Eterologa, approvate le linee guida
Lorenzin: «Adesso serve una legge»
La Conferenza delle Regioni si è espressa all’unanimità. Chiamparino: segnale politico forte al Parlamento, adesso agisca in fretta. Rossi (Toscana): la legge non serve
La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa frutto dell’intesa trovata mercoledì in commissione Salute. Oltre al presidente della Conferenza (e del Piemonte), Sergio Chiamparino, erano presenti tutti gli assessori regionali alla Sanità e i governatori Luciano D’Alfonso (Abruzzo), Marcello Pittella (Basilicata), Stefano Caldoro (Campania), Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia), Paolo Di Laura Frattura (Molise), Enrico Rossi (Toscana), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Zaia (Veneto). «Con le linee guida sull’eterologa abbiamo fatto ciò che in Italia non sempre avviene: abbiamo mantenuto gli impegni - ha detto Sergio Chiamparino, che in mattinata, prima della riunione in via Parigi a Roma, ha incontrato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Esprimo la mia gratitudine per il lavoro fatto dalla commissione. Con il ministro Lorenzin c’è stata una piena intesa, ma è necessaria una legge: non c’è alcun ostacolo a farla, né di natura tecnica, né etica, né politica. Con le linee guida le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché sulla base di questo accordo metta mano alla materia». Sull’eterologa «è necessaria una legge parlamentare - conferma Beatrice Lorenzin - per due motivi: per dare una copertura economica alle Regioni che avranno bisogno di una stabilizzazione strutturale e per l’istituzione del registro nazionale dei donatori che ci permetta la tracciabilità dei gameti e soprattutto la certezza che uno stesso donatore non faccia più di un tot di donazioni da cui possa nascere un numero imprecisato di bambini».
I punti del documento
Le
nuove linee guida stabiliscono tra l’altro che l’eterologa sia gratuita
per le donne fino ai 43 anni di età - e a pagamento per quelle di
età superiore - e che sia possibile tracciare il donatore di ovuli o
spermatozoi, per motivi di salute del nato. Inoltre prevedono che, per
quanto possibile si mantenga lo stesso fenotipo della coppia in
relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo
sanguigno del bambino. Per i donatori non potrà esserci alcuna
retribuzione economica, ma saranno previste «forme di incentivazione».
«La donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista,
gratuito - si legge -, ma non si escludono forme di incentivazione alla
donazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre
cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico». Sono
ammesse le donatrici volontarie di ovociti, ma saranno avvertite
preventivamente dei rischi che la pratica comporta. Sono candidabili
come donatrici «donne che in modo spontaneo e altruistico decidono di
donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a un trattamento di
fecondazione assistita a loro volta». La donazione degli ovociti, si
legge ancora, «richiede stimolazione ovarica con monitoraggio e recupero
degli ovociti. Comporta quindi, a differenza della donazione di gameti
maschili, considerevoli inconvenienti, disagio, e rischi per la
donatrice». Infine la fecondazione eterologa è sconsigliata alle donne
over 50, «per l’alta incidenza di complicanze ostetriche».
Salta passaggio su identità donatore
È
invece saltato nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni,
rispetto al testo in entrata, il passaggio relativo alla possibilità del
nato di chiedere, compiuti i 25 anni, di conoscere l’identità del
donatore, previo il consenso di quest’ultimo. «La donazione - si legge -
deve essere anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore
risalire alla coppia ricevente e viceversa). I dati clinici del
donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo
in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure
istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in
nessun caso alla coppia ricevente. I donatori/donatrici non hanno
diritto di conoscere identità del soggetto nato per mezzo di queste
tecniche e il nato non potrà conoscere l’identità del
donatore/donatrice». Tuttavia, precisa l’avvocato Gianni Baldini, legale
delle coppie che hanno fatto ricorso alla Consulta contro il divieto di
eterologa, «ciò non toglie che, in applicazione della legge sulle
adozioni e delle pronunce della Corte Costituzionale, e previo
naturalmente il consenso del donatore, il nato possa, compiuti i 25
anni, chiedere ugualmente di conoscere l’identità del donatore».
«Possibile legiferare in tempi brevi»
«Il ministro della Salute si è mostrata d’accordo con le linee proposte, dato che tengono conto del suo decreto
- ha proseguito Chiamparino -. Le condivide a pieno anche nella parte
in cui si prevede che nei Livelli essenziali di assistenza siano
incluse tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Riteniamo che ci siano le condizioni per legiferare in tempi brevi. Nel
frattempo le singole Regioni cominciano a operare e l’orientamento è
di farlo assimilando l’eterologa all’omologa e quindi il ticket sarà su
quell’ordine di grandezza», ovvero di circa 500 euro. Mercoledì anche il
ministro Lorenzin aveva ribadito la necessità di una legge nazionale,
pur approvando l’iniziativa delle Regioni.
