giovedì 16 febbraio 2012

Bologna: il lupo che mangiò dalle mani di una donna (video)
15 febbraio 2012
 
GEAPRESS – Un filmato breve ma intenso. Ricco di attenzioni. Tutte per il povero lupo prelevato, con 35 pallini di piombo in corpo, nelle gelide acque del fiume Limentra, nell’Appennino bolognese. Attenzioni, però, che fanno pensare non solo al lupo in questione, ma a tutti quelli che in questi giorni di grande freddo sembra siano diventati (senza aver mosso un … pelo) il capro espiatorio delle nostre frustrazioni e di chissà quali interessi armati. Lupi che assediano paesi, hanno titolato alcuni giornali. Lupi che assediano paesi e che aggrediscono l’uomo. Poi, però, l’indagine del Corpo Forestale dello Stato ha rilevato che trattavasi di un cane. Se i lupi, ha detto sempre la Forestale, arrivano nei pressi dei centri abitati, non è perché sono affamati. Seguono semplicemente le loro prede che giungono a valle. Quelle debilitate o ferite. L’inverno, per il lupo, è un periodo felice. Ha tanto da mangiare e di sicuro di sgranocchiarsi un uomo non può importargliene di meno.
Eppure, il lupo soccorso dalla Polizia Provinciale di Bologna e dagli esperti del Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica di Sasso Marconi, ai quali deve la vita, ha mangiato un uovo dalle mani di Elisa Berti. Non ha morso nessuno. Non ha aggredito nessuno. Questo non significa che in determinate condizioni non possa farlo, ma, come aveva comunicato lo stesso Corpo Forestale, sono eventi altamente improbabili. Non date da mangiare ai lupi, dunque. Quello dell’uovo, leggerete a breve, è un fatto eccezionale ben motivato dalle uniche circostanze, ma è pur vero che di cercare uno scontro con i poveri lupi in questi giorni ce la stiamo mettendo tutta.
Il Lupo Navarre, così è stato chiamato dal Centro di Sasso Marconi, non ha mai fatto del male a nessuno anche se qualche ragione, a volerlo giudicare con il nostro carattere, potrebbe anche averla. 35 pallini di piombo devono avergli bruciato parecchio. E’ un dolore insopportabile. Inizia come una scossa, poi il bruciore sempre più forte e insopportabile. Il povero Navarre lo ha avuto ripetuto ben 35 volte.
Non gli sta mancando niente. L’assistenza del Centro di Sasso Marconi, l’ausilio di un ottimo centro veterinario a Lodi, diretto dal dott. Offer Zeira. Per Navarre anche la risonanza magnetica che ha permesso di individuare esattamente l’infiammazione che lo aveva quasi immobilizzato (vedi articolo GeaPress). Fa tenerezza Navarre, vederlo ora nel recinto fornito di telecamere nascoste, sia per monitorarlo costantemente che per non farlo abituare alla presenza dell’uomo. E’ un po’ spelacchiato, ma dopo tutto quello che ha passato è decisamente il male minore.
Un filmato da vedere tutto, dicevamo. A Navarre si era fermato il cuore e non respirava più. Come non pensare alla povera volpe di Venezia trappolata dall’uomo, divenuta oggetto di chiamata di soccorso e incredibilmente uccisa con una assurda giustificazione di legge in realtà esistente solo nelle errate righe rilasciate dalla Provincia ( vedi articolo GeaPress).
A Bologna la Polizia Provinciale ha soccorso il lupo. Gli esperti del Centro di Sasso Marconi, per riportarlo in vita, gli hanno fatto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Poi Navarre ha ripreso a respirare. Nel frattempo veniva scaldato, la corsa al Centro di Sasso Marconi e da qui fino a Lodi.
Navarre è vivo, alla faccia di chi lo voleva morto. Da ammazzare lui come tutti gli altri lupi italiani finiti sotto la falcidia dell’ignoranza e dell’arroganza dell’uomo. Vittima della pessima gestione del territorio che da anni va gridando al lupo. Un po’ come gridare in ogni circostanza “vergogna vergogna” per non farsi guardare in tasca.
Navarre va migliorando ed ha dato ormai ottimi segnali di ripresa – riferisce a GeaPress Elisa Berti, Responsabile del Centro di Sasso Marconi – E’ un sorvegliato speciale, ma un po’ come lo sono tutti i nostri animali, recuperati dalle storie più incredibili“.
Chiediamo ad Elisa Berti come si è sentita nel dare da mangiare a un lupo con le sue mani. “Vorrei precisare che l’ho fatto per invogliarlo. E’ avvenuto in maniera graduale. Un contatto molto limitato alle cure – riferisce la Responsabile del Centro – Il lupo è un animale molto intelligente. Poi Navarre è selvatico, da cinque anni, nato in natura e vissuto in natura. Diciamo che Navarre risponde bene alle cure“.
Insistiamo con la domanda, in fin dei conti dare da mangiare a un lupo impone qualche riflessione. Elisa insiste nella sua impostazione, ovvero è servito alla cura di un lupo gravemente debilitato, anche se, quando lo ha prelevato assieme ad altri due operatori dal Centro, Elisa (ci dice qualcuno) piangeva. Il lupo era morto, o almeno così sembrava.
Forse non riesco a dirlo. Indubbiamente Navarre è un concentrato di emozioni. Dovere intervenire per invitarlo a mangiare, in quelle condizioni, l’ho sentito quasi come un privilegio. Si chiude tutto in quel momento. Navarre è selvatico e deve tornare tale. Ora a monitorarlo ci pensano le telecamere“.
Giorni duri per il lupo, sembra quasi che tutti l’abbiano preso di mira. Anche se su questo Elisa Berti ha pochi dubbi. “Credo che dietro gli articoli allarmistici di questi giorni si nasconda una poca conoscenza del lupo. E’ troppo comodo dare la colpa al lupo e Navarre ne è un esempio. Quei 35 pallini se li porta dentro. L’uomo non lo ama. Occorrerebbe più informazione“.
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