Andreoni (tor vergata): utile, ma nessun risvolto clinico
Quelle scoperte fatte per caso:
l’aceto annienta il batterio della Tbc
L’acido acetico potrebbe essere usato come disinfettante low-cost e non tossico in ambiente clinico
L’aceto potrebbe divenire un ottimo disinfettante low-cost e non tossico contro il batterio che causa la tubercolosi.
 Si è scoperto infatti che l’ingrediente attivo dell’antico condimento, 
l’acido acetico, può uccidere alcuni micobatteri, inclusi quelli 
altamente farmaco-resistenti della Tbc (Mycobacterium tuberculosis), a concentrazioni anche di poco superiori a quelle del comune aceto da cucina.
PER CASO - La scoperta, pubblicata sulla rivista mBio
 della American Society for Microbiology, è frutto del caso ed è 
avvenuta perché una ricercatrice venezuelana stava usando aceto per 
preparare un farmaco da testare sul microrganismo della tubercolosi. 
L’esperta si è accorta che l’aceto, in assenza di qualunque altra 
sostanza, è capace da solo di uccidere il micobatterio. Dunque, 
soluzioni di acido acetico potrebbero essere usate come disinfettanti 
low-cost e non tossici in ambiente clinico, per la pulizia delle 
superfici su cui possono annidarsi questi germi.
PAESI POVERI - Solitamente per 
combattere i batteri nei laboratori viene usata  la candeggina, che però
 è tossica e corrosiva. Esistono anche  altri disinfettanti efficaci, ma
 spesso sono troppo costosi  soprattutto per i Paesi in via di sviluppo,
 dove fra l’altro avviene la maggior  parte dei casi di Tbc. «I 
micobatteri causano la tubercolosi e la  lebbra, ma ce ne sono anche di 
altri tipi, comuni nell’ambiente,  persino nell’acqua del rubinetto, 
resistenti ai disinfettanti e in  grado di causare gravi infezioni, che 
richiedono mesi di terapia e  possono lasciare cicatrici deformanti», 
ricorda Howard Takiff, primo autore dello studio e responsabile del 
Laboratorio di Genetica  Molecolare presso l’Istituto venezuelano di 
investigazione scientifica di Caracas. A rischio, dice l’esperto, «molte
 procedure cosmetiche che  vengono eseguite al di fuori di ambienti 
ospedalieri nei Paesi in via  di sviluppo, dove non sono disponibili 
disinfettanti efficaci».
IN TRENTA MINUTI - È stata una 
borsista, Claudia Cortesia, a scoprire  fortuitamente la capacità 
dell’aceto di uccidere i  microrganismi, mentre indagava sulla capacità 
dei micobatteri  «non-Tbc» di resistere a disinfettanti e antibiotici: 
stava studiando  un farmaco che doveva essere sciolto in acido acetico e
 ha verificato, confrontando con un campione di controllo, che questa 
sostanza aveva  ucciso i micobatteri che voleva studiare. «Dopo la prima
 osservazione  di Claudia - dice Takiff -, abbiamo testato le 
concentrazioni minime e  i tempi di esposizione necessari per annientare
 diversi micobatteri».  Allo studio ha collaborato l’Albert Einstein 
College of Medicine di New York, che  ha testato ceppi di Tbc e scoperto
 che l’esposizione a una soluzione  al 6% di acido acetico uccide 
efficacemente la tubercolosi in 30  minuti, anche in caso di ceppi 
resistenti a quasi tutti gli  antibiotici.
TRASMISSIONE PER VIA RESPIRATORIA - «La scoperta è interessante, ma non avrà purtroppo uno sbocco pratico sull’epidemiologia della Tbc - commenta Massimo Andreoni,
 professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e 
presidente della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali -. 
Questa malattia colpisce ogni anno 8 milioni di persone nel mondo, in 
particolare nei Paesi più poveri, e si trasmette per via respiratoria, 
con gli starnuti, la tosse, o anche semplicemente un dialogo 
ravvicinato. Certamente sarebbe utile avere a disposizione un 
disinfettante economico e non tossico come l’acido acetico per la 
pulizia degli ambienti, ma la scoperta non può avere purtroppo risvolti 
terapeutici perché il batterio della Tbc è molto resistente e difficile 
da raggiungere quando si annida nell’organismo. Attualmente la malattia 
viene curata con un complesso mix di antibiotici. È una patologia molto 
contagiosa e la questione della disinfezione ambientale ha un impatto 
molto relativo, anche se va detto che il micobatterio della Tbc è in 
grado di vivere anche diversi giorni fuori dall’organismo, anche in 
condizioni di disidratazione. Certo, è possibile in teoria prendere la 
Tbc (o altre malattie) se si mettono le mani in bocca dopo aver toccato 
una superficie contaminata, ma è un rischio che riguarda  soprattutto 
soggetti immunodepressi. La principale via di trasmissione, che fa 
davvero paura, è quella respiratoria».
26 febbraio 2014
www.corriere.it 
 
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