venerdì 28 dicembre 2012
Baleniere giapponesi – scoppia la “guerra” con il Regno Unito
Duro comunicato del Ministro dell'Ambiente e degli Affari Rurali: caccia alla balene inutile e crudele.
28 dicembre 2012
GEAPRESS – E’ di poche ore addietro la notizia diffusa da Sea Shepherd relativa alla partenza delle baleniere giapponesi. La destinazione, come è noto, è il santuario dei cetacei dell’oceano antartide. Una “battaglia” in vista, con le navi di Sea Shepherd che attendono i giapponesi e questi ultimi che hanno comunicato la presenza a bordo di personale di vigilanza. Nella vicenda si inserisce ora un duro comunicato appena emesso dal Ministero dell’Ambiente e degli Affari Rurali del Regno unito.
Secondo il Ministro della Pesca Richard Benyon la “strage di balene del Giappone è crudele e scientificamente inutile“. Per questo, il Ministro ha esortato il Giappone a fermare le baleniere. Imbarcazioni, queste ultime, che utilizzano di fatto il pretesto della ricerca scientifica per aggirare la moratoria esistente in tema di caccia alle balene.
Il Ministro inglese è apparso molto duro nei toni. Benyon, infatti, ha aggiunto come non ci sia “assolutamente alcuna giustificazione per la caccia alle balene“. L’intento dichiarato del Ministro è dunque quello di continuare ad opporsi in ogni occasione possibile. La quota prestabilita dal Giappone per l’attuale stagione di caccia è di 935 balenottere minori e 50 balenottere comuni. E dire che, sempre secondo i dati del Ministero inglese, il 75% circa delle 1.200 tonnellate di carne ricavate nelle precedente stagione non sono stato vendute. Questo nonostante i ripetuti tentativi di metterle all’asta.
Il Regno Unito, però, è andato molto oltre nella sua contrarietà a queste forme di caccia. Andrebbero bandite tutte, tranne quelle di sussistenza. Secondo il Ministero della Pesca, il Giappone sarebbe responsabile della morte di oltre 20.000 balene da quando, nel 1986, è entrato in vigore il divieto. Per contro, nei trentadue anni antecedenti (quando cioè era ancora in vigore la caccia commerciale) le balene uccise per scopi dichiaramente scientifici sono state appena 840. Una scienza particolarmente sanguinaria, dunque, quella ora chiamata a sostegno del prelievo giapponese.
© Copyright GeaPress
Duro comunicato del Ministro dell'Ambiente e degli Affari Rurali: caccia alla balene inutile e crudele.
28 dicembre 2012
GEAPRESS – E’ di poche ore addietro la notizia diffusa da Sea Shepherd relativa alla partenza delle baleniere giapponesi. La destinazione, come è noto, è il santuario dei cetacei dell’oceano antartide. Una “battaglia” in vista, con le navi di Sea Shepherd che attendono i giapponesi e questi ultimi che hanno comunicato la presenza a bordo di personale di vigilanza. Nella vicenda si inserisce ora un duro comunicato appena emesso dal Ministero dell’Ambiente e degli Affari Rurali del Regno unito.
Secondo il Ministro della Pesca Richard Benyon la “strage di balene del Giappone è crudele e scientificamente inutile“. Per questo, il Ministro ha esortato il Giappone a fermare le baleniere. Imbarcazioni, queste ultime, che utilizzano di fatto il pretesto della ricerca scientifica per aggirare la moratoria esistente in tema di caccia alle balene.
Il Ministro inglese è apparso molto duro nei toni. Benyon, infatti, ha aggiunto come non ci sia “assolutamente alcuna giustificazione per la caccia alle balene“. L’intento dichiarato del Ministro è dunque quello di continuare ad opporsi in ogni occasione possibile. La quota prestabilita dal Giappone per l’attuale stagione di caccia è di 935 balenottere minori e 50 balenottere comuni. E dire che, sempre secondo i dati del Ministero inglese, il 75% circa delle 1.200 tonnellate di carne ricavate nelle precedente stagione non sono stato vendute. Questo nonostante i ripetuti tentativi di metterle all’asta.
