domenica 27 dicembre 2015

Il caffé

DIECI MOTIVI PER EVITARE IL CAFFE’
 
Liberarsi dalla dipendenza dal caffè non è facile.
La prima settimana avrai probabilmente forti mal di testa, dolori alle orecchie e nausea. Queste reazioni dimostrano in modo lampante quanto velenosa sia la caffeina. 
Non è nemmeno sufficiente limitarne l’assunzione perché anche la tazzina quotidiana fa parecchi danni.  
E’ proprio quella tazzina che mantiene un legame con la dipendenza impedendo al nostro organismo l’espulsione totale dell’acido urico e della caffeina. 
Il risultato è un continuo stop alla detossificazione. Il classico bastone fra le ruote. 

Immagine tazzina di caffè 
IL DECALOGO DI VALDO VACCARO CONTRO IL CAFFE’
 
Ci spiace per la Splendid, per la Illy, per la Segafredo, per Hag e Lavazza, per la Redbull e per tutte le cole del mondo, cariche all’inverosimile di caffeina, ma la bocciatura è generalizzata.  

  1. Il caffè è una droga caustica che causa assuefazione e forti crisi di astinenza. Anche chi prende un solo caffè al giorno trova oltremodo difficile liberarsi da tale schiavitù. Il caffè può essere considerato una versione legale della cocaina.
  2. Il caffè è teratogeno, per cui causa difetti genetici alla futura prole. Molti esperimenti dimostrano che è troppo spesso causa di malformazioni e difetti agli arti dei neonati.
  3. Il caffè è mutageno. Una tazzina contiene 250 mg di acido clorenico, di actractylasides (estremamente tossico) e di glutathione transferase inducers (cafestol palmitates). 
  4. Il caffè è cancerogeno per il suo materiale combusto e per il contenuto in methilglyoxal (mutagenic pyrolisis product), ed è associato a tumori alle ovaie, alla vescica, al pancreas, allo stomaco e all’intestino.
  5. Il caffè contiene caffeina, uno tra i 20 veleni più pericolosi del pianeta, un alcaloide tossico che irrita il sistema nervoso, sbilancia il sistema simpatico e causa aritmie cardiache.
  6. Il caffè è torrefatto ed amaro. Corrompe l’alito, ingiallisce i denti, irrita lo stomaco e danneggia pesantemente il fegato. Come se non bastasse, ha effetti distruttivi sul sistema renale. Una tazza di caffè ci mette 21 ore per passare attraverso i reni e il sistema urinario. Bastano 8 tazzine al giorno per fare di una persona sana un cliente probabile alla dialisi e al trapianto.
  7. Il caffè è carico di acido ossalico che vincola e sequestra il calcio, e causa calcoli ai reni e in altre parti del corpo.
  8. Il caffè è carico di acido urico. Acidifica il corpo e causa osteoporosi. Sovverte la digestione e il sonno. E’ causa di emicrania, di fiacchezza e di depressione nelle inevitabili fasi di carenza.
  9. Il caffè produce una restrizione dei vasi sanguigni, alta pressione, irregolare circolazione coronarica, insufficienza renale, ulcere gastriche, ronzio alle orecchie, tremito muscolare, irrequietezza, sonni agitati, diabete nei neonati, irritazioni gastrointestinali, sconvolgimenti nel glucosio del sangue (spinge il pancreas a secernere più insulina).
  10. Il caffè, sia a pasto che dopo pasto, fa da innaturale acceleratore digestivo in quanto obbliga il cibo a lasciare lo stomaco, ed anche l’intestino, troppo rapidamente, causando malassorbimento degli alimenti e rallentamento della peristalsi intestinale. Il latte nel caffè è un ulteriore errore alimentare, col tannino del caffè che va in fermentazione e causa irritazioni intestinali.
http://valdovaccaro.blogspot.it/

giovedì 19 novembre 2015

Come il glifosato sta uccidendo l’Argentina

El costo humano de los agrotóxicos. Come il glifosato sta uccidendo l’Argentina

11 novembre 2015 - Un fotografo argentino emergente ha deciso di realizzare un reportage di quelli davvero tosti. Come Davide contro Golia, i suoi nemici sono il glifosato e la Monsanto.

Il glifosato, uno degli erbicidi più usati al mondo in campo agricolo, ha effetti devastanti e drammatici sulla salute delle persone che sono costrette a vivere in suo contatto. Questa volta a sostenerlo non è un’organizzazione ambientalista o, meglio ancora, qualche agenzia che fa capo all’Organizzazione mondiale della sanità. Lo dimostra, con immagini e testimonianze, un reportage realizzato da Pablo Ernesto Piovano, un fotografo argentino che nel 2014 ha deciso di documentare la condizione della popolazione del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove si usano dosi massicce di diserbanti.

Il costo umano dei pesticidi

Il reportage si chiama El costo humano de los agrotóxicos, il costo umano dei pesticidi, ed è stato esposto all’edizione 2015 del Festival della fotografia etica di Lodi. Le foto di Piovano sono una denuncia senza appello alla Monsanto, la multinazionale che si è inventata l’accoppiata ogm-Roundup, ovvero la coltivazione di soia geneticamente modificata abbinata all’utilizzo del diserbante Roundup (al quale la soia è resistente) che contiene glifosato.

“Questo lavoro è stato dettato dal mio amore per la natura. Ho lavorato per trovare prove su questa situazione, trascorrendo giorni interminabili da solo con la mia macchina fotografica, viaggiando per oltre seimila chilometri sulla mia auto di vent’anni, per dare il mio contributo affinché tutto questo finisca”, ha dichiarato Piovano a Burn, il magazine dedicato ai fotografi emergenti.

Fracrán, San Vicente, provincia di Misiones, Argentina
A Fabián Piris era stato diagnosticato solo un anno di vita. Oggi ha 8 anni e soffre di idrocefalia e di un ritardo mentale irreversibile. 
Sua madre durante la gravidanza è entrata in contatto con il pesticida Roundup.

La scelta sciagurata dell’Argentina

Tutto ha avuto inizio nel 1996 quando il governo argentino ha deciso di approvare la coltivazione e la commercializzazione di soia transgenica e l’uso del glifosato senza condurre alcuna indagine interna, ma basando la sua decisione solo sulle ricerche pubblicate dalla Monsanto. Da allora, la terra coltivata a ogm è arrivata a coprire il 60 per cento del totale e solo nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno. In quelle stesse terre, i casi di cancro nei bambini sono triplicati in dieci anni, mentre i casi di malformazioni riscontrate nei neonati sono aumentate del 400 per cento. A dir poco incalcolabili i casi di malattie della pelle e i problemi respiratori riscontrati senza motivo apparente nei giovani come negli adulti.

Alicia baja- Colonia Aurora, Misiones, Argentina
Il bambino di cristallo. Lucas Techeira ha 3 anni ed è nato con ittiosi, malattia che sgretola la pelle. 
Sua madre è entrata in contatto con il glifosato del suo orto durante la gravidanza.

Un terzo degli argentini soffre per colpa del glifosato

Un’indagine recente, secondo quanto riportato da Burn, ha calcolato che 13,4 milioni di argentini (un terzo della popolazione totale) ha subìto gli effetti negativi del glifosato. A fronte di tutto ciò, l’Argentina non ha preso alcuna decisione per bloccare questo dramma, né ha commissionato nuovi studi per capire cosa stia accadendo alla popolazione.

Fracrán, San Vicente, Misiones, Argentina
Jesica Sheffer ha 11 anni. Da quando ne aveva 7 soffre di una malformazione ai tendini che le impedisce di mantenere una posizione eretta.

