venerdì 18 luglio 2014


La danza delle mante nel Mediterraneo
Avvistamento di un intero gruppo di mobule dai biologi dell’Istituto Tethys


di Paola D’Amico

Spettacolo rarissimo e straordinario nel Mar Mediterraneo: i biologi marini dell’Istituto Tethys, che da 25 anni monitorano le acque del Santuario Pelagos, hanno avvistato un intero gruppo di mobule, le mante mediterranee meglio conosciute come diavoli di mare. Durante i monitoraggi in partenza da Portosole Sanremo, in passato erano stati registrati sporadici incontri di singoli individui, stavolta invece i ricercatori si sono imbattuti in due grandi gruppi, rispettivamente di 10 e 15 esemplari, ad una ventina di miglia al largo di Bordighera. Avevano tutti un’apertura alare di circa 2 metri, si sono esibiti in salti mirabolanti. 


Non è ancora chiaro perché esse saltino: display, gioco, osservazione fuori dall’acqua, inseguimento di piccoli pesci vicino alla superficie, un tentativo di liberarsi dai parassiti, un aiuto durante il parto. L’animale appartiene alla famiglia dei Mobulidi, di cui è l’unico rappresentante nel mar Mediterraneo. Caratterizzato da lunghe pinne cefaliche, può raggiungere i 5 metri di larghezza. Si tratta di uno “squalo piatto” che si nutre in prevalenza di zooplancton. Nel Mediterraneo predilige gli stessi crostacei di cui si nutrono le balenottere comuni. E’ minacciato dalle catture accidentali nelle reti pelagiche, impiegate illegalmente in Mediterraneo, e da attività stagionali di cattura diretta al largo della Striscia di Gaza. La specie è elencata come “in pericolo” nella Lista Rossa dell’Iucn.

18 luglio 2014 

www.corriere.it

giovedì 17 luglio 2014

La Nuova Zelanda avvelena i topi per salvare i kiwi
I ratti minacciano sopravvivenza uccello simbolo nazionale

15 luglio 2014 - Il governo della Nuova Zelanda ha dato il via libera a un massiccio piano di avvelenamento indirizzato a ratti ed ermellini che, secondo le autorità locali, minaccerebbero la fauna selvatica endemica, a cominciare dal kiwi, il piccolo uccello che è simbolo nazionale. Stando alla stampa neozelandese un veleno biodegradabile, chiamato '1080', sarà diffuso su una superficie forestale di un milione di ettari.

Senza questa operazione, fa sapere il governo, la popolazione di ratti potrebbe decuplicarsi nel giro di quest'anno, arrivando a 30 milioni di esemplari. Tale crescita sarebbe favorita dall'abbondante caduta al suolo di sementi nei vasti faggeti neozelandesi. Una volta che i semi a disposizione saranno esauriti, i ratti guarderanno agli uccelli come fonte di cibo. In pericolo, secondo il ministro per la Conservazione Nick Smith, ci sarebbero migliaia di kiwi e di pappagalli kaka e kea.

''Se non interveniamo ora - ha detto - il kiwi non esisterà in natura per i nostri nipoti''. All'avvelenamento si oppongono alcuni gruppi ambientalisti. Per l'attivista Nicky Calcott, intervistata dal New Zeland Herlald, l'uso del 1080 potrebbe segnare ''la fine dei kea'', poiché esemplari di questa specie di pappagalli sono deceduti in alcune precedenti operazioni in cui è stato usato il veleno. La soluzione, ha aggiunto, sarebbe in un appropriato monitoraggio forestale e nel controllo dei terreni. 



ANSA

domenica 13 luglio 2014


Gatto salva la sua proprietaria da un stato semi-comatoso

Il micio ha dato l’allarme richiamando l’attenzione dei vicini. Per cinque giorni la donna è rimasta in casa in stato di semi-incoscienza



Un gatto (immagine d’archivio)



Janet Rawlinson ha rischiato di morire dopo essere caduta in una sorta di stato semi-comatoso. La donna, 48 anni, cinque giorni prima aveva fatto una puntura di morfina per vincere il dolore alla schiena, sostanza che ha causato la reazione inattesa.  

