La pioggia ostacola la nutrizione di renne dell'Artico
Oslo, 28 settembre 2012 - Le renne dell'artico non hanno problemi a fronteggiare le tempeste di neve ma sono vulnerabili alla pioggia. Almeno questo e' quanto emerso da uno studio promosso dal Norwegian Polar Institute pubblicato sulla rivista Biology Letters. La ricerca ha analizzato i comportamenti delle popolazione delle renne svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus) che vivono sull'isola di Spitzbergen. Dopo diciassette anni di osservazioni, dal 1995 al 2011, la ricerca ha dimostrato che a causa delle forti precipitazioni il numero di renne femmine cala drasticamente nei periodi invernali tra novembre e aprile. Simili declini correlati alla pioggia sono stati rilevati anche tra le popolazioni di arvicole est-europee (Microtus levis), l'altro mammifero erbivoro a Spitzbergen. La causa e' un fenomeno chiamato "rain on snow", quando la pioggia filtra attraverso la neve e ghiaccia il terreno. Cio' rende agli animali difficile recuperare cibo come erica, erba e altre vegetazioni coperte da un spesso strato di ghiaccio.
(AGI)
sabato 29 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
INDIA: BRACCONIERI ATTACCANO RINOCERONTI
Due animali morti e uno ferito.
28 settembre 2012 - Almeno tre rinoceronti sono stati attaccati dai bracconieri nel nord est dell'India negli ultimi due giorni per prelevare il famoso corno ricercato per i presunti poteri afrodisiaci. Lo riferisce l'agenzia Pti.
Due animali sono morti, mentre un terzo è in gravi condizioni per le profonde ferite. Gli incidenti sono avvenuti nel parco nazionale di Kaziranga, nello stato dell'Assam, dove vivono protetti gli ultimi esemplari di rinoceronte unicorno indiano, una specie in via di estinzione in tutta l'Asia. Da diversi giorni, la riserva è allagata a causa delle inondazioni che hanno devastato gran parte dell'Assam e che hanno costretto gli animali a uscire dal loro habitat e trovare scampo sulle alture. Il direttore del parco, Sanjiv Bora ha detto che una femmina é stata trovata morta stamattina nell'area di Dolomara. Il corno e altre parti del corpo considerate preziose dai bracconieri erano stato rimosse. Ieri, i guardiaparco avevano trovato un'altra femmina in fin di vita a causa del dissanguamento causato dal taglio del corno e di parte di un orecchio. Poche ore prima un'altra carcassa era stata trovata in una zona diversa della vasta riserva, anche questa priva del prezioso corno. Dall'inizio di quest'anno almeno 15 rinoceronti sono già stati uccisi dai bracconieri nel parco di Kaziranga. Dopo gli incidenti, diversi dimostranti di associazioni studentesche e partiti politici hanno inscenato un sit-in di protesta bloccando un'autostrada. Accusano il governo dell'Assam di non essere in grado di proteggere il patrimonio faunistico.
Qualche giorno fa, i bracconieri erano entrati in azione anche in un zoo dell'Uttar Pradesh uccidendo un esemplare di tigre del Bengala di sei anni approfittando dell'assenza dei guardiani durante la pausa pranzo. Come per i rinoceronti, anche le tigri sono molto ricercate in alcuni Paesi asiatici, tra cui la Cina, per i loro poteri terapeutici, in particolare per quanto riguarda l'impotenza.
(ANSA)
Due animali morti e uno ferito.
28 settembre 2012 - Almeno tre rinoceronti sono stati attaccati dai bracconieri nel nord est dell'India negli ultimi due giorni per prelevare il famoso corno ricercato per i presunti poteri afrodisiaci. Lo riferisce l'agenzia Pti.
Due animali sono morti, mentre un terzo è in gravi condizioni per le profonde ferite. Gli incidenti sono avvenuti nel parco nazionale di Kaziranga, nello stato dell'Assam, dove vivono protetti gli ultimi esemplari di rinoceronte unicorno indiano, una specie in via di estinzione in tutta l'Asia. Da diversi giorni, la riserva è allagata a causa delle inondazioni che hanno devastato gran parte dell'Assam e che hanno costretto gli animali a uscire dal loro habitat e trovare scampo sulle alture. Il direttore del parco, Sanjiv Bora ha detto che una femmina é stata trovata morta stamattina nell'area di Dolomara. Il corno e altre parti del corpo considerate preziose dai bracconieri erano stato rimosse. Ieri, i guardiaparco avevano trovato un'altra femmina in fin di vita a causa del dissanguamento causato dal taglio del corno e di parte di un orecchio. Poche ore prima un'altra carcassa era stata trovata in una zona diversa della vasta riserva, anche questa priva del prezioso corno. Dall'inizio di quest'anno almeno 15 rinoceronti sono già stati uccisi dai bracconieri nel parco di Kaziranga. Dopo gli incidenti, diversi dimostranti di associazioni studentesche e partiti politici hanno inscenato un sit-in di protesta bloccando un'autostrada. Accusano il governo dell'Assam di non essere in grado di proteggere il patrimonio faunistico.
Qualche giorno fa, i bracconieri erano entrati in azione anche in un zoo dell'Uttar Pradesh uccidendo un esemplare di tigre del Bengala di sei anni approfittando dell'assenza dei guardiani durante la pausa pranzo. Come per i rinoceronti, anche le tigri sono molto ricercate in alcuni Paesi asiatici, tra cui la Cina, per i loro poteri terapeutici, in particolare per quanto riguarda l'impotenza.
(ANSA)
giovedì 27 settembre 2012
GOVERNO TOKYO VALUTA STOP CACCIA BALENE...
Per un anno
27 settembre 2012 - Il governo giapponese sta valutando l'abbandono, ma solo per la prossima stagione, della caccia alle balene nelle acque dell'Antartico, ipotizzando il primo stop da quando nel 1987 il Sol Levante lanciò la cosiddetta "pesca dei cetacei a fini scientifici".
La ragione principale non è l'azione delle associazioni ambientaliste, tra cui la Sea Shepherd, ma la necessità di effettuare i lavori di ammodernamento e di manutenzione straordinaria alla Nisshin Maru, l'ammiraglia della flotta baleniera in servizio ormai da 25 anni.
Il progetto sulla nave, riporta il quotidiano Asahi, potrebbe richiedere diversi mesi, mentre l'avvio della stagione di caccia é per tradizione fissata a fine novembre o, al più tardi, a inizio dicembre.
L'agenzia della Pesca ha confermato all'ANSA l'ipotesi di stop precisando che nulla è stato finora definito, in attesa della riunione ad hoc di un apposito comitato in calendario il 28 settembre. In agenda, infatti, risulta proprio la discussione dei lavori di ammodernamento della nave la cui copertura finanziaria è però in alto mare.
(ANSA)
Per un anno
27 settembre 2012 - Il governo giapponese sta valutando l'abbandono, ma solo per la prossima stagione, della caccia alle balene nelle acque dell'Antartico, ipotizzando il primo stop da quando nel 1987 il Sol Levante lanciò la cosiddetta "pesca dei cetacei a fini scientifici".
La ragione principale non è l'azione delle associazioni ambientaliste, tra cui la Sea Shepherd, ma la necessità di effettuare i lavori di ammodernamento e di manutenzione straordinaria alla Nisshin Maru, l'ammiraglia della flotta baleniera in servizio ormai da 25 anni.
Il progetto sulla nave, riporta il quotidiano Asahi, potrebbe richiedere diversi mesi, mentre l'avvio della stagione di caccia é per tradizione fissata a fine novembre o, al più tardi, a inizio dicembre.
L'agenzia della Pesca ha confermato all'ANSA l'ipotesi di stop precisando che nulla è stato finora definito, in attesa della riunione ad hoc di un apposito comitato in calendario il 28 settembre. In agenda, infatti, risulta proprio la discussione dei lavori di ammodernamento della nave la cui copertura finanziaria è però in alto mare.
(ANSA)
mercoledì 26 settembre 2012
CACCIA IN DEROGA, IL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO LA BOCCIA.
“MOMENTO STORICO. STA PER AVVICINARSI LA SUA ABOLIZIONE DAL TERRITORIO ITALIANO”
Con
la bocciatura della proposta di legge lombarda sulle deroghe, grazie
alla pregiudiziale presentata da Idv e Sel approvata in Consiglio
regionale, si scrive la parola fine, forse per sempre, al triste rito
ordinario della caccia in deroga,
cioè quel meccanismo per cui, ormai ogni anno, la regione Lombardia e
altre regioni, concedevano ai propri cacciatori di abbattere centinaia
di migliaia di piccoli uccelli protetti.
Lo afferma oggi la LIPU-BirdLife Italia,
che aggiunge: “Una pratica illegittima, quella della caccia in deroga,
che andava ben oltre la straordinarietà dello strumento di deroga per
configurarsi come un espediente utile a raggirare le regole nazionali e
comunitarie e cacciare specie non cacciabili”.
“Un
espediente – prosegue la LIPU – che ci è costato caro: procedure di
infrazione, condanne della Corte di Giustizia, interventi straordinari
delle istituzioni europee, una nuova messa in mora per Regioni e
Repubblica italiana. Ma il naufragio di questo nuovo tentativo di alcune
frange della caccia lombarda potrebbe almeno evitarci la punizione
finale, che è quella della seconda e definitiva condanna, con le
relative sanzioni economiche.
“Ne
prenda atto, la Lombardia, e non tenti ora di approvare alcuna delibera
di salvataggio, e ne prenda atto anche il Veneto, altra regione da
maglia nera che l’Europa continua a tenere sotto strettissima
osservazione. Ma ne prenda atto anche il Governo italiano, che ora ha il
compito di adeguare la legge nazionale in modo che queste vicende non
si ripetano più.
“Nel 2008, in
poche settimane, la LIPU raccolse oltre 200 mila firme per dire stop a
questa pratica dannosa e fraudolenta. Il momento in cui le deroghe di
caccia tradizionali saranno abolite si sta avvicinando. E’ un bene per
tutti: per la natura, per il diritto, per le tasche dei cittadini
italiani”.
Parma, 25 settembre 2012
www.lipu.it
Quattro milioni di uccisioni all'anno, Solo gli ospiti dei canili animalisti sopravvivono
Usa, dalla camera a gas all'iniezione letale:
il metodo «umano» per liberarsi dei randagi
La Camera dei rappresentanti alle prese con una mozione che punta a rendere meno cruente le soppressioni dei trovatelli
Ci chiediamo mai guardando le foto e leggendo le storie
agghiaccianti che riguardano il trattamento riservato ai cani e ai gatti
randagi della Romania, della Spagna o dell’Ucraina, insomma dei Paesi
della nostra Europa, a volte esterni a volte interni alla Ue, cosa
accada ai pet statunitensi senza padrone? Forse no, perché nel nostro
immaginario collettivo, influenzato dalla grande industria
cinematografica, probabilmente immaginiamo il cane «a stelle e strisce»
sempre biondo, bello, di razza, amato da una famiglia che lo considera
un suo membro a tutti gli effetti nel contesto di un’accogliente
villetta con giardino. Ma la realtà è molto diversa.
