giovedì 31 gennaio 2013

TUTELARE LA NATURA PER UN PAESE MIGLIORE, LE 12 RICHIESTE LIPU AI CANDIDATI PREMIER
"Monitoremo con attenzione i lavori del Parlamento"


31 gen 13 - Rilanciare le aree protette, fermare il consumo di suolo, pianificare le fonti di energia rinnovabile, salvare la rete europea per la biodiversità, rendere le città più naturali, difendere le specie selvatiche dalla caccia insostenibile e dal bracconaggio, formare nuovi giovani ecologisti. Sono alcune delle 12 proposte del documento “La tutela della natura per un paese migliore” che la LIPU-BirdLife Italia ha inviato oggi ai candidati premier delle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio e pubblicato sul sito web www.lipu.it.
“Chiediamo che il rilancio del Paese – scrive il presidente LIPU Fulvio Mamone Capria - non si limiti al governo delle questioni economiche e finanziarie, ma si rivolga all’integralità dei problemi che affliggono la nostra società, tra cui quelli delle questioni naturalistiche e ambientali, che sono prioritarie per una costante crescita sostenibile dell’Italia nel rispetto degli indirizzi europei, e un grande progetto nazionale per i giovani e il volontariato”.

Tra le 12 proposte LIPU, grande attenzione è posta sulla difesa della biodiversità: una riforma della Valutazione di incidenza, che permetta maggiore tutela dei siti della rete Natura 2000; il rilancio delle aree protette, valorizzandone la mission di conservazione della natura e aumentando le risorse economiche per la loro gestione; un impegno per una riforma “verde” della Pac (Politica agricola comune) che garantisca la difesa della biodiversità degli ambienti agricoli e delle specie di uccelli, le più colpite dal declino; la protezione degli uccelli marini e la tutela della biodiversità urbana, con l’adozione di una legge nazionale per la tutela degli alberi e misure per la mitigazione dell’impatto sulla fauna di infrastrutture, edifici con vetri ed elettrodotti.

Gli altri punti del documento chiedono di fermare il consumo di suolo agricolo e naturale, nuove linee decisionali per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ancora, una maggiore tutela per le specie cacciabili, a partire dalla netta riduzione della stagione venatoria e del divieto di caccia per le specie in difficoltà e un Piano nazionale contro il bracconaggio. Un punto specifico è dedicato al tema dei Centri recupero della fauna selvatica, con richiesta di riconoscimento formale e supporto di risorse, perché occorre difendere anche la “sanità” degli animali selvatici, in quanto patrimonio indisponibile dello Stato, non lasciando solo al volontario il pesante onere che ne deriva. Attenzione viene posta infine sull’educazione ambientale (con lo stanziamento di fondi per le scuole) e misure per favorire il volontariato e le donazioni alle Onlus.
“E’ un documento ricco ma preciso, concreto – prosegue il presidente LIPU – e rappresenta un punto di vista diverso sulla crisi del Paese, che è complessa e articolata. Siamo convinti che la crescita dell’Italia debba passare da una sua maturazione complessiva che includa la capacità di rispettare e preservare le proprie ricchezze, ottemperare agli obblighi internazionali anche in campo naturalistico, dare un’immagine migliore di sé e un significato più profondo a taluni valori”.
“Proprio per questi motivi – conclude Mamone Capria – chiediamo ai candidati premier un impegno concreto, integrando i loro programmi e l’impegno parlamentare con le nostre proposte in favore dell’ambiente e dei cittadini. Per conto nostro, ci impegniamo sin da ora a svolgere un attentissimo monitoraggio della prossima legislatura, convinti che il Governo del Paese sia una cosa molto seria anche per quanto attiene la difesa della natura”. 


http://www.animalieanimali.it

A CACCIA DI... BALENIERE GIAPPONESI IN OCEANO
Azione in corso di Sea Shepherd.





