I risultati di uno studio del Massachussetts Institute of Technology di Boston
08 maggio 2014
Le calotte polari e i ghiacciai rappresentano il 7% del
nostro pianeta, e hanno un ruolo fondamentale per il clima. Uno studio
del Massachussetts Institute of Technology di Boston ha ora dimostrato
che, oltre all'innalzamento della temperatura, a mettere in pericolo la
salute dei ghiacci è anche l'anidride carbonica, che è in grado di
indebolirli e renderli 'fragili', come se li 'soffocasse'. A darne
notizia è il sito In a Bottle, sensibile alle tematiche ambientali.
Il team di ricerca, guidato da Markus Buehler e Zhao Qin, ha simulato al computer le dinamiche della forza del ghiaccio. I ricercatori hanno visto che l'anidride carbonica "diminuisce la forza interna del ghiaccio poiché interferisce sulla tenuta delle molecole", e porta a farlo frantumare. In particolare è stato provato che "a soffrire maggiormente sarebbero i legami di idrogeno che tengono insieme le molecole d'acqua in un cristallo di ghiaccio. Gli esperimenti hanno provato che la resistenza del ghiaccio può diminuire fino anche al 38%".
Sul fronte delle temperature, invece, da tempo gli scienziati stanno facendo ricerche per capire come arrestare i danni ai ghiacciai e alle calotte polari. Una delle soluzioni più innovative è quella di un'equipe dell'Università Statale di Milano che ha sperimentato "un rimedio di protezione attiva con un telo geotessile chiamato Ice Protector 500. L'esperimento ha avuto inizio nel 2007 e ha permesso di analizzare, nel corso degli anni, la 'febbre' del ghiacciaio e la quantità di acqua salvata".
Nel 2008, riporta In a Bottle, con questa tecnica sono stati preservati oltre 115.000 litri d'acqua, mentre nel 2009 il telo ha permesso di preservare il 91% del ghiaccio glaciale e il 29% di neve.
Ansa.it
Il team di ricerca, guidato da Markus Buehler e Zhao Qin, ha simulato al computer le dinamiche della forza del ghiaccio. I ricercatori hanno visto che l'anidride carbonica "diminuisce la forza interna del ghiaccio poiché interferisce sulla tenuta delle molecole", e porta a farlo frantumare. In particolare è stato provato che "a soffrire maggiormente sarebbero i legami di idrogeno che tengono insieme le molecole d'acqua in un cristallo di ghiaccio. Gli esperimenti hanno provato che la resistenza del ghiaccio può diminuire fino anche al 38%".
Sul fronte delle temperature, invece, da tempo gli scienziati stanno facendo ricerche per capire come arrestare i danni ai ghiacciai e alle calotte polari. Una delle soluzioni più innovative è quella di un'equipe dell'Università Statale di Milano che ha sperimentato "un rimedio di protezione attiva con un telo geotessile chiamato Ice Protector 500. L'esperimento ha avuto inizio nel 2007 e ha permesso di analizzare, nel corso degli anni, la 'febbre' del ghiacciaio e la quantità di acqua salvata".
Nel 2008, riporta In a Bottle, con questa tecnica sono stati preservati oltre 115.000 litri d'acqua, mentre nel 2009 il telo ha permesso di preservare il 91% del ghiaccio glaciale e il 29% di neve.
Ansa.it
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