS. Le informazioni raccolte dal vivo mostrano dove è più urgente un'azione per prevenire la deforestazione. Il sistema è stato testato nelle foreste pluviali del Camerun, rivelando 20 potenziali casi di deformazione illegale. I risultati dei test di monitoraggio in tempo reale, insieme a maggiori dettagli su come funziona il sistema, può essere visto qui.

“La deforestazione illegale rappresenta una grave minaccia enorme per la nostra comunità. Questo sistema di monitoraggio in tempo reale ci permetterà di segnalare infrazioni alle autorità e alle associazioni, e al tempo stesso fare in modo che i responsabili possano essere identificati e puniti “ ha commentato Pascal, un rappresentante di una delle comunità forestali coinvolte nei test.
La stessa tecnologia può essere adatta per riportare altri tipi di crimine, come il bracconaggio, le violazioni dei diritti umani, o l'attuazione di meccanismi di pagamento di carbonio, come il REDD.
"La nostra tecnologia in 'tempo reale’ ha la possibilità di cambiare le regole del gioco, in quanto aiuta permette d coinvolgere direttamente i popoli delle foreste, anche nelle aree più remote, e questo può cambiare il modo in cui le foreste vengono controllate e governate - spiega Simon Counsell, della Rainforest Foundation. “Questo sistema può essere utilmente affiancato al monitoraggio via satellite, aggiungendovi dati provenienti dal territorio. Per questo invitiamo i governi dei paesi con grandi foreste a promuoverlo e a lavorare con noi in un test in scala reale su come il monitoraggio basato sulle comunità possa essere collegato a meccanismi di controllo formali già esistenti“.

http://www.salvaleforeste.it/

lunedì 10 agosto 2015

Honduras: ucciso attivista indigeno


29 luglio 2015 - Si chiamava Erasio Vieda Ponce ed era un leader della piccola comunità indigena dei Tolupán di Locomapa, nell'Honduras settentrionale, presumibilmente per mano di sicari assunti dai proprietari terrieri locali.  Erasio Vieda Ponce è la quinta vittima di un'ondata di omicidi mirati di attivisti indigeni della propria comunità, fatta oggetto delle minacce, della criminalizzazione fino all’omicidio a casa della sua opposizione alle compagnie minerarie e al taglio illegale di alberi nei loro territori.
 
Secondo i testimoni, Erasio Vieda Ponce è stato assassinato da due fratelli, Selvin e Marlon Matute, sui quali già pende un mandato d'arresto per l’omicidio di tre leader Tolupán commesso nell'agosto 2013. Malgrado il mandato di arresto, i due hanno continuato indisturbati a frequentare regolarmente Locomapa. Solo due mesi fa, un altro membro della comunità indigena è stato picchiato a morte dopo aver ricevuto minacce. Secondo il locale gruppo in difesa dei diritti indigeni, il Movimento per la Dignità e giustizia (Movimiento Amplio por la Dignidad y La Justicia - MADJ) le autorità locali non hanno fatto nulla per consegnare gli assassini alla giustizia.

Secondo Global Witness, l'Honduras è uno dei paesi più pericolosi per gli attivisti: il piccolissimo stato conta almeno 101 persone uccise tra il 2010 e il 2014. "I membri delle comunità indigene dell'Honduras vengono uccisi perché osano difendere dei loro diritti nella loro terra", spiega Billy Kyte, di Global Witness. “A Locomapa, assassini continuano a circolare liberamente, regolarmente avvistati dalla comunità, senza che le autorità facciano nulla. Il Tolupán stanno pagando con il sangue per l'inazione del loro governo “.

Negli ultimi anni si è registrato un drammatico incremento di omicidi ai danni di attivisti impegnati nella difesa dell’ambiente. Almeno 116 attivisti ambientalisti sono stati assassinati nel 2014. Circa il 40% delle vittime erano indigeni, e quasi tre quarti degli omicidi sono stati commessi in Centro e Sud America. In Honduras - il paese più colpito  - morti e la violenza sono collegati all’espansione delle piantagioni, dello sfruttamento minerario e della costruzioni di dighe, mentre le leggi sulla tutela ambientale sono state abolite, e i killeer godono della quasi totale impunti.
 
La comunità indigena dei Tolupán dal 2009 si oppone  a un progetto minerario che ha occupato vasti terreni di Locomapa senza una previa consultazione delle comunità interessate. I membri della comunità Tolupán hanno inoltre denunciato i taglialegna illegali di saccheggiare le loro foreste.

Nell’agosto  agosto 2013 i fratelli Matute, presumibilmente assunti da una compagnia mineraria locale, hanno aperto il fuoco su una dimostrazione pacifica, uccidendo i leader indigeni Armando Funez Medina, Ricardo Soto Funez e María Enriqueta Matute. Molti membri della comunità hanno dovuto passare sei mesi nascosti fino a quando sono state concesse misure di protezione da parte della Commissione per i diritti umani inter-americana (CIDH). Uno di questi però, Luis de Reyes Marcia, è stato trovato ucciso il 5 aprile scorso, dopo aver presentato alla polizia una denuncia per minacce di morte. Il mese scorso la casa della moglie è stata di nuovo presa di mira a colpi di arma da fuoco da sconosciuti.
 

venerdì 7 agosto 2015

A Pantelleria convertitore genera energia con onde del mare

Il 7 agosto sarà ormeggiato a 800 metri dalla costa


TORINO, 5 AGO - Il Politecnico di Torino e lo spin off Wave for Energy hanno sviluppato il primo dispositivo italiano per la produzione di energia elettrica dalle onde del mare. Il 7 agosto sarà ormeggiato a 800 metri dalla costa di Pantelleria. Il progetto, che ha visto il supporto di Enea e IAMC-CNR e ha ricevuto finanziamenti da Regione Piemonte e Regione Sicilia, parte dalla consapevolezza dell'enorme potenziale energetico del moto ondoso come fonte di energia rinnovabile. La potenza disponibile, normalmente riferita all'unità di lunghezza del fronte d'onda, varia dai 25 kW/m nell'Europa del sud (Isole Canarie), fino a 75 kW/m delle coste irlandesi e scozzesi. Anche nel Mar Mediterraneo la potenza disponibile è significativa ed è compresa tra 4 e 11 kW/m. Estraendo soltanto il 5% del potenziale tecnico di risorsa disponibile per l'Europa,l'energia da moto ondoso potrebbe fornire elettricità a 12 milioni di case. In una prima fase di esercizio, il sistema non sarà connesso alla rete elettrica dell'isola, ma nel mese di settembre/ottobre si provvederà alla posa del cavidotto ed alla successiva connessione alla rete di distribuzione. Il sistema ISWEC consentirà di produrre energia elettrica ad un costo più competitivo rispetto a quello necessario per produrre elettricità sull'isola di Pantelleria.
La tecnologia, sviluppata seguendo le direttive della Blue Growth Strategy indicate dalla Commissione Europea, è denominato ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter). La centrale di energia è composta da un gruppo giroscopico alloggiato all'interno di un galleggiante ormeggiato sul fondale marino.

L'interazione tra le onde del mare, lo scafo e il sistema giroscopico all'interno permette la generazione di energia elettrica da immettere in rete. Rispetto agli altri sistemi in fase di sviluppo in Europa ISWEC si distingue per un impatto ambientale estremamente ridotto, in quanto non richiede per il suo funzionamento vincoli fissi sul fondale, ma solo di un ormeggio e per l'adattabilità alle diverse condizioni d'onda.


(ANSA)