ANIMALI SALVATI NON SONO UN LUSSO! NO A SPESE VET IN REDDITOMETRO
Associazioni rivolgono un appello al Governo
7 mar 12
- Con una lettera congiunta, le associazioni Enpa, Lav, Leidaa, Lega
nazionale difesa del Cane hanno sollecitato l’intervento del Presidente
del Consiglio Monti, al Ministro della Salute Balduzzi e al
Sottosegretario alla Salute Cardinale affinché le spese veterinarie
siano tolte dal redditometro.
Le associazioni, ricordando come inclusione delle spese veterinarie tra
gli indici di ricchezza abbia trovato il disappunto non solo degli
animalisti e di numerosissimi cittadini che convivono con cani e gatti,
ma anche quella del mondo della politica e della veterinaria,
sottolineano come tali spese non possono e non debbano essere specchio
di agiatezza: gli animali, come riconosciuto dal Trattato di Lisbona
dell'Unione europea e dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari,
sono esseri senzienti, non beni di lusso e come tali hanno il diritto
alla tutela del loro benessere e della loro salute, garanzie queste che
devono essere assicurate tanto più in una fase così delicata per
l’economia di molte famiglie.
“Da non trascurare,” - affermano le associazioni - anche come, molto
spesso, chi vive con un cane o un gatto debba già sostenere dei
sacrifici per provvedere alle sue cure e per poter affrontare le spese
veterinarie.” e proseguono – “Garantire cure veterinarie e interventi di
prevenzione quali vaccinazioni e sterilizzazione, costa spesso grande
fatica. Assicurare ciò non è né può certamente essere sintomo di
ricchezza, bensì di attenzione, civiltà, e, come nel caso della
sterilizzazione anche di scelta consapevole e volontà di dare un
contributo concreto alla lotta al randagismo, contributo che peraltro fa
risparmiare molto alla collettività.”
Da tener ben presente anche come in Italia i milioni di persone che
vivono con un animale domestico, siano già gravate da una misura
estremamente penalizzante: l'aliquota Iva più alta sulla salute degli
animali (dal 20 al 21%); e sui loro alimenti (dal 20 al 21%), aliquota
che può essere foriera di rischio di abbandono e di rinuncia alla
proprietà come dimostrano i conferimenti in canile a causa delle
difficoltà economiche di tante famiglie, fenomeno quest’ultimo in
sensibile aumento.
Le associazioni concordano su come in luogo di utilizzare le spese
veterinarie quali indici di ricchezza, sia necessario invece introdurre
importanti misure per il benessere animale e il contrasto del randagismo
quali l'aumento della soglia di detraibilità delle spese veterinarie
rendendola totale per chi adotta un animale abbandonato e la riduzione
dell’IVA sul cibo per animali e sulle cure veterinarie al 10% per chi ha
adottato animali o non li tiene per scopo di lucro.
www.animalieanimali.it
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