31 gennaio 2013 - Gli attivisti del gruppo ambientalista radicale Sea Shepherd, la cui flottiglia ogni estate australe ostacola con azioni di disturbo le baleniere giapponesi nell'Oceano Antartico, hanno annunciato di aver intercettato la flotta nipponica "prima che fosse sparato un solo arpione". Il comandante Jean Yves Terlain della Brigitte Bardot, una delle navi di protesta, ha annunciato di aver intercettato la nave arpionatrice Yushun Maru 3, a nord rispetto ai banchi di krill di cui si nutrono le balene.
"La latitudine in cui l'abbiamo trovata è piuttosto lontana dal continente antartico e dato che le grandi concentrazioni di balene si trovano più a sud, più vicino alla costa, significa che non hanno ancora cominciato la caccia", aggiunge Terlain in un comunicato sul conto Twitter dell'organizzazione.
La campagna di quest'anno, la nona, è la più grande finora, con una flotta di quattro navi con a bordo otto gommoni, un elicottero, tre droni e oltre 120 manifestanti-marinai. Sea Shepherd dichiara di aver salvato le vite di 4000 balene nelle ultime otto stagioni, con campagne di disturbo sempre più incisive. "Non tollereremo la morte di una sola balena all'interno del loro santuario" istituito nel 1999 in acque australiane, ha promesso l'organizzazione. La scorsa estate il Giappone era stato costretto a interrompere prematuramente la caccia 'scientifica' ai grandi cetacei a causa degli attacchi di Sea Shepherd, dopo aver catturato appena 172 balene, un quinto della quota prefissata.
L'ex leader dei Verdi australiani Bob Brown, che ha assunto la guida della campagna dal fondatore di Sea Shepherd, Paul Watson, ricercato dall'Interpol in seguito incidenti legati alle sue campagne ambientaliste, ha accolto con soddisfazione la notizia. "Sembra che abbiano intercettato questi bracconieri di balene prima che potessero sparare un solo arpione", ha detto. Watson, al comando della Steve Irwin, ammiraglia della flotta, é ricercato su richiesta del Giappone per danni alla sua flotta e ostruzione di attività commerciale, in seguito a un episodio nel febbraio 2010, quando un attivista di Sea Shepherd ha abbordato una baleniera per tentare di 'arrestare' il comandante per reati ambientali. E' anche ricercato dal Costarica in seguito a un incidente legato a una campagna contro la pesca degli squali. Un tribunale Usa di recente aveva intimato alla flotta di protesta di non avvicinarsi più di 450 metri alle baleniere. 


(ANSA)

martedì 29 gennaio 2013

BRACCONAGGIO, LA COMMISSIONE EUROPEA ANNUNCIA UN PIANO D'AZIONE
Zanoni: “In Italia di spara a di tutto, compresi uccelli e mammiferi rari, protetti e addirittura in via d'estinzione come l'Ibis eremita e il Falco biancone. L'Ue deve usare il pugno duro”


29 gen 13 - “La Commissione sta elaborando un elenco di azioni, nell’ambito della direttiva 2009/147/CE del Consiglio, la direttiva sugli uccelli selvatici, per affrontare l’abbattimento illegale di volatili nell’Ue, compreso in Italia”. E' la risposta del Commissario Ue Janez Potočnik all'interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell'Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo, sui casi di bracconaggio in tutta Italia a specie di uccelli e mammiferi rari e in via d'estinzione. “L’elenco delle possibili azioni comprende aspetti quali il controllo delle attività illegali, lo scambio di informazioni, la sensibilizzazione, la prevenzione, il miglioramento del coordinamento e dell’attività di controllo del rispetto della normativa”.

“I casi di caccia illegale degli ultimi mesi, come l'abbattimento del falco biancone Pilar nello stretto di Messina il 2 novembre scorso, di una maestosa Gru pochi giorni fa a Piacenza o degli Ibis eremita che purtroppo si verificano ogni anno, testimoniano non soltanto la preoccupante diffusione di episodi di bracconaggio criminale, da nord a sud della penisola isole comprese, ma anche un lassismo nei controlli preventivi e nella repressione da parte delle autorità italiane”, attacca Zanoni. “Per questo la volontà delle istituzioni comunitarie di collaborare con gli Stati e associazioni come BirdLife International, sono sicuramente dei segnali positivi”.

