Un delfino o una balena o un qualsiasi cetaceo per cena: nei Paesi più poveri aumenta la prassi di consumare mammiferi marini
MILANO - Ci sono posti nel mondo dove è normale che il socievole delfino o la maestosa balena o un leone marino compaiano nel menu. E il dato ancor più inquietante è che ormai questo comportamento si sta normalizzando anche in nazioni dove non esiste questa tradizione e i Paesi dove si possono mangiare mammiferi marini sono sempre più numerosi.
PAESI POVERI - Succede infatti nei soliti stati noti (Giappone e zone artiche), ma accade anche in Paesi indigenti, dove non esiste alcuna usanza culturale in questo senso, ma dove non ci si può permettere il lusso degli ideali né della sensibilità ecologica. Addirittura secondo una ricerca canadese e americana negli ultimi decenni uccidere i mammiferi marini per trasformarli in cibo è diventato un comportamento in netto aumento in tutto il mondo. E i maggiori responsabili sono spesso i pescatori di zone tropicali che catturano gli animali con le reti in aree nelle quali non esiste alcun controllo sulla pesca di animali protetti.
LO STUDIO - Secondo lo studio, pubblicato sul giornale Biological Conservation, «è ormai chiaro che il consumo di mammiferi marini da parte dell’uomo è geograficamente diffuso, tassonomicamente differenziato e spesso dall’incerta sostenibilità». Lo hanno scritto Martin Robards, della Wildlife Conservation Society dell’Alaska, e Randall Reeves, della canadese Okapi Wildlife Associates, autori della ricerca e palesemente allarmati per il fenomeno che mette in serio pericolo queste specie: «Dal 1990 una miriade di persone che vivono in almeno 114 Paesi hanno mangiato la carne di una o più delle 87 specie di mammiferi marini esistenti». Negli ultimi trenta anni in particolare il numero delle nazioni nelle quali è stato registrato il consumo a fini alimentari di questi animali è passato da 107 a 125 e a subire il maggiore incremento nel prelievo sono stati i piccoli cetacei, come i delfini e le focene. «La nostra ricerca evidenzia che a partire dagli anni Settanta si è verificata un’escalation nella cattura dei piccoli cetacei – scrivono ancora i due scienziati – catturati accidentalmente durante le normali attività di pesca. Dove invece il consumo è collegato alla povertà e al bisogno di cibo abbiamo le prove dell’uccisione deliberata di animali catturati sia incidentalmente che volontariamente, con attrezzi da pesca».
IL SEI PER CENTO - I mammiferi marini rappresentano il 6 per cento delle 1.400 specie che, dal mare, ogni giorno finiscono sulle nostre tavole. Il trend inesorabilmente crescente suggerisce che sia il tempo di agire, prima che una o più popolazioni vengano sterminate e cancellate dalla faccia della Terra. Tra i maggiori consumatori di delfini, balene, foche, leoni di mare e persino trichechi vi sono gli stati dell’Africa occidentale, il Perù, il Brasile, la Colombia, Trinidad e Tobago, il Madagascar, lo Sri Lanka, l’India, le Filippine e Burma.
6 gennaio 2012
www.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento