lunedì 29 dicembre 2014


Ravenna, corsa contro il tempo per salvare i daini
Continua la mobilitazione degli animalisti contro l’uccisione dei 67 ungulati da parte della Provincia.

29 dicembre 2014
Ravenna, corsa contro il tempo per salvare i daini 
 di Alessandro Polinori -

A Ravenna, nei pressi della Pineta di Classe, qualche decennio fa è stato introdotto, da parte di ignoti, un piccolo nucleo di daini.
Negli anni, la popolazione dei daini è aumentata di numero e gli animali, come naturale, hanno cercato nuovi territori per alimentarsi, andando a occupare aree naturalistiche limitrofe.
Tale presenza, secondo quanto affermato dalla Provincia di Ravenna, ha provocato danni alle coltivazioni agricole e diversi incidenti stradali, in particolare presso la vicina statale Adriatica.
In considerazione di questa situazione, la Provincia di Ravenna è intervenuta varando un piano quinquennale che prevede, nel primo anno, l’uccisione di 67 daini (su 235 animali presenti nell’area, anche se un censimento rileverebbe che, nell’ultimo anno ed in maniera naturale, gli animali sarebbero già diminuiti di un centinaio di esemplari).
Il piano, ribattezzato “ammazza-bambi”, è stato immediatamente contrastato da cittadini ed associazioni, che hanno accusato l’amministrazione di aver respinto l’ipotesi di trasferire gli animali in altre strutture o aree, ed al tempo stesso di non aver attuato le proposte alternative ed incruente, ad esempio per il controllo della fertilità, avanzate da anni dalle stesse associazioni animaliste, malgrado l’applicazione dei metodi ecologici rappresenti una priorità stabilita dall’art. 19 della legge 157/92, che ha quindi  precedenza rispetto a forme di controllo cruente.
E tra le motivazioni addotte nel voler attuare un provvedimento “violento”, vi sarebbe anche la necessità di trovare soluzioni “economiche”.
Peccato solo che un’industriale di origine tedesca, co-proprietaria del Frankfurter Allgemeine Zeitung e da sempre sensibile alla causa animalista, alla sua proposta di accogliere nella propria tenuta agricola gli animali, assumendosi anche il compito e i costi relativi alla cattura ed al trasferimento degli esemplari, (cosa già fatta in passato per analoghe situazioni riguardanti altri animali selvatici), si sia sentita rispondere che i daini non possono essere spostati, perché si tratta di “patrimonio indisponibile dello Stato”.
Ucciderli si, ma salvargli la vita, trasferendoli in un luogo sicuro e senza alcuna spesa per la pubblica amministrazione, no.
Giorno dopo giorno, è così proseguita e cresciuta la mobilitazione popolare in difesa degli animali, con esposti, manifestazioni, l’invio di migliaia di e-mail di protesta, sino ad arrivare alla recente impugnazione di fronte al TAR della delibera della Provincia di Ravenna, da parte di una serie di associazioni e gruppi, contrari all’atto che spianerebbe la strada ai fucili  dei cacciatori e che quindi attendono con ansia la sospensione del provvedimento.
Una vicenda che ha dell’incredibile e che non sta certamente regalando un’immagine positiva al territorio di Ravenna, il tutto anche oltre confine, dove in molti si stanno mobilitando per chiedere di trovare, con un pò di buon senso, una soluzione in grado di risolvere la situazione senza alcuno spargimento di sangue.
La corsa contro il tempo prosegue.... riusciranno i daini di Ravenna a festeggiare l’inizio del nuovo anno con una buona notizia?

http://www.animalieanimali.it

lunedì 22 dicembre 2014

Argentina: orango riconosciuto 'soggetto non umano'
Sandra dovrebbe essere liberata dallo zoo di Buenos Aires 

Un tribunale della capitale argentina ha concesso l'habeas corpus a Sandra, un orango femmina dello zoo di Buenos Aires, considerando che si tratta di un "soggetto non umano", e non un oggetto, con sentimenti e capacità di prendere decisioni. Ora l'animale, che vive dietro le sbarre da 29 anni, potrebbe essere liberato ed inviato in Brasile La Camera di Cassazione ha accolto un ricorso di habeas corpus, che sancisce il diritto alla libertà individuale, presentato dall'Associazione di Funzionari e Avvocati per i Diritti degli Animali (Afada) e che era stata respinta precedentemente da parte di tribunali di rango inferiore. La richiesta specificava che Sandra può essere considerato un "soggetto non umano", giacché sebbene non appartenga alla specie umana mantiene legami affettivi, percepisce il tempo, impara, comunica ed è capace di trasmettere quanto ha appreso e dunque il fatto che sia imprigionata costituisce una violazione dei suoi diritti.

22 dicembre 2014

ANSA

sabato 20 dicembre 2014

Vegani per un giorno a settimana, basta poco per tutelare il pianeta

Roma, 19 dic. 2014 - La scelta vegana sembra troppo radicale? C'è una buona notizia per chi ha a cuore l'ambiente e il futuro del pianeta, ma non si sente pronto per mettere in pratica con coerenza un nuovo stile di vita: basta un solo giorno da vegano a settimana per risparmiare energia, acqua e salvare foreste e animali. Se ogni italiano mangiasse vegano un giorno alla settimana, per un anno, si risparmierebbe la vita di 12 milioni di animali, pesci esclusi. Secondo i calcoli della Lav, che proprio per questi motivi ha lanciato il Mercoledì Veg, mille persone che per un anno adottano una dieta vegana, per un giorno a settimana, salvano la vita a 5.000 polli o 5.400 conigli o 52mila platesse. Rinunciando a una bistecca da 500 gr una volta a settimana, sempre per un anno, si salvano 910 mq di foresta, si risparmiano 390 kg di cereali, 403.000 litri d'acqua, 936 kg di Co2. Un giorno "veg" a settimana, moltiplicato per tutti gli italiani, risparmierebbe l’equivalente in emissioni di Co2 prodotte da 1 miliardo e 600 milioni di km percorsi con un Suv. Una sola persona che sceglie di mangiare 'veg' un giorno a settimana per un anno, può risparmiare l’equivalente del consumo di una lampadina accesa ininterrottamente per 277 giorni, il corrispettivo di 32 docce per pasto. Sempre secondo la Lav, il numero di vegetariani e vegani in Europa e in Italia è in crescita esponenziale: in Italia sono censiti più di 9 milioni di vegetariani, all'interno dei quali ci sono diverse centinaia di migliaia di persone vegane. Una crescita evidente anche all'interno di supermercati e ristoranti, dove sono sempre più presenti prodotti per vegani e vegetariani, e anche nell'apertura di negozi 'animal-free', dalle pasticcerie alle farmacie. Segno di una crescente attenzione nei confronti della salute e dell'ambiente: la produzione di proteine animali è la terza causa di inquinamento del pianeta e ogni anno il 64% dell'ammoniaca prodotta a livello planetario deriva dalla produzione zootecnica.