“Come eurodeputato farò il possibile affinché l'Ue intervenga duramente nei confronti dell'Italia e di tutti quei Paesi membri che non fanno abbastanza per contrastare i fenomeni di bracconaggio ai danni di uccelli e mammiferi rari, protetti e addirittura in via d'estinzione”.

giovedì 24 gennaio 2013

Un passo avanti per le piccole foche

TAIWAN VIETA IL COMMERCIO DI PRODOTTI DI FOCA: UN ULTERIORE PASSO NELLA BATTAGLIA CONTRO IL MASSACRO CANADESE



Taiwan, quarto maggior importatore mondiale di olio di foca e terzo di carne di foca, è il primo paese asiatico a vietare il commercio di prodotti derivati da mammiferi marini. Il divieto, entrato in vigore con un emendamento del Wildlife Protection Act lo scorso 9 gennaio, salverà la vita di innumerevoli creature marine, infliggendo un altro duro colpo alla sanguinaria industria canadese. Il paese infatti si unisce a Stati Uniti, Unione Europea e Russia che hanno già vietato il commercio di questi prodotti.

Secondo le stime dell’Humane Society International, tra il 2003 e il 2009 Taiwan ha importato ben 430,000 kilogrammi di olio di foca, numero che evidenzia la portata del commercio al quale il paese ha deciso di porre fine.

L’OIPA è attiva da molti anni su questo fronte, infatti già nel 2005 ha fatto sentire la voce dei moltissimi contrari al massacro delle foche consegnando al Console canadese 13.000 firme http://www.oipa.org/italia/caccia/fochecanada.html


mercoledì 23 gennaio 2013

E' A RISCHIO ESTINZIONE IL GAMBECCHIO ROSSO BECCO A SPATOLA
In Cina.

23 gen 13 - La sopravvivenza dei gambecchi becco a spatola (Eurynorhynchus pygmeus) che arrivano per lo svernamento in Cina e' minacciata dalla presenza sul territorio di reti progettate per intrappolare gli uccelli limicoli. Il gambecco becco a spatola e' uno dei volatili piu' rari al mondo anche se recenti avvistamenti lungo la costa della Cina meridionale fanno pensare che la specie sia piu' diffusa di quanto si pensi. La scoperta costituirebbe una buona notizia se in alcune aree chiave dove sono stati effettuati gli ultimi avvistamenti non ci fossero le cosiddette "mist net", reti quasi impercettibili finalizzate a catturare i limicoli.
Un team della Hong Kong Bird Watching Society ha dimostrato che la diffusione del gambecco becco a spatola e' maggiore di quanto sinora ipotizzato dopo aver avvistato diversi esemplari della specie a rischio estinzione negli stagni parzialmente drenati del Fucheng. Durante l'inverno questi uccelli migrano dalla Russia nord-orientale e viaggiano per oltre ottomila chilometri a sud e verso il Sud-Est asiatico. Gli avvistamenti effettuati al Sud della Cina lasciano pensare che la diffusione di questi rari uccelli sia ancora tutta da comprendere, spiega la Bbc riportando le stime di BirdLife International che ha segnalato che la pratica di cattura degli uccelli attraverso le reti promossa in numerose aree cruciali per lo sversamento dei gambecchi mette a dura prova la loro sopravvivenza e costituisce un pericolo per i loro habitat naturali.

(AGI)

martedì 22 gennaio 2013

Aree protette e biodiversità
L'incredibile storia del delfino handicappato "adottato" dai capodogli delle Azzorre
[ 22 gennaio 2013 ] 

U. M.
1
Science Now riporta un'incredibile storia di solidarietà animale: un branco di capodogli (Physeter macrocephalus) sembra aver adottato, almeno temporaneamente, un delfino con un handicap fisco. La notizia è stata data solo in questi giorni ma è il frutto di un avvistamento fortuito avvenuto nel 2011 nell'Atlantico, circa 15 a 20 km al largo l'isola di Pico, nelle Azzorre,  quando tra un gruppo di questi giganteschi cacciatori di calamari abissali è stato avvistato un tursiope adulto (Tursiops truncatus ) con una malformazione spinale che sembra aver instaurato un contatto sociale interspecifico con i suoi giganteschi "cugini".
Tra gli animali sono note "amicizie" tra membri di specie diverse, relazioni spesso di breve durata che offrono una maggiore protezione dai predatori o il modo di trovare cibo con più facilità. Ma alcune insolite amicizie sembrano essere una risposta al desiderio di avere rapporti sociali; casi di questo tipo però sono più comuni nei rapporti tra animali in cattività.

