Le farfalle di mare prime vittime dell'acidificazione degli oceani
L'aumento di acido carbonico nei mari è un problema
tutt'altro che relegato al futuro: evidenti già ora le conseguenze sulle
lumache marine, e quindi sulla catena alimentare
Uno studio ha rilevato che l'acqua corrosiva al largo della costa occidentale degli Stati Uniti sta dissolvendo i gusci delle lumache marine note anche con il nome di "farfalla di mare", specie chiave nella catena alimentare costiera. I ricercatori temono che l'indebolimento delle conchiglie possa avere conseguenze di vasta portata sugli animali che si nutrono di questi molluschi, come pesci e mammiferi marini.
Salmoni, aringhe e altre specie commercialmente importanti hanno infatti una dieta piuttosto ricca in lumache. Ma ora che la loro conchiglia cresce sottile e debole, conseguenza dell'acidificazione degli oceani, la capacità di questi animali di riprodursi, nuotare e proteggersi dalle infezioni viene compromessa. "Abbiamo parlato di acidificazione degli oceani come un problema che riguarda il futuro", afferma Scott Doney, un oceanografo del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) in Massachusetts, che non era coinvolto nello studio. Questa ricerca, tuttavia, dimostra che è già diventato un problema.
Upwelling e combustibili fossili
Un team guidato da Nina Bednaršek e Richard Feely della National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA) ha rilevato che tra il 24 e il 53 per cento delle farfalle di mare studiate nel 2011 al largo delle coste di Washington, dell'Oregon e della California, mostravano segni di gravi danni alle conchiglie (vedi foto sopra). La maggior parte degli animali in questione è stata trovata vicino alla riva, dove le acque sono più acide a causa di alte concentrazioni di anidride carbonica, prodotte dall'utilizzo di combustibili fossili. Un fenomeno naturale chiamato upwelling - evento stagionale sulla costa occidentale USA - in cui le sostanze nutritive e l'anidride carbonica risalgono in superficie aggrava il problema. Gli studi condotti in laboratorio hanno ripetutamente dimostrato che le farfalle di mare stanno lottando per riuscire a costruire i gusci anche in acque acide, spiega Bednaršek.
Ora, spiega Feely, "vediamo per la prima volta una chiara evidenza degli effetti dell'acidificazione degli oceani, su un organismo marino la cui esistenza in natura è d'importanza critica". Secondo Doney della WHOI, il lavor di Bednaršek e Feely, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, solleva un sacco di interrogativi. Per esempio, è chiaro che queste lumache sono state colpite, ma non lo è altrettanto come questo influenzerà la catena alimentare. In ogni caso, spiega Doney, il problema è destinato a peggiorare. Entro il 2050, secondo Bednaršek e i colleghi, circa il 70% delle farfalle di mare della costa pacifica avrà il guscio gravemente danneggiato. L'unica soluzione possibile? Secondo Doney è ridurre le emissioni di carbonio. Ma, aggiunge, "questo è un problema molto più difficile".
di Jane J. Lee
Una farfalla di mare con la conchiglia danneggiata dall'acidificazione delle acque marine. Fotografia di Steve Ringman, NOAA
Uno studio ha rilevato che l'acqua corrosiva al largo della costa occidentale degli Stati Uniti sta dissolvendo i gusci delle lumache marine note anche con il nome di "farfalla di mare", specie chiave nella catena alimentare costiera. I ricercatori temono che l'indebolimento delle conchiglie possa avere conseguenze di vasta portata sugli animali che si nutrono di questi molluschi, come pesci e mammiferi marini.
Salmoni, aringhe e altre specie commercialmente importanti hanno infatti una dieta piuttosto ricca in lumache. Ma ora che la loro conchiglia cresce sottile e debole, conseguenza dell'acidificazione degli oceani, la capacità di questi animali di riprodursi, nuotare e proteggersi dalle infezioni viene compromessa. "Abbiamo parlato di acidificazione degli oceani come un problema che riguarda il futuro", afferma Scott Doney, un oceanografo del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) in Massachusetts, che non era coinvolto nello studio. Questa ricerca, tuttavia, dimostra che è già diventato un problema.
Upwelling e combustibili fossili
Un team guidato da Nina Bednaršek e Richard Feely della National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA) ha rilevato che tra il 24 e il 53 per cento delle farfalle di mare studiate nel 2011 al largo delle coste di Washington, dell'Oregon e della California, mostravano segni di gravi danni alle conchiglie (vedi foto sopra). La maggior parte degli animali in questione è stata trovata vicino alla riva, dove le acque sono più acide a causa di alte concentrazioni di anidride carbonica, prodotte dall'utilizzo di combustibili fossili. Un fenomeno naturale chiamato upwelling - evento stagionale sulla costa occidentale USA - in cui le sostanze nutritive e l'anidride carbonica risalgono in superficie aggrava il problema. Gli studi condotti in laboratorio hanno ripetutamente dimostrato che le farfalle di mare stanno lottando per riuscire a costruire i gusci anche in acque acide, spiega Bednaršek.
Ora, spiega Feely, "vediamo per la prima volta una chiara evidenza degli effetti dell'acidificazione degli oceani, su un organismo marino la cui esistenza in natura è d'importanza critica". Secondo Doney della WHOI, il lavor di Bednaršek e Feely, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, solleva un sacco di interrogativi. Per esempio, è chiaro che queste lumache sono state colpite, ma non lo è altrettanto come questo influenzerà la catena alimentare. In ogni caso, spiega Doney, il problema è destinato a peggiorare. Entro il 2050, secondo Bednaršek e i colleghi, circa il 70% delle farfalle di mare della costa pacifica avrà il guscio gravemente danneggiato. L'unica soluzione possibile? Secondo Doney è ridurre le emissioni di carbonio. Ma, aggiunge, "questo è un problema molto più difficile".
(15 maggio 2014)
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