 (AdnKronos)

martedì 16 dicembre 2014

Problemi... solari



 

A vederlo così, il sole che si riflette sulla facciata del Walkie Talkie, il nuovo grattacielo nel centro di Londra, sembra semplicemente uno spettacolo affascinante, ma in realtà cela una sinistra caratteristica: frigge tutto ciò che lo circonda, dalle auto tappeti.
Per un errore di progettazione, infatti, la superficie concava e interamente ricoperta di specchi della facciata esposta a sud riflette e concentra i raggi solari sulle strade sottostanti con temperature che sfiorano i 72°C, fondendo i cruscotti delle auto, creando bolle sulle verniciature e bruciando la moquette di un negozio vicino.
I responsabili, dopo aver risarcito i danni, hanno provveduto a far sospendere i permessi per la sosta nelle strade adiacenti il grattacielo, mentre strutture temporanee di protezione sono state immediatamente erette intorno all'edificio.

www.focus.it

domenica 14 dicembre 2014

Provincia di Trento: gli orsetti di Daniza verso il letargo

«Il lungo lavoro di monitoraggio effettuato in questi mesi ha evidenziato comportamenti corretti da parte dei due animali vicini all’anno di età»
 

14 dicembre 2014. «Tutto lascia pensare che gli orsetti di Daniza si stanno avviando al letargo». Lo afferma l’assessore della Provincia di Trento Michele Dallapiccola che nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione dei due cuccioli di Daniza con le associazioni ambientaliste del comitato faunistico e alcune associazioni animaliste. 

«Il lungo lavoro di monitoraggio effettuato in questi mesi - ha detto Dallapiccola - ha evidenziato comportamenti corretti da parte dei due cuccioli, che ormai possiamo chiamare orsi visto che proprio in questi giorni compiono un anno. I due animali hanno evitato i contatti con l’uomo, senza mai fermarsi nei centri abitati o in prossimità di fonti di cibo, dimostrando di avere fiducia in se stessi». Il monitoraggio - aggiunge Dallapiccola - continuerà anche nei mesi invernali. 

L’ultimo avvistamento dei due orsi risale allo scorso 9 novembre, come ha comunicato Claudio Groff del Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento. Da allora nessun altra segnalazione. «Ciò è da mettere in relazione, molto probabilmente - ha sottolineato Dallapiccola - con l’inizio della fase letargica dell’orso, che i dati disponibili per l’ambiente alpino evidenziano coincidere proprio con il mese di novembre».  

«Le fototrappole e gli avvistamenti - ha spiegato Dallapiccola - dimostrano che i due orsi stanno bene e hanno raggiunto una massa corporea adeguata ad affrontare l’inverno. Fino ad oggi tutto è andato secondo le nostre aspettative, con comportamenti corretti da parte dei due orsi, che in queste ultime settimane hanno rallentato la loro attività, cosa assolutamente favorevole visto il periodo». 

http://www.lastampa.it


I farmaci possono avvelenare i fiumi?

Attraverso gli scarichi di casa e la rete fognaria, le sostanze usate per i medicinali e nei prodotti per l'igiene personale finiscono nei fiumi. Ecco le conseguenze.


fiume
14 dicembre 2014 - I farmaci risolvono i nostri problemi di salute, ma sono deleteri per quella degli ecosistemi fluviali. I medicinali utilizzati dall’uomo finiscono nei fiumi in quantità sempre maggiori tramite scarichi fognari, residui agricoli o industriali, e minacciano la sopravvivenza di flora e fauna acquatiche.


Uno studio del Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook (New York) ha analizzato gli effetti di sei farmaci d’uso comune - un antibiotico, un antidiabetico, tre antistaminici e uno stimolante, la caffeina - su alcuni torrenti degli Stati di New York, Maryland e Indiana.


Niente più alghe. È emerso che un diffuso antistaminico come la difenidramina (per il trattamento di dermatiti, reazioni allergiche, prurito, edema) può ridurre del 99 per cento la fotosintesi degli organismi che compongono il biofilm, ossio lo scivoloso strato di alghe, batteri e funghi che ricopre le rocce dei fiumi. Questi organismi sono alla base della qualità dell’acqua e della catena alimentare.


Si sapeva già da tempo, inoltre, che molti farmaci e prodotti per l'igiene personale, dalla pillola anticoncezionale allo shampoo, influenzano addirittura il sesso delle specie di pesci o di altri animali presenti nei fiumi. Tanto che in certe zone degli Stati Uniti alcuni pesci sono quasi scomparsi perché non si trovano più i maschi, trasformati completamente o parzialmente in femmine. I prodotti che hanno questo effetto sono chiamati interferenti endocrini. Purtroppo gran parte degli attuali depuratori non è in grado di bloccare questi residui farmaceutici e fermarne il commercio sembra impossibile.

www.focus.it

Alla scoperta dell'acqua


 

Sono gustose, nutrienti per uomini e animali, costano poco e hanno un impatto ambientale ridotto: stiamo parlando delle alghe che, insieme agli insetti, nel giro di 20 o 30 anni potrebbero diventare l'alimento che salverà noi e il nostro pianeta dal collasso. Non solo: crescendo in mare, a differenza dei cereali e delle verdure a cui siamo abituati, le alghe non hanno bisogno di acqua per crescere. Nella foto: una fattoria delle alghe nel mare cristallino di Zanzibar, in Tanzania.

www.focus.it

venerdì 12 dicembre 2014

La sete del mondo


Decine di persone si accalcano per riuscire a prendere acqua potabile da un enorme pozzo nel villaggio di Natwarghad nello stato occidentale indiano del Gujarat.
Il superamento dei 7 miliardi di persone per gli abitanti della Terra è un traguardo globale che rappresenta allo stesso tempo un'opportunità e una sfida per l'intero pianeta. Secondo le Nazioni Unite, mentre aumenta il numero di persone che vivono più a lungo, le lacune tra ricchi e poveri si stanno ampliando molto rapidamente e un numero sempre più grande di persone si trova ad affrontare la mancanza di cibo e la scarsità d'acqua.


www.focus.it

venerdì 31 ottobre 2014

La Lombardia invasa dai rifiuti tossici
Scorie da Europa dell’Est
Le grandi discariche cambiano il paesaggio: la Pianura Padana diventa collinare

di Amalia De Simone
 



Rifiuti tossici dall’Australia, dalla Slovenia e dagli altri paesi dell’Est, finiti tutti in Lombardia. Arrivano in container ma anche su rotaie, quelle delle linee semi dismesse dei distretti industriali. I rifiuti dall’Australia arrivavano in container trasportati con delle navi attraverso l’Oceano Indiano e il canale di Suez. Si tratta prevalentemente di carichi di ceneri e scarti di demolizione con concentrazioni di cianuri, fluoruri e bauxite. Un carico arrivato a Porto Marghera e finito nel bresciano fu individuato e sequestrato ma si indaga su altri possibili carichi e rotte. Lo rivela il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che aggiunge: «Viaggiano in cargo o di notte sui vagoni. Il distretto bresciano e quello contiguo milanese sono il punto di riferimento di tutto il traffico di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere che si è spostato da Sud a Nord». Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi. «Secondo i nostri studi – spiega lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti - a pieno regime da queste parti si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie all’anno».