Rossi: «Per partire non serve una legge»
Sulla necessità urgente di una legge nazionale non è d’accordo il presidente della Toscana Enrico Rossi.
«Il Parlamento può fare una legge, ma per partire non serve. Se poi
vogliamo fare leggi su questioni che in Italia hanno rilevanza etica, io
dico attenzione, perché le etiche sono sempre parziali Siamo convinti
di aver fatto bene a partire sulla fecondazione eterologa, anche perché
il tentativo di rimandare tutto alle calende greche c’è stato e la
nostra iniziativa ha in qualche modo dato una spinta». La Toscana è stata infatti la prima Regione a stabilire le regole per il ricorso all’eterologa e al Policlinico Careggi di Firenze sono iniziati i test sulle prime otto coppie che si sottoporranno al trattamento.
«Quello che abbiamo fatto è arrivare, con grande senso di
responsabilità, a un accordo affinché ci sia omogeneità di trattamento,
se non per il fatto che in alcune Regioni ci sono più centri di altre.
La tendenza adesso è garantire su tutto il territorio nazionale questo
diritto alle stesse condizioni - ha detto ancora Rossi -. Le Regioni
hanno dato prova di unità, di maturità. Quindi si parte con l’eterologa e
si attua la sentenza della Consulta». E sulla necessità di introdurre
un ticket: «I costi sono sostenibili. È giusto mettere un ticket perché
la compartecipazione è corretta e non ci sono problemi devastanti per il
Servizio sanitario. Sono ben altre le questioni devastanti».
Zaia: «Risposta a tanti cittadini»
Sottolinea invece la necessità di una legge Debora Serracchiani:
«Le Regioni hanno condiviso un documento e questo è uno stimolo per il
Parlamento ad agire in fretta per avere regole comuni a garanzia di un
sistema che ha bisogno di rimanere pubblico in tutte le sue parti.
L’impegno che le Regioni si sono assunte è di avere un pronunciamento
delle Giunte in modo che questa condivisione sia strutturata su un
documento». E Luca Zaia: «Le
Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida
affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto
legislativo. Con l’approvazione di queste linee guida non ci saranno
più differenze tra le Regioni. L’eterologa sarà trattata come una cura
normale e penso che si arrivi a un ticket uguale a livello nazionale».
Commentando le critiche avanzate da alcuni esponenti cattolici, il
presidente del Veneto ha aggiunto: «Anche io sono cattolico, ma stiamo
facendo una legge per la vita, non per la morte. Stiamo dando una
risposta a tanti cittadini che fanno viaggi della speranza per avere un
figlio». Quanto ai tempi, «penso che sia una questione di poche
settimane, se il governo vuole può cogliere velocemente questa
opportunità che le Regioni stanno dando».
«Rischio selezione genetica»
A chiedere urgentemente una discussione in parlamento è anche il capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi: «Le linee guida evidenziano ancora una volta la necessità di un provvedimento legislativo che garantisca la piena tutela dei nascituri e delle stesse coppie. Vi è infatti una manifesta esigenza di tracciabilità internazionale di queste donazioni allo scopo sia di verificare le possibili patologie di cui potrebbero essere portatrici che di evitare odiose pratiche commerciali su uomini e soprattutto donne costrette alla donazione dalla povertà. Colpisce il vincolo della omogeneità del colore della pelle dei genitori con quello del donatore - conclude Sacconi -. Si apre inesorabilmente un’idea di selezione della specie umana che può avere sviluppi prevedibili e imprevedibili. Se ne parli in Parlamento e non soltanto nei recinti delle élite giudiziarie». Dura la deputata dell’Udc Paola Binetti: «L’accelerazione di queste ultime ore da parte delle Regioni sembra sollecitata da logiche estranee alla tutela dell’interesse esclusivo e superiore del bambino o al sostegno e all’incremento della natalità. Allo stato attuale nessuna struttura è autorizzata per l’eterologa. La Consulta non è entrata nel dettaglio del come praticare l’eterologa: ha solo affermato che è legittimo il ricorso a questa pratica e che quindi spetta ora al legislatore individuare i modi più efficaci per risolvere problemi senza crearne altri. Serve una legge. E ciò richiede tempo».www.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento