Andreoni (tor vergata): utile, ma nessun risvolto clinico
Quelle scoperte fatte per caso:
l’aceto annienta il batterio della Tbc
L’acido acetico potrebbe essere usato come disinfettante low-cost e non tossico in ambiente clinico
L’aceto potrebbe divenire un ottimo disinfettante low-cost e non tossico contro il batterio che causa la tubercolosi.
Si è scoperto infatti che l’ingrediente attivo dell’antico condimento,
l’acido acetico, può uccidere alcuni micobatteri, inclusi quelli
altamente farmaco-resistenti della Tbc (Mycobacterium tuberculosis), a concentrazioni anche di poco superiori a quelle del comune aceto da cucina.
PER CASO - La scoperta, pubblicata sulla rivista mBio
della American Society for Microbiology, è frutto del caso ed è
avvenuta perché una ricercatrice venezuelana stava usando aceto per
preparare un farmaco da testare sul microrganismo della tubercolosi.
L’esperta si è accorta che l’aceto, in assenza di qualunque altra
sostanza, è capace da solo di uccidere il micobatterio. Dunque,
soluzioni di acido acetico potrebbero essere usate come disinfettanti
low-cost e non tossici in ambiente clinico, per la pulizia delle
superfici su cui possono annidarsi questi germi.
PAESI POVERI - Solitamente per
combattere i batteri nei laboratori viene usata la candeggina, che però
è tossica e corrosiva. Esistono anche altri disinfettanti efficaci, ma
spesso sono troppo costosi soprattutto per i Paesi in via di sviluppo,
dove fra l’altro avviene la maggior parte dei casi di Tbc. «I
micobatteri causano la tubercolosi e la lebbra, ma ce ne sono anche di
altri tipi, comuni nell’ambiente, persino nell’acqua del rubinetto,
resistenti ai disinfettanti e in grado di causare gravi infezioni, che
richiedono mesi di terapia e possono lasciare cicatrici deformanti»,
ricorda Howard Takiff, primo autore dello studio e responsabile del
Laboratorio di Genetica Molecolare presso l’Istituto venezuelano di
investigazione scientifica di Caracas. A rischio, dice l’esperto, «molte
procedure cosmetiche che vengono eseguite al di fuori di ambienti
ospedalieri nei Paesi in via di sviluppo, dove non sono disponibili
disinfettanti efficaci».
IN TRENTA MINUTI - È stata una
borsista, Claudia Cortesia, a scoprire fortuitamente la capacità
dell’aceto di uccidere i microrganismi, mentre indagava sulla capacità
dei micobatteri «non-Tbc» di resistere a disinfettanti e antibiotici:
stava studiando un farmaco che doveva essere sciolto in acido acetico e
ha verificato, confrontando con un campione di controllo, che questa
sostanza aveva ucciso i micobatteri che voleva studiare. «Dopo la prima
osservazione di Claudia - dice Takiff -, abbiamo testato le
concentrazioni minime e i tempi di esposizione necessari per annientare
diversi micobatteri». Allo studio ha collaborato l’Albert Einstein
College of Medicine di New York, che ha testato ceppi di Tbc e scoperto
che l’esposizione a una soluzione al 6% di acido acetico uccide
efficacemente la tubercolosi in 30 minuti, anche in caso di ceppi
resistenti a quasi tutti gli antibiotici.
TRASMISSIONE PER VIA RESPIRATORIA - «La scoperta è interessante, ma non avrà purtroppo uno sbocco pratico sull’epidemiologia della Tbc - commenta Massimo Andreoni,
professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e
presidente della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali -.
Questa malattia colpisce ogni anno 8 milioni di persone nel mondo, in
particolare nei Paesi più poveri, e si trasmette per via respiratoria,
con gli starnuti, la tosse, o anche semplicemente un dialogo
ravvicinato. Certamente sarebbe utile avere a disposizione un
disinfettante economico e non tossico come l’acido acetico per la
pulizia degli ambienti, ma la scoperta non può avere purtroppo risvolti
terapeutici perché il batterio della Tbc è molto resistente e difficile
da raggiungere quando si annida nell’organismo. Attualmente la malattia
viene curata con un complesso mix di antibiotici. È una patologia molto
contagiosa e la questione della disinfezione ambientale ha un impatto
molto relativo, anche se va detto che il micobatterio della Tbc è in
grado di vivere anche diversi giorni fuori dall’organismo, anche in
condizioni di disidratazione. Certo, è possibile in teoria prendere la
Tbc (o altre malattie) se si mettono le mani in bocca dopo aver toccato
una superficie contaminata, ma è un rischio che riguarda soprattutto
soggetti immunodepressi. La principale via di trasmissione, che fa
davvero paura, è quella respiratoria».
26 febbraio 2014
www.corriere.it
mercoledì 26 febbraio 2014
martedì 25 febbraio 2014
Le piante OGM sono in grado di trasferire il dna OGM agli esseri umani che le mangiano
25 febbraio 2014
In
un nuovo studio pubblicato sulla rivista Public Library of Science
(PLoS), i ricercatori sottolineano che ci sono prove sufficienti che i
frammenti di DNA derivati dal cibo trasportano geni completi che possono
entrare nel sistema circolatorio umano attraverso un meccanismo
sconosciuto. (0)
Mi chiedo se gli scienziati di queste aziende biotech abbiano già individuato questo metodo. In uno dei campioni di sangue analizzati la concentrazione relativa di DNA vegetale è risultata superiore al DNA umano. Lo studio è basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti…
Quando si tratta di colture e alimenti geneticamente modificati, non abbiamo davvero alcuna idea su quali saranno gli effetti a lungo termine sul pubblico. La prima vendita commerciale di alimenti geneticamente modificati risale a solo 20 anni fa, nel 1994. Non c’è alcuna possibilità che le nostre autorità sanitarie possono testare tutte le possibili combinazioni su una popolazione abbastanza grande e per un periodo di tempo abbastanza lungo per poter dire con certezza che essi sono innocui. Il genetista David Suzuki ha recentemente espresso la sua preoccupazione, affermando che gli esseri umani sono parte di un “esperimento genetico massiccio” della durata di molti anni, dal momento che migliaia di persone continuano a consumare OGM, e ciò che dice è vero.
I progressi nella scienza del genoma nel corso degli ultimi anni hanno rivelato che gli organismi possono condividere i loro geni. Prima di questo, si pensava che i geni fossero condivisi solo tra gli individui membri di una stessa specie attraverso la riproduzione. I genetisti di solito seguivano l’eredità dei geni in quello che potremmo chiamare un modo “verticale”: si fa accoppiare un maschio con una femmina, si seguono i loro figli e si prosegue lungo la strada da lì. Oggi, gli scienziati riconoscono che i geni sono condivisi non solo tra i singoli membri di una specie, ma anche tra i membri di specie diverse.