SOPPRESSIONI DI MASSA - Cosa dice la legge della più grande democrazia del mondo circa gli animali domestici abbandonati? Esattamente ciò che prescriveva la nostra fino all’introduzione della celebre 281/91 che graziò i cani abbandonati italiani da una collettiva messa a morte. In tutti gli Stati Uniti se dopo una decina o una quindicina di giorni il cane o il gatto non vengono reclamati dal proprietario o da un altro adottante sono messi a morte. Certo, esistono rifugi «no-kill» gestiti da associazioni protezionistiche che non uccidono i loro ospiti, ma la legge per i canili pubblici impone la soppressione.
4 MILIONI DI UCCISIONI ALL'ANNO - Notizie freschissime sui dati di questa vera e propria carneficina le dobbiamo a una mozione presentata al Congresso nelle settimane scorse da Jim Moran, un deputato democratico della Virginia, classe 1945. La mozione porta il nome «House of Representative 736» e ha un titolo piuttosto pesante: «Opposizione all’uso del monossido di carbonio, biossido di carbonio, azoto, argon e altri gas per l’eutanasia degli animali abbandonati e aiuto a quegli Stati che decideranno per il metodo più umano dell’iniezione letale». In questo documento Moran non risparmia le cifre e afferma che ogni anno da 6 a 8 milioni di cani e gatti abbandonati vengono sistemati in circa 5.000 canili di tutti gli States. Ogni anno, se entro un numero di giorni che varia da Stato a Stato, non trovano famiglia vengono soppressi. Il numero delle soppressioni annuale dei pet è di circa 4 milioni, una cifra esorbitante, difficile addirittura da immaginare.
SOPPRESSIONI PIU' UMANE? - La mozione di Moran non mira a fermare le soppressioni ma a renderle più umane, a dare cioè ai cani e ai gatti che nessuno più vuole l’eutanasia, cioè la «buona morte». Secondo Moran per essere considerata «umana», la soppressione deve prima di tutto provocare l’incoscienza totale del soggetto in modo non doloroso, poi l’arresto cardiaco o respiratorio e il conseguente decesso. L’uso della camera a gas, che prevede che più animali stressati e terrorizzati siano rinchiusi in una stanza nella quale viene pompato monossido di carbonio, non rispetterebbe questi parametri. Infatti, cani e gatti possono sopportare anche una dolorosa agonia di più di mezz’ora perfettamente coscienti mentre le funzioni respiratorie e cardiache si fanno sempre meno efficaci. Gli addetti alle soppressioni in molti canili municipali (chiamati pound) hanno testimoniato che gli animali a volte non muoiono e hanno bisogno di un altro passaggio in camera a gas o vengono gettati nell’inceneritore ancora semicoscienti. Il monossido di carbonio, aggiunge Jim Moran, è pericoloso anche per il personale addetto a questo agghiacciante lavoro e ha fatto registrare nell'ambiente dei lavoratori dei canili municipali un morto e disturbi di vario tipo quali irregolarità cardiache, danni cerebrali, alla memoria, problemi muscolari, difficoltà di respirazione.
L'INIEZIONE LETALE - Con la sua mozione, Moran spera di convincere il numero più alto di Stati possibile a passare all’iniezione letale di Pentobarbital (usato in alcuni Stati della Federazione anche per gli esseri umani condannati a morte o in quei Paesi dove l’eutanasia umana volontaria è legale) perché fa perdere coscienza prima del decesso. Con Moran si sono schierate l’American Human Association, l’American Veterinary Medical Association, la National Animal Control Association, l’Association of Shelter Veterinarians, l’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals e la Human Society of the United States. La camera a gas per cani e gatti, comunque, non è utilizzata in tutti gli Stati Uniti: in diciotto è proibita, come anche nel distretto della Columbia (cioè Washington, la capitale degli States).
UN PICCOLO SUCCESSO - Un primo successo Moran l’ha già ottenuto e in tempi record: dopo la sua mozione, la Contea di Fairfield nell’Ohio ha voluto ascoltare i testimoni oculari delle soppressioni tramite camera a gas e alcuni membri American Veterinary Medical Association che, infatti, in accordo con il democratico Moran, si è rifiutata di definire questo tipo di soppressione «eutanasia». Circa un mese fa, il 14 agosto, la Contea ha quindi proibito definitivamente l’uso di questo strumento di messa a morte anche grazie al supporto della Human Society che si è offerta di pagare i maggiori costi che l’iniezione letale comporta. Ma è una vera vittoria per i pet a stelle e strisce?
Giorgia Rozza
26 settembre 2012
www.corriere.it
Usa, dalla camera a gas all'iniezione letale:
il metodo «umano» per liberarsi dei randagi
La Camera dei rappresentanti alle prese con una mozione che punta a rendere meno cruente le soppressioni dei trovatelli
SOPPRESSIONI DI MASSA - Cosa dice la legge della più grande democrazia del mondo circa gli animali domestici abbandonati? Esattamente ciò che prescriveva la nostra fino all’introduzione della celebre 281/91 che graziò i cani abbandonati italiani da una collettiva messa a morte. In tutti gli Stati Uniti se dopo una decina o una quindicina di giorni il cane o il gatto non vengono reclamati dal proprietario o da un altro adottante sono messi a morte. Certo, esistono rifugi «no-kill» gestiti da associazioni protezionistiche che non uccidono i loro ospiti, ma la legge per i canili pubblici impone la soppressione.
4 MILIONI DI UCCISIONI ALL'ANNO - Notizie freschissime sui dati di questa vera e propria carneficina le dobbiamo a una mozione presentata al Congresso nelle settimane scorse da Jim Moran, un deputato democratico della Virginia, classe 1945. La mozione porta il nome «House of Representative 736» e ha un titolo piuttosto pesante: «Opposizione all’uso del monossido di carbonio, biossido di carbonio, azoto, argon e altri gas per l’eutanasia degli animali abbandonati e aiuto a quegli Stati che decideranno per il metodo più umano dell’iniezione letale». In questo documento Moran non risparmia le cifre e afferma che ogni anno da 6 a 8 milioni di cani e gatti abbandonati vengono sistemati in circa 5.000 canili di tutti gli States. Ogni anno, se entro un numero di giorni che varia da Stato a Stato, non trovano famiglia vengono soppressi. Il numero delle soppressioni annuale dei pet è di circa 4 milioni, una cifra esorbitante, difficile addirittura da immaginare.
SOPPRESSIONI PIU' UMANE? - La mozione di Moran non mira a fermare le soppressioni ma a renderle più umane, a dare cioè ai cani e ai gatti che nessuno più vuole l’eutanasia, cioè la «buona morte». Secondo Moran per essere considerata «umana», la soppressione deve prima di tutto provocare l’incoscienza totale del soggetto in modo non doloroso, poi l’arresto cardiaco o respiratorio e il conseguente decesso. L’uso della camera a gas, che prevede che più animali stressati e terrorizzati siano rinchiusi in una stanza nella quale viene pompato monossido di carbonio, non rispetterebbe questi parametri. Infatti, cani e gatti possono sopportare anche una dolorosa agonia di più di mezz’ora perfettamente coscienti mentre le funzioni respiratorie e cardiache si fanno sempre meno efficaci. Gli addetti alle soppressioni in molti canili municipali (chiamati pound) hanno testimoniato che gli animali a volte non muoiono e hanno bisogno di un altro passaggio in camera a gas o vengono gettati nell’inceneritore ancora semicoscienti. Il monossido di carbonio, aggiunge Jim Moran, è pericoloso anche per il personale addetto a questo agghiacciante lavoro e ha fatto registrare nell'ambiente dei lavoratori dei canili municipali un morto e disturbi di vario tipo quali irregolarità cardiache, danni cerebrali, alla memoria, problemi muscolari, difficoltà di respirazione.
L'INIEZIONE LETALE - Con la sua mozione, Moran spera di convincere il numero più alto di Stati possibile a passare all’iniezione letale di Pentobarbital (usato in alcuni Stati della Federazione anche per gli esseri umani condannati a morte o in quei Paesi dove l’eutanasia umana volontaria è legale) perché fa perdere coscienza prima del decesso. Con Moran si sono schierate l’American Human Association, l’American Veterinary Medical Association, la National Animal Control Association, l’Association of Shelter Veterinarians, l’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals e la Human Society of the United States. La camera a gas per cani e gatti, comunque, non è utilizzata in tutti gli Stati Uniti: in diciotto è proibita, come anche nel distretto della Columbia (cioè Washington, la capitale degli States).
UN PICCOLO SUCCESSO - Un primo successo Moran l’ha già ottenuto e in tempi record: dopo la sua mozione, la Contea di Fairfield nell’Ohio ha voluto ascoltare i testimoni oculari delle soppressioni tramite camera a gas e alcuni membri American Veterinary Medical Association che, infatti, in accordo con il democratico Moran, si è rifiutata di definire questo tipo di soppressione «eutanasia». Circa un mese fa, il 14 agosto, la Contea ha quindi proibito definitivamente l’uso di questo strumento di messa a morte anche grazie al supporto della Human Society che si è offerta di pagare i maggiori costi che l’iniezione letale comporta. Ma è una vera vittoria per i pet a stelle e strisce?
Giorgia Rozza
26 settembre 2012
www.corriere.it
martedì 25 settembre 2012
IMPEGNO UE PER MONITORARE IL BRACCONAGGIO A CIPRO
Commissario Ue all'Ambiente risponde ad Andrea Zanoni (IdV).
25 set 2012 - “La Commissione è a conoscenza dell'attività di bracconaggio a Cipro ed è seriamente preoccupata del numero ancora estremamente elevato di uccelli uccisi”. Per questo “la Commissione sta elaborando un elenco di possibili azioni per lottare contro il bracconaggio degli uccelli nell’Ue”. Questa è la risposta del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik all'interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato IdV, sul fenomeno di bracconaggio ai danni di molte specie di uccelli migratori nell'isola di Cipro. “Quello che ho visto al campo anti bracconaggio a cui ho preso parte lo scorso maggio non mi è piaciuto: non possiamo permetterci che Cipro, come Malta, diventi un “paradiso venatorio” per i bracconieri”.
Il Commissario Potočnik risponde a Zanoni che “la Commissione continua a sorvegliare attentamente gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti dalle autorità cipriote per affrontare efficacemente il problema” e che “a seguito delle raccomandazioni formulate in occasione della conferenza sul bracconaggio degli uccelli organizzata dal Segretariato della convenzione di Berna a Larnaca nel luglio 2011, sta elaborando un elenco di possibili azioni per lottare contro il bracconaggio degli uccelli in tutta l’Ue”.
