lunedì 30 dicembre 2013

Sea Shepherd: italiani a bordo

crew (copy)  
Anche 3 volontari italiani imbarcati per salvare le Balene.

Mercoledì 18 Dicembre la Flotta di Sea Shepherd Conservation Society è partita per il Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud, dando il via ufficialmente alla Decima Campagna Antartica in Difesa delle Balene: Operazione Relentless (Implacabile).
Per il quarto anno consecutivo, dell’equipaggio composto da 101 volontari, fanno parte alcuni italiani: Giacomo Giorgi e Raffaella Tolicetti, alla loro quarta Campagna Antartica e Marianna Baldo, alla sua seconda Campagna Antartica.

Giacomo Giorgi – Nostromo a bordo della Sam Simon.
Giacomo-Giorgi-formal-800w (copy) 
“Ho iniziato a seguire Sea Shepherd sporadicamente fin dalla metà degli anni ’90 e in maniera costante dall’inizio del nuovo millennio. Sono appassionato di animali e natura dall’età di 14 anni e da allora desidero difenderli. Mi sono unito alla Steve Irwin nel Maggio 2010 dopo che il mio gruppo, i To Kill, sul quale stavo concentrando la maggior parte del mio tempo e delle mie energie, ha deciso di sciogliersi. Ho poi avuo la possibilità di seguire un nuovo sentiero nella mia vita, in parte grazie alla mia compagna Raffa, la quale ha condiviso questa esperienza con me.
Da allora ho preso parte in totale a sette campagne e non vedo l’ora di iniziare la mia quarta Campagna Antartica in Difesa delle Balene per porre fine alla caccia alle balene in Oceano del Sud. Ho iniziato come marinaio, nonostante non avessi nessuna esperienza, ma soltanto una sete senza fine per l’apprendimento e il lavoro. Nelle scorse campagne sono stato pilota di gommone, sub, operatore di gru e Nostromo. Per l’Operazione Relentless (Implacabile) sarò nuovamente il Nostromo, il che significa che sarò a capo dei marinai e coordinerò le azioni sul ponte e sui gommoni. Quando non siamo in campagna sono anche il carpentiere della nave, altra abilità che ho appreso a bordo e che ora semplicemente amo”.

Raffaella Tolicetti – Capo Cuoca a bordo della Sam Simon.
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 “Sono capo cuoca a bordo della Sam Simon e questa è la mia quarta Campagna Antartica in Difesa delle Balene. Mi sono unita all’equipaggio di Sea Shepherd nel Luglio 2010 a bordo della Steve Irwin, dopo essermi laureata in Scienze Politiche a Roma, Italia. Ho avuto anche l’opportunità di partecipare ad una Campagna a bordo della Bob Barker, l’Operazione Divine Wind, e poi sono salita a bordo della Sam Simon dal momento in cui ne abbiamo acquisito la proprietà a Cairns, quando ancora si chiamava New Atlantis.
Oltre alle campagne contro la caccia alle balene, ho preso parte alla Campagna in Difesa del Tonno Rosso nel Mediterraneo e ad una Campagna alle Isole Feroe a protezione dei Globicefali”.

Marianna Baldo – Fotografa a bordo della Bob Barker
Marianna-Baldo-formal-800w (copy) 
 “Naturalista dalla nascita, vegetariana dall’età di 11 anni (nonostante il disappunto della mia famiglia), mi sono laureata con lode in Scienze Naturali, con il sogno di fare reportage e prendermi cura degli animali e della natura, con i quali ho sempre avuto uno speciale legame.
Ho svolto i miei studi universitari sul Carso e così, per molti anni, la passione mi ha portato ad esplorare grotte, ad insegnare speleologia e a dedicare il mio tempo libero e la mia esperienza di speleologa alla Squadra Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico.
La vita professionale mi ha portato a lavorare in diversi settori, ad esempio per circa dieci anni mi sono occupata di Salute, Sicurezza e Gestione Ambientale, fino a quando il mio istinto ha avuto il sopravvento e ho deciso di lasciare il mio lavoro per dedicarmi ai miei interessi vecchi e nuovi: uno stile di vita naturale, la fotografia documentaristica ed il grande amore per la natura e gli animali selvatici.
Ho scoperto Sea Shepherd Conservation Society un anno fa ed è stato amore a prima vista! Ho capito di aver trovato quello che cercavo da molto tempo e ho subito iniziato la mia attività di volontariato a terra.
Era giunto il momento di mettere a frutto le mie conoscenze. L’azione fa la differenza e Sea Shepherd è azione che ottiene risultati!
Poco dopo ho presentato i moduli per diventare volontaria di bordo e solo pochi mesi più tardi ho avuto il privilegio di far parte dell’equipaggio di Operazione Zero Tolerance in Oceano del Sud, nel ruolo di fotografa di bordo sulla Bob Barker. L’emozione più forte che è rimasta nel mio cuore dopo questa esperienza è legata alle 932 balene che sono ancora vive e nuotano libere nei nostri oceani, grazie ad un gruppo di volontari di Sea Shepherd che si è diretto nel loro Santuario e le ha protette da un massacro illegale.
Non riesco ad immaginare di fare altro se non agire per proteggere la fauna selvatica e conservare il suo delicato habitat”.

Per approfondimenti:
www.seashepherd.org.au
Pagina Facebook Sea Shepherd Italia
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lunedì 25 novembre 2013

Animali: balene mediterranee si cibano nel Tirreno centrale

(AGI) - Roma, 25 nov. 2013 - La prestigiosa rivista scientifica "Marine Biology" ha pubblicato un articolo basato su cinque anni di monitoraggio estivo (2007-2011) di cetacei nel Tirreno Centrale arrivando al risultato che le balenottere utilizzano la regione come area di alimentazione. La balenottera comune e' il secondo animale del pianeta per dimensioni, dopo la balenottera azzurra, non presente nel Mediterraneo, e si ciba di zooplancton e piccoli pesci e cefalopodi. Nel Mediterraneo e' considerata una specie vulnerabile la cui popolazione e' in declino. Lo studio premette come la frequenza di avvistamento di balenottere nel Tirreno Centrale sia aumentata di tre volte rispetto a venti anni fa e di come quest'aumento non sia stato osservato in nessuna altra parte del Mediterraneo; al contrario, nel Santuario Pelagos altri recenti studi hanno evidenziato una drastica diminuzione di avvistamenti nello stesso lasso di tempo. Lo studio nel Tirreno Centrale ha messo in relazione le concentrazioni nelle acque marine di clorofilla CHL, che e' legata alla presenza di fitoplancton (nutrimento primario per zooplancton e piccoli pesci), con gli avvistamenti di balenottera. Nei cinque anni di studio gli avvistamenti delle balene erano distribuiti unicamente dove maggiore era la concentrazione di clorofilla. Lo studio giunge alla conclusione che la regione del Tirreno Centrale si e' trasformata, con il cambiare delle condizioni oceanografiche, da area di passaggio ad area di alimentazione per le balene del Mediterraneo.


  Lo studio, realizzato da ISPRA, Accademia del Leviatano ed Universita' Sapienza di Roma, evidenzia l'importanza della protezione di questa regione habitat critico per la balenottera. Lo studio fa parte di un network di ricerca transfrontaliera, del quale fanno parte anche CIMA, GIS3M, KETOS, AMP Capocarbonara, che monitora i cetacei lungo le principali rotte marittime utilizzando traghetti come piattaforme di osservazione ed e' stato reso possibile grazie alla collaborazione di Corsica-Sardinia Ferries e Grimaldi Lines che hanno ospitato i ricercatori a bordo delle loro navi e della Fondazione CARICIV che ha parzialmente finanziato la ricerca. 


(AGI) CR1/mal .

domenica 24 novembre 2013

Whalewatching a Santo Domingo

LE BALENE GOBBE DI SAMANÀ

Salto di magattera a Samana

Da metà gennaio a fine marzo, migliaia di megattere (Megaptera novaeangliae) migrano dalle gelide acque Atlantico settentrionale al caldo del Mare dei Caraibi per la loro stagione di accoppiamento e riproduzione. Uno dei luoghi migliori per avvistarle è la Baia di Samanà, sulla costa nord-orientale della Repubblica Dominicana. Ogni anno da 1500 a 3000 balene gobbe (in spagnolo ballenas jorobadas) - così chiamate per la curvatura caratteristica che prende il dorso quando s'immergono in profondità - raggiungono le acque della baia dominicana, una delle migliori località delle Antille per il whalewatching: per tutta la stagione è garantita la presenza di almeno 300 esemplari. Le megattere misurano da 12 a 15 metri e arrivando a pesare fino a 60 tonnellate.