“Il nostro sangue è considerato un ambiente ben separato dal mondo esterno e dal tratto digestivo. Secondo il paradigma standard grandi macromolecole consumate con il cibo non possono passare direttamente nel sistema circolatorio. Si pensa che, durante la digestione, le proteine e il DNA siano degradati rispettivamente in piccoli costituenti, aminoacidi e acidi nucleici, quindi assorbiti da un processo attivo complesso e distribuiti in varie parti del corpo attraverso il sistema circolatorio. Da questo studio, basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti, emerge la prova che frammenti di DNA derivati dal cibo, abbastanza grandi da trasportare geni completi, possono evitare il degrado e, attraverso un meccanismo sconosciuto, entrare nel sistema di circolazione umano. In uno dei campioni di sangue la concentrazione relativa di DNA vegetale è superiore al DNA umano. La concentrazione di DNA della pianta mostra una distribuzione sorprendentemente precisa nei campioni di plasma, mentre il campione di controllo non-plasma (sangue cordonale), è risultato privo di DNA vegetale“. (0)
Non è come se un essere umano si accoppiasse con una mela, una banana o una pianta di carota e scambiasse geni. Ciò che le aziende biotecnologiche e biotech come la Monsanto hanno fatto è che hanno permesso il trasferimento di geni da uno all’altro senza alcun riguardo per le limitazioni o i vincoli biologici. Il problema è che questo si basa su una pessima scienza. Le condizioni e le ‘regole’ biologiche che si applicano al trasferimento genico verticale, almeno quelle di cui siamo consapevoli, non si applicano necessariamente al trasferimento genico orizzontale. La scienza biotech oggi si basa sull’ipotesi che i principi che regolano l’eredità dei geni siano gli stessi sia quando muoviamo i geni orizzontalmente che quando essi si spostano verticalmente.
Come possono le nostre autorità sanitarie approvarli come sicuri?
È quasi come se ci avessero detto che erano sicuri, e noi ci abbiamo creduto, senza metterlo in discussione. A quanto pare siamo una razza molto ingenua, ma le cose stanno cambiando e sempre più persone stanno cominciando a mettere in discussione il mondo che li circonda.
Una piccola mutazione in un essere umano può determinare moltissimo, il punto è che quando si sposta un gene, un singolo, minuscolo gene, da un organismo ad un altro si cambia completamente il suo contesto. Non c’è alcuna possibilità di prevedere come andrà a comportarsi e quale sarà il risultato. Noi pensiamo di progettare queste forme di vita, ma è come prendere l’orchestra di Toronto pronta a suonare una sinfonia di Beethoven e poi prendere alcuni batteristi a caso da “qui” e inserirli nella sinfonia di Toronto. Quello che verrà fuori sarà qualcosa di molto, molto diverso. I pubblicisti dicono che c’è una buona intenzione dietro gli OGM, ma il fatto è che la questione è guidata dal denaro“. David Suzuki Personalmente credo che le intenzioni vadano oltre il denaro, ma questa è un’altra storia.
È anche abbastanza chiaro che il DNA del cibo può finire e, di fatto, finisce nei tessuti animali e nei prodotti lattiero-caseari che la gente mangia. (4) (5) Ci sono studi che dimostrano che, quando gli esseri umani o gli animali digeriscono gli alimenti geneticamente modificati, i geni creati artificialmente si trasferiscono nell’intestino e alterano il carattere dei batteri benefici nell’intestino. I ricercatori riferiscono che i microbi trovati nell’intestino tenue di persone sottoposte ad ilestomia sono in grado di acquisire e ospitare sequenze di DNA provenienti da piante geneticamente modificate. (1) Le colture geneticamente modificate si sono infiltrate nei mangimi dal 1996, gli animali hanno una dieta completamente OGM. Gli studi hanno collegato i mangimi OGM ad una grave infiammazione allo stomaco e ingrossamento dell’utero nei suini.
È anche importante notare che il trasferimento genico tra colture agricole geneticamente modificate e le specie autoctone presenti nei dintorni ha dato origine a specie molto resistenti chiamate supererbacce. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, “il trasferimento di geni e il movimento di geni da piante OGM a colture convenzionali o specie affini possono avere un effetto sulla sicurezza alimentare”. Questo rischio è reale, come è stato dimostrato negli Stati Uniti, quando tracce del tipo di mais approvato solo per l’uso nei mangimi sono state trovate anche nei prodotti di mais per consumo umano”. (3)
La verità è che gli ingegneri genetici che producono gli OGM e li introducono nell’ambiente non hanno mai preso in considerazione la realtà del trasferimento genico. Il risultato di questo è che ora stiamo iniziando a vedere le conseguenze dei geni ingegnerizzati, in particolare come si diffondono e alterano altri organismi in vari ambienti. Il ricercatore Watrud et al (2004) ha fornito le prove che il transgene della resistenza agli erbicidi si è diffuso attraverso il polline fino a 21 km oltre la zona di controllo perimetrale e ha impollinato una pianta selvatica (Agrostis palustris) della famiglia delle graminacee. (2)
Fonte originale: collective-evolution.com / Fonte e traduzione: laviadiuscita.net
Mi chiedo se gli scienziati di queste aziende biotech abbiano già individuato questo metodo. In uno dei campioni di sangue analizzati la concentrazione relativa di DNA vegetale è risultata superiore al DNA umano. Lo studio è basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti…
Quando si tratta di colture e alimenti geneticamente modificati, non abbiamo davvero alcuna idea su quali saranno gli effetti a lungo termine sul pubblico. La prima vendita commerciale di alimenti geneticamente modificati risale a solo 20 anni fa, nel 1994. Non c’è alcuna possibilità che le nostre autorità sanitarie possono testare tutte le possibili combinazioni su una popolazione abbastanza grande e per un periodo di tempo abbastanza lungo per poter dire con certezza che essi sono innocui. Il genetista David Suzuki ha recentemente espresso la sua preoccupazione, affermando che gli esseri umani sono parte di un “esperimento genetico massiccio” della durata di molti anni, dal momento che migliaia di persone continuano a consumare OGM, e ciò che dice è vero.
I progressi nella scienza del genoma nel corso degli ultimi anni hanno rivelato che gli organismi possono condividere i loro geni. Prima di questo, si pensava che i geni fossero condivisi solo tra gli individui membri di una stessa specie attraverso la riproduzione. I genetisti di solito seguivano l’eredità dei geni in quello che potremmo chiamare un modo “verticale”: si fa accoppiare un maschio con una femmina, si seguono i loro figli e si prosegue lungo la strada da lì. Oggi, gli scienziati riconoscono che i geni sono condivisi non solo tra i singoli membri di una specie, ma anche tra i membri di specie diverse.