“La situazione di Cipro è particolarmente grave per la posizione strategica dell'isola per gli uccelli migratori e per le scarse misure anti bracconaggio messe in atto dalle autorità locali – attacca Zanoni – Basti pensare che secondo le stime dell’associazione BirdLife Cipro, nel 2010 sono stati uccisi dai bracconieri 2 milioni 418 mila uccelli e che vengono abitualmente usati metodi di cattura espressamente vietati dalla Direttiva Ue Uccelli come i limestick, bastoncini ricoperti di vischio nascosti tra gli alberi e utilizzati per catturare e uccidere gli uccelli migratori che vi si posano”.
“L'interessamento della Commissione europea è un buon segno ma non si deve limitare a prendere atto delle rassicurazioni scontate delle autorità cipriote – continua l'Eurodeputato – Per contrastare efficacemente il bracconaggio sull'isola ci vogliono controlli e sanzioni”. Tra le possibili azioni che la Commissione sta discutendo con gli Stati membri, BirdLife, la Federazione delle associazioni di caccia e conservazione dell’Ue (FACE) e la convenzione di Berna, figurano proprio il controllo delle attività illegali, lo scambio di informazioni, la sensibilizzazione, la prevenzione, il miglioramento dell’attività di controllo del rispetto della normativa e del coordinamento.
Venerdì prossimo Zanoni sarà a Malta per prendere parte, tra le altre cose, al campo anti bracconaggio del CABS (Committee against bird slaughter) sull'isola. “In Europa esistono ancora troppe zone franche dove la Direttiva Ue Uccelli viene sistematicamente calpestata. Sul bracconaggio l'Europa non deve più fare sconti a nessuno”.
http://www.animalieanimali.it
Commissario Ue all'Ambiente risponde ad Andrea Zanoni (IdV).
25 set 2012 - “La Commissione è a conoscenza dell'attività di bracconaggio a Cipro ed è seriamente preoccupata del numero ancora estremamente elevato di uccelli uccisi”. Per questo “la Commissione sta elaborando un elenco di possibili azioni per lottare contro il bracconaggio degli uccelli nell’Ue”. Questa è la risposta del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik all'interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato IdV, sul fenomeno di bracconaggio ai danni di molte specie di uccelli migratori nell'isola di Cipro. “Quello che ho visto al campo anti bracconaggio a cui ho preso parte lo scorso maggio non mi è piaciuto: non possiamo permetterci che Cipro, come Malta, diventi un “paradiso venatorio” per i bracconieri”.
Il Commissario Potočnik risponde a Zanoni che “la Commissione continua a sorvegliare attentamente gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti dalle autorità cipriote per affrontare efficacemente il problema” e che “a seguito delle raccomandazioni formulate in occasione della conferenza sul bracconaggio degli uccelli organizzata dal Segretariato della convenzione di Berna a Larnaca nel luglio 2011, sta elaborando un elenco di possibili azioni per lottare contro il bracconaggio degli uccelli in tutta l’Ue”.
“La situazione di Cipro è particolarmente grave per la posizione strategica dell'isola per gli uccelli migratori e per le scarse misure anti bracconaggio messe in atto dalle autorità locali – attacca Zanoni – Basti pensare che secondo le stime dell’associazione BirdLife Cipro, nel 2010 sono stati uccisi dai bracconieri 2 milioni 418 mila uccelli e che vengono abitualmente usati metodi di cattura espressamente vietati dalla Direttiva Ue Uccelli come i limestick, bastoncini ricoperti di vischio nascosti tra gli alberi e utilizzati per catturare e uccidere gli uccelli migratori che vi si posano”.
“L'interessamento della Commissione europea è un buon segno ma non si deve limitare a prendere atto delle rassicurazioni scontate delle autorità cipriote – continua l'Eurodeputato – Per contrastare efficacemente il bracconaggio sull'isola ci vogliono controlli e sanzioni”. Tra le possibili azioni che la Commissione sta discutendo con gli Stati membri, BirdLife, la Federazione delle associazioni di caccia e conservazione dell’Ue (FACE) e la convenzione di Berna, figurano proprio il controllo delle attività illegali, lo scambio di informazioni, la sensibilizzazione, la prevenzione, il miglioramento dell’attività di controllo del rispetto della normativa e del coordinamento.
Venerdì prossimo Zanoni sarà a Malta per prendere parte, tra le altre cose, al campo anti bracconaggio del CABS (Committee against bird slaughter) sull'isola. “In Europa esistono ancora troppe zone franche dove la Direttiva Ue Uccelli viene sistematicamente calpestata. Sul bracconaggio l'Europa non deve più fare sconti a nessuno”.
http://www.animalieanimali.it
lunedì 24 settembre 2012
APPELLO PER SALVARE GLI IBIS DI THIENE DAI CACCIATORI
Lanciato dall'europarlamentare Zanoni
24 set 12 - Sei rarissimi esemplari di Ibis (Geronticus eremita) stazionano all’aeroporto “Ferrarin” di Thiene (VI). L’Eurodeputato IdV Andrea Zanoni ha affermato: «Invito i cittadini a segnalare qualsiasi episodio possa mettere in pericolo la loro sopravvivenza. Se dovessero essere feriti o peggio abbattuti dai cacciatori chiederò la sospensione dell’attività venatoria per almeno un mese nell’ambito di caccia interessato da un simile evento»
Ad inizio agosto, all’aeroporto “Ferrarin” di Thiene (VI) in via Pra Novei, sono atterrati sei subadulti di Ibis (Geronticus eremita), rarissima specie di uccello in via di estinzione. Si tratta di giovani esemplari che fanno parte del progetto internazionale “Waldrappteam” che si occupa del recupero e della reintroduzione in natura di questa specie ormai estinta in Europa e inserita nella Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Andrea Zanoni, Europarlamentare IdV e vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento Europeo ha affermato: «Sono molto preoccupato per la sorte di questi rarissimi uccelli, visto che siamo nel vivo della stagione venatoria. Basti pensare che gli scienziati che studiano i percorsi migratori dell’Ibis hanno denunciato che nel 2006 ben sette Ibis su ventidue monitorati sarebbero scomparsi, due dei quali sicuramente abbattuti dai cacciatori. Nel 2009 non sono più stati rintracciati addirittura diciannove esemplari. Nel 2011, durante la migrazione, non sono giunti a destinazione ben dieci individui e di questi due sono stati uccisi a fucilate a Pizzoli (L’Aquila) in Abruzzo vicino al Parco del Gran Sasso».
Alla luce dei gravi episodi denunciati, il 9 febbraio 2012, l’Eurodeputato Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea (comunicato stampa), affinché fossero resi noti in Europa i frequenti episodi di bracconaggio nei confronti di questi rarissimi uccelli e per segnalare che il sistema di controlli e sanzioni italiano è evidentemente inefficace e incapace di far rispettare la Direttiva uccelli 2009/147/CEE. «I dati pervenuti dai Centri di Recupero della fauna selvatica operanti sul territorio nazionale evidenziano una situazione drammatica - ha affermato Zanoni – Emerge che ogni anno, in particolare nel periodo della migrazione, migliaia di rapaci e altre specie protette sono uccise o ferite durante la stagione venatoria».
Il progetto austriaco “Waldrappteam” (www.waldrapp.eu) è stato avviato nel 2002 e trova sede nella stazione biologica di ricerca Konrad Lorenz di Grünau, in Alta Austria nei pressi di Linz, dove vive un gruppo di Ibis. Il progetto prevede anche la migrazione assistita di questi esemplari, con il supporto di piccoli aerei e con radio collari e una delle mete è l’Oasi naturale di Orbetello (GR).
«Probabilmente tra circa un mese, quando non troveranno più cibo, i sei esemplari che ora stazionano a Thiene partiranno per la Toscana dove sverneranno - ha concluso l’Europarlamentare Zanoni- Nel frattempo su di loro incombe la minaccia della caccia, visto che si muovono in un raggio di cinque chilometri durante il giorno e quindi escono dalla zona sicura dell’aeroporto per sorvolare le campagne, in questi giorni affollate dai cacciatori. I dati resi noti sui ferimenti e sulle uccisioni da armi da caccia avvenuti fanno capire la portata del pericolo corso da questi uccelli. Chiedo ai cittadini di vigilare e di segnalare qualsiasi episodio possa recare loro danno. Se gli Ibis di Thiene dovessero rimanere vittime ancora una volta delle armi dei cacciatori chiederò la chiusura dell’attività venatoria per almeno un mese nell’ambito di caccia in cui si dovessero verificare il ferimento o l’uccisione. È tempo di mettere la parola fine a questa strage di uccelli in via di estinzione in tutta Europa, in spregio alla Direttiva “Uccelli” e alle normative internazionali per la protezione delle specie in estinzione».
Lanciato dall'europarlamentare Zanoni
24 set 12 - Sei rarissimi esemplari di Ibis (Geronticus eremita) stazionano all’aeroporto “Ferrarin” di Thiene (VI). L’Eurodeputato IdV Andrea Zanoni ha affermato: «Invito i cittadini a segnalare qualsiasi episodio possa mettere in pericolo la loro sopravvivenza. Se dovessero essere feriti o peggio abbattuti dai cacciatori chiederò la sospensione dell’attività venatoria per almeno un mese nell’ambito di caccia interessato da un simile evento»
Ad inizio agosto, all’aeroporto “Ferrarin” di Thiene (VI) in via Pra Novei, sono atterrati sei subadulti di Ibis (Geronticus eremita), rarissima specie di uccello in via di estinzione. Si tratta di giovani esemplari che fanno parte del progetto internazionale “Waldrappteam” che si occupa del recupero e della reintroduzione in natura di questa specie ormai estinta in Europa e inserita nella Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Andrea Zanoni, Europarlamentare IdV e vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento Europeo ha affermato: «Sono molto preoccupato per la sorte di questi rarissimi uccelli, visto che siamo nel vivo della stagione venatoria. Basti pensare che gli scienziati che studiano i percorsi migratori dell’Ibis hanno denunciato che nel 2006 ben sette Ibis su ventidue monitorati sarebbero scomparsi, due dei quali sicuramente abbattuti dai cacciatori. Nel 2009 non sono più stati rintracciati addirittura diciannove esemplari. Nel 2011, durante la migrazione, non sono giunti a destinazione ben dieci individui e di questi due sono stati uccisi a fucilate a Pizzoli (L’Aquila) in Abruzzo vicino al Parco del Gran Sasso».
Alla luce dei gravi episodi denunciati, il 9 febbraio 2012, l’Eurodeputato Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea (comunicato stampa), affinché fossero resi noti in Europa i frequenti episodi di bracconaggio nei confronti di questi rarissimi uccelli e per segnalare che il sistema di controlli e sanzioni italiano è evidentemente inefficace e incapace di far rispettare la Direttiva uccelli 2009/147/CEE. «I dati pervenuti dai Centri di Recupero della fauna selvatica operanti sul territorio nazionale evidenziano una situazione drammatica - ha affermato Zanoni – Emerge che ogni anno, in particolare nel periodo della migrazione, migliaia di rapaci e altre specie protette sono uccise o ferite durante la stagione venatoria».
