mercoledì 3 aprile 2013

Arrivate solo il 10-15%, le altre sono ora in Nord Africa
Rondini in ritardo e sempre meno numerose
In Italia in dieci anni si sono ridotte del 50%. Rotte diverse tra migrazione primaverile e autunnale

 
Capita un po’ a tutti in questo periodo di guardare il cielo e di chiedersi dove sono le nostre rondini. «A parte quelle poche (circa il 10-15 per cento) che sono già arrivate sulla nostra penisola, la maggior parte si sta affacciando ora sulle coste del Nord Africa. Si tratta di individui adulti, cioè di due o più anni d’età: i più giovani devono infatti ancora mettersi in viaggio perché stanno ultimando la muta del piumaggio», risponde Nicola Saino, professore ordinario di ecologia al dipartimento di bioscienze dell’Università degli studi di Milano.  
PERCORSI DIVERSI - Grazie a una ricerca in corso, finanziata anche da Fondazione Cariplo, Lipu (Lega italiana protezione uccelli), Parco Adda Sud e Università Bicocca di Milano, oggi si sa anche l’itinerario che percorreranno per venire a riprodursi nel nostro Paese, che a sorpresa si è scoperto essere diverso da quello utilizzato per tornare a svernare nel sud del Sahara. «Se in autunno la loro rotta è pressoché una linea retta con direzione nord-sud, in primavera descrivono un itinerario più articolato che si snoda lungo le coste africane dell’Atlantico fino allo stretto di Gibilterra, passa per la penisola iberica e attraversa la Francia meridionale per arrivare in Italia», spiega Saino. Il viaggio primaverile è dunque più lungo di quello autunnale. Se il primo è di ben 7 mila km, il secondo è di «appena» 4 mila km.
 
MAPPATE - A questa conclusione si è potuti giungere analizzando le registrazioni effettuate da dispositivi elettronici assai avanzati, applicati come uno zainetto sulle spalle di cento rondini in estate e rimossi al loro ritorno in primavera. Con questo metodo del tutto originale per lo studio della migrazione, messo a punto dalla Swiss Volgelwarte e utilizzato anche dall’Università degli Studi di Milano, si è capito che le rondini non compiono lo stesso tragitto in primavera e autunno. Un risultato che va contro l’aspettativa di vedere le rondini desiderose di arrivare prima nelle nostre terre per riprodursi (le più tempestive fanno fino a tre covate in primavera-estate) e di tornare con tutta calma a sud del Sahara dopo l’estate.
 
ATTRAVERSO IL SAHARA - «L’allungamento della rotta sembra essere una necessità per questi migratori di lungo raggio che incontrano condizioni ambientali non ottimali sulla loro via», illustri il ricercatore. «Le nostre rondini prima di partire da Nigeria, Gabon, Camerun e Rep. Centrafricana, devono infatti ingrassare e accumulare riserve per attraversare il Sahara, e successivamente devono ancora rifocillarsi prima di superare il Mediterraneo. I cambiamenti climatici, e la conseguente scarsità di cibo, le obbligano ad allungare il loro itinerario».
 
TEMPI STRETTI - Perché allora in autunno percorrono una rotta lineare più veloce? Sebbene debbano sempre oltrepassare il Mediterraneo e il deserto del Sahara, le priorità cambiano e l’obiettivo diventa il rispetto dei tempi imposti dalla loro migrazione. Le rondini devono infatti osservare una tabella di marcia che prevede una routine annuale molto compressa, fatta dal susseguirsi di riproduzione, migrazione e muta del piumaggio. A fine estate non c’è dunque tempo da perdere. Tenendo conto che la migrazione è in un certo senso tempo sprecato, alle rondini conviene tagliare dritto per arrivare al più presto nella prima fascia utile a sud del Sahara, dove almeno possono iniziare a mutare il piumaggio. Un’operazione, questa, che le obbliga a stare ferme in un luogo per quattro mesi circa, e che deve essere rigorosamente ultimata prima di poter ripartire per le nostre latitudini.
 
MANGIATE - A rallegrare i nostri cieli ci saranno senz’altro quest’anno meno rondini dell’anno scorso: in dieci anni il loro numero si è ridotto del 50 per cento in Italia. Colpa dei cambiamenti climatici, della trasformazione degli agrosistemi e degli habitat, ma anche della loro uccisione per mano dell’uomo perpetuata con lo scopo di arricchire la propria dieta con proteine animali. «Continua infatti la strage di decine di migliaia di rondini: in Nigeria vengono catturate di notte con lunghe aste ricoperte con una sostanza vischiosa; nella Rep. Centrafricana e in altre regioni le catturano facendo roteare in aria un amo innescato con una termite», aggiorna Saino. 

RISORSE CONTRO LA CATTURA - Fermare questa moria è tuttavia possibile innanzitutto dando cibo agli abitanti di pochi villaggi che tradizionalmente le cacciano, sfuttando il fatto che in inverno le rondini si aggregano a centinaia di migliaia in piccolissime aree di quei Paesi africani. Ad esempio si potrebbero incentivare le snail farms, piccoli allevamenti di grosse lumache del genere Achatina che si avviano con alcune migliaia di euro e che possono essere una notevole risorsa alimentare; istituendo servizi di sorveglianza alle rondini svolti dai giovani del posto; favorendo il turismo naturalistico sostenibile o promuovendo progetti di conservazione già attuati in parte da alcune istituzioni e organizzazioni locali.

 

(modifica il 3 aprile 2013)

www.corriere.it

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