La guerra in mare per salvare le balene
I «pirati verdi» dell’associazione «Sea Shepherd» contro i pescatori giapponesi, bloccano i rifornimenti alle baleniere
WASHINGTON, 9 febbraio 2013 - È di nuovo battaglia a sud dell’Australia tra la flottiglia
degli eco-guerrieri e i balenieri giapponesi. Dopo una serie di
pattugliamenti, il 29 gennaio, i «pirati verdi» dell’associazione Sea
Shepherd hanno localizzato il loro nemici, i pescatori venuti dal
Giappone. Una mossa seguita un’operazione a sorpresa. Due navi hanno
intercettato l’unità che doveva rifornire di carburante la baleniera
nipponica Nisshin Maru. Con una serie di manovre, la Sam Simon e la
Steve Irwin sono riuscite a impedire l’aggancio, costringendo la
petroliera a tenersi lontana. Un’azione che potrebbe avere serie
conseguenze sulla campagna di caccia in quanto la baleniera può restare a
secco.
LE NAVI - Una terza nave della Sea Shepherd - la Bob Baker - sta
invece inseguendo la Nisshin Maru. Una «filatura» condotta con l’aiuto
di droni ed elicotteri a disposizione degli eco-guerrieri. I vertici
della Sea Shepherd non hanno nascosto la loro soddisfazione per i
risultati ottenuti fino ad oggi: «Abbiamo inferto un duro colpo ai
pescatori giapponesi». A loro giudizio i cacciatori avranno problemi,
anche se lo scontro è forse solo all’inizio. E altre navi sono impegnate
nella sfida. I nipponici ne hanno inviate quattro, altrettanto ha fatto
la Sea Shepherd che, quest’anno, ha acquisito un nuovo battello, la Sam
Simon.
I PRECEDENTI - In passato i due schieramentisi
sono affrontati in modo feroce con idranti, lanci di granate stordenti e
«puzzolenti», manovre aggressive. Nel 2010 una baleniera ha speronato
l’Ady Gil, un velocissimo catamarano impiegato dagli eco-guerrieri.
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