SANTUARIO DEI MAMMIFERI MARINI

Il governo dominicano ha dichiarato da diversi anni la Baia di Samanà Santuario dei Mammiferi Marini, una riserva protetta dove il Ministero dell’Ambiente ha attivato un sistema di monitoraggio dei cetacei con sistemi elettronici, schedando e catalogando tutti gli esemplari che sostano nella baia per studiare i loro comportamenti e spostamenti nel corso degli anni.
WHALEWATCHING

Diversi operatori locali portano i turisti a incontri ravvicinati con le balene in escursioni giornaliere che partono dal porto di Samanà. Si avvistano facilmente i vivaci maschi e le più tranquille femmine uscire dall'acqua con colpi di pinna o di coda, a volte saltare portano l'intero corpo fuori dalle onde.


MEGATTERE NON PIÙ A RISCHIO ESTINZIONE

Negli anni Sessanta la caccia aveva talmente ridotto il numero di megattere da mettere in dubbio l'esistenza stessa della specie. Grazie all'intervento dell'International Whaling Commission (IWC), dal 1966 le megattere sono una specie protetta ed è vietata la loro caccia, da allora il numero di esemplari è costantemente aumentato, oggi i biologici marini valutano in circa 40.000 il numero di megattere presenti negli oceani, circa un terzo del loro livello originario prima dello sterminio dell'industria baleniera.


LA PENISOLA DI SAMANÀ

Con decine di spiagge orlate di palme, la penisola di Samanà (costa nord) offre il paesaggio costiero meglio conservato della Repubblica Dominicana. Lo sviluppo turistico qui è stato meno invasivo che in altre aree dell'isola. Attraverso l’interno della penisola, movimentato da rilievi coperti di foreste, si raggiunge Santa Barbara de Samanà, il principale centro, la base per approdare sulla bella spiaggia di Cayo Levantado e nel Parque Nacional de los Haitises. Il parco offre lo scenario più incantato del Paese con centinaia di panettoni sepolti di giungla che spuntano dal mare. All’estremità orientale della penisola c’è Las Galeras, un gioco di arenili frequentati dagli appassionati di windsurf e immersioni: davanti alla spiaggia di Cabron c’è un muro sottomarino di 54 m. La meta ideale per un viaggio individuale, lontano dai clamori del turismo di massa, è Las Terrenas: 20 km di spiagge dove nuotare, correre, cavalcare, assistere al ritorno dei pescatori o prendere il mare con loro.

- See more at: http://www.ecoturismoreport.it/it/00012/177/le-balene-gobbe-di-samana.html#sthash.HL0t5qQl.dpuf

LE BALENE GOBBE DI SAMANÀ

Da metà gennaio a fine marzo, migliaia di megattere (Megaptera novaeangliae) migrano dalle gelide acque Atlantico settentrionale al caldo del Mare dei Caraibi per la loro stagione di accoppiamento e riproduzione. Uno dei luoghi migliori per avvistarle è la Baia di Samanà, sulla costa nord-orientale della Repubblica Dominicana. Ogni anno da 1500 a 3000 balene gobbe (in spagnolo ballenas jorobadas) - così chiamate per la curvatura caratteristica che prende il dorso quando s'immergono in profondità - raggiungono le acque della baia dominicana, una delle migliori località delle Antille per il whalewatching: per tutta la stagione è garantita la presenza di almeno 300 esemplari. Le megattere misurano da 12 a 15 metri e arrivando a pesare fino a 60 tonnellate.

SANTUARIO DEI MAMMIFERI MARINI

Il governo dominicano ha dichiarato da diversi anni la Baia di Samanà Santuario dei Mammiferi Marini, una riserva protetta dove il Ministero dell’Ambiente ha attivato un sistema di monitoraggio dei cetacei con sistemi elettronici, schedando e catalogando tutti gli esemplari che sostano nella baia per studiare i loro comportamenti e spostamenti nel corso degli anni.


WHALEWATCHING

Diversi operatori locali portano i turisti a incontri ravvicinati con le balene in escursioni giornaliere che partono dal porto di Samanà. Si avvistano facilmente i vivaci maschi e le più tranquille femmine uscire dall'acqua con colpi di pinna o di coda, a volte saltare portano l'intero corpo fuori dalle onde.

MEGATTERE NON PIÙ A RISCHIO ESTINZIONE

Negli anni Sessanta la caccia aveva talmente ridotto il numero di megattere da mettere in dubbio l'esistenza stessa della specie. Grazie all'intervento dell'International Whaling Commission (IWC), dal 1966 le megattere sono una specie protetta ed è vietata la loro caccia, da allora il numero di esemplari è costantemente aumentato, oggi i biologici marini valutano in circa 40.000 il numero di megattere presenti negli oceani, circa un terzo del loro livello originario prima dello sterminio dell'industria baleniera.

LA PENISOLA DI SAMANÀ

Con decine di spiagge orlate di palme, la penisola di Samanà (costa nord) offre il paesaggio costiero meglio conservato della Repubblica Dominicana. Lo sviluppo turistico qui è stato meno invasivo che in altre aree dell'isola. Attraverso l’interno della penisola, movimentato da rilievi coperti di foreste, si raggiunge Santa Barbara de Samanà, il principale centro, la base per approdare sulla bella spiaggia di Cayo Levantado e nel Parque Nacional de los Haitises. Il parco offre lo scenario più incantato del Paese con centinaia di panettoni sepolti di giungla che spuntano dal mare. All’estremità orientale della penisola c’è Las Galeras, un gioco di arenili frequentati dagli appassionati di windsurf e immersioni: davanti alla spiaggia di Cabron c’è un muro sottomarino di 54 m. La meta ideale per un viaggio individuale, lontano dai clamori del turismo di massa, è Las Terrenas: 20 km di spiagge dove nuotare, correre, cavalcare, assistere al ritorno dei pescatori o prendere il mare con loro.

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lunedì 18 novembre 2013

In Lombardia diossina e policlorobifenili nelle uova di 23 allevamenti su 30

18 novembre 2013 - Diossina e policlorobifenili (PCB) in misura superiore al limite consentito dalla legge europea nelle uova di 23 allevamenti su 30.
Sono questi i primi allarmanti risultati del Piano di monitoraggio del Ministero della Salute che prevede la verifica della presenza di sostanze contaminanti nelle uova e nel latte nei 57 siti inquinati di interesse nazionale (7 quelli lombardi).
Con il campione analizzato dall'Azienda Sanitaria Locale della Lombardia è emerso che nel 76% dei pollai d'allevamento lombardi, industriali o artigianali, sono state riscontrate sostanze cancerogene in misura superiore al limite consentito dalla legge europea (5 picogrammi per ogni grammo di grasso). 

Le uova contengono diossina e policlorobifenili (PCB) in 23 pollai tra Milano, Sesto San Giovanni e la Provincia di Monza Brianza, in 15 allevamenti di Cerro al Lambro (MI) e in 9 di Mantova e dintorni (tre in città, due a Bigarello, uno a San Giorgio, Porto Mantovano, Marmirolo e Borgoforte).
Il monitoraggio sugli allevamenti rurali rientra nel piano triennale di controlli programmato dal Ministero della Salute per valutare la presenza di contaminanti in alimenti di origine animale (uova e latte) prodotti nelle zone a maggior impatto ambientale individuati come Siti di Interesse Nazionale (SIN). Entro la fine dell'anno si concluderà anche nelle aree di Milano Bovisa, Pioltello-Rodano e Brescia-Caffaro.
Già lo scorso anno, però, in un pollaio a Ospitaletto (BS) che offre prodotti a chilometri zero e sorge a due passi da un'acciaieria, sono stati riscontrati tassi di contaminazione quasi doppi rispetto ai limiti imposti dalla normativa europea.
Per questo l'eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, parla di allarme sanitario.
“I risultati dei controlli resi noti sono inquietati. Sulle tavole dei cittadini arrivano veleni di ogni genere. Le uova contaminate dalle sostanze cancerogene, come la diossina, sono alimenti che i nostri bambini consumano e che le mamme hanno sempre tranquillamente servito, soprattutto se provengono da allevamenti rurali e non intensivi che offrono prodotti a chilometro zero. Ora, invece, non c'è più nemmeno questa sicurezza, perché le galline vivono in terreni contaminati vicini a poli industriali”, denuncia l'eurodeputato.
Come è noto, infatti, sono proprio le galline ruspanti, rispetto a quelle di allevamento, a essere gli indicatori più sensibili di un possibile inquinamento ambientale, perché razzolano su terreno esposto alle ricadute degli inquinanti aero-dispersi. Cosa fare?
La Asl impone il divieto di consumo delle uova degli allevamenti irregolari per 120 giorni, che è il termine scientifico sufficiente per abbattere Pcb e diossina se gli animali sono tenuti in condizioni di allevamento ottimali, lontani cioè dalla terra inquinata. Sarà sufficiente?