La società dei delfini è invece gregaria, forse la più gregaria tra quelle dei cetacei, retta da regole che sembrano giocose e che invece, come abbiamo già scritto su greenreport.it, rispondono ad una feroce e complicata gerarchia che regola foraggiamento, accoppiamenti e interazioni tra i singoli individui. I delfini sono anche noti per interagire con altre specie, a cominciare dall'uomo.
Invece, come evidenzia  una nuova ricerca che sta per essere pubblicata su Aquatic Mammals , «I capodogli non erano mai stati segnalati per ingraziarsi ad un'altra specie». Si tratta di cacciatori specializzati delle acque profonde che percorrono grandi distanze, misticeti timidi quanto giganteschi che sono tra i cetacei più difficili da osservare. Infatti i ricercatori  Alexander Wilson e Jens Krause del Leibniz-Institut für Gewässerökologie und Binnenfischerei (Igb) di Berlino non si aspettavano di trovare un tursiope maschio in mezzo al branco di capodogli che stavano osservando nelle Azzorre e che comprendeva anche diversi cuccioli.

Negli 8 giorni successivi il delfino con la malformazione spinale è rimasto con i capodogli e si è strofinato più di sei volte ai giganteschi cetacei che sembravano almeno tollerarlo e che a volte hanno ricambiato le "effusioni" sociali del tursiope. Wilson, che faceva  snorkeling nelle vicinanze per controllare questa strana relazione, spiega: «Sembrava davvero che, per un qualche  motivo, avessero accettato il delfino. Erano molto socievoli». I ricercatori non hanno dubbi che si trattasse sempre dello stesso delfino, dato che la sua spina dorsale presentava una malformazione con una curvatura a forma di "S" nella parte posteriore.

Il delfino sembrava in buona salute, ma la malformazione della colonna vertebrale potrebbe essere una spiegazione per capire il suo attaccamento al branco di capodogli. Infatti nelle acque scarseggiano i predatori di cetacei e secondo i ricercatori dell'istituto tedesco, la malformazione avrebbe potuto mettere l'animale in condizioni di svantaggio nel suo branco originario di tursiopi: «Forse non riusciva a tenere il passo con gli altri delfini o aveva un basso status sociale».
Wilson spiega le feroci regole di quelle che sembrano le placide società di tursiopi: «A volte alcuni individui possono essere presi di mira. Può darsi che questo individuo non stesse bene, per così dire, con il suo gruppo originario». Il delfino invece è in grado di tenere il passo dei capodogli perché nuotano più lentamente e lasciano sempre una "babysitter" in superficie con i cuccioli mentre il gruppo scandaglia gli abissi in cerca di prede».

Quel che è meno chiara è la convenienza dei capodogli di tenersi con loro un delfino con un handicap. Lo studio dimostra quindi per la prima volta che questi grandi cetacei hanno la capacità di instaurare un rapporto di questo tipo con cetacei più piccoli. «Il che implica che a volte possono ottenere benefici da loro - dice Wilson -  Tuttavia, in questo caso, non c'è alcun vantaggio evidente del  tenersi il delfino al loro fianco». Mónica Almeida e Silva, un'esperta di cetacei dell'università delle Azzorre, che non ha partecipato allo studio, solleva un altro problema che rende ancora più incredibile la vicenda. Ha detto a Science Now che «I capodogli hanno buone ragioni per non farsi piacere i  tursiopi, ho spesso visto che mentre i capodogli erano a caccia i delfini molestavano i loro cuccioli. Perché i capodogli accettano questo animale nel loro gruppo? E' davvero sconcertante».

L'errore che non bisogna fare è quello della solita antropizzazione di questa inusuale interazione: «I capodogli non hanno pietà per il delfino - spiega Luke Rendell, un biologo comportamentale  dell'università britannica di St. Andrews - Un'interpretazione è difficile data la brevità e la rarità dell'osservazione, anche perché si sa molto poco di questi particolari cetacei. Potrebbero semplicemente godersi le attenzioni del delfino, o potrebbero semplicemente pensare, "Wow, questo è proprio uno strano tipo di cucciolo"». 

http://www.greenreport.it/

venerdì 18 gennaio 2013

DA QUEST'ANNO VIETATE LE GABBIE INDIVIDUALI PER LE SCROFE
Il commento dell'eurodeputato Andrea Zanoni.