Il progetto austriaco “Waldrappteam” (www.waldrapp.eu) è stato avviato nel 2002 e trova sede nella stazione biologica di ricerca Konrad Lorenz di Grünau, in Alta Austria nei pressi di Linz, dove vive un gruppo di Ibis. Il progetto prevede anche la migrazione assistita di questi esemplari, con il supporto di piccoli aerei e con radio collari e una delle mete è l’Oasi naturale di Orbetello (GR).
«Probabilmente tra circa un mese, quando non troveranno più cibo, i sei esemplari che ora stazionano a Thiene partiranno per la Toscana dove sverneranno - ha concluso l’Europarlamentare Zanoni- Nel frattempo su di loro incombe la minaccia della caccia, visto che si muovono in un raggio di cinque chilometri durante il giorno e quindi escono dalla zona sicura dell’aeroporto per sorvolare le campagne, in questi giorni affollate dai cacciatori. I dati resi noti sui ferimenti e sulle uccisioni da armi da caccia avvenuti fanno capire la portata del pericolo corso da questi uccelli. Chiedo ai cittadini di vigilare e di segnalare qualsiasi episodio possa recare loro danno. Se gli Ibis di Thiene dovessero rimanere vittime ancora una volta delle armi dei cacciatori chiederò la chiusura dell’attività venatoria per almeno un mese nell’ambito di caccia in cui si dovessero verificare il ferimento o l’uccisione. È tempo di mettere la parola fine a questa strage di uccelli in via di estinzione in tutta Europa, in spregio alla Direttiva “Uccelli” e alle normative internazionali per la protezione delle specie in estinzione».
giovedì 20 settembre 2012
L’ALTRA FACCIA DEGLI AFFIDI DI GREEN HILL:
BEAGLE AI CACCIATORI?
BEAGLE AI CACCIATORI?
L’operazione
di affido dei beagle di Green Hill è giunta al termine ed è quindi
giunto il momento di evidenziare alcuni punti oscuri nella gestione dei
custodi giudiziari, Legambiente e Lav. La scelta di comunicarlo ora
non è casuale e trova la sua motivazione nell’aver dato al maggior
numero possibile di beagle una nuova casa adatta alle loro esigenze.
Il primo punto critico riguarda il mancato inserimento, nel modulo che elencava i requisiti che gli aspiranti affidatari dovevano avere, della non appartenenza a enti, associazioni, o gruppi venatori, elemento invece importante vista la razza dei cani (segugi utilizzati per la caccia) che si andavano ad affidare. Sono ben note le condizioni vergognose in cui sono detenuti moltissimi cani usati per le battute di caccia. Animali considerati esclusivamente come uno strumento (così come nei laboratori di vivisezione), alla stregua del fucile.
Il primo punto critico riguarda il mancato inserimento, nel modulo che elencava i requisiti che gli aspiranti affidatari dovevano avere, della non appartenenza a enti, associazioni, o gruppi venatori, elemento invece importante vista la razza dei cani (segugi utilizzati per la caccia) che si andavano ad affidare. Sono ben note le condizioni vergognose in cui sono detenuti moltissimi cani usati per le battute di caccia. Animali considerati esclusivamente come uno strumento (così come nei laboratori di vivisezione), alla stregua del fucile.
Inoltre, per la scelta
degli affidatari dei beagle, i custodi giudiziari Legambiente e Lav si
sono appoggiati sia ad associazioni esperte in tema di affidi di
animali, ma anche ad associazioni prive di competenze specifiche per la
selezione di famiglie idonee e dislocate nel Sud Italia (nonostante
fosse stato specificato che i cani sarebbero stati affidati solo nel
Nord Italia per richiesta della Procura di Brescia e per non sottoporre
i cani a stress eccessivo), oltre che ad associazioni cinofile
filo-venatorie.
Come si evince dal sito di Legambiente, infatti, tra le associazioni di cui è stata accettata l’adesione all’operazione SOS Green Hill figurano infatti:
Come si evince dal sito di Legambiente, infatti, tra le associazioni di cui è stata accettata l’adesione all’operazione SOS Green Hill figurano infatti:
- APNEC e Libertas, che patrocinano eventi di formazione sulla preparazione di cani da caccia, oltre ad annoverare tra i soci molti preparatori di cani all’attività venatoria;
- Centro Cinoagonistico Borgomanerese e Centro Cinoagonistico Siracusano (Sicilia), entrambi affiliati al CSAA (Centro sportivo e delle attività per l’ambiente), federato con Arcicaccia e organizzatore di attività di cinofilia venatoria;
- ADLA Onlus, canile di Napoli
Il
dubbio sulla consegna dei beagle nelle mani di cacciatori è infine
legittimato dalla presenza di 7 beagle a Festambiente, festa
organizzata da Legambiente lo scorso agosto: all’affido del primo cucciolo ha fatto da padrino Osvaldo Veneziano, presidente nazionale di Arcicaccia.
Tutti i cani affidati
attraverso l’OIPA sono stati dati in mano a persone adatte e
consapevoli della scelta che stavano facendo, non consegnati a
cacciatori o a persone inesperte pronte a riportarli indietro alla prima
pipì sul tappeto, come sembrerebbe realmente accaduto stando a
moltissime segnalazioni circolate. L’abbiamo fatto per Lapo, cucciolo
di 4 mesi simpatico e furbetto, Sally, adulta con un sospetto di
gravidanza, Carlotta, cucciola di 3 mesi senza coda, Tara, adulta che
si è riaperta al mondo dopo una corsa in giardino, Duna, cucciola di 4
mesi che ha imparato a conoscere i gatti, Anya, cucciola di 3 mesi che
appena arrivata a casa ha dormito per la prima volta serenamente…e
tante altre creature per le quali abbiamo potuto scrivere un futuro
diverso.
Il caso Green Hill è stato
senza dubbio un potente catalizzatore di attenzione mediatica e
occasione di fund raising, ecco perchè fin da subito abbiamo
evidenziato la pericolosità della corsa per accaparrarsi una parte di
visibilità a discapito dell’oculatezza nell’affido dei cani.
L’importante era certamente svuotare quei capannoni velocemente, ma le
manie di protagonismo hanno, in alcuni casi, causato ulteriore
sofferenza ad animali già fortemente provati.
martedì 18 settembre 2012
TAR, CACCIA A META' IN LIGURIA
Almeno sino al 16 ottobre
18 settembre 2012 - Con Decreto cautelare n.324 del 17 settembre, il Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale, sez. 2°, ha sospeso in via urgente parte del Calendario Venatorio varato dal Consiglio Regionale della Liguria il 7 agosto scorso.
Testo:
http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Genova/Sezione%202/2012/201200802/Provvedimenti/201200324_06.XML
Il ricorso era stato presentato la scorsa settimana dalle cinque Associazioni ambientaliste: Lega Abolizione Caccia, WWF, LAV, V.A.S. e LIPU, tutte patrocinate dall'avvocato prof. Daniele Granara.
Il provvedimento urgente del Presidente del TAR sarà poi riesaminato il 16 ottobre in camera di consiglio al completo, con tutti e tre i giudici del collegio.
La stagione venatoria in Liguria si era aperta domenica 16 settembre, con previsione di chiusura al 31 gennaio 2013.
Per effetto del decreto di sospensiva del TAR, con effetto immediato:
- sono sospese le due giornate settimanali supplementari di caccia da appostamento ai migratori nei mesi di ottobre e dicembre (che la Regione aveva concesso in deroga, in aggiunta rispetto ai canonici 3 giorni settimanali di attività venatoria per ciascun cacciatore), in quanto accentuano troppo la pressione venatoria sui migratori;
- la caccia a lepre, starna , quaglia, fagiano, tordi, cesena, germano reale, folaga e pernice rossa potrà effettuarsi solo a partire dal 1 ottobre, anzichè anche in settembre
- nella caccia vicino "zone umide", come alvei di corsi d'acqua, non potranno essere utilizzate cartucce a pallini di piombo, ma solo cartucce con metalli atossici ( in attuazione della legge 66/2006 che ratifica un Protocollo internazionale per la tutela dell'avifauna acquatica)
Invece la caccia la cinghiale, che non era oggetto di questo ricorso, resta aperta, anche se gli ambientalisti sono sempre stati molto critici con la Provincia di Genova, che in realtà autorizza in molti casi gli Ambiti Territoriali di Caccia e le squadre di "cinghialisti" a foraggiare in estate i cinghiali in campagna (solo il comune di Genova ha giustamente vietato l'alimentazione dei cinghiali in città), giudicando ambigue e fuorvianti le recenti dichiarazioni del commissario Fossati.
"Ancora una volta siamo costretti a ricorrere alla Magistratura amministrativa per tutelare il rispetto dei pareri scientifici e delle Convenzioni Internazionali", dichiarano i responsabili liguri delle associazioni ambientaliste ricorrenti.
A luglio nella Commissione Faunistica consultiva presso la Regione avevamo tentato una mediazione che consentisse perlomeno di tenere conto del parere scientifico obbligatorio dell' ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), molto critico sulla bozza iniziale dell'assessore Briano.
Ma tutto è saltato per l'intransigenza a scopo clientelare di alcuni consiglieri regionali di PD, PDL e Lega, che hanno voluto dilatare a dismisura i periodi di caccia ; a questo punto, visti i primi risultati ottenuti, vorremmo ironicamente ringraziarli".
Il Calendario Venatorio ligure era stato votato il 7 agosto in Consiglio Regionale con 20 voti a favore, 3 contrari (Manti del Pd, Pellerano della Lista Biasotti, e Benzi della Fds), e 9 pilatesche astensioni .
Lega Abolizione Caccia WWF V.A.S. LAV LIPU (sezioni liguri)
Almeno sino al 16 ottobre
18 settembre 2012 - Con Decreto cautelare n.324 del 17 settembre, il Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale, sez. 2°, ha sospeso in via urgente parte del Calendario Venatorio varato dal Consiglio Regionale della Liguria il 7 agosto scorso.
Testo:
http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Genova/Sezione%202/2012/201200802/Provvedimenti/201200324_06.XML
Il ricorso era stato presentato la scorsa settimana dalle cinque Associazioni ambientaliste: Lega Abolizione Caccia, WWF, LAV, V.A.S. e LIPU, tutte patrocinate dall'avvocato prof. Daniele Granara.
Il provvedimento urgente del Presidente del TAR sarà poi riesaminato il 16 ottobre in camera di consiglio al completo, con tutti e tre i giudici del collegio.
La stagione venatoria in Liguria si era aperta domenica 16 settembre, con previsione di chiusura al 31 gennaio 2013.
