venerdì 31 agosto 2012

L'Amazzonia e' una fabbrica di nuvole
Dalle particelle emesse dalle piante i 'semi' delle nubi


ROMA, 31 AGO 2012 - Le foreste dell'Amazzonia si comporterebbero come fabbriche naturali di nuvole: le particelle ricche di sali di potassio emesse dalle piante favoriscono infatti l'aumento del particolato attorno al quale si formano le nubi. 
La scoperta realizzata da un gruppo di ricercatori internazionale, coordinato dall'Istituto Max Planck e pubblicato sulla rivista Science, aiuta la comprensione delle dinamiche dell'atmosfera sull'importante ruolo degli aerosol nel bilanciamento dell'effetto serra.


ANSA

mercoledì 29 agosto 2012

Salvati tre cuccioli di capriolo abbandonati
 
Salvati tre cuccioli di capriolo abbandonati
27th, 2012 - Si è conclusa con un lieto fine la triste storia di tre cuccioli di capriolo, visto che, dopo essere stati abbandonati dalle loro madri in aperta campagna nell’altotevere umbro, sono stati salvati dalla polizia provinciale di Perugia e degli addetti del Servizio programmazione faunistica.
Una notizia, questa, che non può non rendere tutti molto contenti, soprattutto perché due dei tre cuccioli, ribattezzati Oliver, Olivia e Trilly, hanno già trovato una casa, dal momento che sono stati adottati da un’associazione di volontariato che effettua la pet therapy.
Infatti, in questo modo questi due teneri cuccioli potranno finalmente ricevere tutto l’amore che meritano e nello stesso tempo donare un sorriso e serenità a chi ne ha bisogno.
Al riguardo, inoltre, nell’eventualità che altre associazioni che svolgono analoghe attività siano interessate a farne richiesta, il presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, ha fatto sapere: ’saremo ben lieti di affidargli anche il terzo capriolo che merita di trovare un ambiente sereno e tranquillo dove vivere’.

Daniela Amitrano

http://ecologia.guidone.it

martedì 28 agosto 2012

Soluzione alla scarsità d'acqua: diventare vegetariani
Lo affermano gli esperti in risorse idriche per la Settimana Mondiale dell'Acqua 2012.

28/08/2012 - Si tiene in questi giorni, dal 26 al 31 agosto, a Stoccolma, la Settimana Mondiale dell'Acqua, promossa dal SIWI - Istituto Internazionale sull'Acqua (Stoccolma).
All'inizio della conferenza e' stato presentato il report del SIWI di quest'anno, "Feeding a thirsty world: Challenges and opportunities for a water and food secure world" (Nutrire un mondo assetato: sfide e opportunita' per ottenere la sicurezza alimentare e idrica). 2500 persone tra politici, rappresentanti dei vari organi delle Nazioni Unite, associazioni non governative e ricercatori di 120 diversi paesi partecipano a questa conferenza per trattare il problema dell'approvigionamento idrico nel mondo.

Un messaggio importante contenuto nel report ed espresso dagli scienziati che l'hanno presentato, ripreso da giornali, agenzia di stampa e media di tutto il mondo, afferma che sara' necessario, nei prossimi 40 anni, passare a un'alimentazione vegetariana o quasi, per evitare una catastrofica scarsita' d'acqua.

Hanno sottolineato che:
- Il 70% dell'acqua nel mondo è usata per l'agricoltura - ma gran parte dell'agricoltura è dedicata alla coltivazione di mangimi per animali, non all'alimentazione umana.
- Una dieta basata sui cibi animali consuma da 5 a 10 volte tanta acqua rispetto a una basata sui vegetali.
- Oggi, in media, il 20% delle proteine è assunto da prodotti animali ed e' necessario diminuire drasticamente questo valore, almeno fino al 5%.
- Per poter nutrire tutti, in una situazione di scarsità d'acqua già oggi drammatica, bisogna spostarsi verso una dieta vegetariana.

Nel report si afferma: "Non ci sara' abbastanza acqua disponibile per produrre cibo per una popolazione di 9 miliardi di persone prevista per il 2050, se si continueranno a seguire gli attuali trend verso una dieta sul genere di quella comunemente adottata nei paesi occidentali".
Gia' nel 2004, il direttore esecutivo dello stesso International Water Institute di Stoccolma, aveva dichiarato: "Gli animali vengono nutriti a cereali, e anche quelli allevati a pascolo richiedono molta più acqua rispetto alla produzione diretta di grano per il consumo umano. Ma nei paesi sviluppati, e in parte in quelli in via di sviluppo, i consumatori richiedono ancora più carne [...]. Ma sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con una dieta sul genere di quella che oggi seguiamo in Europa occidentale e nel Nord America".

Il problema che piu' minaccia le risorse idriche mondiali e' quello del "Food vs feed", vale a dire della "concorrenza" tra cibo vegetale per il consumo umano (food) e mangimi per animali (feed): vengono sottratti terreni fertili per la produzione di mangimi per animali alla produzione di cibo vegetale per gli esseri umani. La meta' dei cereali e il 90% della soia sono usati come mangimi per gli animali, e i 2/3 delle terre fertili e' dedicata all'allevamento di animali.
Questo significa sprecare un'enorme quantita' di risorse, non solo acqua, ma anche energia, sostanze chimiche, suolo, il cibo stesso, perche' gli animali necessitano mediamente di essere nutriti con 15 kg di vegetali (appositamente coltivati) per ogni kg di carne prodotta. Questa trasformazione da cibo vegetale a cibo animale, estremamente inefficiente, e' dunque la causa di enormi impatti sull'ambiente e spreco di risorse. 
Il mondo e' sempre piu' popolato e un numero sempre crescente di persone sta passando da una alimentazione tradizionale, basata sul consumo di vegetali, a una alimentazione che finora solo una piccola percentuale di popolazione ha seguito: quella dell'ultimo mezzo secolo, nei paesi industrializzati, basata sul consumo quotidiano di cibi animali, estremamente sbilanciata da un punto di vista nutrizionale, ed estremamente costosa dal punto di vista ambientale.

