giovedì 4 settembre 2014

FECONDAZIONE ASSISTITA

Eterologa, approvate le linee guida
Lorenzin: «Adesso serve una legge»

La Conferenza delle Regioni si è espressa all’unanimità. Chiamparino: segnale politico forte al Parlamento, adesso agisca in fretta. Rossi (Toscana): la legge non serve

di Redazione Salute Online





I presidenti del Piemonte Chiamparino (a destra) e della Campania Caldoro alla Conferenza delle Regioni (Ansa)
I presidenti del Piemonte Chiamparino (a destra) 
e della Campania Caldoro alla Conferenza delle Regioni (Ansa)
La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa frutto dell’intesa trovata mercoledì in commissione Salute. Oltre al presidente della Conferenza (e del Piemonte), Sergio Chiamparino, erano presenti tutti gli assessori regionali alla Sanità e i governatori Luciano D’Alfonso (Abruzzo), Marcello Pittella (Basilicata), Stefano Caldoro (Campania), Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia), Paolo Di Laura Frattura (Molise), Enrico Rossi (Toscana), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Zaia (Veneto). «Con le linee guida sull’eterologa abbiamo fatto ciò che in Italia non sempre avviene: abbiamo mantenuto gli impegni - ha detto Sergio Chiamparino, che in mattinata, prima della riunione in via Parigi a Roma, ha incontrato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Esprimo la mia gratitudine per il lavoro fatto dalla commissione. Con il ministro Lorenzin c’è stata una piena intesa, ma è necessaria una legge: non c’è alcun ostacolo a farla, né di natura tecnica, né etica, né politica. Con le linee guida le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché sulla base di questo accordo metta mano alla materia». Sull’eterologa «è necessaria una legge parlamentare - conferma Beatrice Lorenzin - per due motivi: per dare una copertura economica alle Regioni che avranno bisogno di una stabilizzazione strutturale e per l’istituzione del registro nazionale dei donatori che ci permetta la tracciabilità dei gameti e soprattutto la certezza che uno stesso donatore non faccia più di un tot di donazioni da cui possa nascere un numero imprecisato di bambini».

I punti del documento
Le nuove linee guida stabiliscono tra l’altro che l’eterologa sia gratuita per le donne fino ai 43 anni di età  - e a pagamento per quelle di età  superiore - e che sia possibile tracciare il donatore di ovuli o spermatozoi, per motivi di salute del nato. Inoltre prevedono che, per quanto possibile si mantenga lo stesso fenotipo della coppia in relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo sanguigno del bambino. Per i donatori non potrà esserci alcuna retribuzione economica, ma saranno previste «forme di incentivazione». «La donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista, gratuito - si legge -, ma non si escludono forme di incentivazione alla donazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico». Sono ammesse le donatrici volontarie di ovociti, ma saranno avvertite preventivamente dei rischi che la pratica comporta. Sono candidabili come donatrici «donne che in modo spontaneo e altruistico decidono di donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a un trattamento di fecondazione assistita a loro volta». La donazione degli ovociti, si legge ancora, «richiede stimolazione ovarica con monitoraggio e recupero degli ovociti. Comporta quindi, a differenza della donazione di gameti maschili, considerevoli inconvenienti, disagio, e rischi per la donatrice». Infine la fecondazione eterologa è sconsigliata alle donne over 50, «per l’alta incidenza di complicanze ostetriche».

Salta passaggio su identità donatore
È invece saltato nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, rispetto al testo in entrata, il passaggio relativo alla possibilità del nato di chiedere, compiuti i 25 anni, di conoscere l’identità del donatore, previo il consenso di quest’ultimo. «La donazione - si legge - deve essere anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore risalire alla coppia ricevente e viceversa). I dati clinici del donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente. I donatori/donatrici non hanno diritto di conoscere identità del soggetto nato per mezzo di queste tecniche e il nato non potrà conoscere l’identità del donatore/donatrice». Tuttavia, precisa l’avvocato Gianni Baldini, legale delle coppie che hanno fatto ricorso alla Consulta contro il divieto di eterologa, «ciò non toglie che, in applicazione della legge sulle adozioni e delle pronunce della Corte Costituzionale, e previo naturalmente il consenso del donatore, il nato possa, compiuti i 25 anni, chiedere ugualmente di conoscere l’identità del donatore».