La nuova Terra dei Fuochi

La pattumiera d’Europa e non solo, si è spostata dalla Terra dei Fuochi al Nord. Anzi, i veleni industriali arrivati nel casertano e nel napoletano venivano già dagli anni ‘70,’80 e ‘90, sversati anche nei distretti settentrionali, in un area che parte dal milanese, attraversa Bergamo, si spinge fino a Brescia e finisce fino in Emilia Romagna. Quella che pubblichiamo è la prima di tre puntate di una videoinchiesta che cerca di analizzare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti. Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso una serie di approfondimenti investigativi affidati al corpo forestale dello Stato, su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. «Il 50% della metallurgia nazionale da rottame, cosiddetta metallurgia secondaria è concentrata in questa provincia. - spiega Ruzzenenti - Lo smaltimento di queste scorie, fino agli anni Ottanta non era assolutamente regolamentato si entrava con un camion nella fabbrica, si prendevano i fanghi e le scorie e poi la prima buca che si incontrava li si buttava lì. La verità è che non si sapeva dove metterle e allora un po’ sono finite dai nostri amici campani e molto altro è finito qui sul territorio. Qui è cambiato il paesaggio. Questa era una zona pianeggiante è diventata una zona collinare: le colline sono determinate da queste enormi discariche. Quelle conosciute sono 12».

Il pericolo straniero


Il pericolo arriva anche dall’estero: una serie di indagini hanno portato gli inquirenti ad individuare un traffico di rifiuti dall’Australia, dalla Slovenia e dai Paesi dell’Est diretto nel distretto bresciano. Un traffico che avveniva attraverso una serie di triangolazioni societarie, cartiere e un giro di false fatturazioni. «Questo avviene perché chiaramente il problema dei rifiuti è un problema per tutti i paesi – spiega Dell’Osso - il fatto che il territorio bresciano abbia una grossa esperienza di cui faremo volentieri a meno, ed una articolazione territoriale di discariche lecite e illecite, fa sì che diventi un territorio particolarmente appetibile. Infatti può essere competitivo dal punto di vista dei costi perché è una realtà di grandissima estensione ed evidentemente ha anche una organizzazione che rende più sicure le consorterie criminali mafiose che operano in questo settore. Un settore che è un vero business e su cui anche la nuova ‘ndrangheta, quella di ultima generazione capace di infiltrarsi nel mondo economico e finanziario, vuole mettere le mani». Il procuratore svela inoltre che per il trasporto dei rifiuti tossici in Lombardia si preferiscono i treni essendoci una rete ferroviaria molto fitta che attraversa il distretto industriale: «Vengono utilizzate le linee poco usate ma ancora attive. I controlli sono poco efficaci perché possono avvenire solo in entrata o in uscita dalle stazioni e di notte c’è un via vai di vagoni carichi di rifiuti tossici». L’area delle discariche di Montichiari è impressionante: un paese fatto di crateri e colline di scorie. Tutto intorno ci sono campi coltivati, esattamente come nella terra dei fuochi. «Negli anni Novanta i liquami industriali venivano spacciati addirittura per ammendanti agricoli – spiega il comandante del corpo forestale di Bergamo Rinaldo Mangili - Le autobotti, approfittando della pioggia aprivano i bocchettoni lungo le strade e spargevano via i liquami che finivano nei campi coltivati».
I rischi per la salute

Anche in questa zona l’incidenza dei tumori è molto alta anche se (come in Campania fino a poco tempo fa) non è stata mai fatta una indagine epidemiologica specifica sul territorio. «Noi avevamo chiesto proprio questo alle istituzioni sanitarie pubbliche – chiarisce Ruzzenenti - un’indagine epidemiologica e anche un’indagine dell’Arpa per vedere in che stato è la falda acquifera perché siamo in una zona in cui è molto alta e sopratutto è molto fragile. Abbiamo fatto questa richiesta anche perché l’Azienda sanitaria locale e l’Arpa di Mantova hanno fatto un’indagine sul territorio immediatamente a valle di Montichiari».
Anche il procuratore Dell’Osso si sofferma sui rischi per la salute dei cittadini: «Senza voler fare inutili allarmismi è chiaro che se un territorio è inquinato c’è un rischio per la salute della gente. Basta pensare ai dati che riguardano la città di Brescia dove sono stati individuati ben sette siti critici per scorie radioattive. Ci sono inoltre delle rilevazioni di cromo esavalente che sappiamo essere nocivo per la salute».


© www.corriere.it

venerdì 17 ottobre 2014


Orsa Daniza, i suoi cuccioli stanno bene e mangiano da soli
La Provincia Autonoma di Trento diffonde immagini e video dei due orsetti








Che fine hanno fatto i due cuccioli di Daniza, l’orsa morta durante il tentativo di cattura in Trentino? Sembrerebbero stare bene e capaci di alimentarsi in modo naturale. A confermarlo le immagini foto e video raccolte durante il costante monitoraggio a cui sono sottoposti dagli uomini del Corpo forestale trentino e diffuse dalla Provincia autonoma. 

«I monitoraggi confermano le buone condizioni fisiche degli animali e la tendenza a muoversi autonomamente - si legge nella nota diffusa dalla Provincia di Trento -, la loro capacità di procurarsi alimenti nell’ambiente naturale e, elemento confortante, a mantenere un atteggiamento schivo nei confronti degli uomini» 

Per la tutela dei cuccioli viene ribadita la «raccomandazione di non fornire loro cibo di qualsiasi natura e di non avvicinarli. È importante invece avvisare i forestali (al numero 335.7705966) in caso di avvistamento».  

Rispetto al tema del monitoraggio, sia l’Ispra sia il ministero dell’Ambiente, come ricorda la Provincia, hanno da un lato condiviso l’opportunità di non procedere al tentativo di cattura del cucciolo non marcato per provvedere alla sua marcatura e dall’altro escluso in modo categorico la cattura per captivazione dei due cuccioli. «Questa ipotesi - si specifica nella nota -priverebbe definitivamente gli animali dalla possibilità di condurre una vita selvatica libera nel loro ambiente naturale. .

17-10-2014

twitter@fulviocerutti 
SESSO CON GLI ANIMALI: FINALMENTE LA DANIMARCA LO VIETERA’

17 ottobre 2014 - Finalmente la Danimarca, tristemente nota per le attività sessuali praticate con gli animali, vieterà questa scandalosa pratica.
Grazie alle pressioni della comunità internazionale in costante aumento, il Ministro dell’Agricoltura Dan Jorgensen ha dichiarato che nel 2015 verrà colmato quindi il vuoto legislativo che rendeva legittima questa pratica. Prima di quest’importante decisione, infatti, la legge danese permetteva incredibilmente gli atti sessuali con gli animali purché l’animale non venisse maltrattato. Il Ministro ha dichiarato inoltre che permettere tale pratica fosse “dannoso per la reputazione del paese” dal momento che era arrivata a rappresentare una vera e propria attrazione turistica. La direzione che il governo danese intende prendere con la nuova legge è di incrementare le norme a tutela del benessere degli animali nel Paese, verranno infatti introdotti vincoli più stringenti rispetto all’attuale normativa.

L’OIPA esulta per questo importante risultato, ottenuto dopo anni di appelli e mobilitazioni internazionali  contro la zooerastia che, nel 2012, avevano portato a renderla fuori legge in Germania.

giovedì 18 settembre 2014

Cancro: la vera causa fu scoperta nel 1931 
(Ma hanno preferito non dirvela)

18 settembre 2014 - Le informazioni che seguono sono state raccolte dal portale http://gaetaniumberto.wordpress.com/ e rappresentano uno spunto molto interessante sull’origine di una delle piaghe che affliggono il nostro tempo
Pochi conoscono il nome Otto Heinrich Warburg, lo scienziato che nel lontano 1931 vinse il Premio Nobel ancora di meno sono colore che sanno il perché gli venne attribuito il premio più prestigioso su scala globale per la ricerca scientifica.
Il motivo di tale riconoscimento fu molto semplice: Otto Heinrich Warburg scoprì la causa primaria del cancro. Il perché questa scoperta è caduta nell’oblio la lasciamo dedurre a voi: basta che pensiate alle cifre che girano intorno al mondo della ricerca e ancora di più, a quelle riguardanti il mondo medico e farmaceutico.


Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).
le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. In sintesi: le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.

La domanda è che, cosa rende il nostro corpo ‘acido o alcalino’? La risposta, anche in questo caso è estremamente semplici: il cibo, ovvero, quello che mangiamo. In pratica, le percentuali di sviluppare un cancro sono direttamente proporzionali alla nostra alimentazione. 
“Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro”. Questo uno dei passaggi chiave dello studio di Warburg, Vi riportiamo la lista dei cibi che acidificano il corpo: Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido) * Carne. (Tutti i tipi) * Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc) * Il sale raffinato. * Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc) * Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti) * Margarina. * Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato) * Alcool. * Tabacco. (Sigarette) * Antibiotici e medicina in generale. * Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”) * Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.

E quello che lo rendono alcalino: Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no. * I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti – non fatevi ingannare dal sapore acidulo) * I frutti producono abbastanza ossigeno. * Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini. * I cereali integrali: l’unico l’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti. *Il miele è altamente alcalinizzante. * La clorofilla: le piante sono fortemente alcaline. (In particolare aloe vera, noto anche come aloe) * L’acqua è importante per la produzione di ossigeno.

da Redazione
Rifiuti lungo coste Australia uccidono fauna marina 
Tre quanti sono materie plastiche provenienti dalla terraferma

18 settembre 2014 - I mucchi di plastica attorno alle coste dell'Australia continuano ad accumularsi e uccidono in misura crescente la fauna marina, che la ingerisce o vi resta impigliata. A dare l'allarme è una ricerca di tre anni del gruppo ambientalista EarthWatch, in partnership con l'Ente australiano di ricerca Csiro, in cui gli scienziati hanno esaminato più di 170 località e osservato che i rifiuti sono concentrati vicino alle maggiori città. Tre quarti sono di materie plastiche e provengono in massima parte dalla terraferma, non da navi o barche nell'oceano.

Altri rifiuti in mare includono bottiglie, lattine, sacchetti, palloncini, gomma, metallo, fibra di vetro e sigarette, che possono soffocare i banchi corallini, uccidere la fauna marina e anche mettere a rischio la salute umana. La densità della plastica va da poche migliaia a oltre 40 mila pezzi per kmq, ha detto alla radio nazionale Abc la scienziata del Csiro, Denise Hardesty. "Vi è stata una moltiplicazione della plastica in rapporto diretto con l'aumento della popolazione", ha aggiunto.

Circa un terzo delle tartarughe di mare attorno al mondo ha probabilmente ingerito plastica, in misura crescente da quando è cominciata la produzione di plastica negli anni 1950. Nel Golfo di Carpentaria, al largo della costa nord dell'Australia, sono rimaste uccise fino a 15 mila tartarughe marine, dopo essere rimaste impigliate in reti da pesca abbandonate. Fra le maggiori vittime gli uccelli marini: globalmente quasi metà delle specie hanno la probabilità di ingerire rifiuti, ha detto ancora Hardesty.

Ricostruendo le fonti dei maggiori accumuli di immondizia in mare si potranno identificare soluzioni, raccomanda il rapporto, come migliore gestione dei rifiuti, rimborsi su bottiglie e contenitori vuoti, programmi mirati di educazione e progressi della tecnologia.

ANSA

mercoledì 17 settembre 2014

Nuove norme internazionali mettono squali "più al sicuro"
Da scorso weekend rientrano nel Trattato Cites 5 specie squali


ROMA, 17 SET 2014 - Dal fine settimana appena passato gli squali possono stare "più tranquilli": sono entrate in vigore le nuove norme internazionali per rafforzare la protezione per cinque specie di squali che sono minacciate dalla pesca eccessiva.

Come descritto nell'Appendice II del Trattato Cites - che regola il commercio di animali e di piante che possono diventare a rischio di estinzione se sono raccolte in modo non sostenibile - , da domenica 14 settembre saranno necessari permessi speciali per esportare esemplari vivi o carne e pinne di tutte le specie esistenti di Manta Ray e di cinque specie di squalo: squalo longimanus, (Carcharhinus longimanus), squalo martello smerlato (Sphyrna lewini), grande squalo martello (Sphyrna mokarran), squalo martello liscio (Sphyrna Zygaena) e squalo smeriglio (Lamna nasus). Come riportato da numerosi studi, gli squali vengono pescati per la loro carne, cartilagine e pinne. A differenza di altri pesci, la specie tuttavia cresce e si riproduce a ritmi relativamente lenti; per questo motivo gli ambientalisti hanno avvertito che la pesca eccessiva potrebbe causare un rapido e tragico declino di questi grandi predatori.

(ANSA)

giovedì 11 settembre 2014

Trentino, uccisa l'orsa Daniza

Trentino, uccisa l'orsa Daniza

11 settembre 2014 - Alla fine l'hanno fatta secca. Dopo mesi di ossessivi tentativi di cattura,  l’orsa Daniza è stata uccisa dall'anestetico utilizzato per la cattura.  "Le istituzioni nazionali hanno dimostrato di non saper gestire con la dovuta competenza questa  situazione" commenta il WWF, chiedendo la diffusione dei risultati dell’autopsia. Secondo l'associazione, non vi era alcun motivo di catturare alla un animale già spossato, e in fase di allevamento di due cuccioli, e braccato da settimane, solo perché si comportata secondo natura.
Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale dei Verdi, commenta così la notizia: “Con la morte dell’orsa Daniza lo schifo e la vergogna sono stati raggiunti. Contro la mamma orsa si è costruito un accanimento da parte delle istituzioni che hanno portato alla sua morte e per questi motivi ritengo che la procura, sulla base del nostro esposto già presentato, debba aprire immediatamente un’inchiesta penale”.
Carla Rocchi, presidente dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), parla di animalicidio e aggiunge: “Il ministro dell’Ambiente dovrebbe dimettersi”. “Daniza – su un articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo dal titolo ‘Giustizia per Daniza’ firmato dal deputato Riccardo Fraccaro – è vittima della totale incapacità dell’amministrazione locale, che ha portato avanti una caccia selvaggia, immotivata e disumana. Il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, deve rispondere di questo blitz criminale: si dimetta immediatamente”.
Il corpo forestale dello Stato ha aperto un’indagine d’iniziativa a seguito della morte dell’Orsa Daniza che non è sopravvissuta alla narcosi disposta dalla Provincia autonoma di Trento. Si ipotizza il delitto di maltrattamento e uccisione di animali.
 L’animale era stato portato nei boschi del Trentino nel 2000, nell’ambito di un progetto di ripopolamento. Il 15 agosto scorso, però, l'orsa Daniza aveva aggredito un cercatore di funghi sulle montagne di Pinzolo e, per questo motivo, era partita la caccia all’animale e ai suoi cuccioli. Le istituzioni locali avevano da subito dichiarato di essere pronte all’abbattimento dell’orsa.

http://salvaleforeste.it/

mercoledì 10 settembre 2014

Se i mussulmani vogliono dissanguare animali vivi lo facciano a casa loro



 
 
9 settembre 2014 - Lungi da me affrontare questioni che possano anche solo lontanamente “profumare” di razzismo, ma direi che si evince una netta sproporzione fra il trattamento che i mussulmani dedicano agli stranieri che visitano i loro paesi e quello che dedichiamo loro, quando vengono a farci visita o si fermano nella nostra nazione, con i documenti più o meno in regola.