Finora questo e' stato possibile solo perche' una piccola parte di persone si nutriva in modo cos' squilibrato: ma se tutti ora si spostano verso questa dieta, e il numero di persone nel mondo e' in crescita, e' semplicemente impossibile continuare una produzione cosi' inefficiente. E l'inefficienza e' intrinseca nella trasformazione vegetale-animale, non riguarda i metodi di allevamento o coltivazione (che sono gia' arrivati all'efficienza quasi massima), perche' gli animali, per loro natura, come accade per noi umani, per crescere di un kg hanno bisogno di nutrirsi con una quantita' di vegetali molto piu' alta.
Tutto questo, naturalmente, vale per ogni genere di prodotto animale: che si tratti di carne (pesce incluso), latte e latticini o uova, il problema e' sempre lo stesso, perche' riguarda gli allevamenti, di ogni genere, non ha importanza se prima della macellazione gli animali vengono usati anche per la produzione di latte o di uova.

La soluzione di tornare, come e' sempre stato nelle storia dell'umanita', verso un'alimentazione basata sui vegetali, dunque, e' obbligata, ed e' anche giusta, nel senso piu' completo del termine: e' giusta da un punto di vista sociale, perche' una piccola parte del mondo non puo' sfruttare le risorse del 90% del pianeta; e' giusta da un punto di vista ecologista, perche' non possiamo continuare a distruggere il nostro pianeta in questo modo; e' giusta per la nostra salute, perche' i cibi animali sono quelli che promuovono le malattie degenerative; e' giusta per gli animali, che sono esseri senzienti e non macchine, e che vengono confinati e poi uccisi a miliardi.

Fonti:

Notizia da: Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione (NEIC)

ZANONI: "NECESSARIO BLOCCO DELLA STAGIONE VENATORIA CAUSA SICCITA'
L'eurodeputato dell'Idv scrive a Monti e Clini: “Il parere dell’ISPRA e le norme europee vanno seguite senza esitazione. Le ultime piogge non risolvono il problema visti i danni permanenti sotto gli occhi di tutti”

28 ago 2012 - La grave siccità che ha colpito l’Italia da metà primavera e per tutta l’estate, ha compromesso la sopravvivenza della fauna selvatica, ormai messa a dura prova dalla lunga mancanza di acqua, ma anche di cibo.
A dirlo è un parere autorevole richiesto lo scorso 17 agosto dall’eurodeputato IdV Andrea Zanoni e rilasciato dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (cfr. allegato) – con il quale è stata messa in luce come la grave crisi idrica di questo periodo, che oramai dura da più di una stagione, ha messo in pericolo gli animali appartenenti alla fauna selvatica.
Infatti, il parere spiega che la mancanza di precipitazioni e le temperature assai elevate minacciano lo stato fisico degli individui, appartenenti alle specie selvatiche dei mammiferi e degli uccelli, sottoposti ad un enorme stress fisico.
Cosicché, la situazione che si è creata ha avuto, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie. Inoltre, il maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche, ridotte e fortemente disperse, ha ridotto il successo riproduttivo e aumentato la mortalità di giovani e adulti, in quanto maggiormente esposti al rischio di contrarre malattie e di essere predati. Alla siccità si aggiunge poi l’estrema difficoltà di alimentarsi, che perdurerà anche nei prossimi mesi perché in natura non sono venute a maturazione bacche, frutta e semi indispensabili per superare l'autunno e i mesi invernali.
L’ISPRA ha dunque concluso per la necessità di limitare l’attività venatoria, se non bloccarla totalmente per il 2012/2013, proprio per la condizione climatica esistente, con l’immediata sospensione delle attività ad essa connesse, come l’addestramento dei cani già iniziato lo scorso 19 agosto in pieno periodo riproduttivo, e con la revoca dell’anticipazione dell’apertura venatoria.
“Ho scritto anche al Presidente del Consiglio Monti e a Clini, Ministro dell’Ambiente, sottoponendo loro il parere che ho ricevuto dall’ISPRA” dice Andrea Zanoni “Le valutazioni scientifiche dell’Istituto Nazionale non possono passare inosservate”.
“È necessario bloccare la stagione venatoria che sta per cominciare per preservare la fauna selvatica, messa a dura prova da questa calamità naturale.
Se a ciò si aggiungono i ricorrenti incendi verificatisi ultimamente, proprio a causa della siccità, si comprende come gli animali selvatici siano già stati vittima di uno sterminio che non può protrarsi ancora.
La diversità biologica del territorio va tutelata e non devono essere fatti gli interessi della solita minoranza, i cacciatori, come sta facendo la Regione Veneto che invece di agire ha interpellato sulla siccità le province notoriamente sensibili solo alle istanze delle doppiette.
Va aggiunto che le ultime piogge e quelle che verranno non sposteranno di un millimetro la questione perché è evidente che il problema della mancanza di cibo come semi, bacche e frutta, la mancata riproduzione di molte specie e la loro elevata mortalità e distruzione, nonché la sparizione di molti habitat perdureranno per tutto l'inverno.
La Direttiva Uccelli, la 147/2009/CE, consente la caccia solo se non compromette la consistenza faunistica delle specie selvatiche, perciò ho ricordato a Clini e a Monti che, se non vogliamo incorrere nelle sanzioni europee per la violazione delle norme dell'UE, si devono prendere immediati provvedimenti come il blocco totale della caccia”.

lunedì 27 agosto 2012

FAUNA STREMATA, CLINI FERMI LA CACCIA
Richiesta di Enpa e Lav

27 agosto 2012 - Gli incendi rappresentano per l'Italia "una catastrofe ambientale che ha causato la morte di milioni di animali selvatici e distrutto habitat estremamente delicati". Così l'Ente nazionale protezione animali (Enpa) e la Lega Antivivisezione (Lav), che hanno scritto una lettera al ministro dell'Ambiente Corrado Clini per chiedere la "cancellazione della stagione venatoria". "Siamo nel pieno della stagione riproduttiva della fauna; i giovani uccelli e i cuccioli dei mammiferi, anche appartenenti a specie protette, non sono riusciti a sfuggire alle fiamme", scrivono le due associazioni animaliste. "Il danno subito dalle popolazioni selvatiche è gravissimo, perché non vi sarà alcun ricambio generazionale che possa rispondere alla morte di esemplari anziani o malati, e tutto questo rende ancora più a rischio la sopravvivenza di molte specie", Enpa e Lav chiedono quindi a Clini, "ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione che ripone nelle mani dello Stato il diritto-dovere di tutela del patrimonio faunistico, di adoperarsi per mettere in atto tutte le misure necessarie non solo per la difesa dei territori interessati, ma anche a tutela della fauna selvatica, rinviando l'apertura della stagione venatoria. Consentire di sparare già nei primissimi giorni di settembre -sottolineano - significherebbe infierire nei confronti della fauna selvatica stremata non solo dagli incendi, ma anche dalle temperature record di questi mesi".