“Il nostro sangue è considerato un ambiente ben separato dal mondo esterno e dal tratto digestivo. Secondo il paradigma standard grandi macromolecole consumate con il cibo non possono passare direttamente nel sistema circolatorio. Si pensa che, durante la digestione, le proteine e il DNA siano degradati rispettivamente in piccoli costituenti, aminoacidi e acidi nucleici, quindi assorbiti da un processo attivo complesso e distribuiti in varie parti del corpo attraverso il sistema circolatorio. Da questo studio, basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti, emerge la prova che frammenti di DNA derivati dal cibo, abbastanza grandi da trasportare geni completi, possono evitare il degrado e, attraverso un meccanismo sconosciuto, entrare nel sistema di circolazione umano. In uno dei campioni di sangue la concentrazione relativa di DNA vegetale è superiore al DNA umano. La concentrazione di DNA della pianta mostra una distribuzione sorprendentemente precisa nei campioni di plasma, mentre il campione di controllo non-plasma (sangue cordonale), è risultato privo di DNA vegetale“. (0)
Non è come se un essere umano si accoppiasse con una mela, una banana o una pianta di carota e scambiasse geni. Ciò che le aziende biotecnologiche e biotech come la Monsanto hanno fatto è che hanno permesso il trasferimento di geni da uno all’altro senza alcun riguardo per le limitazioni o i vincoli biologici. Il problema è che questo si basa su una pessima scienza. Le condizioni e le ‘regole’ biologiche che si applicano al trasferimento genico verticale, almeno quelle di cui siamo consapevoli, non si applicano necessariamente al trasferimento genico orizzontale. La scienza biotech oggi si basa sull’ipotesi che i principi che regolano l’eredità dei geni siano gli stessi sia quando muoviamo i geni orizzontalmente che quando essi si spostano verticalmente.
Come possono le nostre autorità sanitarie approvarli come sicuri?
È quasi come se ci avessero detto che erano sicuri, e noi ci abbiamo creduto, senza metterlo in discussione. A quanto pare siamo una razza molto ingenua, ma le cose stanno cambiando e sempre più persone stanno cominciando a mettere in discussione il mondo che li circonda.
Una piccola mutazione in un essere umano può determinare moltissimo, il punto è che quando si sposta un gene, un singolo, minuscolo gene, da un organismo ad un altro si cambia completamente il suo contesto. Non c’è alcuna possibilità di prevedere come andrà a comportarsi e quale sarà il risultato. Noi pensiamo di progettare queste forme di vita, ma è come prendere l’orchestra di Toronto pronta a suonare una sinfonia di Beethoven e poi prendere alcuni batteristi a caso da “qui” e inserirli nella sinfonia di Toronto. Quello che verrà fuori sarà qualcosa di molto, molto diverso. I pubblicisti dicono che c’è una buona intenzione dietro gli OGM, ma il fatto è che la questione è guidata dal denaro“. David Suzuki Personalmente credo che le intenzioni vadano oltre il denaro, ma questa è un’altra storia.
È anche abbastanza chiaro che il DNA del cibo può finire e, di fatto, finisce nei tessuti animali e nei prodotti lattiero-caseari che la gente mangia. (4) (5) Ci sono studi che dimostrano che, quando gli esseri umani o gli animali digeriscono gli alimenti geneticamente modificati, i geni creati artificialmente si trasferiscono nell’intestino e alterano il carattere dei batteri benefici nell’intestino. I ricercatori riferiscono che i microbi trovati nell’intestino tenue di persone sottoposte ad ilestomia sono in grado di acquisire e ospitare sequenze di DNA provenienti da piante geneticamente modificate. (1) Le colture geneticamente modificate si sono infiltrate nei mangimi dal 1996, gli animali hanno una dieta completamente OGM. Gli studi hanno collegato i mangimi OGM ad una grave infiammazione allo stomaco e ingrossamento dell’utero nei suini.
È anche importante notare che il trasferimento genico tra colture agricole geneticamente modificate e le specie autoctone presenti nei dintorni ha dato origine a specie molto resistenti chiamate supererbacce. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, “il trasferimento di geni e il movimento di geni da piante OGM a colture convenzionali o specie affini possono avere un effetto sulla sicurezza alimentare”. Questo rischio è reale, come è stato dimostrato negli Stati Uniti, quando tracce del tipo di mais approvato solo per l’uso nei mangimi sono state trovate anche nei prodotti di mais per consumo umano”. (3)
La verità è che gli ingegneri genetici che producono gli OGM e li introducono nell’ambiente non hanno mai preso in considerazione la realtà del trasferimento genico. Il risultato di questo è che ora stiamo iniziando a vedere le conseguenze dei geni ingegnerizzati, in particolare come si diffondono e alterano altri organismi in vari ambienti. Il ricercatore Watrud et al (2004) ha fornito le prove che il transgene della resistenza agli erbicidi si è diffuso attraverso il polline fino a 21 km oltre la zona di controllo perimetrale e ha impollinato una pianta selvatica (Agrostis palustris) della famiglia delle graminacee. (2)
Note:
(0) Complete Genes May Pass from Food to Human Blood (1) Assessing the survival of transgenic plant DNA in the human gastrointestinal tract. (2) Unintended Effects of Genetic Manipulation (3) 20 questions on genetically modified foods (4) GM material in animal feed (5) GM material in animal feed Lipton, H Bruce, The Biology of Belief. United States: Hay House INC. 2006.
domenica 23 febbraio 2014
Wwf: rari delfini spariranno con la nuova diga nel Laos
Qualsiasi restrizione della via navigabile a monte taglierà il numero di pesci che nuotano a valle, eliminando la fonte principale di cibo di questi rari delfini
Il Wwf ha chiesto la sospensione del piano idroelettrico, affermando che qualsiasi restrizione della via navigabile a monte taglierà il numero di pesci che nuotano a valle, eliminando la fonte principale di cibo di questi rari delfini. Con una stima approssimativa di 85 adulti, la Cambogia ospita una delle più grandi popolazioni della specie riconoscibile per il caratteristico becco smussato e la fronte sporgente.
23 febbraio 2014
http://www.lastampa.it
COMUNICATO STAMPA
Monitoraggio rifiuti galleggianti nelle Bocche di Bonifacio
I risultati preliminari della
campagna di monitoraggio invernale dei rifiuti galleggianti nella Regione
transfrontaliera delle Bocche di Bonifacio, tra Italia e Francia, mostrano
valori bassi rispetto ad altre aree costiere nel Tirreno.
I rifiuti marini stanno
diventando un vero problema per la
salute del mare. Grandi quantitativi di rifiuti giungono da terra e, soprattutto
le plastiche, che non riescono a degradarsi possono essere ingeriti da tartarughe, cetacei ed uccelli. La plastica può
frammentarsi in particelle più piccole che vengono ingerite dai pesci entrando
così a far parte anche della catena alimentare dell’uomo.
Per poter valutare i quantitativi
di plastica in mare, l’associazione onlus Accademia del Leviatano sta
monitorando, in specifiche aree di valutazione nel Tirreno, la distribuzione e
l’abbondanza di plastiche galleggianti più grandi di 25 cm. Per raccogliere i dati
i ricercatori utilizzano un metodo sperimentale già utilizzato in altre parti
del mondo ed adattato da ISPRA ed Università di Pisa per la situazione
mediterranea. Il metodo utilizza per il monitoraggio i traghetti di linea come
piattaforme di osservazione, permettendo così sia di poter monitorare aree di
mare alto, sia di poter ripetere le osservazioni lungo la stessa rotta. I dati
raccolti sembrano positivi: è stato infatti censito, nella regione delle Bocche
di Bonifacio, dopo più 1100 km percorsi, circa un oggetto per km quadro. Questo
valore aumenta del 50% proprio nell’area dello Stretto.