Ricordo un episodio accaduto tanti anni fa a Mostar (era ancora in piedi il famoso ponte distrutto poi durante la guerra). Ero in vacanza con mia moglie e  proprio alla fine del ponte un artigiano stava disponendo le sue creazioni in strada per attirare i turisti. Non avevo osservato che le sue opere d’arte erano di natura religiosa e scattai una foto. Non l’avessi mai fatto. Il contatto fisico è stato evitato da due “colleghi” dell’artista che poi mi hanno spiegato che avevo tentato di rubare l’anima al creativo. Ho fatto qualche altro giro in paesi rigidamente mussulmani e mi sono sempre adeguato alle loro regole, come mamma mi ha insegnato. Se vai a casa di un altro non puoi pensare di dettare la tua legge. Ancora una volta ritorna alla cronaca il problema della macellazione rituale che mussulmani (ed ebrei) pretendono nei paesi dove soggiornano, anche se questa contrasta con la legislazione che vuole lo stordimento dell’animale prima della iugulazione.

Ebbene L'Associazione “Animalisti Italiani Onlus”, con formale comunicazione ha provveduto nei giorni scorsi a diffidare il Sindaco di San Miniato (PI) affinché vieti l'apertura di un mattatoio per la macellazione rituale, tenuto conto che la legge Toscana la vieta espressamente e che la struttura non ha tutte le autorizzazioni sanitarie necessarie. La diffida si riferisce all'annuncio che prevede per il prossimo 14 settembre l'inaugurazione a San Miniato (PI) della macelleria regionale per la produzione di carne islamica secondo riti che prevedono la macellazione degli animali senza preventivo stordimento. Un metodo in cui gli animali vengono dissanguati vivi e sentono il gelo e la morte arrivare morendo tra infinite sofferenze. La legge italiana nel rispetto degli animali prevede l'uccisione con un colpo secco o lo stordimento prima di procedere al dissanguamento ed espressamente specifica all'articolo 3 del Decreto Legislativo 333/1998 “Le operazioni di trasferimento, stabulazione, immobilizzazione, stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili”.

Senza dunque volere ricorrere alle terrificanti immagini di chi decapita reporter occidentali per motivi politici e religiosi, i mussulmani, nel nostro paese, godono di ampie libertà e facilitazioni (moschee, integrazione nelle scuole, centri di accoglienza, sanità gratuita ecc.). Personalmente fino a quando non sarò libero di sedere al tavolino di un bar di Algeri a bere un Cognac assieme a un’amica in short e tacco 12, se vogliono dissanguare animali vivi lo facciano a casa loro. Qui rispettino le nostre leggi e i nostri sentimenti. Al di là d’ogni sfumatura razzista che non è nella mia cifra.

Oscar Grazioli

Tiscali News

domenica 7 settembre 2014

Una storia vera

Una storia vera...




A Hong Kong gli operai di un macello hanno condotto un toro nella stanza dove avrebbero dovuto macellarlo e stavano per procedere.
Quando hanno chiuso la porta, il toro si è guardato indietro poi ha abbassato la testa. Era in lacrime.
Come poteva sapere che lo avrebbero macellato prima di entrare?
Mr. Shiu, il macellaio ricorda "quando ho visto quello che chiamano uno 'stupido' animale piangere e ho visto i suoi occhi tristi e impauriti ho iniziato a tremare. Ho chiamato gli altri. Anche loro sono rimasti sorpresi. Abbiamo cercato di tirarlo indietro ma non voleva muoversi e continuava a piangere."
Billy Fong, proprietario della ditta, disse "La gente pensa che gli animali non piangano come gli umani. Ma il toro piangeva realmente come un bambino."Più di 10 uomini che avevano assistito alla scena erano rimasti impressionati. Quelli che avrebbero dovuto macellarlo stavano piangendo anche loro.
Altri operai vennero a vedere la scena e rimasero scioccati.
Decisero di comprare il toro e di mandarlo in un tempio dove i monaci avrebbero potuto prendersi cura di lui per tutta la sua vita.
Quando ebbero preso la decisione, accadde un miracolo.
Un operaio racconta "Quando abbiamo promesso che il toro non sarebbe stato ucciso, lui si è mosso e ha iniziato a seguirci. Ma come aveva potuto capire le parole dette dalle persone?"
E se gli animali comprendessero molto più di quello che noi pensiamo?


Lucia Giovannini

giovedì 4 settembre 2014

FECONDAZIONE ASSISTITA

Eterologa, approvate le linee guida
Lorenzin: «Adesso serve una legge»

La Conferenza delle Regioni si è espressa all’unanimità. Chiamparino: segnale politico forte al Parlamento, adesso agisca in fretta. Rossi (Toscana): la legge non serve

di Redazione Salute Online





I presidenti del Piemonte Chiamparino (a destra) e della Campania Caldoro alla Conferenza delle Regioni (Ansa)
I presidenti del Piemonte Chiamparino (a destra) 
e della Campania Caldoro alla Conferenza delle Regioni (Ansa)
La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa frutto dell’intesa trovata mercoledì in commissione Salute. Oltre al presidente della Conferenza (e del Piemonte), Sergio Chiamparino, erano presenti tutti gli assessori regionali alla Sanità e i governatori Luciano D’Alfonso (Abruzzo), Marcello Pittella (Basilicata), Stefano Caldoro (Campania), Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia), Paolo Di Laura Frattura (Molise), Enrico Rossi (Toscana), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Zaia (Veneto). «Con le linee guida sull’eterologa abbiamo fatto ciò che in Italia non sempre avviene: abbiamo mantenuto gli impegni - ha detto Sergio Chiamparino, che in mattinata, prima della riunione in via Parigi a Roma, ha incontrato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Esprimo la mia gratitudine per il lavoro fatto dalla commissione. Con il ministro Lorenzin c’è stata una piena intesa, ma è necessaria una legge: non c’è alcun ostacolo a farla, né di natura tecnica, né etica, né politica. Con le linee guida le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché sulla base di questo accordo metta mano alla materia». Sull’eterologa «è necessaria una legge parlamentare - conferma Beatrice Lorenzin - per due motivi: per dare una copertura economica alle Regioni che avranno bisogno di una stabilizzazione strutturale e per l’istituzione del registro nazionale dei donatori che ci permetta la tracciabilità dei gameti e soprattutto la certezza che uno stesso donatore non faccia più di un tot di donazioni da cui possa nascere un numero imprecisato di bambini».