In quelle condizioni non è stata in grado di chiedere aiuto, rischiando così di morire. Ma per sua fortuna in casa c’era il suo gatto Slinky Malinki. 
Un micio abbastanza schivo, ma che questa volta ha capito l’importanza di prendere “in zampa” la situazione. Rimasto chiuso fuori di casa e compreso lo stato della sua proprietaria, il felino ha fatto di tutto per attirare l’attenzione dei vicini. «Ha iniziato a tormentare i loro cani - racconta la signora Rawlinson al Lancashire Telegraph -, poi è saltato sul davanzale su una finestra e ha iniziato a miagolare e picchiettare sul vetro con la zampetta. Tutto quell’impegno ha attirato la loro attenzione e, soprattutto, li ha fatti realizzare che non mi vedevano da diversi giorni». 

Dopo non aver tentato, senza successo, di aprire la porta principale, i vicini di casa sono riusciti a entrare da un’entrata secondaria. «Quando mi hanno trovata pensavano che fossi morta» racconta la signora Rawlinson. ma per fortuna è bastato chiamare un’ambulanza e portarla al più vicino ospedale. 

L’episodio ha anche fatto cambiare il carattere del gatto che da schivo e timido, ora è diventato molto premuroso: il micio cerca sempre di rimanere nelle vicinanze di una finestra per tenere d’occhio la sua “mamma” e, quando non la vede, la cerca in ogni angolo della casa.  
«E’ come uno zio elegante e gentile. È il modo con cui tratta tutti. Allo stesso tempo distaccato e attento» commenta la signora Rawlinson. 

Il gesto eroico potrebbe anche essere premiato: Slinky Malinki si è conquistato una nomination ai prossimi “Hero Award” per animali domestici, che si terranno a Londra nel mese d’agosto. 

twitter@fulviocerutti 

sabato 12 luglio 2014

La Ue chiede all'Italia una nuova gestione della pesca
Adottando, tra l'altro, i piani nazionali di gestione per la pesca con reti da traino nel Mediterraneo


11 luglio 2014

La Ue chiede all'Italia una nuova gestione della pesca
 La Commissione ha chiesto formalmente a Italia e Spagna di conformarsi alle norme Ue sulla pesca nel Mediterraneo, adottando i piani nazionali di gestione per la pesca con reti da traino, sciabiche da natante, sciabiche da spiaggia, reti da circuizione e draghe all'interno delle loro acque territoriali. Bruxelles ha deciso l'invio all'Italia di un parere motivato, seconda tappa della procedura d'infrazione. e "in mancanza di una risposta soddisfacente entro 2 mesi, la Commissione potrà ricorrere alla Corte di giustizia Ue".

Nell'annunciare la decisione, oggi a Bruxelles, la Commissione europea ricorda che i piani di gestione di Italia e Spagna, "avrebbero dovuto essere adottati entro il 31 dicembre 2007, mentre i due Paesi non dispongono ancora di piani validi di gestione per le attività di pesca condotte con draghe". Bruxelles tiene anche a sottolineare che "i piani nazionali previsti sono strumenti importantissimi per uno sfruttamento sostenibile delle risorse alieutiche nel Mediterraneo, mare in cui non si applicano contingenti di pesca".

AnimalieAnimali.it

venerdì 11 luglio 2014


Il Giappone torna a cacciare le balene malgrado il divieto della Corte dell’Aja

Il premier Abe ha progettato un nuovo schema dal 2015 per «la ricerca», in base alla necessità di avere dati utili sulla gestione delle risorse ricavate dai cetacei.



REUTERS



10 luglio 2014 - Il Giappone riprenderà dal 2015 la caccia alle balene su un nuovo progetto articolato nonostante la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja abbia decretato a marzo «l’illegittimità» del suo programma a «fini scientifici» nelle acque dell’Antartico, perché ritenuto a scopi commerciali. 