Il reportage, però, non è passato inosservato vincendo diversi premi come il Festival internacional de la imagen, in Messico, e si è piazzato al terzo posto del concorso POY Latam, nella categoria “Carolina Hidalgo Vivar el medio ambiente”. Ma l’omertà e la forza di una multinazionale del calibro della Monsanto sono nemici duri da sconfiggere, molto più potenti dell’evidenza e del dolore.

http://www.lifegate.it/

giovedì 5 novembre 2015

A Todi il primo centro ippico d’Italia con pavimentazioni in gomma da riciclo da Pneumatici Fuori Uso

Un'innovazione realizzata con 15 tonnellate di gomma riciclata: UISP ed Ecopneus insieme per garantire maggior comfort a cavalli e cavalieri e meno costi per i gestori, con una scelta amica dell'ambiente


2 novembre 2015 - Per la prima volta anche in Italia i cavalli potranno godere dei vantaggi del riciclo, passeggiando a trotto su gomma riciclata da pneumatici fuori uso. Apre così il primo centro ippico d'Italia riqualificato grazie ad un'innovativa pavimentazione realizzata con la gomma da riciclo dei Pneumatici Fuori Uso che aumenta il benessere degli animali, garantendo la possibilità di ridurre gli infortuni, riuscendo allo stesso tempo ad abbassare i costi di gestione e manutenzione per gli impianti equestri.
A realizzare il progetto assolutamente innovativo nel centro ippico "Tashunka" di Todi sono stati UISP - Unione Italiana Sport Per tutti - ed Ecopneus, la società senza scopo di lucro responsabile della gestione del 70% dei Pneumatici Fuori Uso in Italia, che oggi hanno inaugurato l'impianto alla presenza di Carlo Rossini, Sindaco di Todi; Andrea Caprini, Assessore allo Sport del Comune di Todi; Vincenzo Manco, Presidente nazionale UISP; Giovanni Corbetta, Direttore Ecopneus; Simone Pacciani, Vice Presidente nazionale UISP; Stefano Rumori, Presidente UISP Umbria; Fabrizio Forsoni, Presidente Lega Attività Equestri UISP; Francesco Porciello, Università Veterinaria di Perugia.
Per realizzare gli oltre 500 metri quadri di pavimentazioni del centro perugino sono state utilizzate circa 15 tonnellate di gomma riciclata, l'equivalente in peso di oltre 1.600 pneumatici da autovettura. Una quantità di materiale utile per realizzare superfici in grado di garantire sia il benessere dell'animale che una migliore gestione legata ai costi, alla pulizia e alla manutenzione. I tradizionali pavimenti "rigidi" in calcestruzzo sottopongono, infatti, gli arti degli animali ad una notevole sollecitazione tendinea-muscolare e sono inoltre solitamente scivolosi, con tutte le conseguenze anche economiche che ne derivano in termini di non corretta deambulazione dell'animale, stress e danni causati dalle cadute. Per i gestori, invece, l'utilizzo di questa soluzione consente di ridurre notevolmente, e in alcuni casi di eliminare del tutto, i costi per il materiale da lettiera normalmente utilizzato come truciolo o paglia. Inoltre, l'utilizzo di piastre di grandi dimensioni come quelle impiegate nel centro Tashunka permette di assorbire e compensare eventuali irregolarità del pavimento esistente, migliorando notevolmente la continuità e la qualità del fondo stesso.
Uno specifico progetto di ricerca dell'Università di Perugia, in collaborazione con UISP ed Ecopneus, analizzerà inoltre i benefici delle pavimentazioni in gomma da riciclo per la salute dell'animale, in particolar modo la minore incidenza delle patologie connesse alla silicosi e i miglioramenti nei disturbi alle articolazioni del cavallo.
Secondo Giovanni Corbetta, Direttore Generale Ecopneus, "L'esperienza di Todi è un ulteriore passo avanti verso un sempre maggiore utilizzo della gomma da riciclo dei Pneumatici Fuori Uso nel mondo dello sport che, ad oggi, assorbe oltre il 40% della gomma da riciclo della filiera Ecopneus. Il recupero dei materiali è un settore su cui stiamo puntando molto, con un investimento in ricerca e sviluppo che dal 2011 ad oggi ha raggiunto i 14 milioni di euro, per consolidare i mercati esistenti e svilupparne di nuovi. Nel caso delle pavimentazioni in gomma riciclata per il mondo equestre ci sono realmente concreti vantaggi economici, ambientali e per la salute dell'animale, che ci fanno ben sperare per una loro ampia diffusione in tanti altri Centri equestri in tutta Italia".
"Grazie a questa e ad altre iniziative, in molteplici attività sportive e in varie città italiane, Uisp ed Ecopneus stanno dimostrando che lo sport e l'ambiente possono essere alleati e migliorare la vita delle persone - dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp - L'impianto di Todi rappresenta un'assoluta novità in quanto concretizza la ricerca del benessere del cavallo, aspetto che caratterizza da sempre le attività equestri Uisp. Siamo per attività sostenibili e a basso impatto ambientale, sia per il cavallo, sia per il cavaliere. I campi di allenamento solitamente sono realizzati in sabbia, materiale che rilascia sostanze nocive che vengono respirate dal cavallo. Grazie alla gomma da riciclo questo problema viene superato brillantemente. Inoltre, si tratta di un materiale antitrauma per il cavallo che riduce la possibilità di infiammazioni tendinee".
Tecnicamente, nel campo di allenamento esterno dei cavalli di circa 70 mq, 5 tonnellate di granulo di gomma, fornite dall'azienda TerniEnergia di Nera Montoro (TR), sono state miscelate con sabbia per creare una superficie di 5cm di altezza. Nella struttura interna di 440mq, dove stazionano i cavalli, sono state invece impiegate 92 piastre prefabbricate in gomma riciclata di circa 1,5m x 3m di dimensione e 120 kg di peso ognuna, realizzate invece dall'azienda Ecoplus di Milano.


http://www.recyclingweb.it/

 

lunedì 19 ottobre 2015

Il 55% degli italiani mangia cibo scaduto

Il 55% degli italiani mangia cibo scaduto

18 ottobre 2015 - Più della metà degli italiani, esattamente il 55%, mangia alimenti confezionati oltre il limite indicato dalle etichette. A dirlo è un’analisi compiuta da Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro del settembre 2015, dai quali emerge che meno di un terzo (32%) li butta via, l’11% decide in base al tipo di alimento e il 2% non risponde.
Secondo Coldiretti molti italiani hanno problemi nell’interpretare correttamente le etichette e, in modo particolare, la differenza fra “da consumarsi preferibilmente entro il…” e “da consumarsi entro”. Quest’ultima dicitura è sia la data dopo la quale il prodotto non può più essere messo in commercio, sia quella in cui l’alimento non deve più essere consumato perché si potrebbe incorrere in problemi di salute. 


Il Termine Minimo di Conservazione – “da consumarsi preferibilmente entro”- indica, invece, la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà organolettiche e nutrizionali e può essere consumato anche dopo la data di scadenza, ovviamente senza andare troppo in là nel tempo.
In ogni caso è buona norma controllare sempre – specialmente per le conserve e per gli alimenti sottovuoto – l’integrità delle confezioni. Al di là delle date di scadenza, infatti, durante il trasporto alcune confezioni come i barattoli possono ammaccarsi perdendo il vuoto: quando si apre la confezione è dunque consigliato fare attenzione che facciano il classico clac dovuto al vuoto d’aria.

venerdì 16 ottobre 2015

ORSI E TRENTINO: UNA STORIA DA RISCRIVERE



di Claudio Calissoni, delegato OIPA Bolzano  

foto di Massimiliano Sticca 


Finalmente la PAT (Provincia Autonoma di Trento) potrà ritenersi soddisfatta: il 30 luglio 2015, impiegando l’ormai usuale regola della decretazione urgente “casualmente” applicata proprio durante le ferie estive, il Ministro dell’Ambiente, su richiesta del Trentino, ha approvato e reso esecutiva la modifica al Capitolo 3 del PACOBACE (acronimo di Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Orientali). Una modifica che significa, in termini pratici, che d’ora in poi qualsiasi orso giudicato “cattivo” potrà essere sottoposto ad “azioni energiche” (così le hanno simpaticamente definite i redattori dell’allegato), cioè potrà essere catturato per spostarlo e applicargli un radiocollare, catturato per essere sbattuto dietro a qualche gabbia per sempre (elegantemente descritta “captivazione permanente”) o più semplicemente ucciso. A decidere se un orso sia o meno destinato a cattura, detenzione o eliminazione, sarà sempre la PAT, la stessa del caso Daniza, ovvero quegli stessi uomini che un anno fa decisero di eliminare, con il patetico trucco dell’incidente anestesiologico, una mamma orsa rea di aver cacciato un intruso che si era avvicinato troppo ai suoi cuccioli. Da notare che Daniza non aveva reagito facendolo a pezzettini, come avrebbe fatto un qualsiasi altro orso una volta avuto tra le zampe l’improvvido fungaiolo di Pinzolo, ma solo portando un cosiddetto falso attacco (modalità attraverso cui un plantigrado ti caccia via senza farti nulla) con conseguente maldestro ruzzolone nei rovi e lievi ferite superficiali, diventate poi ridicole “ferite di guerra”. L’episodio fu ingigantito ad arte, tanto da essere utilizzato come pretesto per far fuori mamma Daniza.


Già l’anno scorso la PAT aveva dato prova di incapacità nella gestione della popolazione di orsi, limitandosi ad una reazione fuori misura rispetto ad un singolo episodio, di per sé irrilevante, e persistendo successivamente nella totale assenza di iniziative utili ad evitare al massimo le conflittualità con l’uomo: è vero che queste non possono essere completamente eliminate, soprattutto in un territorio come quello trentino, soggetto ad un costante processo di antropizzazione e ad uno spietato sfruttamento territoriale, ma è altrettanto vero che potrebbero essere fortemente limitate attraverso misure di intervento derivate dalle ormai ben consolidate e numerose esperienze fatte in Italia e nel mondo.