Rispetto
alle altre aree monitorate,
l’arcipelago Toscano e le coste Laziali, il quantitativo di rifiuti
censito è di circa
la meta. I ricercatori coinvolti sottolineano, però, che il dato è
preliminare
e che riguarda solo il periodo invernale. Il turismo estivo, infatti,
potrebbe
apportare nell’area un maggior quantitativo di rifiuti. Lo studio
dell’Accademia
del Leviatano proseguirà fino all’estate ed è reso possibile grazie alla
collaborazione delle compagnie di traghetti Grimaldi Lines e
Corsica-Sardinia
Ferries e riguarderà tutto il Tirreno. Anche Legambiente, con Goletta
Verde partecipa al monitoraggio utilizzando la stessa metodologia di
raccolta dati. Il protocollo di monitoraggio è all'interno del network
internazionale che monitora i cetacei utilizzando traghetti di linea. Al
network, coordinato da ISPRA, partecipano anche la Fond. CIMA,
l'Università di Pisa, l'AMP di Capocarbonara, l'ass. Ketos, oltre agli
enti francesi EcOcean e GIS3M e quelli Tunisini Ass. Atutax ed
Università di Bizerte.
Accademia del Leviatano
Accademia del Leviatano
sabato 22 febbraio 2014
Un piano per salvare i lemuri del Madagascar
Il loro habitat è messo sotto assedio dal bracconaggio illegale e dallo sfruttamento minerario e forestale
REUTERS
La loro unica casa, il Madagascar, è messa sotto assedio dal bracconaggio illegale e dallo sfruttamento minerario e forestale che rendono la conservazione delle diverse famiglie di specie estremamente difficile.
Tuttavia un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Science da Christoph Schwitzer della Bristol Zoological Society sostiene che, nonostante le gravi battute d’arresto, i ricercatori possono ancora lavorare insieme alle comunità locali per aiutare a prevenire la diffusa estinzione dei lemuri grazie a un piano d’azione di emergenza triennale.
Il documento spiega che gli anni di agitazioni politiche hanno lasciato il Madagascar senza benefattori internazionali e che, di conseguenza, molte regioni protette del deserto sono state abbandonate e private di una adeguata gestione per diverso tempo. Il piano prevedrebbe di conservare un grande pezzo di terra attraverso una quantità relativamente piccola di aiuti internazionali (7,6 milioni di dollari) con il contributo di ricerca ed ecoturismo e il coinvolgimento nel monitoraggio delle comunità locali.
22 febbraio 2014
http://www.lastampa.it
mercoledì 19 febbraio 2014
Enpa scrive a premier Giappone, stop mattanza delfini
Chiesta anche liberazione cucciolo albino Angel
ROMA, 19 FEB - L'Ente nazionale protezione animali (Enpa), raccogliendo l'appello di Ric O'Barry, protagonista del documentario 'The Cove' che ha denunciato al mondo le uccisioni di delfini nella baia di Taiji, ha scritto una lettera al primo ministro giapponese Shinzo Abe chiedendo di porre fine alla mattanza. La Protezione animali ha rivolto al premier nipponico anche la richiesta di liberare un raro cucciolo di delfino albino, chiamato Angel, catturato nella baia e trasferito in una vasca del Whale Museum di Taiji.
''I delfini sono animali dalle articolate e particolari capacità cognitive, legati tra loro da forti vincoli familiari e di branco. Se per un esemplare adulto vedersi separato dal proprio gruppo e recluso in un acquario rappresenta un trauma che lo segnerà per sempre - spiega il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri -, per i delfini più giovani tale distacco è ancora più grave perché, privandoli delle cure materne, ne mette seriamente in pericolo la sopravvivenza''. Nel caso del cucciolo albino, prosegue Ferri, ''il fattore di rischio aumenta in modo esponenziale. Si tratta infatti di animali molto soggetti a malattie della pelle e a numerose altre patologie; animali per i quali la cattività, di per sé terribile per qualunque specie, costituisce una condanna a morte''.
(ANSA)
Chiesta anche liberazione cucciolo albino Angel
ROMA, 19 FEB - L'Ente nazionale protezione animali (Enpa), raccogliendo l'appello di Ric O'Barry, protagonista del documentario 'The Cove' che ha denunciato al mondo le uccisioni di delfini nella baia di Taiji, ha scritto una lettera al primo ministro giapponese Shinzo Abe chiedendo di porre fine alla mattanza. La Protezione animali ha rivolto al premier nipponico anche la richiesta di liberare un raro cucciolo di delfino albino, chiamato Angel, catturato nella baia e trasferito in una vasca del Whale Museum di Taiji.
''I delfini sono animali dalle articolate e particolari capacità cognitive, legati tra loro da forti vincoli familiari e di branco. Se per un esemplare adulto vedersi separato dal proprio gruppo e recluso in un acquario rappresenta un trauma che lo segnerà per sempre - spiega il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri -, per i delfini più giovani tale distacco è ancora più grave perché, privandoli delle cure materne, ne mette seriamente in pericolo la sopravvivenza''. Nel caso del cucciolo albino, prosegue Ferri, ''il fattore di rischio aumenta in modo esponenziale. Si tratta infatti di animali molto soggetti a malattie della pelle e a numerose altre patologie; animali per i quali la cattività, di per sé terribile per qualunque specie, costituisce una condanna a morte''.
(ANSA)
martedì 18 febbraio 2014
Renne di babbo Natale a rischio
In Lapponia, si pensa di illuminarle per evitare che vengano investite da veicoli
HELSINKI, 18 febbraio 2014 - Un sistema per rendere luminose le renne ed evitare che siano investite da un veicolo di passaggio quando sbucano dall'oscurità sulle strade del grande nord. A sperimentarlo sono alcuni allevatori della Lapponia finlandese, la terra di babbo Natale, dove questo tipo di incidente - spesso fatale per gli animali e molto pericoloso per gli automobilisti - accade con una certa frequenza.
Gli allevatori stanno testando in particolare una sostanza catarifrangente con cui hanno cosparso un certo numero di esemplari. "Speriamo che il metodo si riveli utile e che questo materiale possa essere poi usato in tutta la regione e su tutte le renne, sia giovani sia vecchie", ha detto all'Afp la presidente di un'associazione di categoria, Anne Ollila.
Le 'renne di Babbo Natale' percorrono lunghe distanze nelle tenebre dell'inverno artico per cercare nutrimento. E costituiscono un motivo d'allarme per il traffico delle strade della Lapponia: traffico non certo tumultuoso, ma alimentato comunque - anche nella stagione fredda - da un crescente flusso turistico.