(ANSA)

venerdì 24 agosto 2012

Numerosi avvistamenti estivi di balene nella Sardegna Settentrionale, un network internazionale per monitorarle
 
Golfo Aranci (OT) 24 agosto 2012 - Nel corso della presentazione annuale dei risultati della campagna estiva di monitoraggio cetacei dell’Accademia del Leviatano sono emerse importanti novità per quanto riguarda la distribuzione dei cetacei nelle acque del Tirreno centrale, delle Bocche di Bonifacio e, per la prima volta quest’anno, anche nel Mediterraneo occidentale, tra la Sardegna , le Baleari e le coste spagnole .
L’Accademia del Leviatano fa parte di un network di ricerca internazionale che utilizza traghetti di linea per monitorare balene e delfini. L’uso del traghetto come piattaforma di osservazione, infatti, permette di effettuare monitoraggi periodici di cetacei, e di verificare l’impatto del traffico marittimo, anche in aree di alto mare solitamente difficili da raggiungere con i normali natanti da ricerca.
 
“Quest’anno”, racconta la ricercatrice Stefania Carcassi, abbiamo iniziato a monitorare anche il tratto di mare lungo un transetto che dal nord della Sardegna arriva fino in Spagna. Ciò ci ha permesso di verificare l’esistenza di un’area, ad ovest dell’isola, dove la frequenza di avvistamento di cetacei, in particolare balenottere, è elevatissima”. Anche nella costa nord est, però, sono numerosissimi gli avvistamenti di balenottere come conferma il responsabile scientifico dell’associazione Luca Marini: “negli ultimi anni la presenza di balenottere nel Tirreno centrale è triplicata rispetto agli anni 90, non abbiamo però elementi per dire se si tratta di uno spostamento da altre aree, cosa più probabile, o di un aumento generale della popolazione di balene”.
 
Francesca Fabiano, ricercatrice sarda appena sbarcata dal traghetto, è invece responsabile della campagna di monitoraggio nelle Bocche di Bonifacio ed informa come: “già dall’anno scorso abbiamo cominciato a monitorare sistematicamente in estate l’area dello stretto, questo per verificare se esiste migrazione di balenottere tra le due aree hot spot di cetacei che sono state individuate; sia pescatori sia comandanti di nave ci hanno portato a conoscenza di avvistamenti di balenottere nel tratto delle Bocche di Bonifacio; senza però un monitoraggio sistematico, come quello realizzato dai traghetti, è difficile quantificare l’abbondanza degli animali”. Vista l’importanza e la sensibilità ecologica dello Stretto, riconosciuto come “Area Marina Particolarmente Sensibile”, il responsabile scientifico dell’associazione si augura che presto la Regione Sardegna possa collaborare al progetto contribuendo così a potenziare il monitoraggio.
 
Il monitoraggio avviene grazie alla collaborazione di compagnie come la Corsica-Sardinia Ferries e la Grimaldi lines, che ospitano i ricercatori a bordo dei traghetti, coinvolgendo anche i passeggeri: infatti, con un po’ di pratica si può fare anche whale watching anche da traghetto, basta “pazienza ed occhio allenato” ci conferma Ilaria Campana che dai traghetti studia la distribuzione dello zifio nel Tirreno centrale tra il porto di Civitavecchia e la Sardegna.
Il monitoraggio cetacei della Sardegna settentrionale fa parte di una rete internazionale che da Spagna, Francia ed Italia monitora i cetacei dal bordo dei traghetti. All’interno della rete vi sono tra gli altri Pelagos France, ISPRA, Fondazione CIMA, EcoOcean, Associazione Ketos e Fondazione CARICIV.
 
I dati raccolti da questo network di ricerca per i mari di Spagna, Francia ed Italia serviranno anche ad apportare conoscenze finalizzate ad adottare misure di conservazione e di protezione delle popolazioni di cetacei nel Tirreno e nel mar Ligure. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, grazie al Decreto del Presidente della Repubblica che ha istituito una Zona di Protezione Ecologica, in questa regione di mare le leggi italiane dovranno essere rispettate anche al di fuori del limite territoriale.
   
Per informazioni sulle attività dell’Accademia del Leviatano:  info@accademiadelleviatano.org
 
Accademia del Leviatano
Ente per lo studio e conservazione dei Mammiferi Marini.
blog: http://lericerchedelleviatano.blogspot.com/
webpage: http://www.accademiadelleviatano.org

sabato 18 agosto 2012

IL 20% DEGLI ITALIANI SOFFRE DI SPASMOFILIA?

ESAURIMENTI, DEPRESSIONI, DISTONIE:
IL 20% DEGLI ITALIANI SOFFRE DI SPASMOFILIA?