Autore: Roberta Ragni / Fonte: greenme.it

mercoledì 13 novembre 2013

In Cina api e calabroni giganti causano decine di morti


17 novembre 2013 - Ci troviamo in Cina, e vi parliamo di un fenomeno che si è verificato nella provincia dello Shaanxi, dove dei calabroni giganti hanno già causato 42 vittime.
Come potete vedere dalla foto sotto, queste vespe sono davvero enormi, il loro nome scientifico è “vespa mandarinia”, noti per la quantità di veleno che contengono nel pungiglione.
Ogni autunno queste vespe si riproducono e si sta cercando di contenere questo fenomeno tanto vero che sono già stati rimossi più di 300 nidi nelle aree residenziali.
Secondo gli esperti, questi calabroni sono i più grandi del mondo, e i loro attacchi si pensa siano dovuti all’aumento della temperatura negli ultimi mesi. 


Inoltre non hanno escluso che un domani questi insetti possano giungere anche in Europa.

Fonte: notiziario360.it

venerdì 8 novembre 2013

Mancanza di autostima? Aumentala con un abbraccio
Bassa autostima e paure esistenziali: un connubio "curioso". Ecco cosa fanno sapere i ricercatori della VU University di Amsterdam.

Bassa autostima

Chi soffre di bassa autostima lo sa bene, mettersi a pensare alle cosiddette “questioni esistenziali” può far emergere delle sensazioni alquanto spiacevoli, non è forse vero? Ebbene, secondo quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori della VU University di Amsterdam, pare che una semplice pacca sulla spalla, o ancor meglio un abbraccio, possano davvero far crescere l’autostima di una persona, e far si che questa possa sentirsi più sicura di sé e della propria esistenza.
La ricerca, pubblicata sulle pagine dell’ultimo numero della rivista Psychological Science, esplora in particolare le sensazioni provate dagli esseri umani di fronte all’idea che il loro tempo su questa Terra un giorno possa effettivamente finire. Chi gode di una buona autostima conosce la propria “mortalità”, e si impegna affinché la sua vita possa avere un significato. Ma chi invece di autostima ne ha poca o niente? Le cose in questo caso cambiano. Queste persone infatti tendono a non vedere la vita come qualcosa di speciale.
Detto questo, i ricercatori guidati dallo psicologo Sander Koole hanno condotto una serie di studi analizzando le reazioni di alcune persone con bassa autostima messe di fronte a tematiche “esistenziali” come quella della morte. “Questo è importante – spiega lo psicologo - perché tutti noi abbiamo a che fare con le preoccupazioni esistenziali, e tutti noi viviamo momenti in cui facciamo molta fatica a trovare un significato nella vita”.
Nello specifico, i ricercatori avrebbero rivolto alcune domande in merito alla morte ad alcuni studenti universitari, e curiosamente sarebbe emerso che gli studenti che avevano ricevuto un’innocua pacca sulla spalla della durata di circa un secondo, sarebbero gli stessi che avrebbero manifestato meno ansia nei confronti della morte.
Al contrario, chi non aveva avuto il contatto fisico avrebbe dimostrato maggiore ansia nei confronti della possibile fine della propria esistenza.

Detto questo, gli esperti avrebbero constatato che anche essere toccati da un oggetto inanimato (come ad esempio un orsacchiotto) avrebbe la capacità di attenuare le paure esistenziali. Alla luce di quanto emerso, i ricercatori ritengono infine che l’effetto benefico del contatto potrebbe essere utilizzato insieme alla terapia tradizionale nel trattamento di problemi come la bassa autostima, l’ansia, la depressione e disturbi del genere. Non rimane che provare!

http://www.benessereblog.it
via | Redorbit
Foto | da Pinterest di Sacha Lee

giovedì 7 novembre 2013


Atterraggio sicuro, le api sono meglio di un top gun


Scienziati australiani hanno scoperto come le api sanno eseguire 'atterraggi sicuri' con la massima precisione e grazia, su qualsiasi tipo di terreno, scosceso, verticale o anche instabile come un fiore. Sanno infatti percepire visivamente l'avvicinarsi dell'obiettivo e controllare così la velocità di volo in tempo per un perfetto atterraggio, senza bisogno di sapere a che velocità vanno o la distanza dalla destinazione.
Le conoscenze conseguite aiuteranno a costruire aerei robot che richiedono solo una videocamera per atterrare con sicurezza su superfici di qualsiasi inclinazione. ''Prepararsi a un atterraggio sicuro è una delle sfide più difficili per gli animali volanti, come per gli aeromobili'', scrive il prof Mandyam Srinivasan dell'Istituto di ricerca sul cervello dell'Università del Queensland, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
''Per eseguire un atterraggio morbido, è essenziale rallentare in tempo perché la velocità sia vicina a zero al momento di toccare terra'', aggiunge. Gli esseri umani possono valutare la distanza da un oggetto usando la stereovisione perché i due occhi, separati da circa 65 mm, catturano punti di vista differenti. ''Quindi per atterrare usano gli occhi per percepire la velocità di avvicinamento al terreno sottostante'', spiega Srinivasan.
''Tenendo costante la velocità dell'immagine, rallentano automaticamente avvicinandosi al terreno, fermandosi in tempo per l'atterraggio''. Le api invece raramente atterrano su superfici piatte e orizzontali, è importante quindi sapere come atterrano su terreni impervi, verticali o instabili. I ricercatori hanno sviluppato un modello matematico per guidare gli atterraggi, basato sulle strategie delle api.
Diversamente dai metodi correnti degli aerei robotici, questa tecnica a guida visiva non richiede la conoscenza della distanza dalla superficie di destinazione o della velocità di avvicinamento. Nello studio le api sono state addestrate ad atterrare su dischi in posizione verticale e filmate con videocamere ad alta velocità. I dischi, su cui erano stampati disegni a spirale, venivano fatti ruotare a diverse velocità.
Quando la spirale girava dando l'impressione di espandersi, le api frenavano perché pensavano di avvicinarsi a una velocità maggiore, mentre se la spirale girava in senso opposto le api acceleravano, spesso schiantandosi contro il disco.
 

07 novembre 2013
Tiscali News

domenica 3 novembre 2013

CURIOSITA’…


MALATTIE CHE SI CURANO CON L’ACQUA?

Mentre molti di noi tentano invano di ristabilire la propria salute ingoiando ogni giorno mucchi di pastiglie, gli studiosi sono sempre più propensi a credere che esista un mezzo molto più efficace ed accessibile. Lo si può permettere ogni persona in quanto ce l’ha a casa. Si tratta dell’acqua, la sostanza fondamentale senza la quale non esisterebbe la vita sulla Terra.

Da molti anni laboratori di tutto il mondo conducono esperimenti stupefacenti per la modifica della struttura dell’acqua. È stato scoperto che proprio dalla sua struttura dipendono le proprietà che l’acqua trasmette in seguito all’organismo vivente.
Per conoscere le peculiarità della cura con l’acqua strutturata “La Voce della Russia” si è rivolta alla terapeuta Anna Jakovleva che già da alcuni anni cura efficacemente i suoi pazienti con l’aiuto di questo metodo:

La struttura variabile dell’acqua è molto più importante della sua composizione chimica costante. Ciò consente di conferire all’acqua queste o quelle proprietà necessarie. È noto che la struttura dell’acqua cambia sotto l’effetto della musica e delle parole. Così, quando viene suonata musica classica, quando vengono pronunciate preghiere, mantra o semplicemente parole di gratitudine, le molecole dell’acqua possono curarci. Al contrario, le bestemmie, le parole che umiliano e ingiuriano l’uomo influiscono sull’acqua in modo che comincia a distruggere la salute umana.