ANSA
In Lapponia, si pensa di illuminarle per evitare che vengano investite da veicoli
HELSINKI, 18 febbraio 2014 - Un sistema per rendere luminose le renne ed evitare che siano investite da un veicolo di passaggio quando sbucano dall'oscurità sulle strade del grande nord. A sperimentarlo sono alcuni allevatori della Lapponia finlandese, la terra di babbo Natale, dove questo tipo di incidente - spesso fatale per gli animali e molto pericoloso per gli automobilisti - accade con una certa frequenza.
Gli allevatori stanno testando in particolare una sostanza catarifrangente con cui hanno cosparso un certo numero di esemplari. "Speriamo che il metodo si riveli utile e che questo materiale possa essere poi usato in tutta la regione e su tutte le renne, sia giovani sia vecchie", ha detto all'Afp la presidente di un'associazione di categoria, Anne Ollila.
Le 'renne di Babbo Natale' percorrono lunghe distanze nelle tenebre dell'inverno artico per cercare nutrimento. E costituiscono un motivo d'allarme per il traffico delle strade della Lapponia: traffico non certo tumultuoso, ma alimentato comunque - anche nella stagione fredda - da un crescente flusso turistico.
ANSA
venerdì 14 febbraio 2014
Danimarca: un'altra giraffa nel 'braccio della morte'
Ha sette anni e dovrebbe far posto ad una femmina
13 febbraio 2014 - In Danimarca si addensano nubi minacciose su un'altra giraffa, dopo che la scorsa settimana un piccolo di nemmeno due anni, di nome Marius, era stato abbattuto, squartato di fronte ad un pubblico di bambini e dato in pasto ai felini dello zoo di Copenaghen. Secondo la stampa locale, il giardino zoologico di Jyllands Park, nel centro del paese, si appresta infatti ad abbattere un esemplare di sette anni, anch'esso di nome Marius, perché ritenuto incompatibile con l'ingresso nello zoo di una femmina.
Nello stesso parco oltre a Marius esiste un altro maschio e i responsabili ritengono impraticabile la convivenza tra due maschi e una femmina, pena sanguinose battaglie per conquistarne i favori. Si prevede che se il nuovo Marius dovesse essere davvero abbattuto una ondata di sdegno internazionale investirà gli zoo danesi come già accaduto nel caso della settimana scorsa.
ANSA
Ha sette anni e dovrebbe far posto ad una femmina
13 febbraio 2014 - In Danimarca si addensano nubi minacciose su un'altra giraffa, dopo che la scorsa settimana un piccolo di nemmeno due anni, di nome Marius, era stato abbattuto, squartato di fronte ad un pubblico di bambini e dato in pasto ai felini dello zoo di Copenaghen. Secondo la stampa locale, il giardino zoologico di Jyllands Park, nel centro del paese, si appresta infatti ad abbattere un esemplare di sette anni, anch'esso di nome Marius, perché ritenuto incompatibile con l'ingresso nello zoo di una femmina.
Nello stesso parco oltre a Marius esiste un altro maschio e i responsabili ritengono impraticabile la convivenza tra due maschi e una femmina, pena sanguinose battaglie per conquistarne i favori. Si prevede che se il nuovo Marius dovesse essere davvero abbattuto una ondata di sdegno internazionale investirà gli zoo danesi come già accaduto nel caso della settimana scorsa.
ANSA
giovedì 13 febbraio 2014
Belgio estende l'eutanasia anche ai minori
di Marco Galdi
Non sono servite a nulla la veglia dell'arcivescovo di Bruxelles monsignor Leonard, le preghiere nelle chiese, le dichiarazioni di voto dell'ultimo momento. L'eutanasia per i bambini non è più un tabù, in Belgio. La Camera dei deputati alle 18.23 di oggi ha dato il via libera definitivo alla modifica della legge del 28 maggio 2002 che legalizzava l'eutanasia per gli adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un paese accetta il principio che anche un bambino, senza limiti minimi di età, possa chiedere di essere ucciso per porre fine alle sue sofferenze.
Nella vicina Olanda l'eutanasia per i minori è già ammessa, ma a partire dai 12 anni compiuti. In Belgio, accertato che la malattia sia alla fase terminale e con sofferenze fisiche non alleviabili, sarà uno psicologo esterno all'equipe medica curante a valutare la "capacità di giudizio" del bambino, che capisca cosa significhi morire.
Dovranno essere gli stessi bambini a chiederlo, con l'accordo dei genitori. E già qui si pongono i primi dubbi pratici. Cosa succederà se uno dei due genitori non sarà d'accordo? In un paese in cui circa 1.500 persone ogni anno ricorrono all'eutanasia, che rappresenta il 2% delle cause di decesso, e dove è stato anche proposto di costruire centri specializzati per la dolce morte, nei sondaggi degli ultimi mesi l'opinione pubblica si è dimostrata largamente favorevole alla revisione della legge.
Il dibattito era cominciato alla fine del 2012. Il 27 novembre scorso, dal Senato, è arrivato il primo sì. Il via libera definito della Camera è stato dato con una maggioranza di quasi due terzi: 86 sì, 44 no, 12 astenuti. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato tre volte "assassini".
Ed è stato in un silenzio assoluto che la Camera ha accolto la lettura ufficiale dell' esito, già comparso sul tabellone luminoso. Il progetto di estendere la legge sull'eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va che governano le Fiandre. Ma non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. I no, dai cristiano-democratici e dall'estrema destra del Vlaams Belang.
Il dibattito parlamentare è stato trasmesso in diretta dalla tv nazionale Rtbf. Fino all'ultimo i cristiano-democratici tanto francofoni quanto fiamminghi, hanno fatto piovere nelle dichiarazioni di voto le critiche ad una legge "inutile", "sbagliata", "mal fatta", di "portata più simbolica che pratica". "Solo Dio può togliere la vita, non i deputati", l'ultimo appello. Ed i vescovi belgi hanno espresso la loro delusione: "Un passo di troppo". "Questa legge - hanno scritto - apre le porte all'estensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche quelli che sono stanchi di vivere".
13 febbraio 2014
ANSA
di Marco Galdi
Non sono servite a nulla la veglia dell'arcivescovo di Bruxelles monsignor Leonard, le preghiere nelle chiese, le dichiarazioni di voto dell'ultimo momento. L'eutanasia per i bambini non è più un tabù, in Belgio. La Camera dei deputati alle 18.23 di oggi ha dato il via libera definitivo alla modifica della legge del 28 maggio 2002 che legalizzava l'eutanasia per gli adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un paese accetta il principio che anche un bambino, senza limiti minimi di età, possa chiedere di essere ucciso per porre fine alle sue sofferenze.
Nella vicina Olanda l'eutanasia per i minori è già ammessa, ma a partire dai 12 anni compiuti. In Belgio, accertato che la malattia sia alla fase terminale e con sofferenze fisiche non alleviabili, sarà uno psicologo esterno all'equipe medica curante a valutare la "capacità di giudizio" del bambino, che capisca cosa significhi morire.