I punti del documento
Le nuove linee guida stabiliscono tra l’altro che l’eterologa sia gratuita per le donne fino ai 43 anni di età  - e a pagamento per quelle di età  superiore - e che sia possibile tracciare il donatore di ovuli o spermatozoi, per motivi di salute del nato. Inoltre prevedono che, per quanto possibile si mantenga lo stesso fenotipo della coppia in relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo sanguigno del bambino. Per i donatori non potrà esserci alcuna retribuzione economica, ma saranno previste «forme di incentivazione». «La donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista, gratuito - si legge -, ma non si escludono forme di incentivazione alla donazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico». Sono ammesse le donatrici volontarie di ovociti, ma saranno avvertite preventivamente dei rischi che la pratica comporta. Sono candidabili come donatrici «donne che in modo spontaneo e altruistico decidono di donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a un trattamento di fecondazione assistita a loro volta». La donazione degli ovociti, si legge ancora, «richiede stimolazione ovarica con monitoraggio e recupero degli ovociti. Comporta quindi, a differenza della donazione di gameti maschili, considerevoli inconvenienti, disagio, e rischi per la donatrice». Infine la fecondazione eterologa è sconsigliata alle donne over 50, «per l’alta incidenza di complicanze ostetriche».

Salta passaggio su identità donatore
È invece saltato nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, rispetto al testo in entrata, il passaggio relativo alla possibilità del nato di chiedere, compiuti i 25 anni, di conoscere l’identità del donatore, previo il consenso di quest’ultimo. «La donazione - si legge - deve essere anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente e viceversa). I dati clinici del donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente. I donatori/donatrici non hanno diritto di conoscere identità del soggetto nato per mezzo di queste tecniche e il nato non potrà conoscere l’identità del donatore/donatrice». Tuttavia, precisa l’avvocato Gianni Baldini, legale delle coppie che hanno fatto ricorso alla Consulta contro il divieto di eterologa, «ciò non toglie che, in applicazione della legge sulle adozioni e delle pronunce della Corte Costituzionale, e previo naturalmente il consenso del donatore, il nato possa, compiuti i 25 anni, chiedere ugualmente di conoscere l’identità del donatore».

«Possibile legiferare in tempi brevi»
«Il ministro della Salute si è mostrata d’accordo con le linee proposte, dato che tengono conto del suo decreto - ha proseguito Chiamparino -. Le condivide a pieno anche nella parte in cui si prevede che nei Livelli essenziali di assistenza siano incluse tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Riteniamo che ci siano le condizioni per legiferare in tempi brevi. Nel frattempo le singole Regioni cominciano a operare e l’orientamento è di farlo assimilando l’eterologa all’omologa e quindi il ticket sarà su quell’ordine di grandezza», ovvero di circa 500 euro. Mercoledì anche il ministro Lorenzin aveva ribadito la necessità di una legge nazionale, pur approvando l’iniziativa delle Regioni.

Rossi: «Per partire non serve una legge»
Sulla necessità urgente di una legge nazionale non è d’accordo il presidente della Toscana Enrico Rossi. «Il Parlamento può fare una legge, ma per partire non serve. Se poi vogliamo fare leggi su questioni che in Italia hanno rilevanza etica, io dico attenzione, perché le etiche sono sempre parziali Siamo convinti di aver fatto bene a partire sulla fecondazione eterologa, anche perché il tentativo di rimandare tutto alle calende greche c’è stato e la nostra iniziativa ha in qualche modo dato una spinta». La Toscana è stata infatti la prima Regione a stabilire le regole per il ricorso all’eterologa e al Policlinico Careggi di Firenze sono iniziati i test sulle prime otto coppie che si sottoporranno al trattamento. «Quello che abbiamo fatto è arrivare, con grande senso di responsabilità, a un accordo affinché ci sia omogeneità di trattamento, se non per il fatto che in alcune Regioni ci sono più centri di altre. La tendenza adesso è garantire su tutto il territorio nazionale questo diritto alle stesse condizioni - ha detto ancora Rossi -. Le Regioni hanno dato prova di unità, di maturità. Quindi si parte con l’eterologa e si attua la sentenza della Consulta». E sulla necessità di introdurre un ticket: «I costi sono sostenibili. È giusto mettere un ticket perché la compartecipazione è corretta e non ci sono problemi devastanti per il Servizio sanitario. Sono ben altre le questioni devastanti».

Zaia: «Risposta a tanti cittadini»
Sottolinea invece la necessità di una legge Debora Serracchiani: «Le Regioni hanno condiviso un documento e questo è uno stimolo per il Parlamento ad agire in fretta per avere regole comuni a garanzia di un sistema che ha bisogno di rimanere pubblico in tutte le sue parti. L’impegno che le Regioni si sono assunte è di avere un pronunciamento delle Giunte in modo che questa condivisione sia strutturata su un documento». E Luca Zaia: «Le Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto legislativo. Con l’approvazione di queste linee guida non ci saranno più differenze tra le Regioni. L’eterologa sarà trattata come una cura normale e penso che si arrivi a un ticket uguale a livello nazionale». Commentando le critiche avanzate da alcuni esponenti cattolici, il presidente del Veneto ha aggiunto: «Anche io sono cattolico, ma stiamo facendo una legge per la vita, non per la morte. Stiamo dando una risposta a tanti cittadini che fanno viaggi della speranza per avere un figlio». Quanto ai tempi, «penso che sia una questione di poche settimane, se il governo vuole può cogliere velocemente questa opportunità che le Regioni stanno dando».

«Rischio selezione genetica»
A chiedere urgentemente una discussione in parlamento è anche il capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi: «Le linee guida evidenziano ancora una volta la necessità di un provvedimento legislativo che garantisca la piena tutela dei nascituri e delle stesse coppie. Vi è infatti una manifesta esigenza di tracciabilità internazionale di queste donazioni allo scopo sia di verificare le possibili patologie di cui potrebbero essere portatrici che di evitare odiose pratiche commerciali su uomini e soprattutto donne costrette alla donazione dalla povertà. Colpisce il vincolo della omogeneità del colore della pelle dei genitori con quello del donatore - conclude Sacconi -. Si apre inesorabilmente un’idea di selezione della specie umana che può avere sviluppi prevedibili e imprevedibili. Se ne parli in Parlamento e non soltanto nei recinti delle élite giudiziarie». Dura la deputata dell’Udc Paola Binetti: «L’accelerazione di queste ultime ore da parte delle Regioni sembra sollecitata da logiche estranee alla tutela dell’interesse esclusivo e superiore del bambino o al sostegno e all’incremento della natalità. Allo stato attuale nessuna struttura è autorizzata per l’eterologa. La Consulta non è entrata nel dettaglio del come praticare l’eterologa: ha solo affermato che è legittimo il ricorso a questa pratica e che quindi spetta ora al legislatore individuare i modi più efficaci per risolvere problemi senza crearne altri. Serve una legge. E ciò richiede tempo».

www.corriere.it

giovedì 28 agosto 2014

I PERICOLI DEL DADO DA CUCINA

I PERICOLI DEL DADO DA CUCINA


Il dado è onnipresente nelle cucine italiane, soprattutto perché occupa poco spazio, si mantiene a lungo ed è rapido e facilissimo da usare. C’è chi lo utilizza per preparare gustosi piatti a base di brodo e chi lo sfrutta per insaporire pietanze di ogni genere. Ma il dado da cucina è davvero sicuro? Secondo gli esperti, la risposta sarebbe no. Eccovi elencati 4 buoni motivi per non usarlo.
La vita moderna è molto frenetica. Quando arriva il momento di mettersi ai fornelli, un po’ per pigrizia, un po’ per mancanza di tempo, tante persone finiscono per ricorrere a “trucchetti” per velocizzare la preparazione dei piatti. Uno di questi “trucchi” è il dado da cucina, un concentrato di gusto e sapidità che ci aiuta a rendere le pietanze più gustose e a preparare il brodo in pochi minuti.
Ma vi siete mai chiesti cosa c’è dentro il dado da cucina? O se questo può rappresentare un pericolo per la vostra salute? Cerchiamo di scoprire qualcosa in più sul dado da cucina e sui suoi aspetti negativi.