Per effetto del decreto di sospensiva del TAR, con effetto immediato:
- sono sospese le due giornate settimanali supplementari di caccia da appostamento ai migratori nei mesi di ottobre e dicembre (che la Regione aveva concesso in deroga, in aggiunta rispetto ai canonici 3 giorni settimanali di attività venatoria per ciascun cacciatore), in quanto accentuano troppo la pressione venatoria sui migratori;
- la caccia a lepre, starna , quaglia, fagiano, tordi, cesena, germano reale, folaga e pernice rossa potrà effettuarsi solo a partire dal 1 ottobre, anzichè anche in settembre
- nella caccia vicino "zone umide", come alvei di corsi d'acqua, non potranno essere utilizzate cartucce a pallini di piombo, ma solo cartucce con metalli atossici ( in attuazione della legge 66/2006 che ratifica un Protocollo internazionale per la tutela dell'avifauna acquatica)
Invece la caccia la cinghiale, che non era oggetto di questo ricorso, resta aperta, anche se gli ambientalisti sono sempre stati molto critici con la Provincia di Genova, che in realtà autorizza in molti casi gli Ambiti Territoriali di Caccia e le squadre di "cinghialisti" a foraggiare in estate i cinghiali in campagna (solo il comune di Genova ha giustamente vietato l'alimentazione dei cinghiali in città), giudicando ambigue e fuorvianti le recenti dichiarazioni del commissario Fossati.
"Ancora una volta siamo costretti a ricorrere alla Magistratura amministrativa per tutelare il rispetto dei pareri scientifici e delle Convenzioni Internazionali", dichiarano i responsabili liguri delle associazioni ambientaliste ricorrenti.
A luglio nella Commissione Faunistica consultiva presso la Regione avevamo tentato una mediazione che consentisse perlomeno di tenere conto del parere scientifico obbligatorio dell' ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), molto critico sulla bozza iniziale dell'assessore Briano.
Ma tutto è saltato per l'intransigenza a scopo clientelare di alcuni consiglieri regionali di PD, PDL e Lega, che hanno voluto dilatare a dismisura i periodi di caccia ; a questo punto, visti i primi risultati ottenuti, vorremmo ironicamente ringraziarli".
Il Calendario Venatorio ligure era stato votato il 7 agosto in Consiglio Regionale con 20 voti a favore, 3 contrari (Manti del Pd, Pellerano della Lista Biasotti, e Benzi della Fds), e 9 pilatesche astensioni .
Lega Abolizione Caccia WWF V.A.S. LAV LIPU (sezioni liguri)
giovedì 13 settembre 2012
uno dei primi tentativi al mondo dell'uso di questa tecnologia per gli animali
L'aquila con il becco (artificiale) in 3D
Beauty è uno degli 80 mila esemplari di aquila dalla testa bianca
MILANO – Sette anni fa Beauty, esemplare femmina di aquila di mare
dalla testa bianca, emblema d’America tanto da esserne il simbolo dal
lontano 1782, fu salvata in Alaska dall’attacco di un bracconiere che le
dava la caccia. Nello scontro però, Beauty perse il suo becco aguzzo e
ricurvo, tanto che per molto tempo lottò tra la vita e la morte, e fu
nutrita esclusivamente a base di liquidi con flebo e cannucce. Oggi
Beauty può mangiare di nuovo, grazie a un becco artificiale, creato
usando la tecnica di stampa 3D. Uno dei primi tentativi riusciti al mondo di uso di questa tecnologia anche per la chirurgia sugli animali.
AQUILE DI MARE – Era una mattina del 2005 e Beauty si aggirava a caccia di cibo in una discarica in Alaska quando un cacciatore l’ha abbattuta sparandole proprio al becco. Beauty è uno degli 80mila circa esemplari di aquila di mare dalla testa bianca, bald eagle, che ancora sopravvivono nel nord America e Canada (se ne trova qualche esemplare anche in Irlanda) e la loro caccia è vietata per legge. Dalle piume nere (esclusa, appunto, la testa bianca) è la più grande della famiglia dei rapaci e le femmine sono più grandi dei maschi. Supera anche il metro di lunghezza e ad ali dispiegate misura fino a tre metri. Un colosso del cielo, che si nutre catturando pesce e carne, a seconda dell’area in cui vive. Ma per Beauty, dopo l’incidente di 7 anni fa, l’istinto predatore si è annullato, giacché senza parte del becco non poteva più nutrirsi.
LE CURE – Dall’Alaska l’aquila è stata trasferita in Idaho, dove si trova un centro che protegge e si prende cura dei rapaci, il Birds of Prey Northwest. Qui i volontari, assodato che all’aquila mancavano quasi interamente la parte di becco superiore (esclusa una piccola zona a destra), hanno iniziato a nutrirla con liquidi, per passare poi ai primi cibi solidi attraverso l’uso di un forcipe. La speranza, mentre piano piano riprendeva le forze, era che il becco potesse ricrescere, ma ciò non è mai avvenuto. E così, mentre l’opinione unanime degli esperti e degli studiosi era quella di condannare il rapace all’eutanasia, una squadra formata da ingegneri, tecnici, dentisti e medici ha trovato una soluzione alternativa per far crescere il becco aguzzo al volatile: fabbricarne uno da impiantarle artificialmente.
BECCO 3D – Ora Beauty è la prima nel regno animale a indossare un becco bionico creato con un polimero di nylon, nato grazie ai disegni di un ingegnere meccanico che ha studiato la dinamica perfetta affinché il becco potesse combaciare esattamente con la forma del suo cranio per oltre 18 mesi, prima di produrre l’esemplare adatto. Per produrlo, l’ingegnere ha usufruito di una stampante tridimensionale, già usata in molti settori per costruire modelli, solitamente a strati, di oggetti di varia natura. Il risultato, è spaventosamente vicino alla perfezione, come si vede nel video che riassume la sua storia. Ma per Beauty questo non è ancora abbastanza per tornare alla vita selvaggia del predatore: il becco non è comunque abbastanza forte per permetterle di cacciare tra la montagne, mentre è abbastanza solido per nutrirsi e spiumarsi nel centro dell’Idaho dove continua a vivere in cattività.
Eva Perasso
13 settembre 2012 | 13:48
www.corriere.it
L'aquila con il becco (artificiale) in 3D
Beauty è uno degli 80 mila esemplari di aquila dalla testa bianca
AQUILE DI MARE – Era una mattina del 2005 e Beauty si aggirava a caccia di cibo in una discarica in Alaska quando un cacciatore l’ha abbattuta sparandole proprio al becco. Beauty è uno degli 80mila circa esemplari di aquila di mare dalla testa bianca, bald eagle, che ancora sopravvivono nel nord America e Canada (se ne trova qualche esemplare anche in Irlanda) e la loro caccia è vietata per legge. Dalle piume nere (esclusa, appunto, la testa bianca) è la più grande della famiglia dei rapaci e le femmine sono più grandi dei maschi. Supera anche il metro di lunghezza e ad ali dispiegate misura fino a tre metri. Un colosso del cielo, che si nutre catturando pesce e carne, a seconda dell’area in cui vive. Ma per Beauty, dopo l’incidente di 7 anni fa, l’istinto predatore si è annullato, giacché senza parte del becco non poteva più nutrirsi.
LE CURE – Dall’Alaska l’aquila è stata trasferita in Idaho, dove si trova un centro che protegge e si prende cura dei rapaci, il Birds of Prey Northwest. Qui i volontari, assodato che all’aquila mancavano quasi interamente la parte di becco superiore (esclusa una piccola zona a destra), hanno iniziato a nutrirla con liquidi, per passare poi ai primi cibi solidi attraverso l’uso di un forcipe. La speranza, mentre piano piano riprendeva le forze, era che il becco potesse ricrescere, ma ciò non è mai avvenuto. E così, mentre l’opinione unanime degli esperti e degli studiosi era quella di condannare il rapace all’eutanasia, una squadra formata da ingegneri, tecnici, dentisti e medici ha trovato una soluzione alternativa per far crescere il becco aguzzo al volatile: fabbricarne uno da impiantarle artificialmente.
BECCO 3D – Ora Beauty è la prima nel regno animale a indossare un becco bionico creato con un polimero di nylon, nato grazie ai disegni di un ingegnere meccanico che ha studiato la dinamica perfetta affinché il becco potesse combaciare esattamente con la forma del suo cranio per oltre 18 mesi, prima di produrre l’esemplare adatto. Per produrlo, l’ingegnere ha usufruito di una stampante tridimensionale, già usata in molti settori per costruire modelli, solitamente a strati, di oggetti di varia natura. Il risultato, è spaventosamente vicino alla perfezione, come si vede nel video che riassume la sua storia. Ma per Beauty questo non è ancora abbastanza per tornare alla vita selvaggia del predatore: il becco non è comunque abbastanza forte per permetterle di cacciare tra la montagne, mentre è abbastanza solido per nutrirsi e spiumarsi nel centro dell’Idaho dove continua a vivere in cattività.
Eva Perasso
13 settembre 2012 | 13:48
www.corriere.it
FARFALLE IN DECLINO? TROPPA PIOGGIA
In Gran Bretagna.
13 settembre 2012 - Il massiccio declino delle farfalle nel Regno Unito e' stato causato dalle incessanti e inattese piogge abbondanti. L'estate piu' piovosa degli ultimi cento anni in Gran Bretagna ha messo in serio pericolo la maggioranza delle specie gia' a rischio estinzione, secondo il piu' ampio censimento delle farfalle mai promosso nel mondo. A darne notizia e' stato un articolo pubblicato sul Guardian. La ricerca ha monitorato lo stato di salute di 223 mila farfalle e falene per constatare il declino di 15 su 21 specie.
Undici specie comuni di farfalle sono diminuite di piu' di un terzo rispetto all'anno passato. I risultati sono stati raccolti dal Big Butterfly Count 2012 della Butterfly Conservation diretta da Richard Fox che ha spiegato: "L'estate del 2012 sara' ricordata per il terribile clima e le drammatiche conseguenze subite dalle nostre farfalle che hanno dovuto combattere contro le piogge torrenziali, i venti forti e le basse temperature". Tra le vittime dei 362 millimetri di pioggia caduti negli ultimi tre mesi in Uk, l'atalanta (Vanessa atalanta) con un declino del 72 per cento.
(AGI)
In Gran Bretagna.
Undici specie comuni di farfalle sono diminuite di piu' di un terzo rispetto all'anno passato. I risultati sono stati raccolti dal Big Butterfly Count 2012 della Butterfly Conservation diretta da Richard Fox che ha spiegato: "L'estate del 2012 sara' ricordata per il terribile clima e le drammatiche conseguenze subite dalle nostre farfalle che hanno dovuto combattere contro le piogge torrenziali, i venti forti e le basse temperature". Tra le vittime dei 362 millimetri di pioggia caduti negli ultimi tre mesi in Uk, l'atalanta (Vanessa atalanta) con un declino del 72 per cento.
(AGI)
WWF, RINOCERONTI GIAVA E SUMATRA SONO IN ESTINZIONE
Per bracconaggio e deforestazione.
