giovedì 28 luglio 2022

Sincronia energetica

 

Tra gli studi dello psicologo Gary Schwartz ce n'è uno particolarmente interessante, in cui sono stati messi a confronto l'ECG di una persona con l'EEG di un'altra.
La sincronizzazione fra i due tracciati era evidente laddove vi era un contatto, come ad es. tenersi per mano, o anche soltanto una semplice prossimità nello spazio.
Da ciò si evince che l'attività cardiaca di una persona influenza i pensieri di un'altra e non solo i propri, grazie al campo di forze di forma toroidale che il cuore emette intorno al corpo.

lunedì 25 luglio 2022

Per il cervello l’ombra è parte del corpo

 

L’ombra. Il nostro cervello vede istintivamente l’ombra proiettata dal nostro corpo come se fosse un’estensione fisica dello stesso.

Lo hanno scoperto due ricercatori italiani Umberto Castiello dell’Università di Trento, e Francesco Pavani, della Royal Holloway University di Londra.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Nature Neuroscience”.

I ricercatori hanno infatti verificato che le persone sottoposte a stimoli (oggetti o raggi luminosi che si avvicinano al corpo) durante un esperimento reagiscono nello stesso modo e con la stessa velocità se lo stimolo è rivolto alla loro ombra. Ad esempio, se lo stimolo “tocca” l’ombra della nostra mano, la reazione è la stessa che se toccasse la mano vera e propria.

Secondo i ricercatori questo avviene perché il cervello usa anche l’ombra per elaborare la proiezione tridimensionale del corpo e per inserirlo nell’ambiente che lo circonda. Secondo Margaret Livingstone, ricercatrice della Harvard Medical School di Boston, le persone sentono un legame intuitivo e immediato con i propri “confini”, anche quelli disegnati dalle ombre. “Da bambini abbiamo tutti provato la diffidenza e il disagio quando qualcuno cammina sulla nostra ombra” dice la Livingstone, “e ci sono persone adulte che sentono ancora la stessa cosa.”

Per dimostrare il legame tra la nostra percezione corporea e la nostra ombra, Pavani e Castiello hanno sistemato una serie di stimolatori sulle dita delle mani di dieci volontari, cui era richiesto di attivare delle leve con i piedi quando percepivano un tocco sulle mani stesse.

I ricercatori hanno potuto così appurare che la reazione è la stessa sia che lo stimolo (in questo caso una fonte luminosa) tocchi davvero una mano, sia che invece “invada” la sua ombra.

15 dicembre 2003
Redazione Lanci, Agenzia ZadiG-Roma