L'orso tibetano, "orso della Luna" 
per i più romantici, è torturato e sfruttato per l'estrazione della 
bile, che diventa poi ingrediente per medicinali, vini, shampoo e 
bevande. Se gli va bene (agli orsi) riescono a uccidersi. Altrimenti la 
tortura dura 20-25 anni, ossia tutta la vita.
 
2 marzo 2012 - Medicinali,
 vini, shampoo e bevande della tradizione asiatica (in particolare di 
Cina, Corea e Vietnam) contengono un ingrediente prelibato - per palato,
 pelle e salute degli asiatici: bile d'orso. Che viene estratta con un 
trattamento particolarmente crudele: il liquido viene estratto come da 
un rubinetto, attraverso un catetere permanente impiantato 
nell'intestino. La sofferenza è tale che molti animali impazziscono 
letteralmente dal dolore, che tentano di vincere sbattendo violentemente
 la testa contro le sbarre delle minuscole celle in cui vivono e persino
 artigliandosi o mordendosi fino a strapparsi gli intestini. I più 
fortunati muoiono, ma nella maggior parte dei casi vengono messi in 
condizione di non potersi fare del male: vengono loro limati i denti ed 
estratti gli artigli. Ai più testardi vengono amputate le zampe.
NON APRITE QUELLA PORTA
                                            Le fattorie della bile 
nascono alla fine degli anni '70 ma vengono "scoperte" solamente nel 
1993 grazie alle denuncie di Jill Robinson, coraggiosa signora inglese 
attiva per i diritti degli animali, che nel '95 riesce a liberare i 
primi esemplari e nel '98 fonda l'Animals Asia Fundation (AAF), creando oasi in Cina e Vietnam dove accogliere gli orsi salvati dalle fattorie.
«Nelle oasi abbiamo equipe di specialisti in vari campi», racconta a Focus.it Antonello Palla, della sezione italiana dell'AAF. «In genere, il primo intervento a cui vengono sottoposti gli animali è l'asportazione della cistifellea, perché irrimediabilmente compromessa. Poi ci sono le infezioni, le malattie, le mutilazioni... Abbiamo persino una equipe di psicologi per aiutare gli esemplari più instabili. Ma l'aspetto peggiore di queste pratiche disumane è che non c'è una vera necessità, neppure tenendo conto della "tradizione": ci sono infatti 54 opzioni alternative, erboristiche e di sintesi, che possono sostituire la bile nella produzione degli stessi prodotti.»
«Nelle oasi abbiamo equipe di specialisti in vari campi», racconta a Focus.it Antonello Palla, della sezione italiana dell'AAF. «In genere, il primo intervento a cui vengono sottoposti gli animali è l'asportazione della cistifellea, perché irrimediabilmente compromessa. Poi ci sono le infezioni, le malattie, le mutilazioni... Abbiamo persino una equipe di psicologi per aiutare gli esemplari più instabili. Ma l'aspetto peggiore di queste pratiche disumane è che non c'è una vera necessità, neppure tenendo conto della "tradizione": ci sono infatti 54 opzioni alternative, erboristiche e di sintesi, che possono sostituire la bile nella produzione degli stessi prodotti.»
Emanuela Lombardi 
www.focus.it 
 
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