13 set 12 - Si allunga la lista mondiale delle specie in via di estinzione: i rinoceronti di Giava e di Sumatra entrano tra le 100 specie a maggiore rischio di estinzione nel mondo. Tra i fattori di minaccia, bracconaggio e deforestazione.
Lo rende noto il WWF.
I pochi individui rimanenti in Asia di queste due specie sono stati infatti identificati dagli ambientalisti come alcuni degli animali più minacciati al mondo. La lista delle 100 specie a maggior rischio di estinzione è stata rilasciata dalla Società Zoologica di Londra e dall'IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) ai governi e alle organizzazioni ambientaliste in grado di raccogliere per il Congresso Mondiale della Conservazione dell'IUCN.
Attualmente si contano meno di 50 rinoceronti di Giava, tutti in un unico parco nazionale indonesiano. I rinoceronti di Sumatra vivono in alcune località sparse in tutta Sumatra e nel Borneo, per un numero inferiore a 200 esemplari.
Inoltre la riproduzione in cattività di questi animali non è abbastanza veloce tale da garantirne la sopravvivenza in caso di malattia, eruzioni vulcaniche o tsunami.
(ANSA)
Per bracconaggio e deforestazione.
13 set 12 - Si allunga la lista mondiale delle specie in via di estinzione: i rinoceronti di Giava e di Sumatra entrano tra le 100 specie a maggiore rischio di estinzione nel mondo. Tra i fattori di minaccia, bracconaggio e deforestazione.
Lo rende noto il WWF.
I pochi individui rimanenti in Asia di queste due specie sono stati infatti identificati dagli ambientalisti come alcuni degli animali più minacciati al mondo. La lista delle 100 specie a maggior rischio di estinzione è stata rilasciata dalla Società Zoologica di Londra e dall'IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) ai governi e alle organizzazioni ambientaliste in grado di raccogliere per il Congresso Mondiale della Conservazione dell'IUCN.
Attualmente si contano meno di 50 rinoceronti di Giava, tutti in un unico parco nazionale indonesiano. I rinoceronti di Sumatra vivono in alcune località sparse in tutta Sumatra e nel Borneo, per un numero inferiore a 200 esemplari.
Inoltre la riproduzione in cattività di questi animali non è abbastanza veloce tale da garantirne la sopravvivenza in caso di malattia, eruzioni vulcaniche o tsunami.
(ANSA)
mercoledì 12 settembre 2012
Un funerale anche per gli uccelli
12 set 2012
Dopo esserci occupati dell’intelligenza della iena, non solo vile e meschina in fondo, e del corteggiamento degli uccelli che lo dicono con un fiore proprio come noi, anzi meglio, proseguiamo il nostro viaggio nello straordinario mondo del comportamento animale. Stavolta l’argomento è un po’ più tetro: i funerali. Che rapporto hanno gli animali con la morte? Come si comportano quando muore un loro simile?
Un’interessante ricerca della University of California, Davis, pubblicata sulla rivista Animal Behaviour, ha scoperto che gli esemplari di Aphelocoma californica, una specie appartenente alla famiglia dei Corvidi, organizzano dei funerali, a loro modo, ovviamente, ma le modalità ricordano proprio le nostre cerimonie funebri. Se noi abbiamo i manifesti funebri per avvisare amici e conoscenti della scomparsa di una persona cara, gli uccelli salgono sui rami più alti degli alberi e strillano per attirare l’attenzione.
In breve tempo si riunisce una folla di uccelli attorno al corpo, sui rami degli alberi e sulle recinzioni (l’esperimento è stato effettuato in un cortile) che a loro volta si uniscono al coro di schiamazzi. La cerimonia, molto rumorosa e cacofonica, può durare da pochi secondi e fino a mezz’ora. In un primo momento Teresa Iglesias, prima firma della ricerca, ha attribuito questi richiami ad un messaggio di allerta con cui le ghiandaie avvisavano del pericolo gli altri uccelli. Ma questo non spiega perché gli uccelli, anziché allontanarsi dal cadavere per timore di incorrere in predatori e fare la stessa fine, si avvicinino.
La Iglesias ipotizza che magari questo assembramento ed il trambusto servano piuttosto da monito ai più giovani per metterli in guardia. O ancora, richiamare più uccelli sul luogo del delitto potrebbe servire ad identificare più in fretta il predatore, con più occhi a disposizione per scrutare l’ambiente circostante. Certo è che sappiamo ancora poco della vita emotiva degli animali, della loro empatia. Le ghiandaie, nello specifico, non sono nemmeno animali molto socievoli, tutt’altro sono solite muoversi in coppia e queste riunioni sono alquanto insolite. Chi lo sa se non si tratta davvero di una sorta di ultimo commiato! Tra le specie che reagiscono alla morte dei propri simili figurano anche gli elefanti e gli scimpanzé ma al momento non ci sono ancora studi che offrono una testimonianza scientifica di questo comportamento, solo osservazioni sporadiche e casuali.
Foto | Wikimedia Commons; Courtesy of Teresa Iglesias, UC Davis
www.ecoblog.it
martedì 11 settembre 2012
ABISSI DEGLI OCEANI SONO MENO BUI DEL PREVISTO
Ricchi di organismi che emettono segnali bioluminescenti
11 set 2012 - I fondali degli oceani non sono affatto bui, come si credeva: sono costellati da lampi di luci colorate prodotte dagli animali che li popolano. Lo ha scoperto una spedizione scesa a 700 metri di profondità al largo delle Bahamas. Oltre alla bioluminescenza, gli animali che vivono negli abissi hanno una vista specializzata nel percepire i colori e probabilmente un codice grazie al quale distinguono il cibo sulla base del colore.
''A circa 200 metri di profondità la bioluminescenza è molto comune'', afferma Sonke Johnsen, della Duke University in North Carolina. ''Parte della bioluminescenza - spiega - viene generata quando gli organismi si scontrano; nel fondale dell’oceano c’è un terreno complicato e tutte le cose in acqua vanno a sbattere''. In poche persone, però, hanno esplorato questo habitat remoto e inospitale.
Il gruppo ha indagato sulla possibilità che batteri bioluminescenti rivestissero il fondo dell'oceano e su quanta luce essi siano in grado di produrre. Gli studiosi hanno scoperto che gli animali bioluminescenti sono relativamente rari e la bioluminescenza tra il blu e il verde prodotta quando il plancton si scontra con degli ostacoli è piuttosto comune. Hanno inoltre scoperto che i predatori delle acque profonde hanno una visione dei colori incredibilmente sensibile.
Scendendo verso il fondo del mare nei pressi delle Bahamas, a bordo del sommergibile Johnson-Sea-Link dell’istituto oceanografico Harbor Branch, gli scienziati hanno spento tutte le luci adattandosi al buio. Il gruppo è rimasto sorpreso di ritrovarsi continuamente circondato da piccoli lampi di luce, collisioni bioluminescenti tra il plancton, i coralli e le rocce sparse sul fondale. Tuttavia, non hanno raccolto alcuna prova sulla luce prodotta dai presunti batteri bioluminescenti. “Eravamo in una regione in cui le correnti non erano abbastanza lente per consentire la raccolta di detriti, è un fenomeno che non siamo stati in grado di osservare con queste immersioni”. Il gruppo di ricerca ha scoperto che solo il 20% delle specie incrociate produceva bioluminescenza. ''Ci piacerebbe tornare negli abissi – conclude – per ottenere altri dati, perché abbiamo solo scalfito la superficie''.
(ANSA)
Ricchi di organismi che emettono segnali bioluminescenti
11 set 2012 - I fondali degli oceani non sono affatto bui, come si credeva: sono costellati da lampi di luci colorate prodotte dagli animali che li popolano. Lo ha scoperto una spedizione scesa a 700 metri di profondità al largo delle Bahamas. Oltre alla bioluminescenza, gli animali che vivono negli abissi hanno una vista specializzata nel percepire i colori e probabilmente un codice grazie al quale distinguono il cibo sulla base del colore.
''A circa 200 metri di profondità la bioluminescenza è molto comune'', afferma Sonke Johnsen, della Duke University in North Carolina. ''Parte della bioluminescenza - spiega - viene generata quando gli organismi si scontrano; nel fondale dell’oceano c’è un terreno complicato e tutte le cose in acqua vanno a sbattere''. In poche persone, però, hanno esplorato questo habitat remoto e inospitale.
Il gruppo ha indagato sulla possibilità che batteri bioluminescenti rivestissero il fondo dell'oceano e su quanta luce essi siano in grado di produrre. Gli studiosi hanno scoperto che gli animali bioluminescenti sono relativamente rari e la bioluminescenza tra il blu e il verde prodotta quando il plancton si scontra con degli ostacoli è piuttosto comune. Hanno inoltre scoperto che i predatori delle acque profonde hanno una visione dei colori incredibilmente sensibile.
Scendendo verso il fondo del mare nei pressi delle Bahamas, a bordo del sommergibile Johnson-Sea-Link dell’istituto oceanografico Harbor Branch, gli scienziati hanno spento tutte le luci adattandosi al buio. Il gruppo è rimasto sorpreso di ritrovarsi continuamente circondato da piccoli lampi di luce, collisioni bioluminescenti tra il plancton, i coralli e le rocce sparse sul fondale. Tuttavia, non hanno raccolto alcuna prova sulla luce prodotta dai presunti batteri bioluminescenti. “Eravamo in una regione in cui le correnti non erano abbastanza lente per consentire la raccolta di detriti, è un fenomeno che non siamo stati in grado di osservare con queste immersioni”. Il gruppo di ricerca ha scoperto che solo il 20% delle specie incrociate produceva bioluminescenza. ''Ci piacerebbe tornare negli abissi – conclude – per ottenere altri dati, perché abbiamo solo scalfito la superficie''.
(ANSA)
lunedì 10 settembre 2012
CHIUSO DA CITES DEL CFS UNO ZOO PRIVO DI AUTORIZZAZIONI
C'era anche un elefante indiano
10 set 2012 - «Presso il nostro parco faunistico troverete animali da ammirare in tutta tranquillità. Potrete vederli da vicino, osservarli in ambienti naturali ricostruiti al meglio per garantire loro il massimo del benessere». Questo l'invito che campeggia sul sito internet dello zoo safari di Latina posto sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato. Perchè gli ambienti «ricostruiti al meglio» non erano consoni ad accogliere gli animali.
La struttura, che ospitava le più svariate specie animali - un elefante indiano, cammelli siberiani, ippopotami, struzzi, orsetti lavatori, scimpanzé, macachi e yak - è stata posta sotto sequestro dal personale del Servizio Cites, che ha anche elevato una multa di 30mila euro ai gestori.