Ecco un fatto sorprendente: l’acqua è suscettibile a ciò che pensiamo e, qual che più conta, diciamo.
In presenza di pensieri positivi e del senso di gratitudine emanato dall’uomo l‘acqua è capace di operare miracoli e curare persino le malattie più gravi. Non a caso i nostri antenati leggevano preghiere prima di ogni refezione. È venuto infatti fuori che, oltre al significato sacrale, questo rito ha anche un significato pratico. Non solo, ma bisogna ricordare che noi stessi consistiamo prevalentemente di acqua e che la nostra acqua “interna” reagisce anche ai nostri ragionamenti, visto che la nostra salute è, in sostanza, il risultato dei nostri pensieri.

Ciò è descritto dettagliatamente nel libro “I Messaggi dell’Acqua” dello scrittore giapponese Masaru Emoto.
Il libro è uscito nel 1999 ed ha suscitato subito chiassose reazioni nel mondo scientifico. Masaru Emoto dimostra che l’acqua modifica in modo determinato la propria struttura sotto l’effetto di varie emozioni umane.
A titolo di prova vi sono pubblicate foto dei cristalli dell’acqua congelati subito dopo essere stati sottoposti all’azione della musica classica e delle parole che portavano messaggi positivi e foto di quei cristalli che hanno “ascoltato” hard rock e parole offensive. Nel primo caso i cristalli erano bellissimi ed avevano una forma perfetta. Nel secondo caso rappresentavano frammenti rotti e non strutturati.

Racconta Anna Jakovleva:

Tre anni fa ho deciso di svolgere un piccolo esperimento con i miei pazienti per accertare l’effetto prodotto dall’acqua strutturata sulla salute umana. All’inizio molti partecipanti erano scettici, il che, del resto, non stupisce. Per interessarvi possibilmente il più grande numero di persone e per dimostrare che il metodo funzionasse ho deciso di realizzare un esperimento sulle piante. Avevamo tre viole che in quel momento erano nella fase di riposo e non fiorivano.
Abbiamo cominciato ad annaffiare la prima viola con acqua caricata di musica classica, prevalentemente di arie di Puccini e Verdi, in quanto amo molto l’opera italiana. La seconda viola è stata annaffiata con acqua che ha “ascoltato” la cronaca criminale trasmessa in tv. La terza viola è stata irrorata con acqua normale. Due settimane dopo abbiamo già ottenuto i primi risultati. La prima viola è fiorita, la seconda ha perso alcune foglie ed è cominciata a marcire, la terza non ha mostrato nessun cambiamento significativo. Un mese dopo la seconda viola è, putroppo, morta, mentre la prima fioriva rigogliosamente. La terza viola è rimasta così come era all’inizio dell’esperimento. Molti miei pazienti hanno avuto quindi modo di vedere con i propri occhi che l’acqua è capace di influire sugli organismi viventi ed hanno deciso di provare su di sé tale metodica. Come risultato, la maggior parte di loro ha cominciato a sentirsi molto meglio.

È possibile sostituire la somministrazione di farmaci con un bicchiere di acqua “viva”, cioè strutturata?
Che cos’è: un vero miracolo o l’effetto placebo? Che ciascuno decida per sé in che cosa credere.
Ma durante la colazione, per ogni evenienza, dite “GRAZIE” alla vostra acqua. Semplicemente per provare.
Forse funzionerà.

Alyona Rakitina
fonte: http://italian.ruvr.ru/2013_10_28/Quali-malattie-si-curano-con-l-acqua/
Per saperne di più a questo proposito, leggete BENATTIA del dr. Francesco Oliviero.
Gli studi sull'acqua di Masaru Emoto
http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/masaru_emoto.html

La tecnica di Masaru Emoto - come si ottengono i cristalli dell'acqua (quelli che vedete nella foto) - Video
http://youtu.be/yBHzEAARywg
 

mercoledì 30 ottobre 2013

Nati i primi bimbi italiani concepiti con la fivet "musicale": pop e rock aumentano tasso fertilità
 
Si chiamano Tobias e Sasha sono i primi bimbi nati in Italia da embrioni fecondati in Spagna grazie alla tecnica di fecondazione in vitro (fiv) “musicale”. La metodica utilizza i successi di gruppi pop o brani di musica classica per aumentare il successo della fecondazione. Gli ideatori ritengono infatti che le vibrazioni musicali siano la chiave per aumentare il tasso di fertilità. La nascita di questi gemellini, che oggi stanno bene, è stata resa possibile grazie ad un programma portato avanti dall'Istituto Marquès di Barcellona, che ha messo a punto la fivet “musicale” utilizzando le micro-vibrazioni musicali negli incubatori dove si trovano gli ovociti prima della fondazione, fino al giorno in cui sono trasferiti nell'utero della donna.

Micro vibrazioni aumentano le possibilità di fecondazione degli spermatozoi - "Abbiamo scoperto che le micro vibrazioni della musica - spiega Federica Moffa, ginecologa specializzata in medicina riproduttiva dell'Istituto Marquès di Barcellona - aumentano le possibilità degli spermatozoi di fecondare l'ovocita in laboratorio. In medicina riproduttiva si cerca, da sempre, di riprodurre le stesse condizioni presenti nell'utero materno, cioè temperatura, oscurità, livelli di Co2 e ossigeno. La grande sfida è stata riuscire a riprodurre i continui movimenti intrauterini. Grazie alla musica negli incubatori, adesso siamo in grado di riprodurre movimenti analoghi a quelli peristaltici delle tube di Falloppio, dove si muovono gli ovociti nel loro cammino naturale verso l'utero. Un'innovazione che ha comportato un aumento del 5% della percentuale di fecondazione, ovvero delle probabilità per gli spermatozoi di fecondare gli ovociti".

Pop, heavy metal e musica classica funzionano tutte indifferentemente - Per la prima volta nella storia della fecondazione assistita, all'lstituto Marquès tutti gli incubatori embrionari sono stati dotati di altoparlanti e, grazie al supporto di tecnici del suono, il team del dipartimento di embriologia della clinica ha creato un programma capace di emettere micro vibrazioni per 24 ore al giorno, selezionando tre differenti stili musicali: pop, heavy metal e musica classica, anche se, come precisa Moffa: "Non sono state rilevate importanti differenze tra l'uno o l'altro genere musicale".

La percentuale di fecondazione aumenta del 4,8%  - A supporto dell'utilizzo di tale tecnica è stato realizzato anche lo studio “Impact of exposure to music during in Vitro culture on embryo development”, presentato lo scorso mese di luglio in occasione del congresso della Società europea di riproduzione (Eshre), che ha analizzato 985 ovociti fecondati di 114 pazienti differenti. Gli ovociti di ogni paziente sono stati suddivisi in 2 gruppi differenti, ognuno dei quali sottoposto a differenti colture: il primo in un incubatore dotato di altoparlante e il secondo in un incubatore convenzionale. Lo studio ha dimostrato che gli ovociti in coltura con le micro vibrazioni musicali hanno avuto una percentuale di fecondazione maggiore (+4,8%) rispetto agli altri.

30 ottobre 2013
Tiscali news

martedì 22 ottobre 2013

Durante il sonno il cervello espelle le tossine

22 ottobre 2013 - Uno studio finanziato dal National Institute of Neurological Disorder and Stroke (NINDS), parte del NIH (National Institut of Health), ha scoperto che durante il sonno il cervello è in grado di liberarsi delle tossine. La cosa accade perché lo spazio fra le cellule cerebrali, mentre dormiamo, aumenta, permettendo l’eliminazione di sostanze dannose.
Sembrerebbe un aspetto da non sottovalutare nella cura e nella prevenzione delle malattie: il sonno avrebbe un ruolo molto importante se lo studio in questione, condotto su modelli murini, trovasse ulteriori conferme.
“Il sonno cambia la struttura cellulare del cervello. Sembra essere uno stato completamente diverso”, ha detto Maiken Nedergaard, dell’Università di Rochester di New York, e primo autore dello studio.