Dovranno essere gli stessi bambini a chiederlo, con l'accordo dei genitori. E già qui si pongono i primi dubbi pratici. Cosa succederà se uno dei due genitori non sarà d'accordo? In un paese in cui circa 1.500 persone ogni anno ricorrono all'eutanasia, che rappresenta il 2% delle cause di decesso, e dove è stato anche proposto di costruire centri specializzati per la dolce morte, nei sondaggi degli ultimi mesi l'opinione pubblica si è dimostrata largamente favorevole alla revisione della legge.
Il dibattito era cominciato alla fine del 2012. Il 27 novembre scorso, dal Senato, è arrivato il primo sì. Il via libera definito della Camera è stato dato con una maggioranza di quasi due terzi: 86 sì, 44 no, 12 astenuti. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato tre volte "assassini".
Ed è stato in un silenzio assoluto che la Camera ha accolto la lettura ufficiale dell' esito, già comparso sul tabellone luminoso. Il progetto di estendere la legge sull'eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va che governano le Fiandre. Ma non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. I no, dai cristiano-democratici e dall'estrema destra del Vlaams Belang.
Il dibattito parlamentare è stato trasmesso in diretta dalla tv nazionale Rtbf. Fino all'ultimo i cristiano-democratici tanto francofoni quanto fiamminghi, hanno fatto piovere nelle dichiarazioni di voto le critiche ad una legge "inutile", "sbagliata", "mal fatta", di "portata più simbolica che pratica". "Solo Dio può togliere la vita, non i deputati", l'ultimo appello. Ed i vescovi belgi hanno espresso la loro delusione: "Un passo di troppo". "Questa legge - hanno scritto - apre le porte all'estensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche quelli che sono stanchi di vivere".
13 febbraio 2014
ANSA
mercoledì 12 febbraio 2014
Moby apre le cabine a cani e gatti
La decisione della società di navigazione
Moby inaugura il 2014 proponendo nuove cabine dedicate a chi desidera viaggiare in nave in compagnia del proprio animale domestico. Tutti i proprietari di cani, gatti o altri animali domestici di piccola taglia, diretti in Sardegna o in Corsica a bordo delle navi Moby Corse, Wonder, Drea, Otta, Aki, Tommy e Vincent, potranno prenotare cabine doppie o quadruple, interne o esterne, con pavimento in linoleum ed igienizzazione specifica, ideali per ospitare nella massima pulizia e comfort i propri animali domestici. Moby regalerà per ciascun animale una ciotola per l’acqua e metterà a disposizione tappetini igienizzanti anti odore.
La disponibilità delle cabine dedicate – riservabili sin da ora su tutti i canali di prenotazione Moby – viene indicata durante la prenotazione sul portale della compagnia. Se in qualche caso la disponibilità di cabine predisposte per l’ingresso agli animali dovesse terminare, gli animali possono essere comunque accolti in tutti gli spazi comuni (esclusi quelli adibiti alla ristorazione e nella sala poltrone), oltre che sui ponti esterni della nave e negli idonei ricoveri. «Con questa nuova opportunità – dichiara Eliana Marino, direttore commerciale di Moby – diamo la possibilità a chi va in vacanza in compagnia dei propri animali domestici, di farlo ancora più comodamente e di migliorare la propria esperienza di viaggio».
da travelquotidiano.com
La decisione della società di navigazione
11 febbraio 2014
Moby inaugura il 2014 proponendo nuove cabine dedicate a chi desidera viaggiare in nave in compagnia del proprio animale domestico. Tutti i proprietari di cani, gatti o altri animali domestici di piccola taglia, diretti in Sardegna o in Corsica a bordo delle navi Moby Corse, Wonder, Drea, Otta, Aki, Tommy e Vincent, potranno prenotare cabine doppie o quadruple, interne o esterne, con pavimento in linoleum ed igienizzazione specifica, ideali per ospitare nella massima pulizia e comfort i propri animali domestici. Moby regalerà per ciascun animale una ciotola per l’acqua e metterà a disposizione tappetini igienizzanti anti odore.
La disponibilità delle cabine dedicate – riservabili sin da ora su tutti i canali di prenotazione Moby – viene indicata durante la prenotazione sul portale della compagnia. Se in qualche caso la disponibilità di cabine predisposte per l’ingresso agli animali dovesse terminare, gli animali possono essere comunque accolti in tutti gli spazi comuni (esclusi quelli adibiti alla ristorazione e nella sala poltrone), oltre che sui ponti esterni della nave e negli idonei ricoveri. «Con questa nuova opportunità – dichiara Eliana Marino, direttore commerciale di Moby – diamo la possibilità a chi va in vacanza in compagnia dei propri animali domestici, di farlo ancora più comodamente e di migliorare la propria esperienza di viaggio».
da travelquotidiano.com
martedì 11 febbraio 2014
La pillola del giorno dopo è un contraccettivo
11 febbraio 2014 - La pillola a base di levonorgestrel (la cosiddetta pillola del giorno dopo) non è un abortivo ma un contraccettivo. Ad annunciarlo è la Gazzetta Ufficiale che in questo modo recepisce la revisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sulla scheda tecnica del contraccettivo d’emergenza. Il foglietto illustrativo del farmaco infatti verrà modificato con la dicitura “inibisce o ritarda l’ovulazione” a sostituzione di “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto”.
“La correzione apportata dall’Aifa allinea il nostro Paese al resto del mondo” sottolinea Annibale Volpe, past President della Società Italiana della Contraccezione (Sic), “già nel 2010 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sulla base di numerosi studi clinici, aveva espresso la propria posizione in materia: la pillola del giorno dopo non interferisce in alcun modo su un’ipotetica gravidanza già in atto...Al di là delle dovute informazioni pratiche relative alle funzioni del farmaco prescritto, ci appelliamo ai ginecologi affinché sfruttino la richiesta della pillola del giorno dopo per dialogare con la donna e il suo partner. E, dunque, evidenzino l’importanza di una corretta contraccezione stabile”.
La correzione annunciata in Gazzetta equipara ora levonorgestrel all’upistral acetato, più comunemente noto come “pillola dei cinque giorni dopo”, cui già nel 2011 la comunità scientifica ha riconosciuto lo status di “contraccettivo”.
Credits immagine: Shemer/Flickr
http://www.galileonet.it
11 febbraio 2014 - La pillola a base di levonorgestrel (la cosiddetta pillola del giorno dopo) non è un abortivo ma un contraccettivo. Ad annunciarlo è la Gazzetta Ufficiale che in questo modo recepisce la revisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sulla scheda tecnica del contraccettivo d’emergenza. Il foglietto illustrativo del farmaco infatti verrà modificato con la dicitura “inibisce o ritarda l’ovulazione” a sostituzione di “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto”.
“La correzione apportata dall’Aifa allinea il nostro Paese al resto del mondo” sottolinea Annibale Volpe, past President della Società Italiana della Contraccezione (Sic), “già nel 2010 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sulla base di numerosi studi clinici, aveva espresso la propria posizione in materia: la pillola del giorno dopo non interferisce in alcun modo su un’ipotetica gravidanza già in atto...Al di là delle dovute informazioni pratiche relative alle funzioni del farmaco prescritto, ci appelliamo ai ginecologi affinché sfruttino la richiesta della pillola del giorno dopo per dialogare con la donna e il suo partner. E, dunque, evidenzino l’importanza di una corretta contraccezione stabile”.