Il Regno Unito, però, è andato molto oltre nella sua contrarietà a queste forme di caccia. Andrebbero bandite tutte, tranne quelle di sussistenza. Secondo il Ministero della Pesca, il Giappone sarebbe responsabile della morte di oltre 20.000 balene da quando, nel 1986, è entrato in vigore il divieto. Per contro, nei trentadue anni antecedenti (quando cioè era ancora in vigore la caccia commerciale) le balene uccise per scopi dichiaramente scientifici sono state appena 840. Una scienza particolarmente sanguinaria, dunque, quella ora chiamata a sostegno del prelievo giapponese.
© Copyright GeaPress
giovedì 20 dicembre 2012
Record di rinoceronti uccisi in Sudafrica
Johannesburg, 20 dicembre 2012 - Il ritmo del massacro dei rinoceronti in Sudafrica per il commercio delle corna ha subito una forte accelerazione nel 2012, con un numero record di almeno 633 animali uccisi dal 1mo gennaio, a fronte di 448 nel 2011. Lo riferisce il ministero dell'Ambiente. Più del 60% dei rinoceronti uccisi dai bracconieri si trovano nel famoso Kruger National Park, al confine con il Mozambico. Le autorità sudafricane sostengono che i bracconieri sono basati proprio in Mozambico e attraversano il confine per uccidere o rinoceronti, le cui corna sono vendute a prezzi esorbitanti sul mercato nero della medicina tradizionale asiatica, soprattutto in Vietnam. In Africa vive quasi l'80% di tutti i rinoceronti nel mondo e la metà di loro si trovano nel Kruger National Park, prima destinazione del Paese per gli amanti della fauna selvatica.
ANSA-AFP
Johannesburg, 20 dicembre 2012 - Il ritmo del massacro dei rinoceronti in Sudafrica per il commercio delle corna ha subito una forte accelerazione nel 2012, con un numero record di almeno 633 animali uccisi dal 1mo gennaio, a fronte di 448 nel 2011. Lo riferisce il ministero dell'Ambiente. Più del 60% dei rinoceronti uccisi dai bracconieri si trovano nel famoso Kruger National Park, al confine con il Mozambico. Le autorità sudafricane sostengono che i bracconieri sono basati proprio in Mozambico e attraversano il confine per uccidere o rinoceronti, le cui corna sono vendute a prezzi esorbitanti sul mercato nero della medicina tradizionale asiatica, soprattutto in Vietnam. In Africa vive quasi l'80% di tutti i rinoceronti nel mondo e la metà di loro si trovano nel Kruger National Park, prima destinazione del Paese per gli amanti della fauna selvatica.
ANSA-AFP
mercoledì 19 dicembre 2012
prospettive
«La clonazione umana entro 50 anni»
Secondo Gurdon, Nobel per la medicina, una tecnica sicura sarebbe accettata dall’umanità. Soprattutto se servisse per chi ha perso un figlio o a curare patologie serie
MILANO - Agli inizi degli anni Sessanta il bioetico Leon Kass,
rispondendo all’entusiasmo del genetista Joshua Lederberg sull’ipotesi
di clonazione umana, scriveva «la riproduzione programmata dell'uomo, in
effetti, finirà per disumanizzarlo». Il dibattito non si è mai placato e
vari film e libri hanno delineato, talvolta anche in modo ironico, il
ritratto di un mondo dove sia possibile creare una coppia geneticamente
identica di un essere umano. Ora lo scienziato John Gurdon, tra i pionieri dell’umanità in fatto di clonazione, aggiunge una voce autorevole al dibattito, spingendosi a previsioni imminenti quanto azzardate, ma anche decisamente semplificate dalla stampa straniera, che enfatizza le previsioni dello scienziato entro 50 anni estrapolandole dal contesto di un’intervista molto approfondita.