Per secoli, gli scienziati e filosofi si sono chiesti perché le persone dormono e come questo influenzi il cervello. Solo di recente gli scienziati hanno dimostrato che il sonno è importante per la memorizzazione dei ricordi. In questo studio, il dottor Nedergaard e i suoi colleghi inaspettatamente hanno scoperto che il sonno può essere anche il periodo in cui il cervello si purifica dalle molecole tossiche.
I loro risultati, pubblicati su Science, mostrano che durante il sonno, un sistema chiamato glinfatico si può aprire, lasciando che il flusso attraversi il cervello. Nedergaard ha recentemente scoperto che il sistema glinfatico aiuta a controllare il flusso del liquido cerebrospinale, un liquido che circonda il cervello e il midollo spinale.
“È come se il dottor Nedergaard e i suoi colleghi avessero scoperto una rete di tunnel nascosti e questi risultati entusiasmanti evidenziano la potenziale importanza della rete nelle normali funzioni del cervello”, ha detto Roderick Corriveau, direttore del programma di NINDS.

Inizialmente i ricercatori hanno studiato il sistema iniettando colorante nel liquido dei topi per vederlo scorrere attraverso il loro cervello monitorando contemporaneamente l’attività elettrica del cervello. Il colorante scorreva rapidamente quando i topi erano inconsci, sia addormentati che anestetizzati. Al contrario il liquido a malapena scorreva quando gli stessi topi erano svegli.
“Siamo rimasti sorpresi da quanto poco il flusso scorresse nel cervello quando i topi erano svegli”, ha detto il dottor Nedergaard . Inoltre, ha aggiunto l’esperto “la posizione delle cellule del cervello cambia notevolmente tra stati di coscienza e inconsci”.

Per verificare questa idea i ricercatori hanno utilizzato elettrodi inseriti nel cervello per misurare direttamente lo spazio tra le cellule cerebrali. Essi hanno scoperto che lo spazio all’interno del cervello è aumentato del 60 per cento quando i topi erano addormentati o anestetizzati.
“Questi sono alcuni dei cambiamenti nello spazio extracellulare”, ha detto Charles Nicholson, professore presso la New York University.

Alcune cellule cerebrali, chiamate glia,controllano il flusso attraverso il sistema glinfatico. La noradrenalina è un ormone eccitante che controlla anche il volume delle cellule. Gli scienziati hanno poi trattato i topi con farmaci che bloccano la noradrenalina inducendo un aumento del flusso del liquido cerebrale e lo spazio tra le cellule, sostenendo ulteriormente il legame tra il sistema glinfatico e la coscienza.

Precedenti studi suggeriscono che le molecole tossiche coinvolte nei disordini neurodegenerativi si accumulano nello spazio tra le cellule cerebrali. In questo studio, i ricercatori hanno testato se il sistema glinfatico controllasse questo accumulo iniettando nei topi con la proteina beta amiloide fra le cause dell’Alzheimer. I ricercatori hanno potuto osservare che nei topi svegli la proteina non veniva smaltita, mentre nei topi che dormivano la proteina veniva smaltita durante il sonno.
“Questi risultati possono avere vaste implicazioni per molteplici disturbi neurologici”, ha detto Jim Koenig, direttore del programma di NINDS. “Questo significa che le cellule che regolano il sistema glinfatico possono essere nuovi obiettivi per il trattamento di una serie di disturbi”.

Fonte: gaianews.it

mercoledì 16 ottobre 2013

Mangiare tipi diversi di frutta e verdura riduce il rischio di diabete

 

 

Un recente studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care ha evidenziato che mangiando tipi diversi di frutta e verdura si riduce il rischio di sviluppare il diabete. Lo studio, condotto a Cambridge, ha seguito per undici anni 3.700 partecipanti di età compresa tra i 40 e i 70 anni con abitudini alimentari diverse. I ricercatori hanno rilevato che coloro che mangiavano una grande quantità di frutta e verdura indipendentemente dalla quantità (in media ne consumavano 16 tipi diversi), avevano una più bassa incidenza di ammalarsi di diabete rispetto a coloro che ne consumavano in media 8 tipi diversi. I ricercatori hanno evidenziato che fare esercizio fisico e seguire una dieta adeguata con un elevato apporto di frutta e verdura riduce il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 del 21%. Variare frutta e verdura risulta quindi di fondamentale importanza per nutrire il nostro fisico non solo con vitamine e minerali ma anche con composti di fibre e vegetali. I ricercatori suggeriscono di mangiare ogni giorno frutta e verdura di colori diversi per essere sicuri di introdurre con la dieta le diverse varietà.

16/10/2013
 
Le notizie sono tratte da Parma Salute News, newsletter diretta da Gianfranco Beltrami (medico sportivo e docente facoltà Scienze motorie Università di Parma)

venerdì 11 ottobre 2013

il melogano

Il melograno è veleno per i tumori


Foto: Il melograno è veleno per i tumori

Il melograno è una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.

Una ricerca di qualche anno fa condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico, ha scoperto che questo frutto possiede proprietà non solo terapeutiche, ma addirittura antitumorali, essendo estremamente ricco in flavonoidi, potenti antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie.

Il succo di melograno, secondo la ricerca, è praticamente tossico nei confronti delle cellule cancerose. Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.

Conferma in tal senso arriverebbe proprio in questi giorni dal sito britannico «Dailymail.co.uk» dove si legge che alcune componenti del succo in questione inibirebbero il moto delle cellule tumorali oltre ad azzerare la loro diffusione.

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della University of California che hanno presentato i risultati del loro studio all'American Society for Cell Biology di Philadelphia.

Ecco qui di seguito elencati i benefici del frutto relativi a:

- tumore alla prostata: il succo di melograno rallenta la progressione del cancro suddetto. Inoltre, il suo regolare consumo aumenta nelle persone operate e sottoposte a radioterapia gli effetti benefici della cura ed abbrevia sensibilmente i tempi di recupero;

- tumore ai polmoni: bere succo di melograno può aiutare a ridurre lo sviluppo delle cellule del cancro ai polmoni e risulta un valido aiuto per la prevenzione;

- tumore alla mammella: inibizione della proliferazione delle cellule cancerogene del seno.

Di nuovo è la natura a venire incontro all'uomo.
E di solito non avviene quasi mai il contrario.

(Tratto da uno studio di ricercatori della University of California)

(Green)
Il melograno è una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.

Una ricerca di qualche anno fa condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico, ha scoperto che questo frutto possiede proprietà non solo terapeutiche, ma addirittura antitumorali, essendo estremamente ricco in flavonoidi, potenti antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie.

Il succo di melograno, secondo la ricerca, è praticamente tossico nei confronti delle cellule cancerose. Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.
Conferma in tal senso arriverebbe proprio in questi giorni dal sito britannico «Dailymail.co.uk» dove si legge che alcune componenti del succo in questione inibirebbero il moto delle cellule tumorali oltre ad azzerare la loro diffusione.

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della University of California che hanno presentato i risultati del loro studio all'American Society for Cell Biology di Philadelphia.

Ecco qui di seguito elencati i benefici del frutto relativi a:

- tumore alla prostata: il succo di melograno rallenta la progressione del cancro suddetto. Inoltre, il suo regolare consumo aumenta nelle persone operate e sottoposte a radioterapia gli effetti benefici della cura ed abbrevia sensibilmente i tempi di recupero;

- tumore ai polmoni: bere succo di melograno può aiutare a ridurre lo sviluppo delle cellule del cancro ai polmoni e risulta un valido aiuto per la prevenzione;

- tumore alla mammella: inibizione della proliferazione delle cellule cancerogene del seno.

Di nuovo è la natura a venire incontro all'uomo.
E di solito non avviene quasi mai il contrario.

(Tratto da uno studio di ricercatori della University of California)

sabato 5 ottobre 2013

Il caldo estremo mette in pericolo i koala
 



5 ottobre 2013 - La denuncia arriva da un nuovo studio che ha monitorato per tre anni le abitudini e i comportamenti in natura di un gruppo di 40 koala esemplari nel New South Wales nord-occidentale, esaminandone nidi e regimi alimentari.