STRUTTURA ABUSIVA - Un paradiso per gli animali? Non proprio. «Il Parco in questione - comunica il corpo forestale - esercitava abusivamente l’attività di giardino zoologico, esponendo al pubblico animali domestici ed esotici. Nella struttura, aperta da diversi anni, oltre ai classici animali domestici erano presenti anche esemplari pericolosi e appartenenti a specie protette dalla Convenzione di Washington (ndr, la Cites), che tutela la fauna e la flora in via d’estinzione. Nello zoo sono stati rinvenuti tra gli altri anche: macachi, canguri, scimpanzé e un elefante indiano». Le gabbie e gli spazi allestiti sono stati ritenuti non salubri e non in regola con le normative.
MULTA E SEQUESTRO - «Gli animali pericolosi, inoltre, erano privi delle necessarie autorizzazioni previste ai fini della tutela della salute e dell’incolumità pubblica, mentre, quelli appartenenti a specie protette, non avevano la regolare certificazione prevista ai sensi della normativa internazionale Cites». Il personale della Forestale ha quindi predisposto il sequestro amministrativo della struttura e quello preventivo tutti gli animali ospitati nel parco, oltre ad elevare una sanzione amministrativa al proprietario della struttura pari a 30.000 euro. Gli esemplari sono stati affidati in custodia giudiziale.
Michele Marangon - Corriere della Sera
C'era anche un elefante indiano
10 set 2012 - «Presso il nostro parco faunistico troverete animali da ammirare in tutta tranquillità. Potrete vederli da vicino, osservarli in ambienti naturali ricostruiti al meglio per garantire loro il massimo del benessere». Questo l'invito che campeggia sul sito internet dello zoo safari di Latina posto sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato. Perchè gli ambienti «ricostruiti al meglio» non erano consoni ad accogliere gli animali.
La struttura, che ospitava le più svariate specie animali - un elefante indiano, cammelli siberiani, ippopotami, struzzi, orsetti lavatori, scimpanzé, macachi e yak - è stata posta sotto sequestro dal personale del Servizio Cites, che ha anche elevato una multa di 30mila euro ai gestori.
STRUTTURA ABUSIVA - Un paradiso per gli animali? Non proprio. «Il Parco in questione - comunica il corpo forestale - esercitava abusivamente l’attività di giardino zoologico, esponendo al pubblico animali domestici ed esotici. Nella struttura, aperta da diversi anni, oltre ai classici animali domestici erano presenti anche esemplari pericolosi e appartenenti a specie protette dalla Convenzione di Washington (ndr, la Cites), che tutela la fauna e la flora in via d’estinzione. Nello zoo sono stati rinvenuti tra gli altri anche: macachi, canguri, scimpanzé e un elefante indiano». Le gabbie e gli spazi allestiti sono stati ritenuti non salubri e non in regola con le normative.
MULTA E SEQUESTRO - «Gli animali pericolosi, inoltre, erano privi delle necessarie autorizzazioni previste ai fini della tutela della salute e dell’incolumità pubblica, mentre, quelli appartenenti a specie protette, non avevano la regolare certificazione prevista ai sensi della normativa internazionale Cites». Il personale della Forestale ha quindi predisposto il sequestro amministrativo della struttura e quello preventivo tutti gli animali ospitati nel parco, oltre ad elevare una sanzione amministrativa al proprietario della struttura pari a 30.000 euro. Gli esemplari sono stati affidati in custodia giudiziale.
Michele Marangon - Corriere della Sera
venerdì 7 settembre 2012
lunedì 3 settembre 2012
Siccità, diffidato Presidente Veneto per apertura caccia
Venezia, 3 settembre 21012 - L’Ente Nazionale Protezione Animali e la Lav hanno diffidato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, l’Assessore all’agricoltura, Franco Manzato, e l’Assessore alla Protezione Civile e alla Caccia, Daniele Stival, affinché sia cancellata la stagione venatoria 2012/2013 e venga dato adempimento alla normativa nazionale ed europea in materia di tutela della fauna.
Tale provvedimento si rende necessario in considerazione dei gravissimi danni patiti dagli animali selvatici a causa della straordinaria siccità che si protrae ormai da mesi. Una situazione di emergenza, questa, già rilevata dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale (Arpav), dallo stesso Assessore regionale all’Agricoltura – che ha parlato di circa 370mila ettari di terreno danneggiati - e dalla Protezione Civile.
“La terribile calamità naturale che ha colpito il Veneto sta mettendo in pericolo non sono soltanto gli animali stanziali ma anche i contingenti migratori, i quali, una volta giunti sul territorio regionale, dovranno affrontare una vera crisi alimentare dovuta allo stravolgimento degli habitat. Questo significa che saranno pesantemente compromessi la possibilità di sopravvivenza degli animali, il ritorno ai luoghi di nidificazione e, quindi, la loro stessa capacità riproduttiva - spiegano Enpa e Lav che proseguono: L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), l’unico organismo riconosciuto a livello nazionale ed a livello comunitario dalla Commissione Europea, con un documento trasmesso a tutte le regioni ha accertato la crisi delle popolazioni naturali e sollecitato misure stringenti a tutela degli animali, tra cui la previsione di forti limitazioni all’attività venatoria”.
Attività venatoria che, secondo le associazioni, deve essere cancellata senza “se e senza ma”, a partire dalle preaperture in calendario per sabato 1 e domenica 2 settembre, per evitare un ulteriore gravissimo danno ambientale al patrimonio faunistico, già tanto provato e depauperato. Enpa e Lav ricordano agli amministratori veneti che la Direttiva Europea 147/2009/CE prevede per ogni Paese membro l’obbligo di mantenere le popolazioni selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente, attraverso l’adozione di adeguate misure.
«Al presidente Zaia, agli assessori Manzato e Stival, ma anche a tutte le forze politiche, chiediamo un gesto di responsabilità applicando quanto previsto dalle normative europee e italiane, e in particolare dall’articolo 19 della legge 157/92 che attribuisce anche alle Regioni la facoltà di vietare o ridurre la caccia per particolari condizioni ambientali, climatiche o per altre calamità – aggiungono le due associazioni – La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato: secondo quanto stabilito dalla stessa legge 157/92, l’attività venatoria non può e non deve contrastare con l’esigenza di conservazione degli animali selvatici».
www.animalieanimali.it
Venezia, 3 settembre 21012 - L’Ente Nazionale Protezione Animali e la Lav hanno diffidato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, l’Assessore all’agricoltura, Franco Manzato, e l’Assessore alla Protezione Civile e alla Caccia, Daniele Stival, affinché sia cancellata la stagione venatoria 2012/2013 e venga dato adempimento alla normativa nazionale ed europea in materia di tutela della fauna.
Tale provvedimento si rende necessario in considerazione dei gravissimi danni patiti dagli animali selvatici a causa della straordinaria siccità che si protrae ormai da mesi. Una situazione di emergenza, questa, già rilevata dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale (Arpav), dallo stesso Assessore regionale all’Agricoltura – che ha parlato di circa 370mila ettari di terreno danneggiati - e dalla Protezione Civile.
“La terribile calamità naturale che ha colpito il Veneto sta mettendo in pericolo non sono soltanto gli animali stanziali ma anche i contingenti migratori, i quali, una volta giunti sul territorio regionale, dovranno affrontare una vera crisi alimentare dovuta allo stravolgimento degli habitat. Questo significa che saranno pesantemente compromessi la possibilità di sopravvivenza degli animali, il ritorno ai luoghi di nidificazione e, quindi, la loro stessa capacità riproduttiva - spiegano Enpa e Lav che proseguono: L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), l’unico organismo riconosciuto a livello nazionale ed a livello comunitario dalla Commissione Europea, con un documento trasmesso a tutte le regioni ha accertato la crisi delle popolazioni naturali e sollecitato misure stringenti a tutela degli animali, tra cui la previsione di forti limitazioni all’attività venatoria”.
Attività venatoria che, secondo le associazioni, deve essere cancellata senza “se e senza ma”, a partire dalle preaperture in calendario per sabato 1 e domenica 2 settembre, per evitare un ulteriore gravissimo danno ambientale al patrimonio faunistico, già tanto provato e depauperato. Enpa e Lav ricordano agli amministratori veneti che la Direttiva Europea 147/2009/CE prevede per ogni Paese membro l’obbligo di mantenere le popolazioni selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente, attraverso l’adozione di adeguate misure.
«Al presidente Zaia, agli assessori Manzato e Stival, ma anche a tutte le forze politiche, chiediamo un gesto di responsabilità applicando quanto previsto dalle normative europee e italiane, e in particolare dall’articolo 19 della legge 157/92 che attribuisce anche alle Regioni la facoltà di vietare o ridurre la caccia per particolari condizioni ambientali, climatiche o per altre calamità – aggiungono le due associazioni – La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato: secondo quanto stabilito dalla stessa legge 157/92, l’attività venatoria non può e non deve contrastare con l’esigenza di conservazione degli animali selvatici».
www.animalieanimali.it
Allarme per sopravvivenza delle tigri
Bangkok, 3 settembre 2012 - La costruzione della diga Mae Wong nella parte occidentale della Thailandia rappresenta una minaccia per la popolazione di tigri del paese, ad oggi ridotta a 300 esemplari, e mette in serio pericolo il successo per la conservazione di questa specie nel parco nazionale Mae Wong. A lanciare l'allarme è il Wwf, che ha diffuso le rare immagini di una tigre e dei suoi due cuccioli nelle vicinanze del sito proposto per la costruzione della diga. "Le tigri per vivere hanno bisogno di grandi estensioni di foresta e di grosse quantità di cibo, soprattutto quando allattano i loro piccoli, e le nuove immagini catturate a maggio indicano che nelle foreste del parco nazionale ci sono prede in abbondanza per sostenere la riproduzione e il recupero di una popolazione vitale di tigre", spiega Massimiliano Rocco, Responsabile Specie, Traffic e Foreste del Wwf Italia.
Tuttavia, precisa l'associazione ambientalista, il nuovo progetto di costruzione della diga, per una valore di 400 milioni di dollari, ne minaccia la sopravvivenza. Se costruita, infatti, la diga distruggerà più di 20km quadrati del parco nazionale sommergendo una zona dove si trovano i cervi sambar, una preda importante per le tigri. La costruzione di nuove strade di accesso, inoltre, sarebbe il rischio maggiore, poiché aumenterebbe la pressione dovuta al bracconaggio.
Per questo il Wwf, insieme ad altre ong, ha chiesto al governo thailandese di prendere in considerazione misure alternative per mitigare le inondazioni e i problemi di siccità. Tali misure comprendono una migliore gestione delle risorse idriche, un migliore sistema di irrigazione e la costruzione di piccole dighe esterne alle aree protette.