La spasmofilìa è una disfunzione cronica, straordinariamente diffusa, ma pressoché sconosciuta alla medicina ufficiale, anche se la sua prima scoperta risale addirittura a più di centotrenta anni fa! Di recente è stata nuovamente riscoperta in Francia e studiata con cura da un gruppo di medici (vedasi il libro del dr. Henry Rubinstein "Etes-vous Spasmophile?", editore Robert Laffont). In percentuale si può calcolare che ne soffra fra il 12% e il 20% della popolazione, il che significa che in Italia dovrebbero esisterne fra i 6 e gli 11 milioni. A mio parere sono anche di più. Che sia una disfunzione ampiamente diffusa lo dimostra il fatto che rientrano in questa classificazione le distonie neuro-vegetative, l'affaticamento neuro-psichico, il colon irritabile, le nevrosi ansioso-depressive, gli "esaurimenti", gran parte delle cosiddette malattie psicosomatiche e da stress. Biologicamente la spasmofilia consiste in un'alterazione costituzionale della permeabilità della membrana cellulare, per cui lo spasmofilo ha un bisogno assai più grande della persona normale di calcio, magnesio, zinco, vit. D e di altre vitamine e sali minerali che perde troppo facilmente, appunto per l'eccessiva permeabilità cellulare. Quindi lo spasmofilo se si alimenta come gli altri, va soggetto a carenze multiple di sali minerali e vitamine. Si nasce spasmofili, ma la disfunzione rimane allo stato latente, finché non sopravviene un fatto stressante che porta alla luce la disfunzione. E' per questo motivo che, pur essendoci allo stato latente un ugual numero di spasmofili maschi e femmine, in realtà le donne, che debbono sopportare crisi come la gravidanza, il parto, l'allattamento danno una maggior percentuale di spasmofili allo stato manifesto. L'eccessiva perdita, da parte delle cellule, di sali come il calcio ed il magnesio, portano all'accumulo nelle stesse, di potassio, che ha un forte potere rinvigorente, ma, in eccesso, una propensione a creare spasmi. Di qui il nome "spasmofilia" = affinità per lo spasmo. Quindi, come prima conseguenza pratica, si può stabilire che lo spasmofilo non deve eccedere nel consumo di frutta e verdura, ma aumentare il consumo dei cibi contenenti calcio e magnesio, che si trovano nel latte, formaggio, sale marino integrale, noci, legumi. Purtroppo le verdure e la frutta coltivate sono sempre più ricche di potassio, in quanto questo sale viene usato come concime, mentre non lo sono calcio, magnesio e zinco. Per aumentare nella pelle la formazione di vitamina D, occorrerebbe stare al sole, a pelle scoperta, il più possibile: ma anche questa precauzione non è sempre sufficiente. Molto più facile ricorrere agli integratori alimentari.


I SINTOMI


Si può ritenere di essere spasmofili se si riscontrano almeno una decina dei sintomi sottoelencati:

1 - Affaticamento. Nel 90% dei casi lo spasmofilo si trova al mattino più stanco di quando è andato a dormire. Durante la giornata la fatica si attenua, ma ogni tanto prendono il sopravvento delle crisi di debolezza e di stanchezza.
2 - Regolazione difficoltosa della temperatura corporea: a vampate di calore
possono seguire brividi di freddo.
3 - Si può avere anoressia (mancanza di appetito) o bulimia (fame eccessiva) con relativo dimagrimento od obesità.
4 - Digestione laboriosa.
5 - Stitichezza
6 - Nervosismo e irritabilità.
7 - Salti repentini di umore che possono andare dalle crisi di risa alle crisi di pianto.
8 - Ansia (praticamente costante negli spasmofili). Si manifesta come apprensione, tendenza alla inquietudine, tendenza a fare una montagna di una cosa da nulla.
9 - Angoscia con il nodo alla gola. A volte si ha l'impressione di star per soffocare o addirittura di star per morire.
10 - Sudori freddi.
11 - Tremori interni.
12 - Fobie varie, come la paura di trovarsi in luoghi affollati, di uscire, di trovarsi in luoghi chiusi, ecc.
13 - Paure immotivate, che portano lo spasmofilo a starsene da solo, ad evitare il contatto con la gente, ad evitare amicizie.
14 - Sovente lo spasmofilo è portato a "piangersi addosso", si sente l'individuo più sfortunato della terra e quindi è triste, con i tratti tirati, un'aria mesta e lugubre.
15 - Lo spasmofilo dorme male. Le insonnie sono estremamente frequenti, soprattutto nella seconda parte della notte. Lo spasmofilo si risveglia verso le due o le tre e non riesce più ad addormentarsi se non verso il mattino. Il fatto di girarsi e rigirarsi nel letto esaurisce ancor di più un soggetto già esaurito. Sovente il nervosismo che s'impadronisce dell'organismo dello spasmofilo è tale che è obbligato ad alzarsi di tanto in tanto e far delle passeggiatine per sgranchirsi i muscoli contratti.
16 - Se si addormenta è sovente preda di incubi; frequenti i sogni di cadute.
17- Lipotimie (assenze). Il soggetto rimane come addormentato ad occhi aperti per qualche secondo o qualche minuto. Se lo si chiama non risponde in quanto non sente. Non è uno svenimento ma è tuttavia una perdita di conoscenza proprio come se il soggetto fosse assente.
18 - Crampi muscolari in ogni parte del corpo. Caratteristici quelli dolorosi del polpaccio che obbligano a saltar giù dal letto in piena notte, oppure quelli del pollice delle mani che si contrae e non riesce più a drizzarsi se non riportato al suo posto con l'altra mano.
19 - Dolori vaganti in tutti i muscoli che impediscono movimenti e sforzi.
20 - Formicolii alle mani e ai piedi.
21 - Formicolii alla gola, attorno alla bocca e, caratteristici, nell'interno delle orecchie.
22 - Mioclonie. Gruppi di muscoli che si contraggono involontariamente e ritmicamente.
23 - Clonie palpebrali. Le palpebre hanno delle contrazioni ritmiche involontarie.
24 - Mal di testa di ogni genere.
25 - Vertigini.
26 - Sensazione di nebbia dinnanzi agli occhi.
27 - Percezione di punti scuri (mosche volanti) o di punti luminosi dinnanzi agli occhi.
28 - Dolori vari alla colonna vertebrale, simulanti l'artrosi cervicale, dorsale, lombare.
29 - Palpitazione del cuore; tachicardia, sovente confusa con la nevrosi cardiaca.
30 - Dolore precordiale ed oppressione cardiaca (il classico macigno sul petto), che fanno temere che ci sia un infarto in arrivo (lo spasmofilo è anche un apprensivo!).
31 - Disfunzioni digestive, pseudo gastriti, pseudo coliti (assai più comuni delle vere coliti e che sono denominate "coliti psicosomatiche").
32 - Oppressione respiratoria pseudoasmatica.
33 - Sensazione di soffocamento (il già ricordato "nodo in gola").
34 - Unghie molli, che si rompono o sfaldano facilmente, oppure che crescono in modo contorto (ai piedi).
35 - Capelli fragili che si rompono e cadono con facilità.
36 - Pelle delle mani e dei piedi che si screpola senza apparenti ragioni.
37 - Carie frequenti ed importanti.
38 - In qualche caso opacamento del cristallino con formazione di cataratta.
39 - Nella sfera genitale per l'uomo eiaculazione precoce, impotenza; per la donna: dolori mestruali, vaginismo, frigidità.
40 - Malattie allergiche.
41 - Psoriasi, eczemi, acne.
42 - Ipoglicemia funzionale e ipotiroidismo. E' significativo il fatto che la spasmofilia, l'ipoglicemia e l'ipotiroidismo abbiano molti sintomi in comune e molto di frequente siano presenti nella stessa persona.