Torniamo per un momento all’agosto 2014. Daniza, un’orsa di mezza età con un passato più che onorevole, caccia via in modo garbato dai suoi cuccioli Daniele Maturi, in cerca più di emozioni forti da raccontare agli amici (e alla stampa) che di funghi. In pratica fa quello che ogni mamma orsa farebbe, sentendo minacciata la sua prole, cioè non mostra alcuna di quelle caratteristiche imputabili all’orso pericoloso. La PAT non solo non riporta l’episodio in un contesto bio-ecologicamente corretto, al contrario lo amplifica in modo iperbolico, al punto da attribuire a questa povera orsa responsabilità che non ha mai avuto, approfittando, poi, di una montatura mediatica, operata ad arte, per invocare su di lei, e su tutti gli altri orsi, i peggiori anatemi, fino alla condanna a morte. Si scatena però, inaspettatamente per la PAT, un imponente movimento dell’opinione pubblica: una moltitudine di cittadini chiede di salvaguardare mamma orsa e i suoi cuccioli, intervengono esperti a livello internazionale, tutti d’accordo nell’affermare che l’orsa non era e non era stata affatto pericolosa, insorgono gruppi di protesta nati sul web e sui social network, si mobilitano le associazioni animaliste che diffidano la PAT e minacciano azioni legali, ma nel contempo offrono la loro disponibilità a trovare soluzioni che rispettino Daniza e i suoi piccoli.
L’epilogo della vicenda è noto a tutti. Nessuna risposta dalla PAT, nessuna apertura al dialogo, nessuna considerazione né rispetto di fronte alla compassione e alla sensibilità di milioni di persone. E più concretamente, come si vedrà, nessun effetto su nuovi possibili incidenti.


Quest’anno, il 10 giugno scorso, nei pressi di Cadine, i fatti si ripetono, come spesso accade nella storia. Un uomo corre nel bosco con il suo cane e finisce, questa volta crediamo in modo del tutto involontario, per sfiorare i cuccioli di KJ2, per gli amici Libera, la quale reagisce attaccandolo. Il povero signor Molinari, a cui va tutta la nostra solidarietà umana, riporta ferite serie ma, nonostante tutto, se la cava. Va detto che anche questa volta, pur potendo sembrare cinico, l’orsa non uccide, dato che per gli esperti non è di poco conto. Va anche detto, molto schiettamente, che per qualsiasi orsa un umano che corre in direzione dei propri cuccioli, con un cane a fianco, rappresenta un pericolo gravissimo che va eliminato. E così fa Libera, reagendo in modo del tutto istintivo e naturale, non mostrando quel temibile eccesso di confidenza che può rappresentare un effettivo indice di pericolosità per l’uomo, tanto più che, dopo l’attacco, si eclissa e da oltre un mese non si fa più né vedere né trovare.
Come reagisce, invece la PAT? Non pensa, ovviamente, di scusarsi con la vittima dell’incidente per non averlo informato, per non aver affisso avvisi sulla presenza di orsi in fase riproduttiva in zona, per non aver diramato in modo efficace le norme corrette di comportamento da adottare con gli orsi, per non avergli messo a disposizione guide esperte che avrebbero potuto consigliare altri percorsi, per non avergli semplicemente imposto l’uso di un banale campanellino appeso allo zaino, così da essere sentito a distanza, permettendo a mamma orsa di radunare i suoi piccoli ed andarsene in pace. No, la PAT rifiuta tradizionalmente la prevenzione, pensa bene, al contrario, di rilanciare nuovamente l’immagine dell’orso killer, prospettando una sola soluzione: uccidere l’orsa cattiva anzi, chiedo scusa, “dannosa”. Inizia, quindi, a braccarla, impiegando enormi risorse umane (ma queste non potevano essere utilizzate prima e meglio?) e chiede al Ministro Galletti di poter iniziare a sparare liberamente agli orsi.


Ritenere di poter governare la presenza di queste creature ricorrendo solo alle misure di contenimento cruento di alcuni esemplari è pura illusione. Si tratta di un approccio bizzarro, pittoresco, funzionale allo show mediatico che ne può derivare e utile solo a chi ricerca qualche effimero consenso politico tra i cacciatori delle valli più sperdute, ma, come si è visto, che si rivela privo di efficacia sul piano gestionale, tanto per non parlare di sicurezza ed incolumità dell’uomo.
Eppure questa sembra, al momento attuale, l’unica strada concepita ed intrapresa dalla PAT, che continua a dimostrarsi ostinatamente sorda alle diffide e ai numerosi appelli lanciati anche dall’OIPA, che sta, ovviamente, valutando le azioni legali da intraprendere per contrastare la modifica del PACOBACE.


Molti attribuiscono alla PAT il merito di aver raggiunto l’obiettivo del progetto Life Ursus, nato nel 1999 con l’intento di rinfoltire lo sparuto manipolo di plantigradi autoctoni trentini, veri e propri reduci sopravvissuti alle persecuzioni umane ritirandosi nelle zone più impervie della regione, un obiettivo che prevedeva il raggiungimento di 40-60 esemplari sull’intero territorio provinciale.
E’ vero che, ad oggi, questi orsi ci sono, ma è altrettanto vero che le indispensabili azioni di accompagnamento sono state colpevolmente omesse per oltre quindici anni. La reintroduzione di grandi predatori in un’area alpina a forte impatto antropico non equivale a ripopolare un gruppo di caprioli in un ridente boschetto del Paese dei Balocchi: i requisiti minimi da assicurare ad un simile progetto, e alla sua buona riuscita, sono riassumibili in una gestione complessiva, salda e continuativa, che moduli in modo equilibrato e costante la presenza dei plantigradi accanto all’uomo ed alle sue attività. La PAT, per tutta la durata del progetto, pur avendo provveduto ad un buon monitoraggio degli animali reintrodotti, ha (ir)responsabilmente omesso tutte quelle attività che avrebbero, molto probabilmente, evitato sia l’attuale inasprimento nella relazione con questi animali da parte della popolazione trentina (fortemente condizionata da media locali ispirati al puro sensazionalismo), sia e soprattutto gli incidenti, o meglio l’incidente con l’orso.


Come già proposto alla PAT in diverse occasioni, l’OIPA Italia, rappresentata dalle sue delegazioni di Trento e di Bolzano ed in stretta collaborazione con esperti del calibro di Franco Tassi (ex Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo) e insieme ad altre associazioni, in particolare il WWF Italia rappresentato dal suo Presidente Regionale del Trentino Alto Adige (l’etologo e zoologo Dott. Osvaldo Negra), ha indicato chiaramente le strade da seguire per riscrivere la storia degli orsi in Trentino. Tutte queste proposte sono state elaborate all’interno di un progetto strutturato, i cui punti principali sono i seguenti:

• individuazione di un nucleo di “portatori di contenuti”, capaci di rispondere in modo competente a questioni relative alla biologia, all’ecologia e al comportamento degli orsi, così come di fornire precise indicazioni sulle misure di sicurezza ambientale ed individuale, sulla gestione dei danni da orso e dei relativi risarcimenti;
• organizzazione di incontri informativi locali dei suddetti “portatori di contenuti”, secondo un calendario reso pubblico e regolarmente aggiornato, destinati a tutte le persone coinvolte ed interessate dalla presenza degli orsi;
• organizzazione di convegni/dibattiti pubblici in cui intervengano testimonial di buona convivenza con gli orsi, in un confronto con realtà concrete, semplici e di successo;
• organizzazione di un corso di formazione per “Bear Rangers”, figure che agiscano come operatori specializzati in grado di monitorare la zona di loro competenza, di informare costantemente la popolazione locale sulla presenza degli orsi e di accompagnare i turisti in sicurezza nelle zone a maggior probabilità di incontro ravvicinato, perché queste diventino finalmente un polo d’attrazione eco-turistica;
• predisposizione e distribuzione di materiali informativi da diffondere massicciamente in tutto il Trentino e nelle APT italiane ed estere, come ad esempio brochure multilingue, manuali pratici, cartelli di avviso e di indicazione sulle norme comportamentali;
• programmazione di un sito web dedicato agli orsi, che fornisca consigli e suggerimenti su come godersi in modo sicuro le vacanze in Trentino, tramite il quale venga pubblicato periodicamente il “bollettino sugli orsi”, analogamente a come si fa per la neve; in pratica un valido strumento preventivo e nel contempo capace di promuovere la presenza dei plantigradi come attrazione turistica (azione già, in parte, realizzata dall’iniziativa privata www.bearme.it, con cui sarà eventualmente possibile raccordarsi);
• creazione e gestione, nelle zone ad alta densità di orsi, di aree di attutimento dell’impatto orso-uomo, come ad esempio i classici frutteti dedicati;
• individuazione e creazione di corridoi ecologici attraverso cui gli orsi possano autonomamente individuare le proprie vie di dispersione naturale, evitando eccessive concentrazioni sul territorio trentino;
• incentivazione e promozione di progetti eco-turistici in cui l’orso rivesta un ruolo centrale, fino alla creazione di consorzi e marchi di qualità ispirati e dedicati alla sua presenza sul territorio trentino;
• impiego attivo delle risorse presenti nel MUSE - Museo delle Scienze di Trento, per la diffusione di una “cultura dell’orso” attraverso progetti mirati, sia all’interno del museo che in forma itinerante.