18 gen 13 - “L'Ue assicuri il corretto recepimento ed applicazione del divieto di allevare le scrofe in gabbie individuali entrato in vigore il primo gennaio 2013”. Lo afferma con un'interrogazione alla Commissione europea Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell'Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo, che chiede anche quali Paesi devono ancora applicare il divieto entrato in vigore con l'inizio del 2013. “Il caso del divieto delle batterie per le galline ovaiole ci insegna che senza controlli e minacce di sanzioni da parte di Bruxelles molti Paesi fanno finta di niente e continuano sulla strada dell'illegalità infliggendo inutili sofferenze agli animali”.
Zanoni si riferisce al divieto in tutti gli Stati membri dell'UE di allevare le scrofe in gabbie di gestazione ad eccezione delle prime quattro settimane di gravidanza e della settimana prima del parto come previsto dalla direttiva 2008/120/CE sulla protezione dei suini.

“Si tratta di strutture estremamente anguste che fungono da vere e proprie prigioni per le scrofe che vi sono rinchiuse, limitandone i movimenti al punto tale che gli animali non riescono nemmeno a girarsi. I soli movimenti che la scrofa può fare sono alcuni passi avanti e indietro”, spiega Zanoni. “Il divieto di allevamento in gabbia per le scrofe, anche se parziale, è vitale per il benessere di questi animali, tanto più che dopo la gestazione esse sono trasferite nelle altrettanto anguste gabbie da allattamento, dove sono impossibilitate ad esprimere il loro fondamentale istinto naturale di prepararsi il giaciglio per il parto e dove sono separate dai propri cuccioli tramite sbarre”.
L'ONG Compassion in World Farming, molto attiva nel campo del benessere degli animali da reddito, sta conducendo la campagna Project Pig-No stalling on 2013 ban, proprio per far sì che tutti gli Stati membri rispettino la direttiva 2008/120/CE sulla protezione dei suini in modo puntuale e senza alcun ritardo.

“L'esperienza delle galline ovaiole ci insegna che il settore dell'allevamento spesso è un po' recalcitrante ad adattarsi alle nuove regole sul benessere animale – conclude l'eurodeputato – Per questo è importante che l'Europa, anche tramite le istituzioni nazionali, monitori da vicino il recepimento e la concreata attuazione della norma e preveda controlli e sanzioni affinché il tutto non resti sulla carta”.

BACKGROUND

Le gabbie di gestazione sono già vietate in Svezia dal 1994 e nel Regno Unito dal 1999. Si tratta di gabbie molto anguste che permettono alle scrofe di fare solo alcuni passi avanti e indietro. Per un animale che la ricerca scientifica considera estremamente attivo, essere confinato per tutta la vita in una gabbia è profondamente limitante di tutti gli istinti naturali, come quelli di grufolare ed esplorare liberamente, di rotolarsi per rinfrescarsi, oppure di stringersi attorno ad altri suini o di usare la lettiera per riscaldarsi. L'impossibilità di svolgere tali attività genera malessere e spesso le scrofe, prive di qualsiasi stimolo, finiscono per mordere le sbarre della gabbia per frustrazione, noia o fame. Il divieto di allevamento in gabbia per le scrofe, anche se parziale, è vitale per il benessere di questi animali, tanto più che dopo la gestazione esse sono trasferite nelle altrettanto anguste gabbie da allattamento, dove sono impossibilitate ad esprimere il loro fondamentale istinto naturale di prepararsi il giaciglio per il parto e dove sono separate dai propri cuccioli tramite sbarre. 

giovedì 17 gennaio 2013

Crostacei provano dolore, chef riflettano

Crostacei provano dolore, chef riflettano
I loro movimenti prima di finire in pentola non sono riflessi automatici

