Rifiuti lungo coste Australia uccidono fauna marina
Tre quanti sono materie plastiche provenienti dalla terraferma
18 settembre 2014 - I mucchi di plastica attorno alle coste dell'Australia continuano ad
accumularsi e uccidono in misura crescente la fauna marina, che la
ingerisce o vi resta impigliata. A dare l'allarme è una ricerca di tre
anni del gruppo ambientalista EarthWatch, in partnership con l'Ente
australiano di ricerca Csiro, in cui gli scienziati hanno esaminato più
di 170 località e osservato che i rifiuti sono concentrati vicino alle
maggiori città. Tre quarti sono di materie plastiche e provengono in
massima parte dalla terraferma, non da navi o barche nell'oceano.
Altri rifiuti in mare includono bottiglie, lattine, sacchetti,
palloncini, gomma, metallo, fibra di vetro e sigarette, che possono
soffocare i banchi corallini, uccidere la fauna marina e anche mettere a
rischio la salute umana. La densità della plastica va da poche migliaia
a oltre 40 mila pezzi per kmq, ha detto alla radio nazionale Abc la
scienziata del Csiro, Denise Hardesty. "Vi è stata una moltiplicazione
della plastica in rapporto diretto con l'aumento della popolazione", ha
aggiunto.
Circa un terzo delle tartarughe di mare attorno al
mondo ha probabilmente ingerito plastica, in misura crescente da quando è
cominciata la produzione di plastica negli anni 1950. Nel Golfo di
Carpentaria, al largo della costa nord dell'Australia, sono rimaste
uccise fino a 15 mila tartarughe marine, dopo essere rimaste impigliate
in reti da pesca abbandonate. Fra le maggiori vittime gli uccelli
marini: globalmente quasi metà delle specie hanno la probabilità di
ingerire rifiuti, ha detto ancora Hardesty.
Ricostruendo le
fonti dei maggiori accumuli di immondizia in mare si potranno
identificare soluzioni, raccomanda il rapporto, come migliore gestione
dei rifiuti, rimborsi su bottiglie e contenitori vuoti, programmi mirati
di educazione e progressi della tecnologia.
ANSA
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