Il premier Shinzo Abe aveva anticipato i piani il 9 giugno, quando in un’audizione parlamentare ribadì la volontà di fare più sforzi per «la comprensione della comunità internazionale», ma quello che invece ha sorpreso è che l’annuncio definitivo lo abbia fatto in Australia, nel corso della visita nel Paese che nel 2010 citò Tokyo dinanzi alla Corte, con il sostegno della Nuova Zelanda, per la caccia nel “santuario dell’Antartico”. 


Abe, nel corso della conferenza stampa congiunta col premier Tony Abbott, ha chiarito che il Giappone lancerà un nuovo schema dal 2015 per «la ricerca», in base alla necessità di avere dati utili sulla gestione delle risorse ricavate dai cetacei. 
Il Sol Levante è un «buon cittadino nella comunità internazionale - ha rilevato ancora - e rispetterà la sentenza della Corte». Il Giappone «è un Paese che valorizza il diritto internazionale, l’ordine e lo stato di diritto e, pertanto, si atterrà alla decisione», ha proseguito, osservando che la Corte ha confermato che uno degli obiettivi della Convenzione sulla regolamentazione della caccia alle balene è proprio «l’uso sostenibile delle risorse». 

In base a questo punto di partenza, «guardando al diritto internazionale e alle motivazioni scientifiche, ci impegneremo nella raccolta di informazioni scientifiche indispensabili». 

Abe e Abbott, che hanno siglato importanti accordi anche in materia di sicurezza, pur mantenendo ferme le posizioni, hanno rilevato che il caso «non dovrebbe avere impatti sui rapporti bilaterali, che restano la parte importante». Poi, il premier australiano ha a sua volta rimarcato la «totale opposizione alla caccia alle balene», osservando che l’amicizia fra i due Paesi «è molto più grande del disaccordo su una singola questione». 


Pochi giorni prima, Abe, nell’ambito di una missione in Oceania, aveva fatto tappa in Nuova Zelanda e spiegato che il Giappone stava considerando la ripresa della caccia scientifica nell’Oceano Antartico. Identica la risposta del primo ministro John Key: totale contrarietà, con l’obiettivo di mettere fine del tutto alla caccia ai grandi cetacei.  

(Fonte: ANSA) 

giovedì 10 luglio 2014

Perché i cetacei vengono uccisi nelle Isole Faroe?


seashepherd 

Commentario di Scott West, Direttore delle Investigazioni di Sea Shepherd, attualmente alle Faroe.

Dall’esterno non è possibile conoscere e comprendere il pensiero di un popolo che conta circa 48.000 persone. La cosa migliore che possiamo fare è ascoltare ciò che i singoli individui dicono e leggere ciò che i funzionari pubblicano per cercare di capire.

Ciò su cui possiamo essere tutti daccordo è che, quasi tutti gli anni, i feroesi uccidono intenzionalmente centinaia di globicefali, delfini e altri piccoli cetacei nelle Isole Faroe. Possiamo anche concordare sul fatto che questo massacro è andato avanti per centinaia di anni.

Quello su cui è difficile mettersi daccordo è il perché questo massacro avvenga.

Sono venuto a conoscenza del massacro, o della grind, un po’ di tempo prima di visitare le isole Faroe. Mi sono recato lì per la prima volta durante l’estate del 2011. Sea Shepherd quell’anno aveva organizzato una campagna in difesa dei globicefali portando sul posto delle navi, un equipaggio di terra e un altro equipaggio in incognito. Sfortunatamente, lo show televisivo di Animal Planet scambiò l’equipaggio in incognito con quello dei normali volontari a terra. Io facevo parte dell’equipaggio in incognito e avevo trascorso diverse settimane vivendo come un turista nelle Isole Faroe. Dato che non ero identificato come membro di Sea Shepherd, ho potuto sentire quello che le persone dicevano agli stranieri sulla grind e su Sea Shepherd. Non ho mai dovuto iniziare io a parlarne perché tutti volevano discutere proprio di quell’argomento.

