Vuole donare gli embrioni congelati per la ricerca. 
La clinica:« la legge lo vieta»
Una vedova di Nassiriya dieci chiede gli embrioni, ma dopo il no si 
profila il ricorso alla Corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo
 
LA FECONDAZIONE ASSISTITA - 
Storia unica, senza precedenti. Lei è Adele Parrillo, vedova di una 
delle vittime dell’eccidio di Nassiriya. Il 12 novembre del 2003 assieme
 ai militari italiani uccisi da un camion-bomba perse la vita anche il 
suo uomo, il regista Stefano Rolla. L’anno prima, non riuscendo ad avere
 figli, Adelina e Stefano avevano deciso di avviare un programma di 
fecondazione assistita all’European Hospital, sede di uno dei migliori 
centri italiani di medicina e biologia della riproduzione, diretto da 
Ermanno Greco. I cicli di trattamento avevano portato allo sviluppo di 
cinque embrioni, destinati all’impianto, nella speranza che sbocciassero
 in un bambino. Ma pochi mesi dopo Stefano è morto. 
LA RICHIESTA DI DONAZIONE - Ora 
la Parrillo, difesa dall’avvocato Nicol Paoletti, in una lettera inviata
 all’European rivuole indietro il suo piccolo scrigno: «Sono trascorsi 
diversi anni, purtroppo nel frattempo il mio compagno è deceduto, non 
intendo più procedere all’impianto e desidero donare gli embrioni 
affinché vengano utilizzati per la ricerca scientifica sulle cellule 
staminali. La prego pertanto di metterli a mia disposizione». Mantiene 
un rispettabile riserbo col Corriere:
 «Non voglio parlare perché con le mie parole potrei compromettere 
l’esito dell’azione legale. Indipendentemente dalla mia vicenda 
personale sono da sempre favorevole alla sperimentazione sugli embrioni.
 E’ un atto di civiltà. Piuttosto che buttarli via. Non capisco perché 
per veder riconosciuti principi di civiltà bisogna sempre sfinirsi». 
LA RISPOSTA DELLA CLINICA - Nella
 sua risposta Greco si rifà alla legge 40: «Allo stato attuale la 
ricerca è consentita solo per perseguire finalità terapeutiche e 
diagnostiche volte alla tutela della salute e allo sviluppo 
dell’embrione. Qualsiasi altra attività è vietata penalmente 
sanzionata».  Un caso spinoso. Filomena Gallo, avvocato, docente di 
legislazione nelle biotecnologie in campo umano, segretario 
dell’associazione Luca Coscioni si limita a osservazioni tecniche: «Il 
divieto della legge 40 presenta profili di incostituzionalità perché 
limita la libertà di ricerca riconosciuta dalla Carta all’articolo 33. 
Oggi i nostri scienziati acquistano le linee staminali embrionali 
all’estero perché non possono estrarre staminali dagli embrioni italiani
 frutto di cicli di riproduzione assistita. Quelli non idonei per la 
gravidanza vengono abbandonati e il governo non ne decide il destino nè 
vengono trasferiti all’ospedale Maggiore di Milano come era previsto». 
La questione potrebbe diventare materia di ricorso alla Corte di 
Strasburgo che a sua volta la girerebbe al governo italiano. 
14 marzo 2012
www.corriere.it 
 
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