Glutammato monosodico. Il dado da cucina contiene Glutammato monosodico, un esaltatore di sapidità da tempo sotto la lente d’ingrandimento degli studiosi. Questa sostanza è stata già bandita, per la sua pericolosità, dagli alimenti per l’infanzia, ma sembrerebbe non essere totalmente innocua neanche negli adulti. Alcuni studi, non del tutto confermati ed accettati dalla comunità scientifica, indicano il Glutammato monosodico come responsabile di effetti collaterali come nausea, vomito ed emicrania, collegati alla cosiddetta “Sindrome da ristorante cinese” (chiamata così perché i sintomi sono simili a quelli che insorgono dopo aver consumato del cibo cinese cattivo).

Sostanze chimiche. Il dado da cucina contiene ingredienti estratti chimicamente da scarti animali e vegetali. Vi basterà leggere l’etichetta per accorgervi della presenza di ingredienti dai nomi sconosciuti ed impronunciabili, proprio perché si tratta di sostanze chimiche e quasi mai naturali.

Grassi pericolosi. Il dado da cucina non è affatto leggero, come continuano ripeterci le pubblicità trasmesse in Tv. Si tratta, infatti, di un alimento molto grasso. Come potete verificare dall’etichetta del dado, il secondo ingrediente per quantità presente al suo interno è indicato con la dicitura “Grassi ed Oli vegetali”. Perché rovinare un risotto o un brodo di verdure aggiungendo Grassi inutili durante la cottura?

Sale. Un’altra problematica collegata ai dadi da cucina è l’enorme quantità di Sale che questi prodotti contengono. Come ben sappiamo assumere grandi quantità di Sale nella dieta fa male alla salute e anche alla linea!

fonte

venerdì 22 agosto 2014

14 Ibis eremita in volo per 800 km da Salisburgo a Orbetello

Due ultraleggeri 'genitori adottivi' tracceranno la rotta

 

22 agosto 2014 - Quattordici Ibis eremita in volo da Salisburgo all'oasi Wwf di Orbetello, in una migrazione guidata dall'uomo attraverso due ultraleggeri che fungeranno da 'genitori adottivi', indicando e insegnando la rotta. Il viaggio, nell'ambito del progetto Waldrapp, parte oggi e durerà da una a due settimane, portando i volatili a compiere 800 chilometri.

L'ibis eremita è una specie migratrice presente nell'Europa centrale fino al XVII secolo, prima che si estinguesse del tutto a causa della pressione venatoria. Oggi è una delle specie maggiormente minacciate a livello mondiale. Nell'ambito del progetto dell'Unione europea (LIFE+ Biodiversità), con partner in Austria, in Italia (Parco Natura Viva di Bussolengo) e in Germania, la specie sarà reintrodotta in Europa. Il progetto è coordinato dall'associazione austriaca 'Frderverein Waldrappteam'. Le previsioni indicano che nel 2019 l'ibis eremita tornerà a far parte dell'avifauna europea con un gruppo composto da almeno 120 individui, in grado di migrare autonomamente dalle Alpi alla Toscana.

Per l'anno in corso sono state programmate sei migrazioni guidate dall'uomo che hanno lo scopo di insegnare agli ibis allevati a mano la rotta migratoria tra i quartieri riproduttivi e l'area di sveranamento comune, l'oasi toscana di Orbetello.

Gli ultraleggeri saranno pilotati da Corinna Esterer e Anne-Gabriela Schmalstieg. La partenza della spedizione sarebbe dovuta avvenire mercoledì 20 agosto ma a causa di condizioni atmosferiche incerte, la data è stata posticipata. Le previsioni per oggi dicono che, per la prima tappa (l’attraversata delle Alpi), le condizioni dovrebbero essere idonee al volo.

Il Parco Natura Viva è l'unico giardino zoologico italiano a prendere parte a questo progetto supportandolo economicamente, contribuendo all'allevamento dell'ibis eremita e sensibilizzando i visitatori sulla tutela di questa specie. Una delle maggiori minacce alla sua sopravvivenza è l'abbattimento da parte dei bracconieri proprio sul suolo italiano.

Al Parco Natura Viva è stata costruita tre anni fa una nuova grande voliera nella zona dedicata alla fauna europea. Questa voliera ospita una colonia riproduttiva di ibis eremita e presenta le caratteristiche necessarie affinchè l’ibis possa riprodursi in ambiente controllato. A riprova di ciò la colonia si riproduce regolarmente consentendo di ampliare il numero d’individui inseriti nel programma di conservazione ex-situ, noto come European Endangered species Program che pone particolare attenzione alla riproduzione in ambiente controllato delle specie minacciate; tale programma, a partire al 1993, ha portato all’attuale presenza di quasi 1.100 individui nelle strutture afferenti alla European Association of Zoos and Aquaria. (EAZA). Inoltre il Parco partecipa al Projecto Eremita reintroducendo in Marocco, esemplari nati e allevati nel Parco. Sette ibis del Parco Natura Viva sono partiti il 23 aprile 2014 per Jerez Zoo, a sud della Spagna, per essere reintrodotti poi in Marocco insieme ad altri sette esemplari della specie.

Migrazione. L’Ibis eremita era una specie migratrice che lasciava l’area di riproduzione in autunno per svernare in habitat adatti. Ciò era vero specialmente per quelle popolazioni che vivevano in zona Prealpi. Sebbene gli ibis eremita possono sopravvivere anche con temperature abbastanza basse, in alcune condizioni particolarmente fredde, non c’ abbastanza cibo quando il terreno ghiaccia. Gli ibis del progetto Waldrapp a partire dalla metà di agosto iniziano a manifestare una certa irrequietezza migratoria, un comportamento stabilito geneticamente. Gli ibis apprendono dagli adulti esperti il luogo di svernamento. Dato che ormai da circa 400 anni in Europa non ci sono più ibis eremita in grado di migrare, questo tipo di informazione non è più stata trasmessa di generazione in generazione e, per fondare delle nuove colonie migratorie è assolutamente necessario fornire ai futuri uccelli questo tipo d’informazione. A tale scopo vengono allevati fino a 16 piccoli presi dalle popolazioni presenti negli zoo. Da quel momento in poi gli uccelli seguono i loro "genitori adottivi" ovunque, anche se uno di questi si siede su un ultraleggero e vola davanti a loro. Gli uomini assumono così il ruolo degli adulti esperti e possono mostrare ai giovani uccelli la rotta.

Si tratta di un processo standartizzato necessario per ogni nuova colonia. Ogni uccello ha bisogno di essere guidato per la prima volta dall’area riproduttiva a quella di svernamento, poi troverà la via del ritorno autonomamente.

