mercoledì 26 febbraio 2014

Andreoni (tor vergata): utile, ma nessun risvolto clinico
Quelle scoperte fatte per caso:
l’aceto annienta il batterio della Tbc

L’acido acetico potrebbe essere usato come disinfettante low-cost e non tossico in ambiente clinico

L’aceto potrebbe divenire un ottimo disinfettante low-cost e non tossico contro il batterio che causa la tubercolosi. Si è scoperto infatti che l’ingrediente attivo dell’antico condimento, l’acido acetico, può uccidere alcuni micobatteri, inclusi quelli altamente farmaco-resistenti della Tbc (Mycobacterium tuberculosis), a concentrazioni anche di poco superiori a quelle del comune aceto da cucina.

PER CASO - La scoperta, pubblicata sulla rivista mBio della American Society for Microbiology, è frutto del caso ed è avvenuta perché una ricercatrice venezuelana stava usando aceto per preparare un farmaco da testare sul microrganismo della tubercolosi. L’esperta si è accorta che l’aceto, in assenza di qualunque altra sostanza, è capace da solo di uccidere il micobatterio. Dunque, soluzioni di acido acetico potrebbero essere usate come disinfettanti low-cost e non tossici in ambiente clinico, per la pulizia delle superfici su cui possono annidarsi questi germi.

PAESI POVERI - Solitamente per combattere i batteri nei laboratori viene usata la candeggina, che però è tossica e corrosiva. Esistono anche altri disinfettanti efficaci, ma spesso sono troppo costosi soprattutto per i Paesi in via di sviluppo, dove fra l’altro avviene la maggior parte dei casi di Tbc. «I micobatteri causano la tubercolosi e la lebbra, ma ce ne sono anche di altri tipi, comuni nell’ambiente, persino nell’acqua del rubinetto, resistenti ai disinfettanti e in grado di causare gravi infezioni, che richiedono mesi di terapia e possono lasciare cicatrici deformanti», ricorda Howard Takiff, primo autore dello studio e responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare presso l’Istituto venezuelano di investigazione scientifica di Caracas. A rischio, dice l’esperto, «molte procedure cosmetiche che vengono eseguite al di fuori di ambienti ospedalieri nei Paesi in via di sviluppo, dove non sono disponibili disinfettanti efficaci».

IN TRENTA MINUTI - È stata una borsista, Claudia Cortesia, a scoprire fortuitamente la capacità dell’aceto di uccidere i microrganismi, mentre indagava sulla capacità dei micobatteri «non-Tbc» di resistere a disinfettanti e antibiotici: stava studiando un farmaco che doveva essere sciolto in acido acetico e ha verificato, confrontando con un campione di controllo, che questa sostanza aveva ucciso i micobatteri che voleva studiare. «Dopo la prima osservazione di Claudia - dice Takiff -, abbiamo testato le concentrazioni minime e i tempi di esposizione necessari per annientare diversi micobatteri». Allo studio ha collaborato l’Albert Einstein College of Medicine di New York, che ha testato ceppi di Tbc e scoperto che l’esposizione a una soluzione al 6% di acido acetico uccide efficacemente la tubercolosi in 30 minuti, anche in caso di ceppi resistenti a quasi tutti gli antibiotici.

TRASMISSIONE PER VIA RESPIRATORIA - «La scoperta è interessante, ma non avrà purtroppo uno sbocco pratico sull’epidemiologia della Tbc - commenta Massimo Andreoni, professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali -. Questa malattia colpisce ogni anno 8 milioni di persone nel mondo, in particolare nei Paesi più poveri, e si trasmette per via respiratoria, con gli starnuti, la tosse, o anche semplicemente un dialogo ravvicinato. Certamente sarebbe utile avere a disposizione un disinfettante economico e non tossico come l’acido acetico per la pulizia degli ambienti, ma la scoperta non può avere purtroppo risvolti terapeutici perché il batterio della Tbc è molto resistente e difficile da raggiungere quando si annida nell’organismo. Attualmente la malattia viene curata con un complesso mix di antibiotici. È una patologia molto contagiosa e la questione della disinfezione ambientale ha un impatto molto relativo, anche se va detto che il micobatterio della Tbc è in grado di vivere anche diversi giorni fuori dall’organismo, anche in condizioni di disidratazione. Certo, è possibile in teoria prendere la Tbc (o altre malattie) se si mettono le mani in bocca dopo aver toccato una superficie contaminata, ma è un rischio che riguarda soprattutto soggetti immunodepressi. La principale via di trasmissione, che fa davvero paura, è quella respiratoria».



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