Questi sono i prossimi passi da compiere, abbandonando la caccia alle streghe e le campagne di allarme collettivo finora perseguite dalla PAT. Se il nostro invito verrà colto, gli attuali governanti del Trentino potranno dimostrare, al mondo intero, che la sfida della convivenza pacifica di orso e uomo è non solo sostenibile, ma straordinariamente importante e meravigliosamente possibile.

15 ottobre 2015

giovedì 15 ottobre 2015

Il coniglio: un pet da compagnia estremamente diffuso ma ancora sconosciuto



animali-da-compagnia-in-italia.jpg 
 
Le statistiche sono chiare: gli animali che vivono in maggior numero nelle case degli Italiani restano cani e gatti. Accanto a questi però c'è una buona fetta di animali così definiti "esotici" composta da: tartarughe, conigli, criceti, cavie peruviane, cincillà ( in crescita), oltre a iguane, pesci, volatili di vario tipo, serpenti, gasteropodi etc etc. Alcuni hanno più di un animale in casa ma, a meno che non si tratti di cane o gatto, sono un pochino confusi riguardo la gestione e il veterinario a cui rivolgersi. 

Prima di tutto gli esotici necessitano un veterinario particolare, ossia esperto in animali esotici, specializzazione che non si ottiene seguendo i normali corsi universitari, ma si acquisisce in seguito frequentando ed aggiornandosi costantemente con corsi extra. E' quindi fondamentale se fate questa scelta, di verificare se vicino a voi c'è chi poi possa concretamente curare il vostro pet. 

I conigli sono "venuti alla ribalta" molto recentemente grazie ad una serie di proposte di legge che chiedono di inserirli a tutti gli effetti come animali da compagnia, accanto a cani e gatti. Peccato che la disinformazione viga sovrana: ancora in pochi sanno che il coniglio non vive mai in gabbia e non mangia assolutamente granaglie ma fieno e verdure, oltre a necessitare la libertà 24 ore su 24. Ormai tutto è a portata di click: basta sapere dove cercare per trovare quante più informazioni di gestione corrette. 

http://www.petsblog.it

lunedì 5 ottobre 2015

Cani e gatti, stop a divieto in cimiteri

Potranno accompagnare i loro padroni nelle visite al camposanto


Cani e gatti potranno entrare nei cimiteri insieme ai loro padroni, basta che siano accompagnati al guinzaglio. Cade così il divieto per gli amici a quattro zampe per quello che riguarda i cimiteri di Torino: potranno non solo accompagnare i loro padroni in visita a parenti e amici deceduti, ma potranno anche partecipare all'ultimo saluto all'interno delle strutture del capoluogo piemontese.
La norma che vietava il loro ingresso è stata eliminata dalla delibera di iniziativa consiliare presentata da Angelo D'Amico (FI) e Silvio Viale (PD), che ha così modificato il regolamento che vigeva all'interno dei cimiteri torinesi.
Cani e gatti potranno passeggiare al guinzaglio come se fossero in qualunque altro giardino, potranno accompagnare i loro padroni e potranno anche salutare i loro proprietari che sono passati a miglior vita.
A quando una legge nazionale di questo tipo?

5 ottobre 2015

Via | Ansa

domenica 16 agosto 2015

Congo: indigeni col telefonino per proteggere le foreste


Il telefono cellulare si è rapidamente diffuso nelle aree remote agricole e forestali dell'Africa, dove ogni altro tipo di comunicazione non esiste. Una nuova tecnologia messa a punto dalla Rainforest Foundation assieme all’associazione camerunese Foder (Forêts et Développement Rural) permette alle comunità forestali di denunciare in tempo reale il disboscamento illegale nei loro territori.

 Un sistema tecnologicamente innovativo, presentato oggi dalla Rainforest Foundation UK, permette ai popoli della foresta la possibilità di inviare rapporti geograficamente accurati e quasi istantaneo sull'abbattimento illegale di alberi, da parte di compagnie del legno o di piantagioni di olio di palma, da qualsiasi parte del mondo, anche dove non c'è a disposizione un cellulare, o connessione internet.
Le informazioni sulle attività illegali nella foresta possono essere raccolte utilizzando un computer, un tablet o uno smartphone e poi trasmesse a una mappa online tramite un trasmettitore modem satellitare in soli 20 secondi - al costo di un SMS. Le informazioni raccolte dal vivo mostrano dove è più urgente un'azione per prevenire la deforestazione. Il sistema è stato testato nelle foreste pluviali del Camerun, rivelando 20 potenziali casi di deformazione illegale. I risultati dei test di monitoraggio in tempo reale, insieme a maggiori dettagli su come funziona il sistema, può essere visto qui.

“La deforestazione illegale rappresenta una grave minaccia enorme per la nostra comunità. Questo sistema di monitoraggio in tempo reale ci permetterà di segnalare infrazioni alle autorità e alle associazioni, e al tempo stesso fare in modo che i responsabili possano essere identificati e puniti “ ha commentato Pascal, un rappresentante di una delle comunità forestali coinvolte nei test.
La stessa tecnologia può essere adatta per riportare altri tipi di crimine, come il bracconaggio, le violazioni dei diritti umani, o l'attuazione di meccanismi di pagamento di carbonio, come il REDD.
"La nostra tecnologia in 'tempo reale’ ha la possibilità di cambiare le regole del gioco, in quanto aiuta permette d coinvolgere direttamente i popoli delle foreste, anche nelle aree più remote, e questo può cambiare il modo in cui le foreste vengono controllate e governate - spiega Simon Counsell, della Rainforest Foundation. “Questo sistema può essere utilmente affiancato al monitoraggio via satellite, aggiungendovi dati provenienti dal territorio. Per questo invitiamo i governi dei paesi con grandi foreste a promuoverlo e a lavorare con noi in un test in scala reale su come il monitoraggio basato sulle comunità possa essere collegato a meccanismi di controllo formali già esistenti“.

http://www.salvaleforeste.it/

lunedì 10 agosto 2015

Honduras: ucciso attivista indigeno


29 luglio 2015 - Si chiamava Erasio Vieda Ponce ed era un leader della piccola comunità indigena dei Tolupán di Locomapa, nell'Honduras settentrionale, presumibilmente per mano di sicari assunti dai proprietari terrieri locali.  Erasio Vieda Ponce è la quinta vittima di un'ondata di omicidi mirati di attivisti indigeni della propria comunità, fatta oggetto delle minacce, della criminalizzazione fino all’omicidio a casa della sua opposizione alle compagnie minerarie e al taglio illegale di alberi nei loro territori.
 
Secondo i testimoni, Erasio Vieda Ponce è stato assassinato da due fratelli, Selvin e Marlon Matute, sui quali già pende un mandato d'arresto per l’omicidio di tre leader Tolupán commesso nell'agosto 2013. Malgrado il mandato di arresto, i due hanno continuato indisturbati a frequentare regolarmente Locomapa. Solo due mesi fa, un altro membro della comunità indigena è stato picchiato a morte dopo aver ricevuto minacce. Secondo il locale gruppo in difesa dei diritti indigeni, il Movimento per la Dignità e giustizia (Movimiento Amplio por la Dignidad y La Justicia - MADJ) le autorità locali non hanno fatto nulla per consegnare gli assassini alla giustizia.

Secondo Global Witness, l'Honduras è uno dei paesi più pericolosi per gli attivisti: il piccolissimo stato conta almeno 101 persone uccise tra il 2010 e il 2014. "I membri delle comunità indigene dell'Honduras vengono uccisi perché osano difendere dei loro diritti nella loro terra", spiega Billy Kyte, di Global Witness. “A Locomapa, assassini continuano a circolare liberamente, regolarmente avvistati dalla comunità, senza che le autorità facciano nulla. Il Tolupán stanno pagando con il sangue per l'inazione del loro governo “.

Negli ultimi anni si è registrato un drammatico incremento di omicidi ai danni di attivisti impegnati nella difesa dell’ambiente. Almeno 116 attivisti ambientalisti sono stati assassinati nel 2014. Circa il 40% delle vittime erano indigeni, e quasi tre quarti degli omicidi sono stati commessi in Centro e Sud America. In Honduras - il paese più colpito  - morti e la violenza sono collegati all’espansione delle piantagioni, dello sfruttamento minerario e della costruzioni di dighe, mentre le leggi sulla tutela ambientale sono state abolite, e i killeer godono della quasi totale impunti.
 
