lunedì 20 febbraio 2012

LO SOSTIENE UNO STUDIO DELLA QUEEN MARY UNIVERSITY DI LONDRA  
Anche le capre hanno un loro accento  
I cuccioli imparentati hanno una voce simile, ancor di più se i consanguinei crescono nello stesso gruppo sociale 
 
(Reuters)
MILANO – Anche le capre parlano in dialetto e, con la frequentazione e a prescindere dal ruolo dei geni, tendono a emettere una tipologia di suoni simile ai membri del gruppo con i quali crescono e vivono. Lo sostiene una ricerca pubblicata sull’Animal Behaviour journal che non fa che confermare che l’ambiente, anche negli animali, ha un fortissimo impatto e spesso non ha nulla da invidiare ai geni in fatto di importanza. 
 
QUESTIONE DI DIALETTO – Genovese o napoletano, milanese o torinese: l’essere umano a seconda della provenienza geografica parla diversamente. Ma è pur vero che talvolta da bambini è sufficiente una vacanza per acquisire, per condizionamento e imitazione inconscia, l’accento di un altro posto. E per le capre non è così diverso. Proprio come gli esseri umani questi animali sono infatti in grado di sviluppare un accento nel proprio verso che differisce profondamente dall’intonazione di altri gruppi, come fa notare Bbc nel dare la notizia, proponendo una registrazione di tre differenti versi caprini a seconda del gruppo sociale registrato. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della Queen Mary University di Londra che hanno riscontrato accenti differenti in differenti gruppi di capre. «Nonostante il ridotto repertorio vocale, i richiami dei capretti fratellastri sono diventati più simili se allevati insieme nell'ambito dello stesso gruppo sociale», notano gli studiosi. 
LA PLASTICITÀ DELLE CAPRE - Elodie Briefer e Alan McElligott, della School of biological and chemical sciences della Queen Mary, hanno condotto lo studio osservando gli effetti genetici e sociali dei piccoli di capra riguardo alla plasticità della voce. Ovvero quella capacità, di solito tutta umana (ma riconosciuta anche agli elefanti e ai delfini), di modificare il suono della voce a seconda dell’ambiente. I ricercatori hanno infatti registrato e monitorato il timbro sonoro di alcuni piccoli di capra all’età di una settimana e all’età di cinque settimane. 

Il campione di ovini studiato comprendeva sia fratelli che fratellastri e se è stato notato un timbro di voce più simile al crescere del legame genetico, è stato altresì rilevato che i fratellastri allevati nello stesso gruppo sociale tendevano ad acquisire un repertorio vocale molto più simile. Il contributo dei geni è insomma fondamentale, ma se la capra emigra e perde di vista i parenti tenderà ad assumere un accento omologato alle nuove frequentazioni, così come fratelli e sorelle stando molto insieme avranno un’intonazione del verso quasi identica. Perché il Dna non è tutto e l’ambiente è l’altra variabile assolutamente fondamentale. Un po’ come quando da piccoli si va in vacanza e si torna con un altro accento. 

Emanuela Di Pasqua 

20 febbraio 2012
www.corriere.it

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