Aragosta17 gennaio 2013 - Quando vengono immerse ancora vive nell'acqua bollente le aragoste soffrono, cosi' come fanno i granchi e gli altri crostacei. La scoperta, pubblicata sul Journal of Experimental Biology, contraddice quanto si e' creduto finora, ossia che i loro movimenti fossero semplicemente dei riflessi automatici.
A dimostrare che, proprio come i mammiferi, i crostacei possono provare ed esprimere un'autentica sofferenza e' l'esperimento condotto dai biologi Elwood e Barry Magee, dell'irlandese Queen's School of Biological Sciences.
Il risultato e' la conferma definitiva di quanto gli stessi ricercatori avevano osservato in passato studiando gamberi e paguri. L'esperimento e' stato condotto su decine di granchi comuni che, sottoposti ad una piccola scossa elettrica, hanno cercato di evitare la seconda nascondendosi: per gli autori della ricerca e' un comportamento che smentisce decisamente quanto si e' creduto finora, ossia che i crostacei non provassero dolore.
I ricercatori non hanno dubbi in proposito: ''l'esperimento - spiega Elwood - e' stato progettato in modo da poter distinguere chiaramente le reazioni dovute al dolore da quelle generate da un movimento riflesso chiamato nocicezione''.
Quest'ultima e' una reazione generata dalle terminazioni nervose periferiche. Mentre la prima e' una reazione consapevole, la seconda e' una sorta di automatismo. I ricercatori sono convinti che la loro scoperta non potra' non avere conseguenze sul modo in cui aziende alimentari e chef trattano granchi, gamberi e aragoste. E gli chef attendono adesso ulteriori indicazioni dal mondo della ricerca.
''Ho sempre saputo che immergendo in acqua bollente dalla testa un'aragosta non sente dolore. Nessuno vuol far male agli animali e io sono sempre stato molto scrupoloso'', commenta lo chef Heinz Beck.''Se non va bene quanto da sempre insegnato nelle scuole di cucina - aggiunge - aspettiamo ora dai ricercatori indicazioni su metodi indolori di soppressione dei crostacei''.
Beck afferma di avere ''sempre rifiutato metodi 'atroci' che uccidono gli esemplari vivi tagliandoli a meta' con un colpo di coltello. E' atroce, e io non l'ho mai fatto. Ma se non va bene la tradizionale cottura in acqua bollente, ci diano indicazioni per una dolce morte perche' la clientela continua a chiedere, anche in tempi di crisi, i crostacei''. Nel frattempo, conclude, ''rimango scrupoloso, ma continuero' a portali a tavola''.
ANSA

martedì 15 gennaio 2013

GARDALAND DICE ADDIO A SHOW DELFINI
Iniziato lo smantellamento della vasca, il direttore del Parco: «È la nostra politica». Ogni anno 760mila persone agli show.

 

15 gennaio 2013 - Dopo vent'anni Gardaland, il mega parco divertimenti di Castelnuovo del Garda, dice addio ai delfini. Il 6 gennaio scorso Robin, Teide, Betty e Nau, i quattro mammiferi cresciuti all'ombra delle montagne russe, hanno fatto la loro ultima esibizione e in questi giorni è iniziato lo smantellamento della struttura che serviva per gli spettacoli.
«Prima ancora delle pressioni esterne - sottolinea il direttore del Parco Danilo Santi, riferendosi alle polemiche suscitate in passato dalla morte di alcuni esemplari - ha pesato il fatto che Merlin Entertainments, la società inglese proprietaria della struttura, ha nel suo dna una politica di profondo rispetto per gli animali. La scelta di dire addio al delfinario ne è quindi una diretta conseguenza».

Il bene degli animali ha avuto la meglio sulle ragioni economiche. Gli show quotidiani con i delfini registravano infatti una media di 759mila spettatori a stagione, praticamente il tutto esaurito. Ora Robin e i suoi "colleghi" potranno godersi la meritata pensione: l'ipotesi al vaglio è che siano trasferiti nell'acquario di Genova.
«Merlin Entertainments - sottolinea Santi - ha un'eccellente reputazione per cura etica e responsabile, preservazione e conservazione di animali e dell'ambiente marino, tutto riconosciuto da organizzazioni di esperti di tutto il mondo. Nel caso dei delfini e di altri cetacei abbiamo espresso pubblicamente le nostre preoccupazioni riguardo all'opportunità di usarli come animali da esibizione senza mai approvare la cattura di queste creature allo stato brado né per propositi legati all'intrattenimento né per alcun altro proposito».