Il koala potrebbe dover affrontare un fase critica se le temperature in Australia continueranno ad aumentare ai ritmi attuali. La denuncia arriva da un nuovo studio condotto da Mathew Crowther della University of Sydney che ha monitorato per tre anni le abitudini e i comportamenti in natura di un gruppo di 40 koala (Phascolarctos cinereus) nel New South Wales nord-occidentale, esaminandone nidi e regimi alimentari. Dai dati è emerso che caldo eccessivo e incendi inducono i koala a cercare riparo tra gli alberi dalle foglie fitte. 
«La nostra ricerca - ha spiegato l’autore in una nota - ha dimostrato che i koala si affidano durante il giorno agli alberi molto prosperosi per ripararsi dalle ondate di calore eccessive e dagli incendi mentre di notte si nutrono di foglie di eucalipto. Maggiore sarà il caldo diurno maggiore sarà la necessità di questi animali di rifugiarsi tra le vegetazioni fitte. Di qui l’importanza di garantire un habitat dotato di consistenti “scorte” di alberi utili alla sopravvivenza dei koala”. Un’emergenza, confermata dal fatto che circa un quarto degli animali che hanno preso parte allo studio sono stati spazzati via dal caldo estremo che precedette gli incendi del Black Saturday australiano nel 2009. 

www.lastampa.it


venerdì 4 ottobre 2013

Blitz Greenpeace, D'Alessandro a console: sto bene

4 ottobre 2013 - Il Console Generale italiano a San Pietroburgo ha ricevuto una telefonata di Cristian D'Alessandro, l'attivista di Greenpeace detenuto in Russia, che ha confermato di essere in buone condizioni di salute. Lo rende noto la Farnesina. Il console sta inoltre organizzando un incontro tra D'Alessandro e i genitori che si recheranno in Russia nella terza settimana di ottobre. Le autorità russe hanno assicurato piena disponibilità ad autorizzare visite consolari e di parenti.

(ANSA)

giovedì 3 ottobre 2013

Alimenti da non dare ai cani e ai gatti

E’ tempo di fare chiarezza: quali sono gli alimenti da non dare assolutamente da mangiare a cani e gatti? Vediamo quali sono i cibi che fanno male ai nostri pet.


Alimenti da non dare ai cani e ai gatti

3 ottobre 2013 - Purtroppo non posso fare a meno di notare come ci sia una totale disinformazione per quanto riguarda la corretta alimentazione dei nostri pet. Non sto parlando dell’eterna diatriba fra alimentazione commerciale e casalinga, fra dieta naturale e dieta Barf, no, qui parlo dei basilari. Ci sono ancora persone convinte che se il cane mostra gradimento per un cibo, allora di sicuro quel cibo non gli farà male. Peccato che il salamino piccante non sia proprio l’ideale per il nostro cane.
Prima di tutto dobbiamo entrare nell’ottica di idee che l’intestino del cane e del gatto non è equivalente al nostro intestino. Ciò porta alla seconda considerazione, ovvero dal punto di vista alimentare ed educativo il cane deve essere considerato un cane e il gatto un gatto, non un piccolo umano in miniatura. Terzo, non tutto ciò che piace fa bene alla salute: a me piacciono patatine e fritti, ma dire che facciano bene alla salute è un altro discorso.
A beneficiare di una corretta alimentazione sarà in primis il vostro cane e il vostro micio, in secondo luogo voi perché non dovrete sborsare soldi per curare continuamente diarree, vomiti, pancreatiti, allergie alimentari e via dicendo e in terzo luogo anche il veterinario. Avete idea di quanto sia frustrante per un veterinario sentirsi aggredire continuamente da proprietari imbufaliti perché il loro pet non guarisce da vomiti e diarree cronici o da allergie alimentari e poi scoprire che non viene fatta la dieta corretta, ma che quel cane si mangia mortadella e cappelletti in brodo tutti i giorni? Suvvia, un po’ di sano esame di coscienza farebbe bene a tutti. Vuoi che i sintomi del cane o del gatto passino? Devi attenerti strettamente alla dieta indicata dal tuo veterinario. Ti spiace che il cane non possa mangiare gli avanzi di lasagne e vuoi darglieli lo stesso? Il pet è tuo, la responsabilità della sua salute è alla fine tua, solo poi non ti andare a lamentare di quanto costano i farmaci o il veterinario se continui a dargli i cibi sbagliati, che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Ovviamente non posso indicare proprio tutti gli alimenti da non dare, è impossibile fare un elenco anche perché ho notato che i proprietari in merito hanno una ricca fantasia: devo forse elencare ogni singolo primo piatto, lasagne, cappelletti, tortellini, tagliatelle al sugo e via dicendo? Ci va un po’ di buon senso. 

Comunque ecco gli alimenti da non dare mai ai cani:
  • avanzi da tavola: ovvio che gli piacciono di più, ma l’intestino del cane non è strutturato per digerire i condimenti dell’alimentazione umana. Per avanzi intendo anche i cappelletti in brodo cucinati appositamente per lui
  • ossa: ne avevo già parlato in precedenza, rischiamo perforazioni intestinali, emorragie e blocchi intestinali
  • cioccolata: vero e proprio veleno per i cani, non hanno gli enzimi necessari per eliminarla dall’organismo
  • cipolla (e aglio): vale soprattutto per il gatto, ma anche nel cane è bene non dare cipolla e aglio. Attenzione poi agli omogeneizzati per bambini dati in casi particolari, scegliete quelli senza cipolla
  • caffè, te: vedi il discorso della cioccolata
  • uva e uvetta
  • pollo crudo: troppo alto il rischio di Salmonellosi
  • lardo, salame, mortadella, pancetta, salumi in generale: vi sembrano gli alimenti ideali per un cane? Ci credo che poi abbiamo numerosi cani con pancreatite!
  • uova crude: o meglio, l’albume, cioè il bianco dell’uovo, contiene l’avidina, una sostanza che blocca l’assorbimento della biotina, una vitamina del gruppo B
  • pesce crudo: contiene un’anti-tiaminasi, ovvero una sostanza che blocca l’assorbimento della tiamina
  • dolci: di qualsiasi natura e genere, inclusi i gelati, predispongono al diabete mellito
  • bevande zuccherate: vedi il discorso diabete mellito
  • sale: severamente vietato aggiungere sale nella dieta del cane per preservare i reni il più possibile e non aggravare patologie cardiache
  • formaggi e latte: il problema è che se di tanto in tanto dai un pezzettino di mozzarella al cane, probabilmente non succede nulla. Ma se al proprietario dici “Ogni tanto puoi dargli un pezzettino di mozzarella”, lui recepirà “Tutti i giorni posso dare la gorgonzola al cane”. Non sto scherzando, è la pura e semplice constatazione dei fatti. Per quanto riguarda il latte, invece, i cani non hanno gli enzimi intestinali necessari per digerirlo e provoca diarrea
  • cibi per gatti: sono troppo proteici per il cane e sovraccarichiamo i reni
  • frutta: troppo zuccherina, vedi il rischio diabete mellito
Ed ecco gli alimenti da non dare ai gatti, più o meno sono gli stessi dei cani:
  • avanzi da tavola: se è difficile bloccare una diarrea nel cane, nel gatto lo è ancora di più, specie se associata ad errata alimentazione e mal digestione
  • cibi per cani: troppo poveri di proteine
  • cipolle e aglio: provocano una forma di anemia emolitica letale
  • uovo crudo: di nuovo sempre per il problema dell’avidina che blocca l’assorbimento della biotina, una vitamina del gruppo B
  • pesce crudo: di nuovo qui abbiamo l’anti-tiaminasi. Ora, il discorso è questo: se una volta ogni morte di papa do al gatto un sardoncino, probabile che non succeda nulla. Ma per il principio secondo il quale io, veterinaria, dico “Ogni tanto puoi dargli un sardoncino crudo” e il proprietario interpreta a modo suo “Puoi dargli tutti i giorni pesce crudo, anzi, d’ora in poi il gatto dovrà mangiare solo pesce crudo”, ecco che allora è bene evitare ogni tentazione
  • pollo crudo: sempre per il rischio Salmonellosi
  • cioccolata: stesso discorso del cane, è un veleno
  • ossa: sempre perché creano emorragie intestinali, perforazione intestinale e blocco intestinale
  • lische di pesce: di nuovo finiscono per rimanere incastrate da qualche parte e causare grave sintomatologia
  • dolci e bevande zuccherate: sempre per il rischio diabete mellito
  • sale
  • formaggi e latte: continuo a ribadire che i gatti non hanno gli enzimi giusti per digerire entrambi, non stupitevi se poi vomitano e vanno in diarrea
  • salumi: niente salame, pancetta, lardo, mortadella ai gatti. O qualsiasi altro salume vi venga in mente, non posso certo elencarli tutti
  • tonno in scatola: sempre solito discorso. Un pezzettino di quando in quando non nuoce, dato tutti i giorni rischia di provocare carenze
  • frutta: vedi sempre il rischio diabete mellito
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. 

http://www.petsblog.it

mercoledì 2 ottobre 2013

ORSO UCCISO, 1.000€ PER CHI FORNIRÀ NOTIZIE UTILI A CATTURA RESPONSABILE
In Trentino


2 ott 13 - Sembra sia stata sufficiente una sola pallottola per mettere fine alla vita di un giovane orso in provincia di Trento, una sola pallottola che lo ha colpito ad una zampa. La morte è probabilmente arrivata come una liberazione, dopo una lunga agonia trascorsa zoppicando nei boschi della Val di Rabbi.