La spasmofilia è polimorfa, cioè dà moltissimi sintomi e disturbi diversi. Quelli elencati non sono neppure tutti. Eppure la medicina ufficiale è (soprattutto in Italia) assai restia ad ammetterne l'importanza e persino l'esistenza. Come si può spiegare un fatto del genere? Come in altri casi il motivo base è prettamente una questione di profitti. Gli spasmofili sono estremamente numerosi e costituiscono una massa ingente di consumatori di medicinali,

soprattutto di antidolorifici, calmanti, ansiolitici, tutti farmaci che debbono essere somministrati per tutta la vita in dosi sempre crescenti. Gran parte degli introiti dell'industria farmaceutica sono dovuti proprio a questo immenso "parco buoi" (se è lecito usare una espressione propria della borsa!). La vera cura della spasmofilia, a mezzo di minerali e vitamine renderebbe invece pochissimo. Quindi si nega l'esistenza stessa della malattia, oppure la si confina a quei rarissimi casi estremi di tetania in cui l'ammalato viene colpito da paralisi, da crampi fortissimi, che lo rendono un invalido. Come già detto casi gravissimi, ma molto rari. Gli infiniti casi comuni vengono disconosciuti o etichettati come distonie neuro-vegetative o in altri modi (come già detto). Lo spasmofilo si riconosce facilmente dai sintomi sopra elencati. Se siete afflitti da una decina o più di questi sintomi è ben facile che anche voi apparteniate a questo esercito di persone dolenti. Le analisi della calcemia e della magnesiemia (percentuale di calcio e magnesio presenti nel sangue) servono a poco in quanto la carenza che provoca i disturbi è quella che si verifica a livello del siero delle cellule e non del siero del sangue. In pratica la conferma migliore di una supposta spasmofilia, la può dare una integrazione di bioregolatori di alcuni giorni, che dà immediatamenti effetti positivi e che è assolutamente innocua. Se non fosse il vostro caso non avete da temere danni o reazioni secondarie.

LA CURA


La medicina ufficiale tende a curare lo spasmofilo (non riconosciuto come tale), con montagne di antidolorifici, di calmanti, di ansiolitici, che sono estremamente utili solo a chi li fabbrica e li vende, tanto più che gli spasmofili non guariscono mai e diventano farmaco-dipendenti a vita.

Lo spasmofilo invece ha bisogno di un quantitativo superiore alla media di calcio, magnesio, zinco, vitamina D, vitamine del gruppo B, ed altri simili fattori. Quindi il rimedio più logico è proprio quello di dare allo spasmofilo quello di cui ha bisogno. Occorre tener conto che la spasmofilia è un difetto costituzionale della persona che, come tale, non può essere radicalmente estirpato, ma solo tenuto a bada per tutta la vita come se non esistesse affatto. La somministrazione degli adatti microalimenti dà quasi subito degli evidenti vantaggi che possono poi essere consolidati con un trattamento più prolungata e stabilizzati poi con una modesta assunzione periodica di microalimenti. In questo modo si può vivere al riparo dagli effetti devastanti della spasmofilia.
Io stesso ho sofferto per decenni di questa disfunzione. Soprattutto al cuore con frequente tachicardia ed extrasistole (diagnosi: nevrosi cardiaca), poi spasmi e dolori ai muscoli (diagnosi: reumatismi), ansia, depressione e numerosi altri fra i sintomi elencati.
Ora ho capito la vera natura dei miei inconvenienti, ho realizzato che non soffro affatto di nevrosi, né di reumatismi, né di ansia, né di depressione, né di anormale stanchezza. Non sento neppure più le extrasistoli. I miei disturbi sono praticamente scomparsi.
Il nostro Centro Ricerche Ecologia e Salute è in contatto con altri centri del genere nel mondo, fra cui quello celebre del prof. Linus Pauling, l'unica persona che abbia ricevuto due premi Nobel ed oltre quaranta lauree ad honorem da parte di università di tutto il mondo.
Studiamo ed esperimentiamo trattamenti complessi a base di sostanze ortomolecolari (vitamine, sali minerali, oligoelementi, ecc.) per la correzione delle disfunzioni di bioregolatori più varie. Oltre che per la spasmofilia in tutte le sue manifestazioni, abbiamo ottenuto
risultati straordinariamente interessanti nelle carenze di micronutrienti associate ad artrite reumatoide, artriti, manifestazioni dolorose di origine nevritica, disfunzioni circolatorie, gotta, diabete, allergie, ed in tutti gli stati critici come convalescenze, gravidanza, vecchiaia. Con la Nutrizione Ortomolecolare si rafforzano, senza pericoli né reazioni collaterali, tutte le funzioni vitali come la produzione dell'energia, lo svelenamento dell'organismo, le difese immunitarie, la difesa contro i tumori ed il precoce invecchiamento.
Risultati, che possono sembrare incredibili, si ottengono con tecniche raffinate, come l'uso di complesse associazioni sinergiche, l'adozione di tutte le più recenti scoperte di una scienza che sta compiendo passi da gigante, la personalizzazione dei trattamenti.


dr Sergio Martinat

giovedì 16 agosto 2012

ricerca dell’Università dell’Aquila 
Mangiare cacao contro l'Alzehimer 
Una piccola quantità giornaliera di cioccolato aiuta il cervello a mantenersi giovane e allontana il rischio di demenza
 
MILANO - A volte sembra che tutto ciò che è buono abbia anche la caratteristica di fare male alla salute, ma il cioccolato è pronto a sfatare questa credenza. Il cacao infatti può essere annoverato tra le sostanze buone e appaganti per la gola che hanno anche il pregio di far bene. A patto che, naturalmente, lo si consumi in modiche quantità e all'interno di una dieta equilibrata. 