DUPLICARE, CREARE - Clonare gli esseri umani: cosa c’è di più vicino a Dio nel decidere le fattezze di nuova creatura, magari facendo rivivere un figlio perso prematuramente e donandogli le stesse sembianze del compianto figlioletto? Una cosa meravigliosa secondo alcuni, inquietante secondo altri, ma in tutti i casi per nulla fantascientifica a sentir parlare Sir John Gurdon, vincitore quest'anno del Nobel per la medicina grazie ai suoi studi sulle staminali pluripotenti indotte, che in una lunga intervista alla Bbc si è soffermato a lungo sulle varie ipotesi di clonazione umana, osservando che la clonazione riproduttiva comporta soprattutto problemi riguardo alla probabilità di anomalie, mentre quella terapeutica sarebbe un grande vantaggio per l’umanità, offrendo una sorta di clone a servizio dell’individuo originale.
LE PREVISIONI DI JOHN GURDON - Se la tecnica fosse messa a punto con raffinata precisione, cosa assolutamente possibile, secondo Sir John Gurdon la clonazione dell’essere umano sarebbe eticamente accettata tra non molto. Il Nobel sostiene che entro cinquant’anni potrebbe trattarsi di uno scenario reale e fa riferimento anche al decesso tragico di un figlio per giustificarlo e addirittura spingerlo. Basterebbero un ovocita della madre e alcune cellule epiteliali del bambino defunto per creare un clone. Parlando alla radio della Bbclo scienziato dell’Università di Cambridge, che in passato ha lavorato sui primi progetti di clonazione riguardanti gli anfibi (molto prima della pecora Dolly), ha dichiarato che di per sé il meccanismo della clonazione è molto semplice: «Si tratta semplicemente di copiare ciò che la natura ha già prodotto».
PRO E CONTRO - Certo le questioni calde riguardanti la bioetica non sono poche né riguardano argomenti lievi, ma secondo Gurdon questo progresso scientifico verrà accettato dalla gente perché consentirà di alleviare le sofferenze umane e migliorare la qualità di vita. Lo scienziato, grande sostenitore e studioso della clonazione, fa poi notare di interpellare regolarmente a questo proposito i partecipanti alle sue letture pubbliche presso l’Università di Cambridge, rilevando che una media del 60 per cento tra gli uditori è favorevole a clonare l’essere umano. «Le ragioni del no - fa notare ancora il Nobel per la medicina - riguardano i sentimenti del nuovo bambino, che sentirebbe chiaramente di essere venuto al mondo per rimpiazzare qualcuno, ma non si può impedire a un padre e una madre colpiti da un dolore così atroce di seguire questa strada». In fin dei conti, come nota Gurdon, le innovazioni vengono sempre guardate con un certo sospetto: basta pensare alla fecondazione in vitro, che scatenò al tempo un’ondata di proteste e di lettere intimidatorie. Ma dopo la nascita di Louise Brown, la prima test tube baby, anche questa rivoluzione diventò largamente accettata.
50 ANNI, A METÀ STRADA TRA 10 E 100 - Ma perché proprio tra cinquant'anni? Gurdon specifica di aver dato la stessa risposta che diede quando, al tempo in cui lavorava sulla clonazione degli anfibi (nel 1958), gli furono chieste previsioni riguardo a un’ipotesi di clonazione sui mammiferi o gli esseri umani: «In realtà è possibile che la clonazione umana si verifichi tra dieci come cento anni. Facciamo cinquanta?».
SIR JOHN GURDON – Gurdon ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 2012, con il collega giapponese Shinya Yamanaka, per il lavoro sulle cellule staminali pluripotenti indotte. Nel 1958 fece uso di tecniche di trapianto nucleare per clonare un anfibio del genere Xenopus, realizzando la prima clonazione di un vertebrato tramite l'utilizzo di un nucleo proveniente da una cellula adulta completamente differenziata. L’ipotesi di una clonazione umana attualmente potrebbe avere molti tipi di applicazione: da quella terapeutica, rivolta alla medicina rigenerativa, al prelievo di cellule staminali da individui clonati, dalla clonazione come rimedio al processo di senescenza per finire con quella di “rimpiazzamento” (termine suggerito da Preston Epstep). In tutti i casi John Gurdon nell’intervista colloquiale esplora vari scenari, correndo anche il rischio di essere male interpretato. E del resto il giornalista cita la testimonianza dell’insegnante di biologia, che lo ricorda come uno «che faceva le cose a modo suo».
