mercoledì 21 agosto 2013

Fukushima: incidente di livello 3, fuoriusciti migliaia di trilioni di becquerel di sostanze radioattive
Nra: «Più di 350 serbatoi come quello lesionato: si deve presumere che qualcosa di simile si verifichi negli altri»


radioactive
La Nuclear Regulation Authority  (Nra)  ha annunciato che potrebbe aumentare di 2 punti il livello Ines di gravità delle ultime perdite di acqua contaminata dalla centrale nucleare di Fukushima.

Greenreport.it è stato tra i primi giornali italiani a dare notizia dello sversamento di acqua altamente radioattiva dai serbatoi di stoccaggio costruiti  su una collina accanto al reattore numero 4. L’Nra aveva  provvisoriamente classificato il problema  a livello 1 della scala Ines degli incidenti nucleari,  ma ora l’autorità nucleare giapponese, di fronte alle ammissioni e ai dati della stessa Tokyo electric power company (Tepco), che oggi parlava apertamente di incidente di livello 3, sta valutando se portare ufficialmente lo sversamento di più di 300 tonnellate di acqua contaminata scoperto ieri  al livello di incidente grave, con  forte rischio per l’ambiente e la salute umana.

Nel documento pubblicato oggi sul sito dell’Nra si legge: «A giudicare dalla quantità e la densità della radiazione nell’acqua contaminata che è stata presa [...] una valutazione di livello 3 è appropriata». La riclassificazione al rialzo per la fuoriuscita di acqua a Fukushima Daiichi è ormai cosa certa, ma la Nra intende chiedere il parere dell’Agenzia internazionale dell’International atomic energy agency  prima di procedere.

D’altronde quell’acqua, uscita da serbatoi che avrebbero dovuto garantire la sicurezza,  dovrebbe contenere migliaia di trilioni di  becquerel di sostanze radioattive. Lo sversamento radioattivo sarebbe quindi paragonabile all’incendio che nel  1997 colpì l’impianto di ritrattamento  di Tokai, nella prefettura di Ibaraki, causando la fuoriuscita di materiale radioattivo e la contaminazione di 37 persone.  Tanto per capire quanto fosse sicuro il “supersicuro” nucleare giapponese, sempre a Tokai, nel 1999  c’è stato un incidente di livello 4.

La Tepco è in pieno caos e anche il governo filonucleare di centro-destra è nei guai per la contaminazione dell’Oceano Pacifico che era riuscito a tenere seminascosta fino alle recenti elezioni. Oggi la Tepco ha detto che invierà il suo vicepresidente Zengo Aizawa, che dirige la divisione nucleare, nella prefettura di Fukushima per prendere il comando diretto delle attività di smantellamento della centrale.

È abbastanza singolare che questa mossa venga presentata come un chiarimento della catena di comando  (evidentemente saltata da tempo) e per facilitare la condivisione di informazioni tra lo staff della Tepco. Oggi, durante una conferenza stampa,  Aizawa è scusato perché la Tepco «continua a causare così tanti problemi e preoccupazione quasi 2 anni e mezzo dopo la incidente alla centrale. Affronterò le perdite d’acqua come una questione della massima priorità».

Intanto il capo della Nra, Shunichi Tanaka, ha chiesto una verifica immediata di tutti i serbatoi d’acqua della centrale di Fukushima Daiichi e ha rivelato che nell’impianto nucleare  ci sono  circa 350 altri serbatoi identici a quello che ha perso 300 tonnellate di acqua altamente radioattiva, aggiungendo: «Se si verifica una perdita in un serbatoio, si deve presumere che qualcosa di simile si verifichi negli altri. Tepco, il governo e l’Nra devono tutti fare del loro meglio per evitare che la situazione dell’impianto peggiori. Ho  incaricato gli ispettori dell’Nra sul posto di migliorare il monitoraggio di possibili perdite d’acqua».

Tanaka ha dovuto però riconoscere che i suoi uomini a Fukushima Daiichi a volte hanno effettuato i controlli solo visivi nei giorni di pioggia, quindi «sarebbe stato difficile scoprire le perdite dai giunti dei serbatoi».

Dall’Italia sulla vicenda interviene anche Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera: «Le notizie che arrivano da Fukushima confermano la saggezza degli italiani che con il loro voto al referendum del 2011 hanno fermato la follia del ritorno al nucleare, una scelta vecchia, sbagliata, antieconomica e insicura. Il nucleare è un pessimo affare e se Enel fosse oggi impegnata nella costruzione di nuove centrali atomiche nel Paese, correrebbe il rischio di essere una ‘bad company’. Mentre il risparmio energetico, l’efficienza, le fonti rinnovabili, l’innovazione e la ricerca sono la via maestra da percorrere per rendere il nostro paese più competitivo anche sul fronte energetico».




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