LO STUDIO - Questa confortante verità viene infatti consolidata da una ricerca italiana che aggiunge un'altra importante virtù al cacao, capace di frenare il declino cognitivo che interessa il 6 per cento degli over 70. In polvere, sotto forma di tavoletta o di bevanda, poco importa: l'ultimo potere del cacao pare sia quello di contrastare l'Alzheimer. Oltre a essere un antidepressivo e un antiossidante, a migliorare le funzioni dei vasi sanguigni e a ridurre la pressione, questa sostanza che ha anche il vantaggio di essere buona vanta la capacità di contrastare l'invecchiamento delle cellule cerebrali. Lo ha scoperto l'équipe coordinata dal professor Giovambattista Desideri, della Divisione Geriatrica dell'Università dell'Aquila, in uno studio pubblicato sul giornale Hypertension

GRAZIE AI FLAVONOLI - E' tutto merito dei flavonoli del cacao, ovvero dei composti appartenenti alla classe dei flavonoidi: nelle giuste dosi sarebbe infatti grazie a questi componenti naturali che il cacao aiuterebbe a frenare il declino cognitivo. Lo studio ha cpoinvolto novanta persone anziane già interessate da un declino cognitivo lieve, condizione che comporta la perdita di memoria e che può progredire fino ad arrivare alla demenza e all'Azheimer. 

TRE GRUPPI, TRE DOSI DIVERSE - I partecipanti sono stati suddivisi poi in tre gruppi, a ciascuno dei quali è stata somministrata una quantità variabile di bevanda contenente flavonoli per un periodo di otto settimane. Le quantità distribuite sono state rispettivamente di 990 mg, 520 mg e 45 mg. Per isolare l'effetto dei flavonoli del cacao inoltre sono state inibite tutte le altre sostanze che possono contenere questi composti. Alla fine dell'esperimento i volontari sono stati poi sottoposti ad alcuni test neurofisiologici per misurarne la memoria, i riflessi cognitivi, la velocità di ragionamento ed è risultato che coloro che avevano assunto i flavonoli in dosi medio-alte registravano performance congitive migliori. 

CONCLUSIONI – Il ruolo chiave dei flavonoli del cacao, secondo i ricercatori, sta soprattutto nel ridurre l'insulino-resistenza, ovvero la reattività dell'organismo all'ormone che controlla gli zuccheri. Se il cacao mantiene il cervello giovane sarebbe infatti proprio grazie alla riduzione della resistenza all'insulina, clinicamente correlata al miglioramento delle performance mentali.

 

16 agosto 2012
www.corriere.it

martedì 14 agosto 2012

L'ESPERIMENTO PUBBLICATO SU «SCIENTIFIC REPORTS»
Dopo Fukushima, le farfalle non hanno più le ali
I risultati dello studio di un'équipe giapponese sulle Zizeeria: anomalie genetiche e fisiologiche dopo le radiazioni 


Dall'alto, la farfalla  Zizeeria prima e dopo Fukushima (Ansa)
MILANO - Prima le ali erano grandi, tonde e ampie. Ora sembrano accartocciate. Come se qualcuno le avesse rinchiuse in un pugno. Un pugno radioattivo che di generazione in generazione fa crescere i casi di malformazioni genetiche. Vittime accertate, per ora, sono le farfalle. Quelle che vivevano a poca distanza dalla centrale nucleare di Fukushima Dai-Ichi, teatro dell'incidente avvenuto il 12 marzo 2011.
 
LO STUDIO - L'esperimento è stato realizzato da alcuni studiosi giapponesi che hanno scoperto come le radiazioni subite dalle farfalle catturate nell'area vicino alla centrale abbiano causato loro danni fisiologici e genetici. Le Zizeeria maha blu, molto comuni in Giappone, hanno avuto malformazioni sulle ali, sugli occhi, sulle zampe, sulle antenne. Non solo. Le anomalie aumentano di generazione in generazione. «Nel maggio 2011 - scrivono gli studiosi giapponesi autori dell'esperimento poi pubblicato sulla rivista online Scientific Reports - abbiamo raccolto 144 esemplari, maschi e femmine, nelle aree colpite dalle radiazioni: a prima vista sembravano tutte normali, ma su alcune Zizeeria già si notavano alcune lievi anomalie». 
La Licenide blu conle ali deformate (Ansa)
ATTRAVERSO LE GENERAZIONI - I «difetti» aumentano nella seconda generazione: il 18 per cento delle farfalle blu nate da quelle del maggio 2011 (che nel marzo, all'epoca dell'esplosione nucleare erano appena delle larve) ha malformazioni simili ma più evidenti, spiega Joji Otaki, studioso all'Università Ryukyu di Okinawa. La percentuale sale al 34% per la terza generazione. Sei mesi dopo il disastro, un nuovo lotto di esemplari viene portato in laboratorio: le anomalie questa volta sono nel 52% dei casi. Questo significa, dicono gli studiosi, che «le radiazioni hanno danneggiato i geni delle farfalle».
 
«SERVE PRECAUZIONE» - Ma gli scienziati frenano e sottolineano come questi risultati vadano presi con precauzione e che gli effetti analizzati al momento possano essere rilevati solo sulle Zizeeria. Ma c'è da dire che le farfalle in genere sono considerate degli utili indicatori ambientali. E in particolare le Zizeeria, che fanno parte della famiglia dei Licenidi e che a causa delle loro ali colorate sono più sensibili ai cambiamenti ambientali. 



AMBIENTE| ACQUE CONTAMINATE ANCHE DA BATTERI FECALI PER DEPURAZIONE INADEGUATA 
Legambiente: allarme mare inquinato
in Calabria, Liguria e Campania
 
Il monitoraggio di Goletta Verde delle coste italiane: in Sardegna e Toscana l'acqua più pulita 
 
La mappa del mare inquinato
Le Regine dell'acqua blu, Sardegna e Toscana, sono ancora più pulite. Ma altrove il mare italiano è sempre minacciato dall'inquinamento. Ben 120 punti - uno ogni 62 chilometri di costa - sono risultati contaminati nelle analisi condotte dalla Golette Verde di Legambiente (VEDI LA MAPPA) . E la maglia nera, anche quest'anno, finisce a due regioni del Sud: Calabria e Campania. 
 