Da oltre 5 anni, il pubblico del Palablu di Gardaland, precisa ancora Santi, «ha assistito soltanto a presentazioni sui comportamenti dei delfini con informazioni didattiche specifiche sul loro habitat e le loro peculiarità, puntando maggiormente sulla didattica e sull'educazione ambientale dell'ospite che sulla spettacolarità della presentazione».

da Il Gazzettino
Fast food aumenta fino al 39% allergie
Colpa 'cibo spazzatura', si riducono difese immunitarie

ROMA, 14 GEN 2013 - Mangiare troppo spesso al fast-food, tre o piu' volte a settimana, puo' essere molto rischioso: il 'cibo spazzatura' aumenta fino al 39% i sintomi delle allergie, peggiorando asma, eczema e rinocongiutivite nei bambini allergici. A dimostrarlo e' uno studio condotto all'universita' di Auckland, in Nuova Zelandia, in collaborazione con l'universita' di Notthingam. I ricercatori hanno esaminato i dati di 319.000 adolescenti e di 181.000 bambini allergici, di oltre 50 Paesi.

(ANSA)

lunedì 14 gennaio 2013

TONNO ROSSO DEL PACIFICO A RISCHIO, E' CALATO DEL 96% DA 1960
Rapporto dell'International Scientific Committee for Tuna and Tuna-Like Species in the North Pacific Ocean


14 gen 13 - Contrariamente a quanto affermano le organizzazioni internazionali di pescatori il tonno rosso del Pacifico non sta affatto meglio di quello dell'Atlantico: secondo un rapporto dell'International Scientific Committee for Tuna and Tuna-Like Species in the North Pacific Ocean la popolazione di questa specie è diminuita del 96,4% da quando ne é stata introdotta la pesca intensiva.
Il tonno rosso del Pacifico è quello più usato per il sushi in Giappone, e ha quotazioni molto alte. Non a caso, sottolinea il documento, sono proprio i pescherecci giapponesi a catturarne la maggior parte, seguito a grande distanza da quelli messicani.
Secondo i calcoli del consorzio di esperti lo stock è passato da 180mila tonnellate negli anni '60 a meno di 20mila nel 2010: ''Uno dei problemi principali - spiega il rapporto - è che si é abbassata progressivamente l'età a cui vengono catturati i tonni, e ora una parte significativa del pescato è formata da individui giovani, ancora non in età da riproduzione".
Anche il tonno rosso Atlantico, spiegano altre ricerche, non se la passa bene: lo stock negli ultimi decenni si sarebbe ridotto al 36% di quello del 1970.

(ANSA)

giovedì 10 gennaio 2013

PECORE MALTRATTATE, LAV DENUNCIA POLIZIA PER OMISSIONE E CONCORSO
A seguito del servizio di Striscia la notizia


10 gen 13 - In un servizio su “Striscia la notizia” di Canale 5 http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?16603 , Edoardo Stoppa (Striscia la Notizia) ha rivelato l’esistenza di un allevamento abusivo di pecore nell’abitato di Partanna (Trapani). Palesi le condizioni di abbandono e maltrattamento degli animali, una pecora era morente, due agnellini erano in una piccolissima gabbia, così come era palese la loro mancata identificazione secondo legge. Una situazione incredibile sulla quale Sindaco e Servizio Veterinario pubblico non possono aver chiuso gli occhi per anni permettendo peraltro la vendita di carni non controllate.
La LAV ha deciso quindi di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Trapani per reprimere il reato di maltrattamento di animali previsto dal Codice penale e ha chiesto l’immediato sequestro della struttura ai Carabinieri NAS.