Ho sentito dire che la grind continua per motivazioni alimentari e per tradizione. Ho sentito dire da chi vi ha partecipato che è una cosa eccitante. Ho sentito dire che la grind da alla gente l’opportunità di uscire dalla routine quotidiana e ritrovarsi con amici e vicini. Chissà se tutto questo è vero o se sono dichiarazioni generalizzanti, ma è ciò che un gruppetto di “turisti” si è sentito dire da alcuni membri della comunità feroese.

Ho anche sentito dire perché hanno deciso di non condurre una grind mentre Sea Shepherd e le sue videocamere erano presenti nel 2011. In breve, mi è stato detto ”Non vogliamo fare la fine di Taiji”. Mi hanno spiegato che a causa di Sea Shepherd e delle sue videocamere il mondo ha offeso il Giappone per il suo massacro di delfini a Taiji. Questa dichiarazione mi ha personalmente molto soddisfatto perché nel Settembre del 2010 mia figlia, Elora Malama, e io abbiamo dato inizio all’attuale Campagna di Sea Shepherd dei Guardiani della Baia a Taiji. Nonostante mi sia stato recentemente spiegato che ai feroesi non importa un fico secco di ciò che pensa il resto del mondo, a quanto pare devo ricredermi. Commercio e turismo sarebbero da soli sufficienti a sollevare la preoccupazione dei politici e ho sentito dai residenti nel 2011 che in effetti se ne interessano molto.

Sono ora alla mia terza visita nelle Isole Faroe. Sono tornato qui nel Marzo 2014, per la preparazione all’attuale Campagna Operazione Grindstop. In quell’occasione sono arrivato palesemente associato a Sea Shepherd. Ho incontrato la polizia feroese e ho parlato con alcuni cittadini del posto. Questa volta sono arrivato alle Faroe il 9 Giugno con l’equipaggio di terra per Operazione GrindStop 2014.

Quindi, perché il popolo feroese porta avanti la grind e perché continua alla luce della disapprovazione mondiale nei suoi confronti?

Parlerò prima della seconda parte della domanda. In generale, Islanda, Norvegia e Giappone non condannano i feroesi perché Islanda, Norvegia e Giappone non rispettano i divieti internazionali sull’uccisione delle balene. Al contrario, la maggior parte dei Paesi sviluppati del pianeta vieta l’uccisione di cetacei, grandi e piccoli. Negli Stati Uniti si può andare in prigione per aver fatto del male o ucciso un cetaceo. Mano a mano che i cittadini del mondo sono venuti a conoscienza della grind nelle Faroe, la disapprovazione verso questa pratica e per chi la conduce è aumentata. È un peccato che un luogo affascinante come le Isole Faroe, ricco di cultura e di moderne infrastrutture, venga denigrato a causa della grind. Purtroppo questa denigrazione esiste e solo i feroesi possono cambiare le cose fermandola. Il commercio e il turismo sono le vittime più immediate della continuazione della grind. Eppure, turisti da tutto il mondo pagherebbero volentieri per vedere globicefali vivi e altri piccoli cetacei in natura nelle acque al largo delle Faroe. I globicefali valgono molto di più da vivi che da morti per l’economia feroese.

Dall’esterno si può avere la sensazione che il massacro, o “grind”, sia uno sport o una sorta di diritto di passaggio. Ho capito che non è così, almeno per la maggior parte dei feroesi.

La risposta ufficiale si trova a questo link: Balene e baleneria nelle isole Faroe:

Nella risposta alle domande frequenti del 18 Febbraio 2014 si dichiara: “La caccia alle balene nelle Faroe è praticata per motivazioni alimentari (carne e grasso di cetaceo)”.

Questa è una dichiarazione molto interessante “…per motivazioni alimentari…” implica che i globicefali (carne e grasso) siano una parte essenziale e sostanziale della dieta feroese.