FORTEMENTE INQUINATI - Due mesi di circumnavigazione dello Stivale per monitorare lo stato di salute del mare italiano. E il bilancio finale dell'edizione 2012 di Goletta Verde parla chiaro. Su un totale di 205 analisi microbiologiche effettuate dal laboratorio itinerante, i campioni risultati «fuori legge» sono 120, di cui 100 quelli «fortemente inquinati», cioè con concentrazioni di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio dei limiti di legge. 
TORRENTI E FIUMI - I nemici numero uno del mare sono risultati torrenti, fiumi e canali. I ricercatori denunciano infatti l'emergenza legata alle foci dei corsi d'acqua, dove è stato rilevato l'86% dei punti inquinati. 
Il mare della Sardegna
DEPURAZIONE INADEGUATA - Sul banco degli imputati la mancata o inadeguata depurazione dei reflui fognari che, stando alle elaborazioni di Legambiente su dati Istat, riguarda ancora 24 milioni di abitanti, che scaricano direttamente in mare o indirettamente attraverso fiumi e canali utilizzati come vere e proprie fognature. La regione peggiore da questo punto di vista è la Sicilia, con 4 milioni e mezzo di cittadini non adeguatamente serviti, seguita dal Lazio (più di 3 milioni di cittadini) e dalla Lombardia (3 milioni). Un problema sanitario e ambientale che sta per diventare anche economico, vista la condanna dell'Italia da parte della Corte di Giustiza europea di fine luglio perché 109 Comuni medio grandi, distribuiti in 8 regioni, non si sono ancora adeguati alla direttiva europea sul trattamento delle acque reflue. «Si tratta di una situazione davvero imbarazzante che va sanata una volta per tutte - dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente - La sentenza di condanna europea rischia di far pagare ai cittadini italiani multe milionarie con soldi che invece andrebbero investiti per aprire nuovi cantieri per la depurazione».
Stintino

LA LIGURIA - I mari più sporchi sono anche quest'anno quelli di Calabria e Campania, rispettivamente con 19 e 14 punti inquinati, mentre a sorpresa si piazza al secondo posto la Liguria con 15 prelievi risultati oltre i limiti di legge.
 
SICILIA E SARDEGNA - Sardegna e Toscana si confermano anche quest`anno le regioni col mare più pulito, rispettivamente con un campione inquinato ogni 433 e 200 km di costa.



martedì 7 agosto 2012

VIVISEZIONE, PELLICCIE E CIOCCOLATA DIETRO IL MASSACRO DEGLI SCOIATTOLI

pelliccia di scoiattolo - per produrla servono dai 120 ai 200 scoiattoli scuoiati (fonte anche io aspetto quel giorno)

7 agosto 2012 - Non ci sono più cani? Le scimmie non vengono piu importate? Chiudono in Italia gli allevamenti per legge? Nessun Problema ci sono gli scoiattoli grigi in abbondanza: DATECI GLI SCOIATTOLI GRIGI li adegueremo alla nostra ricerca. Troveremo il sistema per dire che i loro organi vitali sono uguali a quelli degli uomini, e che potranno aspirare il gas tossico del tabacco anzichè il profumo dei noccioli. Non ci sono problemi.
Non ci sono più volpi da cacciare? Si vogliono vietare gli allevamenti di visoni e cincillà? Non ci sono problemi, ci sono scoiattoli grigi in abbondanza. Voi li uccidete per il nobile scopo di salvare lo scoiattolo rosso, ma non mettete le carcasse a marcire datele a noi ne faremo delle meravigliose pelliccie a prezzi accettabili in questo periodo di crisi.
E poi le nocciole, volete mettere i bambini senza quella famosa marca di cioccolata? che in realtà cioccolata non è ma estratto di nocciola? Come si fa? E allora se diminuiscono le nocciole delle langhe la colpa è degli scoiattoli grigi che se li mangiano, allora diamo ai bambini la cioccolata famosa di nocciole, e gli scoiattoli grigi alla vivisezione ed le loro pelli per fare pelliccia cosi tutto torna.
E' dal 1995 che questo insieme si muove dietro il "nobile intento di salvare dall'estinzione il povero scoiattolo rosso". Un novero di interessi che si nasconde dietro un nobile scopo con la speranza di mettere le mani su centinaia di migliaia di scoiattoli grigi, ottimi per la sperimentazione (vengono gia utilizzati nelle sperimentazioni farmaceutiche e belliche) e la cui pelliccia viene usata per la realizzazione di pelliccie e di colli di pelliccia a basso costo.
Senza contare infine i produttori di nocciole per la cioccolata più famosa del mondo. Interessi potenti, interessi economici a costo zero, anzi dopo dieci anni, dopo che ci avevano provato la prima volta nel 2006 (ma allora erano stati stoppati) ora ci riprovano e lo fanno anche con il sostegno di qualche associazione ambientalista mondiale che si occupa di salvaguardare la fauna autoctona (fregandosene del fatto che gli altri sono animali e vite e che i responsabili della loro importazione in Europa ed in particolare nel triangolo Lombardia-Piemonte-Liguria è stato l'uomo).
E questa volta ce la mettono tutta, un accordo ad alto livello di un business per giunta a costo zero, visto che a pagare il veleno per il massacro degli scoiattoli ci pensa niente meno che l'Unione Europea che in un periodo in cui non spende una lira per sterilizzare i cani trova 2 milioni di euro da usare per uccidere scoiattoli invasori manco fossimo alle crociate.
E se altri con il loro silenzio ritengono di aderire a questo massacro o di restare complici silenziosi noi non ci stiamo. Noi ci ribelliamo e chiamiamo alla ribellione tutti coloro che amano davvero gli animali e si rendono conto in tutta onestà di cosa sta succedendo.
No non ci stiamo a questo massacro pagato dall'Europa e lotteremo fino in fondo contro di esso.

Lorenzo Croce
presidente nazionale AIDAA
ASSOCIAZIONE ITALIANA DIFESA ANIMALI ED AMBIENTE

sabato 4 agosto 2012

Quella zecca che fa diventare vegetariani

zecca veg 

25 Giugno 2012 - Diventare vegetariani è considerata una scelta individuale che può essere effettuata per motivi etici, ambientali, salutistici o per un insieme di essi. Pare però che negli ultimi tempi negli Stati Uniti alcune persone siano state costrette ad eliminare la carne dal proprio piatto e a diventare vegetariani da un giorno all'altro a causa della puntura di una zecca, che genererebbe negli esseri umani una immediata allergia alla carne.
A riportare la notizia è AbcNews, che comunica come alcuni ricercatori della University of Virginia abbiano ipotizzato la presenza nella saliva di una specie di zecca diffusa nella zona della costa Est degli Stati Uniti una sostanza in grado di provocare una vera e propria allergia alla carne, costringendo coloro che vengono punti da essa a rinunciarvi. Le cause del fenomeno sarebbero tuttora sottoposte a studi di accertamento e verifica.

