Bologna: il lupo che mangiò dalle mani di una donna (video)
GEAPRESS
– Un filmato breve ma intenso. Ricco di attenzioni. Tutte per il povero
lupo prelevato, con 35 pallini di piombo in corpo, nelle gelide acque
del fiume Limentra, nell’Appennino bolognese. Attenzioni, però, che
fanno pensare non solo al lupo in questione, ma a tutti quelli che in
questi giorni di grande freddo sembra siano diventati (senza aver mosso
un … pelo) il capro espiatorio delle nostre frustrazioni e di chissà
quali interessi armati. Lupi che assediano paesi, hanno titolato alcuni
giornali. Lupi che assediano paesi e che aggrediscono l’uomo. Poi, però,
l’indagine del Corpo Forestale dello Stato ha rilevato che trattavasi
di un cane. Se i lupi, ha detto sempre la Forestale, arrivano nei pressi
dei centri abitati, non è perché sono affamati. Seguono semplicemente
le loro prede che giungono a valle. Quelle debilitate o ferite.
L’inverno, per il lupo, è un periodo felice. Ha tanto da mangiare e di
sicuro di sgranocchiarsi un uomo non può importargliene di meno.
Eppure, il lupo soccorso dalla Polizia Provinciale di Bologna e dagli
esperti del Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica di Sasso
Marconi, ai quali deve la vita, ha mangiato un uovo dalle mani di Elisa
Berti. Non ha morso nessuno. Non ha aggredito nessuno. Questo non
significa che in determinate condizioni non possa farlo, ma, come aveva
comunicato lo stesso Corpo Forestale, sono eventi altamente improbabili.
Non date da mangiare ai lupi, dunque. Quello dell’uovo, leggerete a
breve, è un fatto eccezionale ben motivato dalle uniche circostanze, ma è
pur vero che di cercare uno scontro con i poveri lupi in questi giorni
ce la stiamo mettendo tutta.
Il Lupo Navarre, così è stato chiamato dal Centro di Sasso Marconi,
non ha mai fatto del male a nessuno anche se qualche ragione, a volerlo
giudicare con il nostro carattere, potrebbe anche averla. 35 pallini di
piombo devono avergli bruciato parecchio. E’ un dolore insopportabile.
Inizia come una scossa, poi il bruciore sempre più forte e
insopportabile. Il povero Navarre lo ha avuto ripetuto ben 35 volte.
Non gli sta mancando niente. L’assistenza del Centro di Sasso
Marconi, l’ausilio di un ottimo centro veterinario a Lodi, diretto dal
dott. Offer Zeira. Per Navarre anche la risonanza magnetica che ha
permesso di individuare esattamente l’infiammazione che lo aveva quasi
immobilizzato (vedi articolo
GeaPress). Fa tenerezza Navarre, vederlo ora nel recinto fornito di
telecamere nascoste, sia per monitorarlo costantemente che per non farlo
abituare alla presenza dell’uomo. E’ un po’ spelacchiato, ma dopo tutto
quello che ha passato è decisamente il male minore.
Un filmato da vedere tutto, dicevamo. A Navarre si era fermato il
cuore e non respirava più. Come non pensare alla povera volpe di Venezia
trappolata dall’uomo, divenuta oggetto di chiamata di soccorso e
incredibilmente uccisa con una assurda giustificazione di legge in
realtà esistente solo nelle errate righe rilasciate dalla Provincia (
vedi articolo GeaPress).
A Bologna la Polizia Provinciale ha soccorso il lupo. Gli esperti del
Centro di Sasso Marconi, per riportarlo in vita, gli hanno fatto il
massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Poi Navarre ha
ripreso a respirare. Nel frattempo veniva scaldato, la corsa al Centro
di Sasso Marconi e da qui fino a Lodi.
Navarre è vivo, alla faccia di chi lo voleva morto. Da ammazzare lui
come tutti gli altri lupi italiani finiti sotto la falcidia
dell’ignoranza e dell’arroganza dell’uomo. Vittima della pessima
gestione del territorio che da anni va gridando al lupo. Un po’ come
gridare in ogni circostanza “vergogna vergogna” per non farsi guardare
in tasca.
“Navarre va migliorando ed ha dato ormai ottimi segnali di ripresa – riferisce a GeaPress Elisa Berti, Responsabile del Centro di Sasso Marconi – E’ un sorvegliato speciale, ma un po’ come lo sono tutti i nostri animali, recuperati dalle storie più incredibili“.
Chiediamo ad Elisa Berti come si è sentita nel dare da mangiare a un lupo con le sue mani. “Vorrei precisare che l’ho fatto per invogliarlo. E’ avvenuto in maniera graduale. Un contatto molto limitato alle cure – riferisce la Responsabile del Centro – Il
lupo è un animale molto intelligente. Poi Navarre è selvatico, da
cinque anni, nato in natura e vissuto in natura. Diciamo che Navarre
risponde bene alle cure“.
Insistiamo con la domanda, in fin dei conti dare da mangiare a un
lupo impone qualche riflessione. Elisa insiste nella sua impostazione,
ovvero è servito alla cura di un lupo gravemente debilitato, anche se,
quando lo ha prelevato assieme ad altri due operatori dal Centro, Elisa
(ci dice qualcuno) piangeva. Il lupo era morto, o almeno così sembrava.
“Forse non riesco a dirlo. Indubbiamente Navarre è un concentrato
di emozioni. Dovere intervenire per invitarlo a mangiare, in quelle
condizioni, l’ho sentito quasi come un privilegio. Si chiude tutto in
quel momento. Navarre è selvatico e deve tornare tale. Ora a monitorarlo
ci pensano le telecamere“.
Giorni duri per il lupo, sembra quasi che tutti l’abbiano preso di mira. Anche se su questo Elisa Berti ha pochi dubbi. “Credo
che dietro gli articoli allarmistici di questi giorni si nasconda una
poca conoscenza del lupo. E’ troppo comodo dare la colpa al lupo e
Navarre ne è un esempio. Quei 35 pallini se li porta dentro. L’uomo non
lo ama. Occorrerebbe più informazione“.
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