Alla pagina “Revisione delle raccomandazioni dietetiche, 1 Giugno 2011” leggiamo:
- “Gli adulti possono consumare al massimo un pasto a base di carne o grasso di globicefalo al mese”.
- “Raccomandazioni speciali per donne e bambine:
- Donne e bambine dovrebbero astenersi completamente dal consumare il grasso fino a quando saranno in età fertile.
- Le donne che stanno pianificando una gravidanza nei prossimi tre mesi, che sono gravide o in periodo di allattamento dovrebbero astenersi dal mangiare carne di cetacei.”
- ”I reni e il fegato dei globicefali non dovrebbero essere consumati.”


Le raccomandazioni suggeriscono a tutte le ragazze di astenersi dal mangiare carne di cetacei. Le raccomandazioni non fanno alcun riferimento ai ragazzi.

Quindi, da un lato la dichiarazione ufficiale è che la grind ha motivazioni alimentari e dall’altro viene chiesto un consumo minimo di carne di globicefalo. Quale dei due?
Ho sentito durante alcune conversazioni con feroesi che la carne di globicefalo è solitamente consumata circa una volta al mese e solo in occasioni speciali. Queste dichiarazioni sono in accordo con le raccomandazioni sanitarie ufficiali. È sicuramente possibile che vi sia chi ne consuma più di frequente, come coloro che continuano a fumare anche quando i rischi per la salute sono ben conosciuti a tutti. Ognuno di noi potrebbe saltare un pasto al mese senza alcuna conseguenza. Infatti ho sentito ammettere da cittadini feroesi che il consumo di carne di globicefalo semplicemente non è necessario.

Posso credere che vi sia stato un tempo in cui la gente delle Faroe sarebbe morta di fame senza consumare la carne di cetaceo. La balena (carne e grasso) viene descritta nelle Isole Faroe come un “Dono dagli Dei”. Non c’è assolutamente nessuna prova, tuttavia, che qualcuno oggi o domani possa morire di fame se le uccisioni di altri globicefali si fermassero.
Ho sentito, in più di un’occasione, qualcosa del tipo “ma mi piace il sapore”.

È quindi considerata una specialità? Una specialità è un lusso e non una necessità.
Ci viene detto che la grind ha motivazioni alimentari ma, chiaramente, non è un alimento sostanziale come lo sono il mais, il manzo, il riso, la soia e il pesce nel resto del mondo. Esiste comunque un consumo e la carne non viene usata per imprese commerciali. Un po’ viene venduta a livello locale.

Stando alla posizione del governo feroese:
“È opinione del governo feroese che al centro degli sforzi internazionali da parte dei governi, istituzioni e organizzazioni ambientaliste debba esservi la promozione e la protezione dei diritti delle nazioni costiere per l’uso sostenibile delle proprie risorse marine. Questo fine può essere ottenuto nel modo migliore adottando efficaci misure per ridurre ed eliminare alla fonte l’inquinamento industriale globale, che può finire nel prezioso cibo fornito dal mare”.

Baleneria nelle isole Faroe, Ottobre 2013

Possiamo essere d’accordo, almeno in parte. Dobbiamo tutti rivolgere l’attenzione alla miriade di problemi che affliggono gli oceani: tossine, inquinanti, platiche, pesca eccessiva, bracconaggio, acidificazione, mutamenti climatici e altro. L’ecosistema marino è sotto assalto e sta perdendo la battaglia. Come ha detto il Capitano Paul Watson, “Se gli oceani muoiono, moriamo anche noi”. La vita sulla terra non è possibile senza oceani in salute.

Sfortunatamente, esistono poche probabilità che lo sviluppo delle centrali a carbone si arresti nel breve periodo. Il mercurio contenuto nel carbone viene rilasciato nell’aria e si deposita negli oceani. Da li, risale la catena alimentare fino ai predatori di apice, inclusi gli umani. Questo è solo uno dei diversi contributi al carico di sostanze tossiche che oggi si trovano nella carne dei cetacei. È piuttosto improbabile che un essere umano vivente oggi possa assistere a un tempo futuro in cui i cetacei saranno liberi da contaminazioni indotte dall’uomo. Non c’è alcun probabile futuro in cui la carne di cetaceo potrà essere considerata sicura per il consumo umano. Ho sentito dire che è necessario mantenere allenate le abilità richieste per uccidere un globicefalo. Se non c’è alcun bisogno attuale di consumare la carne di globicefalo, se non c’è nessun ravvisabile bisogno futuro di consumarla e se non c’é nessun prossimo futuro in cui farlo sarà sicuro, perché i globicefali continuano ad essere uccisi nelle Isole Faroe?