La comunità indigena dei Tolupán dal 2009 si oppone  a un progetto minerario che ha occupato vasti terreni di Locomapa senza una previa consultazione delle comunità interessate. I membri della comunità Tolupán hanno inoltre denunciato i taglialegna illegali di saccheggiare le loro foreste.

Nell’agosto  agosto 2013 i fratelli Matute, presumibilmente assunti da una compagnia mineraria locale, hanno aperto il fuoco su una dimostrazione pacifica, uccidendo i leader indigeni Armando Funez Medina, Ricardo Soto Funez e María Enriqueta Matute. Molti membri della comunità hanno dovuto passare sei mesi nascosti fino a quando sono state concesse misure di protezione da parte della Commissione per i diritti umani inter-americana (CIDH). Uno di questi però, Luis de Reyes Marcia, è stato trovato ucciso il 5 aprile scorso, dopo aver presentato alla polizia una denuncia per minacce di morte. Il mese scorso la casa della moglie è stata di nuovo presa di mira a colpi di arma da fuoco da sconosciuti.
 

venerdì 7 agosto 2015

A Pantelleria convertitore genera energia con onde del mare

Il 7 agosto sarà ormeggiato a 800 metri dalla costa


TORINO, 5 AGO - Il Politecnico di Torino e lo spin off Wave for Energy hanno sviluppato il primo dispositivo italiano per la produzione di energia elettrica dalle onde del mare. Il 7 agosto sarà ormeggiato a 800 metri dalla costa di Pantelleria. Il progetto, che ha visto il supporto di Enea e IAMC-CNR e ha ricevuto finanziamenti da Regione Piemonte e Regione Sicilia, parte dalla consapevolezza dell'enorme potenziale energetico del moto ondoso come fonte di energia rinnovabile. La potenza disponibile, normalmente riferita all'unità di lunghezza del fronte d'onda, varia dai 25 kW/m nell'Europa del sud (Isole Canarie), fino a 75 kW/m delle coste irlandesi e scozzesi. Anche nel Mar Mediterraneo la potenza disponibile è significativa ed è compresa tra 4 e 11 kW/m. Estraendo soltanto il 5% del potenziale tecnico di risorsa disponibile per l'Europa,l'energia da moto ondoso potrebbe fornire elettricità a 12 milioni di case. In una prima fase di esercizio, il sistema non sarà connesso alla rete elettrica dell'isola, ma nel mese di settembre/ottobre si provvederà alla posa del cavidotto ed alla successiva connessione alla rete di distribuzione. Il sistema ISWEC consentirà di produrre energia elettrica ad un costo più competitivo rispetto a quello necessario per produrre elettricità sull'isola di Pantelleria.
La tecnologia, sviluppata seguendo le direttive della Blue Growth Strategy indicate dalla Commissione Europea, è denominato ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter). La centrale di energia è composta da un gruppo giroscopico alloggiato all'interno di un galleggiante ormeggiato sul fondale marino.

L'interazione tra le onde del mare, lo scafo e il sistema giroscopico all'interno permette la generazione di energia elettrica da immettere in rete. Rispetto agli altri sistemi in fase di sviluppo in Europa ISWEC si distingue per un impatto ambientale estremamente ridotto, in quanto non richiede per il suo funzionamento vincoli fissi sul fondale, ma solo di un ormeggio e per l'adattabilità alle diverse condizioni d'onda.


(ANSA)

lunedì 27 luglio 2015

Galateo in viaggio

PAESE CHE VAI GAFFE CHE FAI

Pechino vuole istituire dei corsi di etichetta per i cinesi che vanno in vacanza all'estero (140 milioni nel 2014) perché - tra cattive abitudini come sputare, spingere in coda e lasciare cadere dalla bocca sul tavolo del ristorante i bocconi non graditi - creano problemi d'immagine alla seconda economia mondiale. E gli italiani oltre confine come si comportano? Sono 12,7 milioni (contro i 17 milioni del 2007) gli italiani che, anche per pochi giorni, vanno in vacanza all’estero. Siamo più educati dei cinesi ma, soprattutto in Estremo Oriente, appariamo un po' grossolani e provinciali.


FIGURACCE IN GIAPPONE

Emblematica l'avventura d'un nostro imprenditore a Tokyo. Per suggellare l’affare concluso ha alzato il bicchiere e invitato a brindare con un 'cin cin'. I partner sono sbiancati, in giapponese quel termine è la più volgare accezione di 'pene'. Solo l’ultimo d'una serie di errori. Ha scambiato i biglietti da visita con una sola mano e li ha subito intascati: gesti che testimoniano scarsa considerazione. La business card (primo approccio d'un popolo timidissimo) va data e presa con due mani, va guardata e tenuta sul tavolo sino a fine incontro. É entrato in casa del suo ospite senza togliersi le scarpe. Non s'è inchinato davanti a sua moglie ma le ha stretto con forza la mano: due manifestazioni d'arroganza. Ha rifiutato la rituale tazza di tè dicendo di preferire il caffè: è segno di benvenuto e, se non la si gradisce, basta portarla alle labbra. Ha interrotto il cliente e alzato il tono di voce durante la contrattazione rischiando di 'fargli perdere la faccia'. In Oriente non bisogna urlare né perdere la pazienza, tanto più se si ha bisogno d’aiuto. La filosofia confuciana, base delle società del Far East, non prevede il rifiuto. L’aggressività mostra debolezza. Se vi alterate perché l’affare non si conclude rischiate di perderlo. Il nostro amico, raffreddato, s'è poi soffiato rumorosamente il naso a tavola: volgarità paragonabile a scoreggiare in pubblico in Europa, bisogna tamponare e se non si resiste si va in bagno.


GIRO DEL MONDO DI FIGURACCE

Viaggiando in culture diverse è facile fare gaffe. A tavola in Cina, se si è ospiti, mai rifiutare il cibo offerto, basta assaggiare, né finire tutto quel che c’è nel piatto, va lasciato qualche chicco di riso per mostrare che il pasto era abbondante. E mai piantare le bacchette in una ciotola di riso: è una pratica funeraria.
 

IN MEDIO ORIENTE

Nel mondo islamico, accavallare le gambe mostrando la suola delle scarpe (immonda) è un insulto e può provocare reazioni violente. A fine pranzo la tazzina del caffè viene continuamente riempita, se non ne volete più non dovete coprirla con la mano (offensivo) ma rovesciarla. E una donna non deve mai toccare un uomo in pubblico: in Iran è addirittura reato. In Medio Oriente come in India, se si diventa amici con una persona dello stesso sesso è normale passeggiare mano nella mano: non sottintende proposte gay, chi lo rifiuta nega l’amicizia. E nei bazar non s'inizia una contrattazione se non si vuole comprare un prodotto: è un lavoro non un gioco.
 

IN INDIA NON TOCCATE LE TESTE DEI BAMBINI

In India e nei Paesi buddisti è disdicevole accarezzare la testa dei bambini, perché è la sede del chakra Sahasrara: se toccata da uno sconosciuto – forse impuro e comunque fuori casta – dev’essere al più presto sanata con riti di purificazione. Le donne non devono mostrare le spalle: parte erogena al contrario del ventre che qui è esibito nudo da sotto il seno fino al pube. Mai dichiararsi atei: priva del senso di appartenenza, se siete europei per loro siete cristiani, la risposta giusta è <Dio è uno>. Le persone si salutano a mani giunte, come in preghiera, non stringendo la mano. Non bisogna toccare i bramini, la casta sacerdotale. E nemmeno sfiorare le persone con la mano sinistra: serve per l’igiene intimo. Si mangia con la mano destra. Un rutto dopo pranzo manifesta gradimento. Se vi trovate a cena da una famiglia sikh dovete finire tutto quel che c’è nel piatto: avanzarlo è un insulto alla povertà.
 

IN AUSTRALIA E AL PUB

In Australia se parlate con un aborigeno potete toccarlo e non guardarlo negli occhi: lo sguardo diretto viola la loro interiorità. Nei Paesi anglosassoni il cenno che facciamo in Italia con le dita per ordinare due birre al bar è la più triviale offesa.
 

GUIDE ALL'ETICHETTA

Una giungla di atti e parole tra cui è difficile districarsi. Ci provano le Culture Shock! Guides to Customs and Etiquette, manuali di galateo e stile di vita in inglese dei maggiori Paesi: in vendita su Amazon. Utili anche le guide in italiano Mind the Gap edite da Morellini.

Pubblicato su La Stampa 11 luglio 2015

27/07/2015
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lunedì 18 maggio 2015

DDL ecoreati approda in Aula il 19 maggio

Nell'attesa di martedì Legambiente e Libera lanciano appello ai senatori.

18 maggio 2015
 
DDL ecoreati approda in Aula il 19 maggio Il ddl sugli ecoreati approda in Aula il 19 maggio. In vista di martedì Legambiente e Libera lanciano un appello ai senatori M5s e Sel affinché dicano 'no' agli emendamenti in Aula ricordandogli che il ''destino del ddl è nelle loro mani''.
''Il solo modo di approvare in via definitiva il ddl ecoreati è licenziarlo così com'è, senza cambiare neanche una virgola - osservano le due associazioni - facciamo appello alla vostra sensibilità sul tema per fare in modo che tutti gli emendamenti presentati in Aula vengano bocciati, anche con il vostro voto contrario''. Il disegno di legge sui reati ambientali è infatti ''ormai ad un passo dal traguardo, eppure da più parti si sta tentando di affossare questo provvedimento che il Paese attende da 21 anni con un balletto di voti e di emendamenti sul tema dell'air gun'', delle ''vere e proprie 'polpette avvelenate'''.

''Ci rivolgiamo direttamente a voi - spiegano nella lettera Legambiente e Libera - per due ragioni specifiche: il vostro ruolo fondamentale nella definizione del disegno di legge sugli ecoreati; la vostra forte attenzione, che condividiamo, al tema dell'air gun e dei suoi gravissimi impatti ambientali. Le due esigenze, approvare quanto prima i delitti ambientali e bloccare l'uso dell'air gun con lo strumento del codice penale, sono entrate, purtroppo, palesemente in conflitto, non per vostra responsabilità''.

''Quello che vi chiediamo pubblicamente - concludono Legambiente e Libera - è di annunciare che non voterete in Aula tutti gli emendamenti presentati a partire da quelli di Forza Italia e Gal''; perché visti i numeri del Senato ''il destino del disegno di legge e la domanda di giustizia delle popolazioni delle aree d'Italia ferite dagli sfregi ambientali è davvero nelle vostre mani''.

Un appello accolto con piacere dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti: ''Sono lieto di leggere appello Legambiente e Libera a parlamentari perché si approvi testo ecoreati senza modifiche. Verso traguardo storico''.


Fonte: Ansa.it

giovedì 14 maggio 2015

Europa: minaccia per un uccello su tre
L'allarme arriva dal rapporto State of Nature dell'Unione europea


Europa: minaccia per un uccello su tre
Dall'allodola alla tortora, un uccello su tre in Europa è a rischio, in particolare per la pressione dell'agricoltura e per politiche non sostenibili sull'uso del suolo. L'allarme arriva dal rapporto State of Nature dell'Unione europea, la cui bozza è stata visionata in anteprima dal Guardian, dal quale emerge il drammatico declino di specie aviarie un tempo molto comuni.

Il rapporto, come scrive l'edizione online del quotidiano britannico, spiega che le popolazioni di tortore hanno subito un tonfo di oltre il 90% dal 1980 e questa specie potrebbe essere presto inserita nella "lista rossa" della International Union for the Conservation of Nature (Iucn), quella che elenca le specie a rischio estinzione nel mondo. Si è quasi dimezzato invece il numero di allodole e di ortolani, quest'ultimo è un uccello canterino di piccole dimensioni illegalmente cacciato, cucinato e mangiato per intero in Francia.

Degli 840 habitat naturali esaminati dall'Agenzia europea dell'Ambiente per il rapporto, il 77% viene indicato in "cattive condizioni", con un terzo circa che si è deteriorato dal 2006. Appena il 4% ha registrato un miglioramento. La minaccia principale arriverebbe dall'agricoltura intensiva. Senza contare che i costi derivanti dalla perdita di biodiversità per l'Europa sono stimati intorno ai 450 miliardi di euro all'anno, il 3% del Pil. Il rapporto, scrive il Guardian, si basa sui dati compilati da 27 Paesi Ue e riferiti al periodo 2007-2012. Sarà diffuso dalla Commissione Ue entro la fine di quest'anno.


Fonte: Ansa.it

martedì 12 maggio 2015

Biscotti Gentilini, senza più olio di palma

Biscotti Gentilini, senza più olio di palma

11 maggio 2015 - Gentilini dice addio all'olio di palma nei biscotti e in altri prodotti alimentari a proprio marchio. Quello dell'olio di palma nei prodotti alimentari negli ultimi tempi rappresenta un problema molto discusso non soltanto da parte dei cittadini e degli ambientalisti. Le aziende stanno dando inizio a un cambio di rotta. Tra queste, la Gentilini, che attraverso la propria pagina Facebook ha annunciato il cambio di policy: "Voi avete parlato e noi vi abbiamo ascoltato. È ufficiale: nei nostri prodotti NON è più presente l'olio di palma. Condividete questo post per far sapere a tutti che Gentilini è amica della salute e dell'ambiente! Tradizione e qualità dal 1890!" – ecco il messaggio comparso negli ultimi giorni sulla pagina Facebook di Gentilini Biscotti.

L'azienda ha precisato che in fase di transizione nei prossimi giorni i consumatori troveranno ancora nei supermercati prodotti che contengono olio di palma. Ma alla fine di questo periodo di passaggio i biscotti Gentilini in vendita nei negozi non conterranno più il tanto discusso ingrediente, che l'azienda sta sostituendo con olio di girasole e burro.
Sono ormai note a tutto il mondo le implicazioni della produzione di olio di palma per l'ambiente e per la salute dei consumatori. La coltivazione industriale di palme da olio è causa di deforestazione, porta alla scomparsa delle foreste primarie in Indonesia e Malesia e quindi degli habitat naturali di oranghi e altri animali in via di estinzione.
Anche il Consiglio Superiore della Sanità del Belgio aveva sconsigliato il consumo di olio di palma, indicandolo come dannoso deleterio alla salute. Secondo uno studio scientifico infatti, il consumo di prodotti contenenti olio di palma potrebbe essere legato al diabete.

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domenica 29 marzo 2015

Principali cause di morte nel mondo occidentale
A cura di Marcello Pamio, tratto dalla dispensa "Le malattie inventate", di prossima pubblicazione

Principali cause di morte in America
Negli Stati Uniti d’America, la prima causa di morte sono le malattie cardiovascolari, la seconda i tumori e la terza sono gli errori dei medici (si prescrivono farmaci tossici, si sbagliano le diagnosi e le operazioni).
Secondo il prestigioso Journal of the American Medical Association (JAMA, nr. 284 del 26 luglio 2000), il giornale ufficiale del potentissimo sindacato dei medici americani: «gli interventi chirurgici non necessari, gli errori medici, gli effetti collaterali dei farmaci, ecc. causano lo stesso numero di morti delle cardiopatie e dei tumori. Più di 250.000 persone muoiono ogni anno per l’operato dei medici. Parliamo solo di morti, senza contare le menomazioni permanenti, le lesioni o le patologie più gravi che insorgono per effetto di farmaci o interventi di chirurgia. Il numero di persone che sviluppano disabilità, disturbi seri e cronici o malattie correlate a farmaci e interventi chirurgici potrebbe superare i 3 milioni all’anno»[1]
Ecco le classifica delle prime tre cause di morte negli States, con i rispettivi dati:

1) Malattie cardiovascolari: 869.724[2] morti (anno 2004)
2) Tumori: 559.000[3] morti (anno 2007)
3) Medici: 250.000[4] morti (anno 2000)

Principali cause di morte in Italia
In Italia la situazione è pressoché uguale, se non peggiore, come vedremo.
Le malattie cardiovascolari uccidono nel nostro paese circa 242.000 persone, di cui 73.000 provocati solamente dall’infarto.[5]
Sono 1.500.000 i malati già affetti da cardiopatia ischemica[6] e oltre 1.150.000 i ricoveri annuali sempre per queste patologie.[7]
Il tumore, dati Istat, uccide ogni anno oltre 162.000 persone.
Secondo Assinform (editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo sanitario), ogni anno muoiono a causa di errori dei medici circa 50.000 persone.
Oltre 130 persone al giorno muoiono per un qualche errore.
Quindi le prime tre cause di morte, anche da noi sono:

1) Malattie cardiovascolari: 242.000 morti (anno 2007)
2) Tumori: 162.000 morti (anno 2005)
3) Medici: 50.000 morti (anno 2004)

La popolazione americana è di circa 300 milioni di persone, mentre quella italiana raggiunge a mala pena i 60 milioni. Il che significa che l’America ha 6 volte il numero degli abitanti italiani.
Ma le prime tre cause di morte da noi non sono un sesto di quelle d’oltreoceano. 