«Possibile legiferare in tempi brevi»
«Il ministro della Salute si è mostrata d’accordo con le linee proposte, dato che tengono conto del suo decreto - ha proseguito Chiamparino -. Le condivide a pieno anche nella parte in cui si prevede che nei Livelli essenziali di assistenza siano incluse tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Riteniamo che ci siano le condizioni per legiferare in tempi brevi. Nel frattempo le singole Regioni cominciano a operare e l’orientamento è di farlo assimilando l’eterologa all’omologa e quindi il ticket sarà su quell’ordine di grandezza», ovvero di circa 500 euro. Mercoledì anche il ministro Lorenzin aveva ribadito la necessità di una legge nazionale, pur approvando l’iniziativa delle Regioni.

Rossi: «Per partire non serve una legge»
Sulla necessità urgente di una legge nazionale non è d’accordo il presidente della Toscana Enrico Rossi. «Il Parlamento può fare una legge, ma per partire non serve. Se poi vogliamo fare leggi su questioni che in Italia hanno rilevanza etica, io dico attenzione, perché le etiche sono sempre parziali Siamo convinti di aver fatto bene a partire sulla fecondazione eterologa, anche perché il tentativo di rimandare tutto alle calende greche c’è stato e la nostra iniziativa ha in qualche modo dato una spinta». La Toscana è stata infatti la prima Regione a stabilire le regole per il ricorso all’eterologa e al Policlinico Careggi di Firenze sono iniziati i test sulle prime otto coppie che si sottoporranno al trattamento. «Quello che abbiamo fatto è arrivare, con grande senso di responsabilità, a un accordo affinché ci sia omogeneità di trattamento, se non per il fatto che in alcune Regioni ci sono più centri di altre. La tendenza adesso è garantire su tutto il territorio nazionale questo diritto alle stesse condizioni - ha detto ancora Rossi -. Le Regioni hanno dato prova di unità, di maturità. Quindi si parte con l’eterologa e si attua la sentenza della Consulta». E sulla necessità di introdurre un ticket: «I costi sono sostenibili. È giusto mettere un ticket perché la compartecipazione è corretta e non ci sono problemi devastanti per il Servizio sanitario. Sono ben altre le questioni devastanti».

Zaia: «Risposta a tanti cittadini»
Sottolinea invece la necessità di una legge Debora Serracchiani: «Le Regioni hanno condiviso un documento e questo è uno stimolo per il Parlamento ad agire in fretta per avere regole comuni a garanzia di un sistema che ha bisogno di rimanere pubblico in tutte le sue parti. L’impegno che le Regioni si sono assunte è di avere un pronunciamento delle Giunte in modo che questa condivisione sia strutturata su un documento». E Luca Zaia: «Le Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto legislativo. Con l’approvazione di queste linee guida non ci saranno più differenze tra le Regioni. L’eterologa sarà trattata come una cura normale e penso che si arrivi a un ticket uguale a livello nazionale». Commentando le critiche avanzate da alcuni esponenti cattolici, il presidente del Veneto ha aggiunto: «Anche io sono cattolico, ma stiamo facendo una legge per la vita, non per la morte. Stiamo dando una risposta a tanti cittadini che fanno viaggi della speranza per avere un figlio». Quanto ai tempi, «penso che sia una questione di poche settimane, se il governo vuole può cogliere velocemente questa opportunità che le Regioni stanno dando».

«Rischio selezione genetica»
A chiedere urgentemente una discussione in parlamento è anche il capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi: «Le linee guida evidenziano ancora una volta la necessità di un provvedimento legislativo che garantisca la piena tutela dei nascituri e delle stesse coppie. Vi è infatti una manifesta esigenza di tracciabilità internazionale di queste donazioni allo scopo sia di verificare le possibili patologie di cui potrebbero essere portatrici che di evitare odiose pratiche commerciali su uomini e soprattutto donne costrette alla donazione dalla povertà. Colpisce il vincolo della omogeneità del colore della pelle dei genitori con quello del donatore - conclude Sacconi -. Si apre inesorabilmente un’idea di selezione della specie umana che può avere sviluppi prevedibili e imprevedibili. Se ne parli in Parlamento e non soltanto nei recinti delle élite giudiziarie». Dura la deputata dell’Udc Paola Binetti: «L’accelerazione di queste ultime ore da parte delle Regioni sembra sollecitata da logiche estranee alla tutela dell’interesse esclusivo e superiore del bambino o al sostegno e all’incremento della natalità. Allo stato attuale nessuna struttura è autorizzata per l’eterologa. La Consulta non è entrata nel dettaglio del come praticare l’eterologa: ha solo affermato che è legittimo il ricorso a questa pratica e che quindi spetta ora al legislatore individuare i modi più efficaci per risolvere problemi senza crearne altri. Serve una legge. E ciò richiede tempo».

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