Altrettanto grave, e quindi oggetto della stessa denuncia della LAV, la risposta che Edoardo Stoppa ha ricevuto al telefono dalla Polizia locale e ha mandato in onda: “Noi non possiamo intervenire perché abbiamo avuto direttive di non intervenire per ora. Non è che siamo autonomi e possiamo fare quello che vogliamo”. Eppure vi è l'obbligo, per ogni operatore di Polizia, sulla base del Codice di procedura penale, di intervenire e reprimere i reati a danno degli animali al pari di ogni altro reato e dunque premesso che non era certamente libera scelta opzionale per l'interlocutore della Polizia locale decidere se intervenire o no a fronte di una denuncia non anonima e chiara e palese (come non è scelta opzionale tutti i giorni per qualsiasi altro organo di Polizia decidere e scegliere se intervenire o meno in questi casi) la LAV denuncia l'interlocutore della Polizia locale per il dichiarato omesso intervento dopo la denuncia segnalata da Stoppa.
In questa denuncia si chiede di far accertare alla Procura se il mancato intervento è iniziativa personale dell’interlocutore al telefono registrato da “Striscia la notizia” e - dunque - se l'omissione debba essere soltanto a lui addebitata o se invece, cosa ancora più grave, corrisponde al vero che - come ha inoppugnabilmente dichiarato - il Comandante abbia dato espressa disposizione per non intervenire (nel qual caso naturalmente la denuncia si estenderebbe automaticamente e a maggior ragione anche a carico del Comandante). La LAV chiede alla Procura della Repubblica di Trapani di valutare oltre al reato di omissione di atti d'ufficio, anche l'ipotesi di reato prevista dall'articolo 40 secondo comma del Codice penale chiamando a rispondere l'interlocutore e/o altri in concorso con il soggetto autore del reato di maltrattamento stesso in quanto tale articolo del codice penale prevede espressamente che un pubblico ufficiale che non interviene per reprimere un fatto, un reato che ha il dovere di reprimere, entra in concorso con il fatto illecito stesso insieme agli autori del reato che non ha represso.
La LAV sistematicamente procede a denunciare alle competenti Procure della Repubblica tutti quegli organi di polizia giudiziaria ai quali i cittadini si rivolgono per denunciare reati a danno di animali in flagranza ed essi organi rifiutano in modo omissivo il proprio intervento per reprimere gli stessi reati a danno degli animali. Esistono leggi da applicare e non ci sono reati di serie A e di serie B.

mercoledì 9 gennaio 2013

BALENE: EX LEADER VERDI AUSTRALIA ALLA GUIDA DI SEA SHEPHERD
In campagna contro baleniere Giappone.


9 gen 13 - L'ex leader dei Verdi australiani Bob Brown, ritiratosi dalla guida del partito e dal Senato lo scorso aprile dopo 26 anni di attività parlamentare, sarà l'uomo di punta nell'imminente campagna del gruppo ambientalista radicale Sea Shepherd, che come ogni estate australe si prepara a ostacolare con azioni di disturbo le baleniere giapponesi nell'Oceano antartico. Azioni legali hanno costretto il fondatore e leader, Paul Watson a dimettersi da presidente della sezione Usa di Sea Shepherd dopo più di tre decenni al timone.
Brown, vecchio amico di Watson, ammira l'attivismo del gruppo, ha detto, nel tentare di impedire la caccia delle balene nel loro santuario antartico. "E' un onore guidare la campagna di Sea Shepherd la cui missione, sostenuta dalla maggioranza degli australiani, è di proteggere quasi 1.000 balene dal massacro", ha detto dopo l'annuncio a Hobart in Tasmania.

Watson è in acque internazionali a bordo della Steve Irwin, ammiraglia della flotta di quattro navi con a bordo otto gommoni, un elicottero, tre droni e oltre 100 attivisti-marinai.
Watson è ricercato dall'Interpol su richiesta del Giappone per danni alla sua flotta e ostruzione di attività commerciale, in seguito a un episodio nel febbraio 2010, quando un attivista di Sea Shepherd ha abbordato una baleniera per tentare di 'arrestare' il comandante per reati ambientali. E' anche ricercato dal Costarica in seguito a un incidente legato a una campagna contro la pesca degli squali.
Un tribunale Usa ha intimato alla flotta di protesta di non avvicinarsi più di 450 metri alle baleniere. La scorsa estate il Giappone aveva dovuto interrompere la caccia 'scientifica' ai grandi cetacei a causa degli attacchi di Sea Shepherd, dopo aver catturato solo 172 balene, un quinto della quota.

(ANSA)