Mi spiego meglio.
Se su 300 milioni di abitanti, ogni anno in America ne muoiono 870.000 per malattie cardiovascolari, si dovrebbe ipotizzare che da noi, con un sesto della loro popolazione, i morti siano appunto un sesto (870.000 : 6 = 145.000). Invece non è così, perché da noi ogni anno ne muoiono oltre 240.000. Come mai questa differenza?
Lo stesso per i tumori. In America ogni anno 559.000 persone non ce la fanno a superare le terapie chimiche debilitanti (chemio e radio); da noi invece di essere sei volte di meno rispetto i loro dati (559.000 : 6 = 93.000), sono oltre 160.000.
Idem per la cause iatrogene. Nel nuovo continente, ogni anno gli errori dei medici provocano la morte di 250.000 persone; da noi invece di essere sei volte di meno (250.000 : 6 = 41.600) sono 50.000.

Per tanto prima di giudicare la sanità statunitense, sarebbe meglio guardarsi in casa propria. La nostra sanità, a parità di popolazione, è peggiore di quella americana e provoca più morti ogni anno.
Con questo non si vuole assolutamente attaccare e/o criticare la classe medica, ma sottolineare semplicemente che anche i medici, dall’alto della loro sapienza e conoscenza, possono sbagliare. E sbagliano!
Anche i medici sono esseri umani, e in quanto tali, sono perfettibili.
Ultima ma importante avvertenza: tutti i farmaci sono sostanze chimiche di sintesi - cioè fatte in laboratorio di derivazione petrolifera - tra le più pericolose in commercio.
Il loro uso inappropriato provocherà conseguenze inaspettate.
Un esempio per tutti gli antibiotici. Questi farmaci non servono a nulla contro i virus, eppure vengono prescritti da medici e assunti da pazienti per infezioni virali, per esempio.
Gli antibiotici lo dice il nome stesso (“anti-bios” = contro la vita), distruggono i microrganismi patogeni (batteri, microbi, ecc.) ma anche quelli sani e importanti alla vita, come la flora batterica intestinale. Una flora intestinale distrutta, non riuscirà a tenere sotto controllo la crescita di altri microrganismi pericolosi, permetterà per esempio alla Candida di proliferare indisturbata nell’intestino e successivamente in tutto il corpo.
Oggi la Candida rappresenta un grosso problema sanitario, poco considerato anche dai medici, la cui diffusione dipende da un organismo acidificato e pregno di farmaci.
Di tutti i farmaci è necessario leggere attentamente il foglietto illustrativo (il bugiardino) dall’inizio alla fine, per prendere coscienza degli effetti indesiderati, degli effetti secondari e collaterali. Leggerlo prima di prendere qualsiasi farmaco, e non dopo.

giovedì 26 marzo 2015

Tonno rosso del Pacifico, ne è rimasto un unico superstite
Il Tokyo Sea Life Park ne ospitava quasi 160 esemplari


26 marzo 2015

Tonno rosso del Pacifico, ne è rimasto un unico superstite
Il tonno rosso del Pacifico è a rischio di estinzione in natura e, da ultimo, anche nel Tokyo Sea Life Park, il parco marino sulla baia della capitale nipponica dove da fine 2014 si è verificata l'inesorabile moria di quasi 160 esemplari fino a lasciare un unico superstite. Un fenomeno che ha creato numerosi grattacapi agli esperti, incapaci di fornire spiegazioni scientifiche sull'accaduto che ha decimato una delle principali attrazioni del parco: gli esami fatti sull'ultimo tonno morto, infatti, hanno portato alla verifica della spina dorsale rotta.

La grande vasca è stata inaugurata nel 1989, hanno riportato i media locali, ma è la prima volta che si è registrato "come un suicidio di massa. Stiamo studiando cosa abbia potuto causare la moria di pesci e abbiamo il sospetto che possa trattarsi di fattori che non erano presenti prima", ha affermato un portavoce del Sea Life Park. C'è una gamma di possibilità al setaccio: dalla illuminazione ad altri fattori "di stress" fino alla presenza di sostanze tossiche nell'acqua. Prima del singolare fenomeno, nella grande vasca da 2.200 tonnellate e da 30 metri di diametro c'erano 69 tonni rossi, 52 tonni orientali piccoli e 38 del tipo bonito: a dicembre l'inesorabile tracollo fino ai 30 ancora vivi a metà gennaio. L'unico indizio è quello maturato durante precedenti esami: una sorta di virus tra alcuni dei pesci morti, ma non del tipo risultato di solito letale negli allevamenti ittici. Insomma, il mistero continua.

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sabato 17 gennaio 2015

Le tigri sono senza futuro. e' allarme!

Potrebbero estinguersi entro il 2050. E con loro anche panda, rinoceronti ed altre 440 specie.


17 gennaio 2015

Le tigri sono senza futuro. e' allarme! Le tigri sono senza futuro. E entro il 2050 potrebbero estinguersi. A minacciare seriamente una delle specie più affascinanti del pianeta è l'attuale modello di sviluppo socio-economico che, se perseguito nella direzione di oggi, porta ad un aumento drastico dei tassi di deforestazione e di emissioni di CO2 e, conseguentemente, ad un aumento del rischio di estinzione per una specie su quattro di carnivori e ungulati. L'allarme arriva da recente ricerca che ha stimato l'impatto di futuri scenari di sviluppo antropico sulla conservazione delle specie di ungulati e carnivori del mondo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Conservation Letters e coordinato da ricercatori della Sapienza Università di Roma, parla chiaro, senza un'inversione di tendenza, entro 35 anni appena, oltre alle tigri anche i panda, i rinoceronti e altre 440 specie potrebbero scomparire dal nostro pianeta. Ed a queste specie si aggiungerebbero quelle già minacciate oggi, nessuna delle quali migliorerebbe il proprio status di conservazione secondo l'attuale modello di sviluppo socio-economico.
Dalla ricerca sugli indicatori di biodiversità emerge, però, una soluzione per evitare questo disastro ambientale, il 'Consumption Change'. "Abbiamo scoperto che uno scenario alternativo esiste ed è in grado di eradicare fame e povertà e di migliorare il benessere umano in generale, raggiungendo al contempo un miglioramento dello stato di conservazione della biodiversità" spiega Piero Visconti, ricercatore affiliato presso il laboratorio Global Mammal Assessment del dipartimento di Biologia e biotecnologie C. Darwin della Sapienza e al centro di Microsoft Research, a Cambridge. In questo scenario di 'Consumption Change', l'accesso alle risorse alimentari, energetiche e idriche da parte delle fasce più povere della popolazione umana aumenterà fino a raggiungere i 'Millennium Development Goals' delle Nazioni Unite.
"Questa è la prima volta in cui si dimostra che le azioni individuali per il raggiungimento di uno stile di vita più sostenibile, come ad esempio il ridotto consumo di carne, possono avere nel loro insieme un enorme impatto per la biodiversità del mondo" sottolinea Carlo Rondinini, coordinatore del laboratorio Global Mammal Assessment. "Questo studio offre preziose informazioni per il lavoro di Ipbes, la Piattaforma Intergovernativa per la Biodiversità ed i Servizi Ecosistemici dell’Onu, il cui compito è di indicare alle Nazioni Unite le politiche ambientali e socio-economiche necessarie a limitare la grave perdita di biodiversità in atto" conclude Rob Alkemade dell’Agenzia per l’Ambiente Olandese e capo dell’Unità di Supporto Tecnico su modelli e scenari di Ipbes.

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lunedì 12 gennaio 2015

India: Incendi devastanti si divorano le foreste del Kashmir

11 gennaio 2015 - Le fiamme infuriano nei distretti di Kehmil, Zangli e Karnah, nel Kashmir settentrionale, divorando alberi e piante medicinali, e minacciando la sopravvivenza delle tribù indigene che vivono ai piedi delle zone colpite. Malgrado gli abitanti locali abbiano prontamente informato le autorità dell’espandersi delle fiamme, gli interventi sono stati blandi e gli incendi continuando ad espandersi. "Un paio di ufficiali forestali sono venuti a controllare il fuoco, ma senza la necessaria attrezzatura sono riusciti a fare ben poco. Sono necessari invece macchinari appropriati e manodopera specializzata, i funzionari non sono riusciti a controllare gli incendi, che infuriano senza tregua," ha spiegato Mohammad Anwar, uno dei residenti, allaa stampa locale.

Secondo i residenti della zona una ben organizzata di contrabbandieri è attiva nella regione, e le foreste sarebbero state intenzionalmente date alle fiamme, con la complicità degli stessi funzionari forestali che avrebbero bruciato i ceppi degli alberi abbattuti dai contrabbandieri.
Secondo un ufficiale forestale, che ha chiesto di restare anonimo, gli incendi sarebbero invece causati dalle forze di sicurezza che pattugliano le foreste per controllare gruppi ribelli, e che bruciano arbusti per riscaldarsi, o che gettano mozziconi accesi di sigarette.

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domenica 4 gennaio 2015

11 cose che deprimono il Sistema Immunitario


di M. Chan - traduzione di Anticorpi.info - 4 gennaio 2015

L'habitat, gli alimenti, i farmaci assunti e lo stile di vita, possono incidere negativamente sul nostro sistema immunitario. Avere un'idea delle modalità con cui ciò accade può fare una notevole differenza nella prevenzione di molte patologie.