Ciò che stupisce in maniera particolare gli esperti è che i sintomi delle reazioni allergiche alla carne da parte di coloro che sono stati punti dalla zecca incomincerebbero ad alcune ore di distanza dall'assunzione dell'alimento incriminato, a differenza di quanto avviene normalmente nel caso delle comuni allergie, i cui sintomi si scatenano immediatamente una volta che l'organismo sia entrato a contatto con l'alimento in grado di provocarli.
Il dottor Scott Commins, professore assistente di medicina presso la University of Virginia con sede a Charlottesville, ha dichiarato ai giornalisti che le persone colpite dal fenomeno manifesterebbero sintomi di allergia in un periodo compreso tra le tre e le sei ore dall'assunzione della carne. I sintomi manifestatisi finora possono variare dall'orticaria fino allo shock anafilattico. La tendenza dei pazienti sarebbe dunque, sempre secondo il parere di Commins, quella di evitare la carne in modo da non dover andare incontro a spiacevoli disturbi.
Il dottor Commins avrebbe già esaminato 400 casi di questo tipo ed in totale negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla costa Est, zona in cui la zecca avrebbe la propria maggiore diffusione, ne sarebbero stati individuati circa 1000. Il 90% dei pazienti visitati dal dottor Commins aveva alle proprie spalle una storia clinica in cui si dichiarava la propria consapevolezza di aver ricevuto punture da parte di zecche in precedenza.
Sembra dunque che l'associazione tra punture di zecche e l'insorgere di improvvise allergie alla carne possa presto essere compiuta, sebbene al momento pare che non sia ancora stato individuato il meccanismo che permette la nascita di un fenomeno così fuori dal comune rispetto ad allergie già note, che si manifestano con reazioni immediate da parte dell'organismo. Essendo gli abitanti degli Stati Uniti tra i maggiori consumatori di carne, molti pazienti affetti dall'allergia ad essa sarebbero veramente distrutti dal dover essere costretti ad abbandonare da un momento all'altro uno dei propri alimenti preferiti, mentre altri riuscirebbero ad accogliere di buon grado il cambiamento.
Marta Albè
Fonte e foto: AbcNews.com

venerdì 3 agosto 2012

Ordina aragosta di 80 anni al ristorante solo per liberarla

lucky lerry 

03 Agosto 2012 - Un uomo di nome Don MacKenzie, particolarmente sensibile nei confronti delle sofferenze degli animali, si è reso protagonista, a Waterford, in Connecticut, del salvataggio di un'aragosta dalla muta agonia che l'avrebbe trasformata in una pietanza costosa da servire agli avventori di un ristorante. Molti non sono a conoscenza di come le aragoste spesso vengano bollite vive dagli chef, dopo essere state costrette a trascorrere un periodo di tempo variabile a chele legate, appoggiate su di un letto di ghiaccio.
L'uomo si sarebbe recato presso il ristorante "The Dock", al fine di acquistare un'aragosta del peso di 7 chilogrammi, non per trasformarla nella propria cena, bensì per liberarla in mare. E' così che l'aragosta ha potuto ricevere il benaugurante nome di battesimo di Lucky Lerry. Uno degli elementi che ha spinto l'uomo a compiere il proprio gesto compassionevole e, per fortuna, non così poco frequente, sarebbe l'età dell'aragosta stessa, che è stata stimata tra gli 80 ed i 100 anni, basandosi sia sul suo peso che sul suo aspetto.
L'aragosta è stata liberata dal proprio salvatore nelle acque di una località segreta, dalle quali si spera non possa mai essere nuovamente catturata da parte dei pescatori. La liberazione ufficiale dell'aragosta sarebbe stata accolta positivamente dagli adulti del luogo, ma ancor di più dai bambini presenti sul molo nel momento in cui Don MacKenzie si è allontanato dalla costa a bordo di un'imbarcazione per poter regalare a Lucky Lerry una nuova speranza di vita.
aragosta

Un simile gesto di altissimo rispetto per la vita degli animali che popolano il pianeta ha avuto luogo esattamente un mese fa anche in Italia, precisamente nella zona della Costa Smeralda, ad opera di una coppia di turisti tedeschi. In un ristorante della località Cala di Volpe la coppia avrebbe acquistato aragoste vive per un valore di 500 euro, non certamente per cibarsene, ma per poterle liberare in mare.
I crostacei sarebbero stati esposti vivi nelle vetrine del ristornate di pesce ed avrebbero provocato la compassione della donna, che avrebbe dunque convinto il marito a compiere l'atto di acquistarle affinché non venissero uccise per la mera soddisfazione del palato di altri clienti del ristorante. I due turisti tedeschi avrebbero dunque preso in consegna le aragoste all'interno di un contenitore per il trasporto e le avrebbero in seguito liberate.
E' proprio l'Italia, inaspettatamente, a mostrare una particolare sensibilità nei confronti dei crostacei messi in vendita nei ristoranti e conservati all'interno di essi in condizioni non adatte alla loro specie nei momenti in cui si trovano ancora in vita. Lo scorso settembre l'intervento di un gruppo animalista in un ristorante di Caserta, che avrebbe denunciato le inadeguate condizioni a cui gli astici erano sottoposti all'interno del ristorante, portando ad un intervento della Polizia Municipale e ad una sanzione per il locale stesso.
Chiamare immediatamente la Polizia Municipale potrebbe dunque rappresentare una soluzione valida nel caso si avvistino situazioni di maltrattamento di astici o aragoste all'interno dei ristoranti (o di altri animali marini lungo le spiagge). Ricordiamo infatti che i reati di maltrattamento degli animali e di detenzione degli stessi in condizioni incompatibili con la loro natura sono previsti dal Codice Penale, con particolare riferimento agli articoli 727 e 544-ter

Marta Albè