La correzione annunciata in Gazzetta equipara ora levonorgestrel all’upistral acetato, più comunemente noto come “pillola dei cinque giorni dopo”, cui già nel 2011 la comunità scientifica ha riconosciuto lo status di “contraccettivo”.
Credits immagine: Shemer/Flickr
http://www.galileonet.it
sabato 8 febbraio 2014
Comunicato stampa Ketos
Progetto di monitoraggio Italo-Tunisino cetacei nel Canale di Sicilia
Prosegue per tutto l’inverno il progetto Italo-Tunisino per il
monitoraggio dei cetacei nella regione di mare compresa tra l’Italia e
la Tunisia.
Prosegue per tutto l’inverno il monitoraggio dei cetacei nel Canale di
Sicilia portato avanti dall’associazione siciliana Ketos. Il programma
di monitoraggio, concretizzato con la collaborazione di ACCOBAMS
(l’accordo internazionale per la conservazione dei cetacei nel Mar
Mediterraneo) è realizzato in accordo con un gruppo di enti di ricerca
Italiani e Tunisini. Tra gli scopi del progetto, oltre a fornire
indicazioni sulla presenza di cetacei nel Canale, c’è anche quello di
verificare i pattern di migrazione della balenottera mediterranea. Al
fine di poter garantire un monitoraggio annuale anche in zone
difficilmente raggiungibili dai normali mezzi di ricerca nautici e per
ottimizzare i costi, il gruppo di ricerca, con la collaborazione della
Grimaldi Lines, utilizza i traghetti di linea come piattaforma di
osservazione seguendo uno specifico protocollo standard elaborato da
ISPRA. Mario Tringali, responsabile scientifico dell’associazione Ketos
sottolinea come: “grazie alla proficua collaborazione con gli enti di
ricerca tunisini possiamo realizzare congiuntamente un programma di
monitoraggio transfrontaliero che permetterà, tra le altre cose, anche
di valutare l’impatto delle grandi navi sulle balene in un’area con la
più altra frequenza di traffico marittimo nel Mediterraneo”.
Anna Ruvolo, siciliana, che con l’Università di Pisa nel passato ha realizzato il monitoraggio cetacei nell’arcipelago Toscano evidenzia come “il progetto è inserito nel network internazionale che monitora la Regione Marina del Mediterraneo Occidentale utilizzando traghetti di linea tra Francia, Italia e Spagna permettendo così una visione comprensiva della distribuzione dei cetacei nel Mar Mediterraneo”.
Al progetto Italo-Tunisino a cui partecipano anche ISPRA, Fond. CIMA, l’Ass. Atutax (capofila), l’Università di Bizerte e la CTN Ferries, prevede anche il monitoraggio sperimentale delle plastiche galleggianti al largo delle Isole Egadi e nel Canale di Sicilia. Le plastiche galleggianti, infatti, possono creare gravi danni sia perché direttamente ingerite da tartarughe ed da alcuni cetacei sia perché a seguito della loro frammentazione possono entrare nella catena alimentare marina.
“Il progetto”, conclude Giuliana Pellegrino dell’Università di Catania, “oltre a riguardare la formazione e la condivisione dei dati raccolti con i ricercatori tunisini, è anche una dimostrazione di come la conservazione dell’ambiente marino possa avvicinare e far collaborare popoli di diverse sponde del mar Mediterraneo”.
Anna Ruvolo, siciliana, che con l’Università di Pisa nel passato ha realizzato il monitoraggio cetacei nell’arcipelago Toscano evidenzia come “il progetto è inserito nel network internazionale che monitora la Regione Marina del Mediterraneo Occidentale utilizzando traghetti di linea tra Francia, Italia e Spagna permettendo così una visione comprensiva della distribuzione dei cetacei nel Mar Mediterraneo”.
Al progetto Italo-Tunisino a cui partecipano anche ISPRA, Fond. CIMA, l’Ass. Atutax (capofila), l’Università di Bizerte e la CTN Ferries, prevede anche il monitoraggio sperimentale delle plastiche galleggianti al largo delle Isole Egadi e nel Canale di Sicilia. Le plastiche galleggianti, infatti, possono creare gravi danni sia perché direttamente ingerite da tartarughe ed da alcuni cetacei sia perché a seguito della loro frammentazione possono entrare nella catena alimentare marina.
“Il progetto”, conclude Giuliana Pellegrino dell’Università di Catania, “oltre a riguardare la formazione e la condivisione dei dati raccolti con i ricercatori tunisini, è anche una dimostrazione di come la conservazione dell’ambiente marino possa avvicinare e far collaborare popoli di diverse sponde del mar Mediterraneo”.
info: itucre@gmail.com
giovedì 6 febbraio 2014
lunedì 3 febbraio 2014
Sull'eolico offshore più dubbi che chiarezza
Il futuro è a rischio, secondo la Ewea
3 febbraio 2014 - L'eolico offshore, con una crescita l'anno scorso valutata
tra i 4,6 e i 6,4 bilioni di euro, si caratterizza con la tendenza a
costruire parchi sempre più grandi. Secondo i dati forniti dalla lobby
di settore (EWEA), le dimensioni medie nel 2013 sono state di 485 MW,
più potenti rispetto all'anno precedente del 78%.
Altre caratteristiche sono una profondità media di 20 metri, e la distanza dalla riva di 30 chilometri. Anche per questo tipo di caratteristiche il Mare del Nord con i suoi fondali bassi continua a fare la parte del leone nel panorama dell'eolico offshore, seguito dal Mar Baltico e dall'Oceano Atlantico.
Il Mediterraneo, nelle previsioni dell'EWEA, solo nel medio periodo vedrà l'affermarsi delle turbine in mare. Nonostante i dati positivi la lobby industriale del settore lancia un grido di allarme. Nel 2013 i due terzi dei buoni risultati sono stati ottenuti nei primi sei mesi. La paura e'che la legislazione comunitaria per il 2030 mini lo sviluppo di questo mercato.
La poca chiarezza nelle politiche di sostegno sui due più importanti mercati dell'offshore, La Gran Bretagna e la Germania, ha già portato ad un rallentamento del mercato che potrebbe arrivare ad una fase di stagnazione nel 2005 ed ad un calo dal 2006, sostiene Justin Wilkes, vice amministratore delegato dell'EWEA. La sollecitazione della lobby ai capi di stato e di governo, che dovranno decidere sulle rinnovabili il prossimo mese di marzo, è che fissino obiettivi ambiziosi, essenziali per sostenere lo sviluppo del settore.
www.animalieanimali.it
Il futuro è a rischio, secondo la Ewea
Altre caratteristiche sono una profondità media di 20 metri, e la distanza dalla riva di 30 chilometri. Anche per questo tipo di caratteristiche il Mare del Nord con i suoi fondali bassi continua a fare la parte del leone nel panorama dell'eolico offshore, seguito dal Mar Baltico e dall'Oceano Atlantico.