M2, questa la sigla che identificava l’orso, è l’ennesima vittima di quella “logica” venatoria per la quale altri orsi sono già stati uccisi, la stessa per la quale centinaia di migliaia di animali vengono uccisi ogni anno: se un animale crea un qualche disagio – vero o presunto – alle attività umane, deve essere ucciso.

“In provincia di Trento, poi, le forze politiche, con in testa la Lega Nord, spargono a piene mani dosi di insensato terrorismo fra la popolazione, a scopi puramente elettorali – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV settore Caccia e fauna selvatica – con l’effetto di diffondere inutilmente preoccupazione e paure per ipotetici attacchi agli uomini, che mai sono stati registrati da quando, nel 1999, è stato avviato il progetto di reintroduzione dell’orso”.

La LAV chiede che siano svolte rapidamente approfondite indagini, anche in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale del Ministero della Salute per la Medicina Forense Veterinaria, istituzione di eccellenza in Italia nell’accertamento dei reati in danno agli animali.

“Auspichiamo che l’apparato investigativo del Corpo Forestale possa individuare ed assicurare alla Giustizia in tempi rapidi il responsabile della feroce uccisione dell’orso M2 – prosegue Vitturi – la LAV, da parte sua, mette a disposizione 1.000€ per chiunque possa fornire informazioni utili ad individuare chi ha premuto il grilletto contro l’orso M2”.

Gli orsi vengono regolarmente accusati di essere la causa di morte di alcuni animali d’allevamento, è importante però ricordare che la provincia di Trento mette a disposizione degli allevatori finanziamenti a fondo perduto per la costruzione di recinzioni anti-orso e per il risarcimento monetario degli animali eventualmente uccisi dall’orso. 


http://www.animalieanimali.it

martedì 1 ottobre 2013

SEQUESTRO DELFINI RIMINI, CETACEI MIGLIORANO A GENOVA
Dopo l'intervento del Corpo Forestale dello Stato


1 ott 13 - Migliorano le condizioni di salute dei delfini del Delfinario di Rimini, dopo che il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza di dissequestro avanzata dai legali del Delfinario riconoscendo la validità dei provvedimenti assunti dalla Procura a seguito delle indagini svolte dal Corpo forestale dello Stato, "sussistendo tutti gli elementi utili ad ipotizzare il reato di maltrattamento ai danni dei 4 tursiopi sequestrati tra il 13 e il 14 settembre". Il trasferimento dei mammiferi è stato eseguito utilizzando quattro specifiche "unità di trasporto per cetacei" posizionate nel vano di carico di un idoneo automezzo isotermico, secondo una procedura conforme agli standard previsti dalla legge, in ambiente controllato e a temperatura dell'acqua costante di 23-24 C.
Gli esemplari sono attualmente ospitati in apposite vasche curatoriali e costantemente monitorati da parte di una equipe medico veterinaria specializzata nella gestione e cura di mammiferi marini. "Nei primi giorni dopo l'arrivo, - si legge in una nota del Corpo Forestale - i delfini sono apparsi fin da subito sensibili agli stimoli esterni e hanno mostrato un comportamento di allerta, tipico della fase di adattamento. Dopo due settimane di permanenza a Genova, le femmine "Alfa", madre degli altri tre esemplari, e "Luna" non presentano problematiche di particolare rilevanza. "Sole", maschio di 18 anni, denota oggi un buon livello di adattamento al nuovo ambiente, anche se più lento rispetto alle femmine, probabilmente a causa della somministrazione prolungata di ormoni cui è stato sottoposto fino ad oggi".
" Anche il piccolo "Lapo", maschio di 6 anni, ha un comportamento diverso rispetto agli altri tre perché eccessivamente legato alla madre e non sufficientemente autonomo. Basti pensare all'anomalo allattamento prolungato fino alla sua età, situazione già nota prima del trasferimento all'Acquario. Anche per lui il ritardo nell'adattamento potrebbe essere riconducibile all'eccessiva somministrazione di ormoni, oltre che al mancato svezzamento". La permanenza nella nuova struttura consentirà, ultimata la fase di adattamento, di eliminare gradualmente l'impiego di farmaci nella gestione degli animali.


(ANSA)

venerdì 20 settembre 2013

PESCA SELVAGGIA SQUALI MINACCIA BARRIERA CORALLINA
Studio su Plos One

 
20 set 13 - La pesca selvaggia degli squali rischia di compromettere la salute delle barriere coralline, andando ad alterare l'intera catena alimentare di questi delicati ecosistemi. Lo dimostra uno studio pubblicato su Plos One dai ricercatori canadesi dell'università di Toronto in collaborazione con i colleghi dell'Istituto australiano di scienze marine (Aims).
''Nelle zone in cui il numero degli squali cala per colpa della pesca commerciale - spiega il biologo marino Jonathan Ruppert dell'università di Toronto - si verifica una diminuzione dei pesci erbivori che giocano un ruolo cruciale nel preservare la salute della barriera corallina''. I ricercatori lo hanno verificato sul campo, andando a osservare direttamente quello che accade lungo le barriere coralline poste a 300 chilometri dalle coste nord-occidentali dell'Australia, dove i pescatori indonesiani continuano a dare la caccia agli squali secondo una tradizione secolare grazie ad un accordo stipulato tra i due paesi. ''Abbiamo osservato un aumento del numero dei predatori intermedi e una riduzione del numero degli erbivori come i pesci pappagallo'', spiega Mark Meekan, capo dell'equipe australiana.
''I pesci pappagallo - aggiunge - sono molto importanti per le barriere coralline perché mangiano le alghe che altrimenti soffocherebbero i giovani coralli che crescono sulle barriere nella fase di recupero dopo una perturbazione causata da eventi naturali''. ''Queste informazioni - conclude Ruppert - potrebbero rivelarsi molto utili per pianificare il ripristino e la conservazione delle barriere coralline''.

(ANSA)

venerdì 13 settembre 2013

L’Australia porta il Giappone davanti alla Corte di Giustizia dell’Aia

L’Australia porta il Giappone davanti alla Corte di Giustizia dell’Aia


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Da nove anni, una battaglia imperversa in Oceano Antartico. L’Istituto giapponese di Ricerca sui Cetacei (ICR), con il pretesto della ricerca scientifica, caccia balene in un Santuario internazionalmente istituito e ne vende la carne.
La pratica della baleneria in acque internazionali è disciplinata da un trattato. La Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Baleneria (ICRW – 1946) rappresenta la base della normativa. Il Preambolo della Convenzione afferma che l’intenzione è quella di provvedere alla corretta conservazione degli stock di balene e, quindi, rendere possibile un ordinato sviluppo dell’industria baleniera. E’ firmata da 88 nazioni, tra cui Stati Uniti e Giappone.
La Convenzione ha istituito la Commissione Internazionale per la Baleneria (IWC), braccio operativo che lavora per tenere sotto controllo e rivedere, se necessario, le misure previste nel Preambolo della Convenzione che disciplina la caccia alle balene in tutto il mondo.
L’IWC nel 1986 ha posto una moratoria sulla caccia commerciale alle balene e nel 1994 ha istituito il Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud. Tuttavia, l’articolo VIII della Convenzione prevede una deroga che consente ai governi degli Stati membri di rilasciare permessi per la baleneria a scopo scientifico.


