domenica 29 gennaio 2012

Ambientalisti uniti per fermare la riforma della legge sulle aree protette


La conservazione della natura «è il nostro unico interesse», le aree protette «non possono essere asservite agli interessi privati e locali, bisogna garantire le finalità di tutela proprie del governo dei parchi». Lo dicono - in un comunicato congiunto - il Fai, Italia Nostra, Lipu-BirdLife Italia, Mountain Wilderness e Wwf Italia in merito alle reazioni sul loro appello pubblicato nei giorni scorsi sui maggiori quotidiani nazionali contro la riforma della legge quadro sulle aree naturali protette (394 del '91).

E allora, spiega il cartello di associazioni, sono almeno 4 i motivi del no alla riforma in discussione alla Commissione ambiente del Senato:
Verrebbero rivisti gli equilibri tra coloro che rappresentano, negli enti di gestione, interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati.
È quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell'ambiente dovrebbe prevalere sempre su qualunque interesse economico privato.

E' piena d'insidie - dicono le 5 associazioni del no - la distinzione artificiosa che si vorrebbe introdurre tra attività venatoria e controllo della fauna selvatica, pur con la supervisione dell'Ispra, l'Istituto di ricerca del ministero dell'Ambiente. Si prevede di fatto un diretto coinvolgimento dei cacciatori nella gestione della fauna all'interno delle aree naturali protette.

Manca, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della Legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura.

In assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette, le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalty che rischiano di determinare pesanti condizionamenti.

29 gennaio 2012


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