Il Mediterraneo, nelle previsioni dell'EWEA, solo nel medio periodo vedrà l'affermarsi delle turbine in mare. Nonostante i dati positivi la lobby industriale del settore lancia un grido di allarme. Nel 2013 i due terzi dei buoni risultati sono stati ottenuti nei primi sei mesi. La paura e'che la legislazione comunitaria per il 2030 mini lo sviluppo di questo mercato.
La poca chiarezza nelle politiche di sostegno sui due più importanti mercati dell'offshore, La Gran Bretagna e la Germania, ha già portato ad un rallentamento del mercato che potrebbe arrivare ad una fase di stagnazione nel 2005 ed ad un calo dal 2006, sostiene Justin Wilkes, vice amministratore delegato dell'EWEA. La sollecitazione della lobby ai capi di stato e di governo, che dovranno decidere sulle rinnovabili il prossimo mese di marzo, è che fissino obiettivi ambiziosi, essenziali per sostenere lo sviluppo del settore.
www.animalieanimali.it
domenica 2 febbraio 2014
La coscienza risiede in una parte del nostro cervello
La clamorosa scoperta di un gruppo di scienziati della Oxford University
Per secoli abbiamo pensato che la coscienza fosse una sorta di intuizione morale presente nella mente umana, un senso innato in grado di farci capire se ci stiamo comportando bene o male.
A quanto pare non è così. Un gruppo di scienziati della Oxford University ha scoperto che a monitorare le decisioni prese è una precisa regione del cervello, chiamata polo frontale laterale. Lo riporta un articolo pubblicato sull’Indipendent.
Più o meno grande quanto un “cavolo di Bruxelles”, la scoperta di questa parte del cervello, che non si trova negli animali, rappresenta un salto nelle attuali conoscenze scientifiche.
“Il polo frontale laterale – si legge nell’articolo - è come un coniuge che vi informa velocemente se avete commesso un errore grossolano. È la voce gentile ma ferma, dell’autorità che ti dice di andare nella tua stanza e riflettere su quello che hai fatto, in modo da non ripetere lo sbaglio”.
29-01-2014
Fonte originale: independent.co.uk /
Fonte: wallstreetitalia.com
La clamorosa scoperta di un gruppo di scienziati della Oxford University
Per secoli abbiamo pensato che la coscienza fosse una sorta di intuizione morale presente nella mente umana, un senso innato in grado di farci capire se ci stiamo comportando bene o male.
A quanto pare non è così. Un gruppo di scienziati della Oxford University ha scoperto che a monitorare le decisioni prese è una precisa regione del cervello, chiamata polo frontale laterale. Lo riporta un articolo pubblicato sull’Indipendent.
Più o meno grande quanto un “cavolo di Bruxelles”, la scoperta di questa parte del cervello, che non si trova negli animali, rappresenta un salto nelle attuali conoscenze scientifiche.
“Il polo frontale laterale – si legge nell’articolo - è come un coniuge che vi informa velocemente se avete commesso un errore grossolano. È la voce gentile ma ferma, dell’autorità che ti dice di andare nella tua stanza e riflettere su quello che hai fatto, in modo da non ripetere lo sbaglio”.
29-01-2014
Fonte originale: independent.co.uk /
Fonte: wallstreetitalia.com
sabato 1 febbraio 2014
L’Europa esulta
I pipistrelli sono tornati
I pipistrelli sono tornati
Nuova ricerca Ue: in 20 anni cresciuti del 43%
Rischiavano l’estinzione, la tutela funziona
Rischiavano l’estinzione, la tutela funziona
Nel 1994 l’Unione Europea ha lanciato
il programma «Eurobats» per la difesa dei pipistrelli
1-02-2014 Tornano le creature della notte ed è una notizia buona per tutti, non solo per il conte Dracula. Nel secondo dopoguerra l’intervento dell’uomo sulla natura ha messo a rischio molte specie di pipistrelli, animali davvero delicati nonostante quello che si dice su di loro, esseri che soffrono il sole quanto i pesticidi e gli habitat mutati. C’è stato un tempo in cui s’è temuto che l’unico esemplare con un futuro fosse Batman, ma la tendenza sembra essere cambiata. Gli esperti stimano che negli ultimi vent’anni la popolazione di questi controversi mammiferi sia salita del 43%: l’estinzione è più lontana e la biodiversità è salva, almeno per ora.
Erano anni che nessuno li studiava così a fondo, nessuno che concedesse a una analisi puntuale per rispondere alla domanda «Dove sono finiti i pipistrelli?» e valutare davvero se l’urbanizzazione, insieme con qualche pregiudizio di troppo, fossero davvero destinati a cancellarli lentamente dalla faccia della Terra.
Non godono di buona fama, i pipistrelli. Da secoli stimolano le fantasie più buie degli umani, con le incursioni notturne inquietano i malavitosi di Chicago e i contadini delle regioni orientali del nostro continente che in essi vedono un simbolo di sventura. Il brivido suscitato dalla presenza del topo volante nero e notturno ha contaminato le arti, lo si trova negli scritti cinquecenteschi di Benvenuto Cellini come nell’epopea di Dracula anche se - precisa il vampirologo Fabio Giovannini - questi diventa pipistrello solo al cinema, negli anni Trenta.
Pirandello lo ha portato da noi con un racconto costruito su un’attrice che sviene in scena alla sua vista e tutti credono stia recitando. Rare le uscite gioiose, salvo qualche cartone animato e, naturalmente, Bruce Wayne in coppia con Robin.
In natura è un’altra cosa. I pipistrelli vivono a lungo e si riproducono poco. Patiscono le avverse condizioni ambientali, il che li fa definire dall’Aea «vulnerabili, ancora»: nonostante l’aumento della popolazione - gli esperti ritengono che non sia tornati ai livelli necessario a garantire la biodiversità. Le variazioni nelle colonie, misurate durante il periodo di ibernazione in cui riducono al minimo le funzioni vitali, sono significative di anno in anno. I piccoli muoiono frequentemente.
Sentenzia il rapporto che sono stati l’agricoltura intensiva, la cattiva gestione del territorio, l’eliminazione intenzionale per motivi vari (inclusa la superstizione), la diffusione degli agenti chimici nelle campagne, a mettere dura prova i pipistrelli dagli anni Cinquanta in poi. Per non parlare delle pale eoliche.
L’insieme di queste cause ha tagliato il numero degli esemplari e ristretto il loro habitat. Ora, non saranno certo belli e piacevoli alla vista, ma questi mammiferi che mangiano di tutto a seconda della specie, volano, si arrampicano e stanno bene a galla, hanno un ruolo importante nella catena alimentare, impollinano numerose specie floreali e producono guano, ottimo fertilizzate.
Spicca la capacità di equilibrare le popolazioni di insetti, tra i quali anche taluni dannosi per l’uomo. L’Aea invita i governi a seguirli con la massima attenzione. Il dottor Van Helsing, cacciatore di vampiri, è pregato di restare a casa.
Marco Zatterin
http://www.lastampa.it/
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