Spesso sento dichiarazioni sul fatto che la grind sia cultura e tradizione. Non c’è alcun dubbio che la grind sia antica nelle Faroe. Ma è abbastanza per portare avanti qualcosa di così ovviamente non necessario e denigrato da così tanti altri esseri umani sul pianeta?

È interessante riflettere su quale significato abbia per gli umani reclamare il mondo e le sue creature. Gli umani, come tutti gli animali, devono mangiare. La Terra fornisce le risorse e i nutrienti necessari per l’esistenza della vita. Gli umani, tuttavia, hanno la tendenza a considerarsi superiori a qualsiasi altra forma di vita e credono di avere un diritto divino allo sfruttamento del pianeta e della vita presente su di esso. Questo è un punto di vista pericoloso, in particolare quando ci sono così tanti umani sul pianeta. Quanti abusi è in grado di subire il pianeta prima che l’intero sistema di supporto vitale collassi? Forse dovremmo pensare un po’ di più al fatto che abbiamo la divina responsabilità di proteggere il pianeta e la vita su di esso.

A chi segue l’ebraismo o il cristianesimo viene detto che gli umani possono “regnare” o che hanno il “dominio” sulle creature della Terra. (Genesi 1:26) ma con il dominio e la sovranità devono esserci anche responsabilità e affidabilitá. Ci dicono che le autorità feroesi si sforzano di ridurre la crudeltà della grind e che prendono in considerazione l’impatto sulla specie. Mentre la comunitá scientifica apprende sempre più sui vari aspetti della complessità dei cetacei (balene, delfini, ecc…) tutti noi dobbiamo prendere in esame le nostre posizioni su come trattiamo gli altri esseri senzienti e le “persone non umane”.

Inoltre, occorre domandarsi perché i feroesi credano che i globicefali che transitano nelle loro acque siano di loro proprietà. I globicefali e altri cetacei percorrono il pianeta e molti coprono grandi distanze. Le balene che nelle acque di una nazione sono protette e i cui abitanti amano la loro presenza sono le stesse balene che si muovono verso le coste di altre terre. I cetacei appartengono all’oceano, non agli umani e a nessuna nazionalità.

In realtà io attribuisco grande valore alla cultura e alle tradizioni. C’è molto da dire sul dovere di proteggere le lingue, l’abbigliamento, la musica, l’architettura, l’arte e le altre espressioni di ciò che siamo. Il mondo sta diventando sempre più piccolo e quindi è sempre più importante ricordare da dove veniamo. Tuttavia, c’è un momento in cui certe tradizioni ed espressioni culturali devono essere relegate nei musei e nei libri di storia. Non vorremmo mai più assistere a pratiche di cannibalismo e sacrifici umani oggi, ma per coloro che un tempo le hanno praticate erano importanti attività culturali.
Sea Shepherd è alle Faroe. Volontari da più di 27 nazioni sono giunti qui, spendendo tempo e risorse personali, per proteggere i cetacei. Prima della fine della Campagna il prossimo Ottobre, più di 600 individui avranno partecipato per rimanere a fianco dei cetacei. Non siamo qui per dichiarare guerra al popolo delle isole Faroe. Siamo qui per proteggere i globicefali. Se dovesse avvenire una grind, noi saremmo pronti a intervenire e sappiamo fin troppo bene che le cose potrebbero diventare pericolose. Nessuno, da entrambe le parti, vuole che qualcuno si faccia male.