1. Zuccheri
Il saccarosio deprime il sistema immunitario e drena minerali preziosi dall'organismo. Anche in piccole dosi lo zucchero è dannoso per la salute. Assumere 100 grammi (8 cucchiai) di zucchero, equivalenti a circa due lattine di una bibita, può ridurre del 40% l'attività germicida dei nostri globuli bianchi. L'effetto di depressione immunitaria provocato dallo zucchero ha inizio circa 30 minuti dopo l'assunzione e dura fino a cinque ore. Al contrario l'ingestione di carboidrati complessi o amidi non produce alcun effetto sul sistema immunitario. Se si assume zucchero di mattina, pomeriggio e sera, l'organismo resta cronicamente in uno stato di caos che alla lunga diventa nocivo. Inoltre, lo zucchero è un killer di nutrienti, cioè provoca la non assunzione di sostanze nutritive! Alcuni nutrienti sono neutralizzati dallo zucchero nel processo metabolico.

2. Carenza di sonno
Avrete notato che la scarsa quantità di sonno comporti un incremento delle probabilità di contrarre raffreddori o altre infezioni. La carenza di sonno può causare un incremento di produzione dell'ormone dello stress, e maggiore predisposizione alle infiammazioni. Anche se i ricercatori non sono esattamente certi di come il sonno riesca a rinsaldare il sistema immunitario, è appurato che fare almeno sette ore di sonno ogni 24 sia un grande aiuto per la conservazione di una buona salute. La carenza di sonno inoltre influisce negativamente sulla secrezione di melatonina. La melatonina è una potente barriera contro i radicali idrossili e due volte più efficace della vitamina E contro i radicali perossidici.

3. Vaccini
Contrariamente al parere di molti medici, i vaccini indeboliscono il sistema immunitario, piuttosto che fortificarlo (v. correlati). Non di rado contengono sostanze chimiche e metalli pesanti come mercurio e alluminio, cioè agenti immuno-depressivi. Il mercurio provoca cambiamenti nell'attività dei linfociti, diminuendone la vitalità. I vaccini inoltre alterano alcuni equilibri a livello di anticorpi, proprio come accade nelle patologie comprese sotto il nome di AIDS. Il nostro sistema immunitario si sovraccarica per fare fronte a sostanze estranee come i metalli pesanti, mentre i virus sono liberi di riunirsi in una comunità, crescere e moltiplicarsi. E' un po' come cercare di nuotare dopo essere stati incatenati e ammanettati.

4. Farmaci
Man mano che la ricerca progredisce, viene fuori che centinaia di farmaci accrescono la suscettibilità alle infezioni e deprimono le funzioni immunitarie. I ricercatori hanno osservato una riduzione delle citocine (ormoni messaggeri del sistema immunitario) in un numero significativo di consumatori di antibiotici. Molti farmaci ostacolano gli effetti suscitati dalla sinergia tra le cellule immunitarie ed i tessuti e gli organi deputati alla difesa dell'organismo da malattie, infezioni e virus. La maggior parte dei farmaci contengono anche un elevato livello di specifiche tossine che decimano i batteri benevoli intestinali, i quali sono una fonte primaria di protezione dell'organismo umano. Di conseguenza, l'uso a lungo termine di farmaci è associato ad una maggiore frequenza e durata delle infezioni.

5. Alcol
E' ormai cosa assodata che il consumo abituale a lungo termine di alcol produca gravi conseguenze nella salute fisica e mentale delle persone. Bere un paio di bicchieri di vino al giorno è generalmente considerato un buon modo per aiutare la salute cardiovascolare e del cervello. Ma un studio della Rutgers University ha indicato che il consumo costante possa ridurre del 40% la produzione di cellule cerebrali in un adulto. L'alcol inoltre nuoce alla capacità del sistema immunitario di combattere infezioni e malattie. Il consumo eccessivo di alcol alla lunga conduce alla deficienza immunitaria in due modi: carenza nutrizionale e riduzione dei globuli bianchi. L'alcol altera la metabolizzazione dei nutrienti a causa dei danni che causa alle cellule nel tratto digestivo, e interferisce con la secrezione di alcuni enzimi necessari alla digestione. L'alcol può anche impedire l'assorbimento di importanti vitamine al livello epatico.

6. Cereali raffinati
I cereali raffinati come la farina bianca, il riso istantaneo, la pasta arricchita e molti tipi di fast food contengono poche sostanze nutritive e poche fibre rispetto alle controparti integrali. Un consumo prolungato eccessivo di cereali raffinati e cibi altamente trasformati contenenti pesticidi, additivi chimici e conservanti può indebolire il sistema immunitario e predisporre ad alcune malattie croniche. Uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition ha appurato che nelle 5 ore successive l'ingestione di 100 grammi di alimenti trasformati la capacità battericida dei globuli bianchi si riduca notevolmente. La nostra dieta moderna fatta di prodotti alimentari trasformati, take away e pasti da microonde potrebbe essere concausa del forte incremento delle malattie autoimmuni come la sclerosi multipla, ma anche dell'alopecia, dell'asma e degli eczemi.

7. Stress cronico
Un lieve livello di stress può giovare all'organismo. Il modo di gestire, reagire e affrontare lo stress è un fattore importante per la salute. Molte persone ignorano che il livello di stress abbia una grande influenza sull'efficienza del nostro sistema immunitario. Lo stress cronico incrementa i livelli di cortisolo, e ciò riduce la produzione di prostaglandine 'buona.' Lo stress cronico può rendere più soggetti a raffreddori e influenze stagionali, e può concorrere a problemi di salute più gravi, come patologie cardiache, diabete e altre malattie. Praticando attività di riduzione dello stress come lo yoga, la meditazione e le risate, è possibile evitare che l'organismo entri in uno stato di stress cronico.

8. Carenza di vitamina D
Quando la vitamina D si lega ad alcuni specifici recettori, si innesca una catena di eventi in cui molti agenti patogeni, ad esempio le cellule tumorali, sono neutralizzati. La carenza di vitamina D può quindi indebolire questo sistema, con susseguente incremento delle probabilità che la malattia si sviluppi. È uno dei motivi per cui le persone che vivono nei pressi dell'equatore hanno un'incidenza molto inferiore (o assente) di molte malattie. Benché la vitamina D possa essere assunta mediante alcune limitate fonti alimentari, il miglior modo di sintetizzarla è l'esposizione diretta al sole durante i mesi primaverili ed estivi. 30 minuti di esposizione a torso nudo nei mesi più caldi equivalgono a circa 10.000 unità (UI) di vitamina D.

9. Disidratazione
La disidratazione cronica può influire in molti modi sullo sviluppo di malattie croniche. Alcune evidenze indicano che la disidratazione possa essere correlata alla suscettibilità ad alcune specifiche forme tumorali. E' di vitale importanza mantenere un buon livello di idratazione per supportare la eliminazione dei sottoprodotti di qualsiasi malattia e aiutare il sistema immunitario a combattere le infezioni. La disidratazione può influenzare la vostra energia, il vostro sonno e la vostra capacità di espulsione delle tossine dal'organismo.

10. Ansia e paura
Le emozioni negative possono pregiudicare le funzioni dell'organismo. Come nel caso dello stress, se cronicizzate le emozioni negative comportano un drammatico incremento del livello di cortisolo. I rischi della vita moderna agiscono come una morsa sull'immaginazione della gente. I sociologi la chiamano Fenomenologia della Società del Rischio, descrivendola come una cultura sempre più preoccupata da minacce di ogni tipo, sia reali che percepite, ma di certo interiorizzate. La paura crea un senso di urgenza nel corpo e stimola la reazione del sistema simpatico. L'ansia e la paura influenzano l'intero stato di salute del corpo, i livelli ormonali e il modo in cui le nostre cellule immunitarie sono in grado di difenderci.

11. Additivi alimentari industriali e tossine
Additivi e coloranti usati dall'industria alimentare sono tra le principali cause di ADHD, asma, cancro e molte altre malattie, in quanto responsabili della creazione un ambiente tossico per la nostra salute. Ogni anno i produttori di alimenti integrano 15.000.000 di dollari di coloranti alimentari artificiali nei cibi americani - e tale stima ha preso in considerazione appena otto diverse varietà di cibo, secondo quanto affermato dal Centro per la Scienza nell'Interesse Pubblico (CSPI). Oltre a tumori, malformazioni congenite e reazioni allergiche, le miscele di tossine alimentari industriali possono causare malattie autoimmuni.

Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Prevent Disease
Link diretto: http://preventdisease.com/news/14/121014_11-Significant-Factors-Guaranteed-Depress-Immune-System.shtml
Traduzione a cura di Anticorpi.info