Descrizione. L’Ibis eremita (Geronticus eremita) può raggiungere un peso tra 1 e 1,5 kg e un’apertura alare fino a 125 cm. Maschio e femmina non mostrano particolari differenze. Il piumaggio è nero con riflessi iridescenti verdi e violacei. Mentre le teste degli adulti sono prive di piumaggio e circondate da una sorta di corona di piume più lunghe, le teste dei giovani ibis eremita sono coperte da un piumaggio grigio, e la corona di piume assente. Altra caratteristica tipica dell’Ibis eremita sono le zampe rosse e il lungo becco incurvato verso il basso anch’esso rosso che gli uccelli utilizzano per estrarre le loro prede dal terreno (principalmente vermi terrestri e larve d’insetti).
 

Habitat. Il tipico habitat di alimentazione dell’Ibis eremita è rappresentato da prati erbosi (anche campi da golf e terreni sportivi) oltre che campi coltivati. Poichè tali ambienti si trovano principalmente nei pressi di centri abitati e sono creati dall’uomo, l’Ibis eremita può essere considerata una specie sinantropica. L’habitat riproduttivo è caratterizzato da ripide pareti rocciose con nicchie; il riparo da cattive condizioni meteorologiche e dai predatori è molto importante. Com’ è stato osservato sia all’interno di una colonia in cattività sia di una in natura (ad esempio presso il Konrad- Lorenz- Forschungsstelle nell’Austria superiore o presso il Tierpark Rosegg in Carinthia), l’ibis eremita accetta per riprodursi anche nidi artificiali.

Comportamento riproduttivo Gli ibis eremita nidificano in colonie ma non sono necessariamente monogami. Durante la stagione riproduttiva instaurano stretti legami che possono mutare l’anno successivo. Entrambi i partner partecipano alla costruzione del nido, alla cova e all’allevamento dei piccoli. Solitamente l’Ibis eremita depone all’incirca 4 uova. I genitori iniziano a covare non appena depongono il primo uovo, così i piccoli nascono a intervalli che vanno da uno a tre giorni di distanza. In tal modo essendoci già una gerarchia tra i piccoli l’aggressività è ridotta. Gli ibis eremita sono dei bravi genitori e si dedicano molto alla cura dei piccoli nel nido. I giovani sono in grado di volare dopo circa 45-50 giorni. Durante la loro prima migrazione autunnale si uniscono ad altri soggetti esperti e imparano la rotta verso il luogo di svernamento. In tal modo al bisogno fisiologico di migrare si aggiunge una tradizione che permette di tramandare la conoscenza sull’area di scelta.

Areale e popolazione attuale L’Ibis eremita, come specie migratrice – eccetto che per un unico soggetto sopravvissuto in Medio Oriente – è estinta. In accordo con l’IUCN l’Ibis eremita è una specie a grave rischio di estinzione. Tuttavia le popolazioni all’interno degli zoo sono in crescita; e attualmente, comprendono circa 2.000 soggetti. I piccoli di tali soggetti rappresentano le basi per l’attuazione di progetti di conservazione e reintroduzione in natura.


ANSA

giovedì 21 agosto 2014

Le creme solari minacciano la vita marina
Studio, alcuni ingredienti sono tossici per il fitoplancton

ROMA, 21 AGO - Il bagno al mare è sinonimo di vacanze e relax, ma se chi si tuffa ha una crema solare sulla pelle mette a rischio la vita dei pesci. L'allarme arriva da uno studio pubblicato sulla rivista dell'American Chemical Society, secondo cui quando alcuni ingredienti delle creme protettive finiscono in acqua possono diventare tossiche per il fitoplancton, che è alla base della catena alimentare di moltissimi ecosistemi acquatici. Il problema, spiegano i ricercatori Antonio Tovar-Sanchez e David Sanchez-Quiles, è dato dalle nanoparticelle di biossido di titano e di ossido di zinco, presenti in molte creme solari. Queste nanoparticelle possono reagire con i raggi ultravioletti del sole formando nuovi composti come il perossido di idrogeno, che è tossico per il fitoplancton. Per comprendere l'impatto dei bagnanti sulla vita marina, gli studiosi sono andati nella Palmira beach di Maiorca, affollata da 10mila dei 200 milioni di turisti che ogni estate si riversano sulle coste del Mediterraneo. Sulla base di test di laboratorio, campionamenti di acqua e dati turistici, gli esperti hanno concluso che il biossido di titanio delle creme solari è in gran parte responsabile di un drammatico picco estivo dei livelli di perossido di idrogeno nelle acque costiere, con conseguenze potenzialmente pericolose per la vita acquatica.

(ANSA)

mercoledì 20 agosto 2014

Mega-impianto solare in Usa 'brucia' migliaia uccelli
In deserto California ne muore uno ogni 2 secondi 

Mega-impianto solare in Usa 'brucia' migliaia uccelli  (foto: Brightsourceenergy)20 agosto 2014 - Centinaia di uccelli stanno letteralmente andando a fuoco ogni giorno nei cieli sopra il deserto Mojave della California, 'catturati' dai raggi e dai riflessi di quello che e' considerato uno dei fiori all'occhiello dell'industria dell'energia pulita: il mega-impianto solare 'BrightSource' - inaugurato solo a Febbraio scorso - sta ora scatenando proteste e allarme proprio tra i piu' strenui difensori dell'ambiente che ne chiedono la chiusura.

Situato vicino al lago Ivanpah in prossimita' del confine tra California e Nevada, l'impianto da 2,2 miliardi di dollari e' il piu' grande al mondo ad usare le cosiddette 'torri energetiche solari': piu' di 300.000 specchi, ognuno della dimensione di una porta di garage, riflettono i raggi del sole in tre mega-cisterne alte come un edificio di 40 piani. L'acqua all'interno viene cosi' scaldata e produce vapore, che viene trasformato in energia elettrica per ben 140.000 case. Ma la luce degli specchi sta causando l'inatteso 'effetto collaterale':l'uccisione in massa degli uccelli tanto evidente che gli investigatori di varie associazioni per la protezione della natura hanno chiesto allo stato della California di bloccare l'impianto.

Secondo 'BrightSource', gli uccelli uccisi ammontano a circa 1.000 l'anno, ma secondo un esperto del 'Centro per la diversita' biologica', le vittime piumate sono almeno 28.000 l'anno, considerando un uccello viene ucciso ogni due secondi. "E' un problema di cui ci stiamo occupando con molta serieta'", ha riconosciuto Jeff Holland, portavoce di 'NRG Solar' di Carlsbad, una delle tre aziende che possiedono l'impianto. La terza, Google, non ha fornito commenti diretti ai media USa. "L'impatto sugli uccelli e stato sorprendente - ha ammesso Robert Weisenmiller, presidente della commissione sull'energia della California - non si era mai visto in relazione ad impianti solari piu' piccoli". Ma sui tavoli della commissione c'e' ora un'altra richiesta, sempre della 'BrightSource' per la costruzione di una campo di specchi e di una torre di 75 piani tra il Joshua Tree National Park e il confine tra California e Arizona. Lo stato decidera' questo autunno, ma alcuni gli esperti hanno gia' messo in guardia che l'effetto sull'ambiente potrebbe essere ancora piu' disastroso:la zona considerata e' difatti ricca di aquile dorate e falconi pellegrini.

ANSA