Sea Shepherd, tuttavia, se ne andrà i primi di Ottobre. Cosa accadrà ai globicefali dopo? La risposta deve arrivare dai feroesi. Le Isole Faroe sono un luogo pittoresco, moderno, educato, informato, connesso, pulito e sicuro. I feroesi non hanno alcun valido motivo per continuare a uccidere i globicefali. Sappiamo di aver contribuito a sollevare il dibattito tra la gente del posto sulla questione. Alcuni sono irritati dal fatto che un gruppo di stranieri sia venuto nel loro Paese a “dire loro cosa fare”. È un sentimento comprensibile e quelle persone potrebbero voler uccidere i globicefali solo per farci dispetto. Questa è, sicuramente, una visione puerile, ma non meno letale.

Ma ci sono anche altri cittadini qui che si stanno finalmente chiedendo se è veramente necessario uccidere i globicefali. Alcuni di loro si chiedendo se davvero vogliono essere visti dal mondo sotto la stessa luce degli uccisori di delfini di Taiji, in Giappone. Potenziali turisti e partner commerciali stanno guardando alle Isole Faroe per capire cosa deciderà di fare la gente del posto. Sea Shepherd racconterà la storia. Sta ai feroesi decidere quale storia sarà.

Per approfondimenti:
www.seashepherdglobal.org www.seashepherd.org.au www.facebook.com/GrindStop2014 www.facebook.com/seashepherditalia


Foto: A causa di Sea Shepherd e delle sue videocamere, i feroesi non vogliono fare la fine di Taiji. Foto: Sea Shepherd

mercoledì 9 luglio 2014

Usa, liberati 110 scimpanzè usati per la sperimentazione
Andranno a vivere nel centro di recupero «Chimp Haven». Il ministero della Salute: «Nuove tecnologie li possono sostituire»


Dopo una vita passata nei laboratori dove sono stati usati per la sperimentazione, adesso potranno vivere una vita serena. Sono 110 gli scimpanzè che il New Iberia Research Center ha deciso di consegnare all’oasi faunistica «Chimp Haven» dopo anni di battaglie e pressioni politiche per la loro liberazione. Le associazioni per i diritti degli animali hanno applaudito l’iniziativa: «Non potremmo essere più felici per loro. Ora potranno vivere il resto della loro vita arrampicandosi sugli alberi, rilassandosi al sole e vivendo in più ampi gruppi sociali», ha commentato Wayne Pacelle, presidente della Humane Society degli Stati Uniti (HSUS).
 
«Nuove tecnologie e metodi scientifici li possono sostituire»
I 110 primati, che hanno un’età tra gli uno e 50 anni, per la maggior parte sono stati usati in esperimenti su malattie degli esseri umani come l’epatite e l’Aids all’istituto di ricerca della Louisiana dove sono stati sottoposti a infezioni forzate, biopsie, operazioni chirurgiche. Il trasferimento nel santuario arriva negli Usa dopo un lungo percorso sulla sperimentazione sui primati che nel 2000 ha portato anche alla ratificazione dl «Chimp Act», un provvedimento che li proteggeva dall’eutanasia alla fine della sperimentazione e che ha aperto la strada alla loro liberazione. Fondamentale anche una ricerca del 2011 dello stesso l’Istituto di Medicina ha concluso che la ricerca biomedica che utilizza gli scimpanzé è «in gran parte inutile». «Nuove tecnologie e metodi scientifici li possono sostituire» - ha spiegato l’allora direttore del National Institutes of Health , Francis Collins - la somiglianza degli scimpanzè agli esseri umani li rende unicamente preziosi per alcuni tipi di ricerca, ma richiede anche più forti giustificazioni per il loro uso».


Un lungo viaggio
Nei laboratori di ricerca di New Iberia gli scimpanzè vivevano in stanze di cemento e acciaio, alcuni in gabbie di isolamento un metro per due. Per adattarsi al nuovo habitat ci vorrà tempo. Arrivati a «Chimp Haven», «alcuni hanno esitato a mettere i piedi sull’erba ma alla fine l’hanno fatto e tutti guardavano il cielo, forse per la prima volta», ha raccontato Kathleen Conlee, ricercatrice sugli animali di Hsus. Circa 800 altri scimpanzè restano in mano alla scienza negli Stati Uniti.

9 luglio 2014 | 15:43

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