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Da 20 anni il Giappone emette tali permessi per i suoi balenieri, in particolare per l’Istituto di Ricerca sui Cetacei.
La caccia alle balene avviene in Antartide, una zona pluri-giurisdizionale. Molte nazioni rivendicano la propria giurisdizione su porzioni di questa zona, tra cui Inghilterra, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia, Australia, Cile e Argentina. Il territorio reclamato dall’Australia è il più grande e si estende dai 60 gradi di latitudine Sud su una superficie di circa 6.119.818 km quadrati. All’interno di questo territorio il governo australiano ha istituito il Santuario dei Cetacei Australiano, dove ogni forma di uccisione delle balene è bandita. Il Giappone, che non ha rivendicato alcuna parte del territorio Antartico, non riconosce la pretesa dell’Australia su questo territorio, né le norme che disciplinano la zona.

Nel 2008, un tribunale federale australiano ha emesso un’ingiunzione contro i balenieri giapponesi che pretendono di cacciare nel Santuario dei Cetacei Australiano. Il Giappone ha continuato la sua “caccia scientifica” senza curarsi minimamente dell’ingiunzione. L’Australia, sostenuta dalla Nuova Zelanda, ha deciso allora nel 2010 di portare la baleneria scientifica giapponese davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia per far dichiarare illegale, dal massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, questa pratica che persegue, in realtà, uno scopo esclusivamente commerciale.
Il 26 Giugno scorso hanno avuto inizio le udienze relative al caso.


Sea Shepherd Conservation Society è l’unica organizzazione internazionale non-governativa che si è apertamente e fisicamente opposta alle illegalità dei balenieri giapponesi in Oceano del Sud negli ultimi nove anni, procurando loro ingenti perdite economiche e salvando la vita di quasi 5.000 balene.

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Sea Shepherd è stata invitata a partecipare a tutte le udienze. Il Capitano Alex Cornelissen, Responsabile Esecutivo di Sea Shepherd Globale ed il Coordinatore di Sea Shepherd Olanda, Geert Vons, hanno presenziato alle sedute e hanno costantemente riferito sull’andamento della causa ed analizzato argomentazioni e repliche delle parti.
Il Giappone pretende di cacciare a scopo scientifico 1.035 balene ogni stagione, la cui carne finisce sui tavoli dei ristoranti, sui banchi dei supermercati e nelle mense scolastiche. Non esiste alcuna pubblicazione redatta dall’Istituto di Ricerca sui Cetacei che abbia una qualche valenza o credibilità scientifica, riconosciuta e certificata dalla comunità scientifica internazionale.
I delegati giapponesi presso la Corte hanno decisamente faticato a trovare argomenti legali in loro difesa. Infatti sono ricorsi, come spesso è accaduto in altre occasioni, all’arroganza, al proprio orgoglio nazionalista, alle accuse di razzismo culturale e alle minacce.
Hanno addirittura contestato la competenza sul caso dei giudici della Corte di Giustizia e hanno lasciato intendere che, nell’eventualità di una pronuncia della Corte sfavorevole, il Giappone sarebbe immediatamente uscito dall’IWC, non dovendone più rispettare le regole.
Sea Shepherd è stata nominata molte volte nel corso delle udienze ed accusata di “illegalità” da parte dei delegati giapponesi, che hanno trovato molto offensiva ed umiliante la concessione a due illustri rappresentanti dell’Organizzazione loro nemica di presenziare alle udienze in cui il “diritto di caccia” del loro Paese veniva messo in discussione.

L’intervento della Nuova Zelanda si è focalizzato sulle motivazioni attorno alle quali l’articolo VIII della Convenzione del 1946 è stato istituito, sul contenuto dell’articolo stesso e su come dovrebbe essere interpretato. E’ chiaro che il Giappone sta portando avanti da solo una falsa interpretazione dell’articolo e di molti altri elementi discussi nelle prime udienze.
L’Australia ha esposto i motivi a sostegno della competenza della Corte di Giustizia sul caso e ha presentato le proprie argomentazioni sulla natura prettamente commerciale e, quindi, non scientifica della baleneria giapponese.
L’Australia ha puntualizzato che il Giappone, in realtà, non ha portato in giudizio nessun argomento per difendere la propria tesi della cosiddetta ricerca scientifica nel suo turno di apertura. Anzi, non ha fatto altro che proporre un cumulo di argomentazioni che, nella maggior parte dei casi, non avevano alcun rapporto con il caso reale ed erano utilizzate, invece, come distrazioni dal vero problema in questione.
Nel suo discorso di chiusura per l’Australia, il Procuratore Generale Mark Dreyfus ha espresso la speranza che questo caso si risolva a favore dell’Australia, mettendo fine ad una questione che è stata oggetto di dibattito e frustrazione a livello mondiale per molti decenni.

Le lagnanze dei delegati giapponesi sulla presenza in aula dei rappresentanti di Sea Shepherd sono state, alla fine, ascoltate.
E’ piuttosto imbarazzante che un organo ai massimi livelli della giurisdizione mondiale e ai massimi livelli, almeno teoricamente, di indipendenza e discrezionalità, si sia lasciato influenzare dagli umori di una potenza economica.
E’, così, accaduto che l’ultima sessione di udienze, in cui il Giappone ha potuto replicare alle argomentazioni australiane, si è svolta a porte chiuse.

Il Capitano Alex Cornelissen e Geert Vons si sono sentiti dire alle soglie del Palazzo della Pace un “You cannot pass” (“non potete passare”), di tolkieniana memoria.
Non è stata fornita alcuna concreta motivazione e, quindi, si aprono le varie speculazioni.

Possiamo solo augurarci che il nome altisonante della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia venga “onorato” dal consesso dei 16 giudici investiti della causa e che adesso stanno seguendo il complesso iter procedurale che porterà all’emissione della sentenza finale, senza appello.

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Molto probabilmente quando arriverà la decisione della Corte, la decima Campagna Antartica in Difesa delle Balene di Sea Shepherd Conservation Society, Operazione Relentless, avrà già avuto inizio nelle acque dell’Oceano del Sud e i giapponesi saranno ancora più nervosi e aggressivi per aver dovuto subire un processo davanti agli occhi di Sea Shepherd e del mondo.
La decisione finale della Corte potrebbe avere gravi conseguenze che vanno ben oltre la questione della stessa baleneria. Si tratta di una pronuncia di importanza fondamentale in un’ottica ambientalista ma anche politica.
Se il Giappone riuscisse ad imporre le proprie argomentazioni ne deriverebbero conseguenze disastrose non solo per le balene, ma per tutta la vita negli oceani. Si aprirebbero le porte alle richieste, da parte delle altre nazioni, di esercitare i propri “diritti” allo sfruttamento delle specie e delle risorse marine e la certezza del diritto internazionale per la conservazione subirebbe un duro colpo.
E’ comunque probabile, anche se non auspicabile, che la Corte dell’Aia ricorra ad una soluzione “diplomatica”, riconoscendo la validità di entrambe le posizioni delle due nazioni, senza prendere in sostanza nessuna decisione o chiedendo piccole concessioni reciproche alle parti.
In pratica, un nulla di fatto.
L’unica sentenza possibile che risponda a giustizia sostanziale e rispetti il sacrosanto principio della certezza del diritto è quella che dichiari la baleneria giapponese a scopo scientifico dell’ICR in Oceano del Sud ed i relativi programmi JARPA e JARPA II totalmente illegali, per la provata assenza del presupposto essenziale della “scientificità dello scopo”, per le reiterate violazioni delle norme a tutela dei santuari e sulla prevenzione dell’inquinamento ambientale e per aver, ovviamente, violato di fatto la moratoria sulla caccia commerciale alle balene stabilita dall’IWC nel 1986.
Rimane aperta l’incognita sul fatto che il Giappone sarebbe o meno disposto ad osservare una sentenza sfavorevole, in toto o in parte, e sulle possibili conseguenze.
Su questo potremmo scrivere un nuovo articolo, ma un punto fermo e certo esiste ed è che, qualunque sia la sentenza finale della Corte, Sea Shepherd Conservation Society tornerà in Oceano del Sud a difendere le balene dagli arpioni giapponesi ogni volta che l’ICR deciderà di dare il via ad una stagione di caccia in futuro.


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E questa è già una vittoria per le balene.

Fonti:
http://verdict.justia.com/2013/08/13/protesters-or-pirates
http://www.seashepherd.org.au/

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