(ANSA)
Bangkok, 3 settembre 2012 - La costruzione della diga Mae Wong nella parte occidentale della Thailandia rappresenta una minaccia per la popolazione di tigri del paese, ad oggi ridotta a 300 esemplari, e mette in serio pericolo il successo per la conservazione di questa specie nel parco nazionale Mae Wong. A lanciare l'allarme è il Wwf, che ha diffuso le rare immagini di una tigre e dei suoi due cuccioli nelle vicinanze del sito proposto per la costruzione della diga. "Le tigri per vivere hanno bisogno di grandi estensioni di foresta e di grosse quantità di cibo, soprattutto quando allattano i loro piccoli, e le nuove immagini catturate a maggio indicano che nelle foreste del parco nazionale ci sono prede in abbondanza per sostenere la riproduzione e il recupero di una popolazione vitale di tigre", spiega Massimiliano Rocco, Responsabile Specie, Traffic e Foreste del Wwf Italia.
Tuttavia, precisa l'associazione ambientalista, il nuovo progetto di costruzione della diga, per una valore di 400 milioni di dollari, ne minaccia la sopravvivenza. Se costruita, infatti, la diga distruggerà più di 20km quadrati del parco nazionale sommergendo una zona dove si trovano i cervi sambar, una preda importante per le tigri. La costruzione di nuove strade di accesso, inoltre, sarebbe il rischio maggiore, poiché aumenterebbe la pressione dovuta al bracconaggio.
Per questo il Wwf, insieme ad altre ong, ha chiesto al governo thailandese di prendere in considerazione misure alternative per mitigare le inondazioni e i problemi di siccità. Tali misure comprendono una migliore gestione delle risorse idriche, un migliore sistema di irrigazione e la costruzione di piccole dighe esterne alle aree protette.
(ANSA)
Dossier Wwf, Mediterrano minacciato dal petrolio
Tesori naturalistici in pericolo, da Spagna a Croazia
ROMA, 3 settembre 2012 - I tesori naturalistici del Mediterraneo messi in pericolo dal rischio petrolio: le nazioni coinvolte sono Spagna, Marocco, Algeria, Italia, Grecia e Croazia. E' quanto rileva il Wwf nel dossier 'Teniamo la rotta-Tutela dell'ambiente marino e navigazione marittima' lanciato oggi in occasione della partenza del Giro d'Italia a vela da Trieste.
Nella mappa delle aree piu' esposte alla ''minaccia'' delle trivelle c'e' il mare di Alboran (tra Spagna, Marocco e Algeria), acque in cui migrano nel Mediterraneo balene, delfini, tartarughe marine, pesce spada e tonno, le Isole Baleari dove sono presenti praterie a posidonia e numerose specie di cetacei; il Bacino sardo-corso-liguro-provenzale che soprattutto in estate si popola di balene e diverse specie di delfini; le Bocche di Bonifacio; il Mar Egeo, Bosforo e Dardanelli che ospita la piu' consistente popolazione di foca monaca del Mediterraneo (tra i 120 ed i 250 esemplari); le coste della Dalmazia; le coste dell'Algeria e Tunisia; il Tirreno meridionale e lo Stretto di Messina; il Golfo di Gabes, in Tunisia; il Golfo della Sirte (Tunisia); il Mediterraneo orientale e Iskenderun Bay (Turchia) e Lagune costiere adriatiche.
Il Mar Mediterraneo (2,5 milioni di kmq per 3,7 milioni kmü e circa 46,270 di km di costa) e' - spiega l'associazione - ''uno scrigno di biodiversita''' su cui ''grava un'ondata di traffico merci (3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati nel solo 2010), trasporto di petrolio (9 milioni di barili ogni giorno), pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui meta' scaricati nei soli porti petroli italiani (tra cui Genova, Trieste e Venezia definita una 'rotta di cristallo'). Ci sono anche 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche.
(ANSA)
Tesori naturalistici in pericolo, da Spagna a Croazia
ROMA, 3 settembre 2012 - I tesori naturalistici del Mediterraneo messi in pericolo dal rischio petrolio: le nazioni coinvolte sono Spagna, Marocco, Algeria, Italia, Grecia e Croazia. E' quanto rileva il Wwf nel dossier 'Teniamo la rotta-Tutela dell'ambiente marino e navigazione marittima' lanciato oggi in occasione della partenza del Giro d'Italia a vela da Trieste.
Nella mappa delle aree piu' esposte alla ''minaccia'' delle trivelle c'e' il mare di Alboran (tra Spagna, Marocco e Algeria), acque in cui migrano nel Mediterraneo balene, delfini, tartarughe marine, pesce spada e tonno, le Isole Baleari dove sono presenti praterie a posidonia e numerose specie di cetacei; il Bacino sardo-corso-liguro-provenzale che soprattutto in estate si popola di balene e diverse specie di delfini; le Bocche di Bonifacio; il Mar Egeo, Bosforo e Dardanelli che ospita la piu' consistente popolazione di foca monaca del Mediterraneo (tra i 120 ed i 250 esemplari); le coste della Dalmazia; le coste dell'Algeria e Tunisia; il Tirreno meridionale e lo Stretto di Messina; il Golfo di Gabes, in Tunisia; il Golfo della Sirte (Tunisia); il Mediterraneo orientale e Iskenderun Bay (Turchia) e Lagune costiere adriatiche.
Il Mar Mediterraneo (2,5 milioni di kmq per 3,7 milioni kmü e circa 46,270 di km di costa) e' - spiega l'associazione - ''uno scrigno di biodiversita''' su cui ''grava un'ondata di traffico merci (3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati nel solo 2010), trasporto di petrolio (9 milioni di barili ogni giorno), pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui meta' scaricati nei soli porti petroli italiani (tra cui Genova, Trieste e Venezia definita una 'rotta di cristallo'). Ci sono anche 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche.
(ANSA)
domenica 2 settembre 2012
Produttori talidomide scuse dopo 50 anni
Malformazioni per 20mila bambini, circa 700 in Italia
2 settembre 2012 - Ci sono voluti 50 anni, decine di migliaia di piccole vittime e contenziosi legali in tutto il mondo, ma finalmente anche la Grunenthal, l'azienda che ha inventato il Talidomide, si è decisa a riconoscere la propria responsabilità in quella che è la più grande tragedia mai avvenuta per colpa di un farmaco. Le scuse ufficiali sono arrivate in occasione dell'inaugurazione di un memoriale dedicato alle vittime a Stolberg, la città tedesca sede della compagnia, ma probabilmente non basterà la statua dell'artista tedesco Bonifatius Stirnberg, costata 5mila euro, a placare la rabbia delle vittime. "Per 50 anni non siamo riusciti a parlare con le vittime e le loro madri - ha affermato Harald Stock, amministratore delegato della compagnia - invece siamo rimasti in silenzio, e ci dispiace molto per questo. Il talidomide sarà sempre parte della storia della nostra compagnia. Noi abbiamo una responsabilità e la affrontiamo apertamente". Il farmaco, progettato per le nausee mattutine ed altri fastidi tipici della gravidanza, fu approvato in Germania nel 1954, mentre i primi effetti avversi furono direttamente ricollegati al Talidomide solo cinque anni più tardi e il ritiro avvenne solo nel 1961. Solo dopo molto tempo si capì che la tossicità era dovuta alla coesistenza di due forme, una 'buona' e una 'cattiva', all'epoca indistinguibili, mentre ora la forma 'buona' è usata per la cura di alcuni tumori. Alcune stime affermano che più di 20mila bambini nacquero con malformazioni agli arti, mentre in Italia le associazioni di pazienti stimano in 6-700 il numero di vittime, che ora sono 300. L'azienda finora ha risarcito solo le vittime tedesche, mentre contenziosi sono in corso in diversi altri paesi fra cui l'Australia: "In Italia solo da pochi anni abbiamo visto riconosciuto un indennizzo da parte dello Stato - sottolinea Vincenzo Tomasso, presidente dell'Associazione Thalidomidici Italiani - anche se problemi burocratici stanno mettendo ostacoli per alcuni nostri associati. Dalla Grunenthal invece per 50 anni abbiamo visto solo un muro di gomma". C'é almeno un aspetto positivo della vicenda, spiega il farmacologo Silvio Garattini: "All'epoca non si pensava proprio che fosse possibile un simile effetto di una sostanza chimica sulla riproduzione - spiega l'esperto - fu proprio dopo la vicenda del Talidomide che è diventato obbligatorio fare dei test per vedere gli effetti in gravidanza. Questo e l'introduzione della farmacovigilanza hanno fatto sì che in 50 anni non ci sono più stati casi così gravi".
ANSA
Malformazioni per 20mila bambini, circa 700 in Italia
2 settembre 2012 - Ci sono voluti 50 anni, decine di migliaia di piccole vittime e contenziosi legali in tutto il mondo, ma finalmente anche la Grunenthal, l'azienda che ha inventato il Talidomide, si è decisa a riconoscere la propria responsabilità in quella che è la più grande tragedia mai avvenuta per colpa di un farmaco. Le scuse ufficiali sono arrivate in occasione dell'inaugurazione di un memoriale dedicato alle vittime a Stolberg, la città tedesca sede della compagnia, ma probabilmente non basterà la statua dell'artista tedesco Bonifatius Stirnberg, costata 5mila euro, a placare la rabbia delle vittime. "Per 50 anni non siamo riusciti a parlare con le vittime e le loro madri - ha affermato Harald Stock, amministratore delegato della compagnia - invece siamo rimasti in silenzio, e ci dispiace molto per questo. Il talidomide sarà sempre parte della storia della nostra compagnia. Noi abbiamo una responsabilità e la affrontiamo apertamente". Il farmaco, progettato per le nausee mattutine ed altri fastidi tipici della gravidanza, fu approvato in Germania nel 1954, mentre i primi effetti avversi furono direttamente ricollegati al Talidomide solo cinque anni più tardi e il ritiro avvenne solo nel 1961. Solo dopo molto tempo si capì che la tossicità era dovuta alla coesistenza di due forme, una 'buona' e una 'cattiva', all'epoca indistinguibili, mentre ora la forma 'buona' è usata per la cura di alcuni tumori. Alcune stime affermano che più di 20mila bambini nacquero con malformazioni agli arti, mentre in Italia le associazioni di pazienti stimano in 6-700 il numero di vittime, che ora sono 300. L'azienda finora ha risarcito solo le vittime tedesche, mentre contenziosi sono in corso in diversi altri paesi fra cui l'Australia: "In Italia solo da pochi anni abbiamo visto riconosciuto un indennizzo da parte dello Stato - sottolinea Vincenzo Tomasso, presidente dell'Associazione Thalidomidici Italiani - anche se problemi burocratici stanno mettendo ostacoli per alcuni nostri associati. Dalla Grunenthal invece per 50 anni abbiamo visto solo un muro di gomma". C'é almeno un aspetto positivo della vicenda, spiega il farmacologo Silvio Garattini: "All'epoca non si pensava proprio che fosse possibile un simile effetto di una sostanza chimica sulla riproduzione - spiega l'esperto - fu proprio dopo la vicenda del Talidomide che è diventato obbligatorio fare dei test per vedere gli effetti in gravidanza. Questo e l'introduzione della farmacovigilanza hanno fatto sì che in 50 anni non ci sono più stati casi così gravi".
ANSA
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