LA LEGISLAZIONE - Attualmente in Australia è consentita la clonazione a fini terapeutici e la creazione di embrioni umani per la ricerca sulle cellule staminali. In Europa invece la convenzione europea sui diritti umani e la biomedicina ("European Convention on Human Rights and Biomedicine") proibisce la clonazione umana in uno dei suoi protocolli aggiuntivi, che però è stato ratificato solo dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo. La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea proibisce esplicitamente la clonazione umana riproduttiva, ma il capitolo non è vincolante giuridicamente. In America le legislazioni dei vari Stati sono disomogenee e si va dagli Stati che la proibiscono a quelli che vietano solo la clonazione riproduttiva. Tutto può essere dunque nel futuro imminente e lo scetticismo e l’ostilità che colpirono più di cinquanta anni fa le intuizioni del giovanissimo Gurdon dimostrano che la scienza va avanti, che le resistenze culturali si attenuano e che il primo clone umano potrebbe arrivare tra non molto. Ma anche i Nobel possono sbagliare.
Emanuela Di Pasqua
19 dicembre 2012
www.corriere.it
«La clonazione umana entro 50 anni»
Secondo Gurdon, Nobel per la medicina, una tecnica sicura sarebbe accettata dall’umanità. Soprattutto se servisse per chi ha perso un figlio o a curare patologie serie
DUPLICARE, CREARE - Clonare gli esseri umani: cosa c’è di più vicino a Dio nel decidere le fattezze di nuova creatura, magari facendo rivivere un figlio perso prematuramente e donandogli le stesse sembianze del compianto figlioletto? Una cosa meravigliosa secondo alcuni, inquietante secondo altri, ma in tutti i casi per nulla fantascientifica a sentir parlare Sir John Gurdon, vincitore quest'anno del Nobel per la medicina grazie ai suoi studi sulle staminali pluripotenti indotte, che in una lunga intervista alla Bbc si è soffermato a lungo sulle varie ipotesi di clonazione umana, osservando che la clonazione riproduttiva comporta soprattutto problemi riguardo alla probabilità di anomalie, mentre quella terapeutica sarebbe un grande vantaggio per l’umanità, offrendo una sorta di clone a servizio dell’individuo originale.
LE PREVISIONI DI JOHN GURDON - Se la tecnica fosse messa a punto con raffinata precisione, cosa assolutamente possibile, secondo Sir John Gurdon la clonazione dell’essere umano sarebbe eticamente accettata tra non molto. Il Nobel sostiene che entro cinquant’anni potrebbe trattarsi di uno scenario reale e fa riferimento anche al decesso tragico di un figlio per giustificarlo e addirittura spingerlo. Basterebbero un ovocita della madre e alcune cellule epiteliali del bambino defunto per creare un clone. Parlando alla radio della Bbclo scienziato dell’Università di Cambridge, che in passato ha lavorato sui primi progetti di clonazione riguardanti gli anfibi (molto prima della pecora Dolly), ha dichiarato che di per sé il meccanismo della clonazione è molto semplice: «Si tratta semplicemente di copiare ciò che la natura ha già prodotto».
PRO E CONTRO - Certo le questioni calde riguardanti la bioetica non sono poche né riguardano argomenti lievi, ma secondo Gurdon questo progresso scientifico verrà accettato dalla gente perché consentirà di alleviare le sofferenze umane e migliorare la qualità di vita. Lo scienziato, grande sostenitore e studioso della clonazione, fa poi notare di interpellare regolarmente a questo proposito i partecipanti alle sue letture pubbliche presso l’Università di Cambridge, rilevando che una media del 60 per cento tra gli uditori è favorevole a clonare l’essere umano. «Le ragioni del no - fa notare ancora il Nobel per la medicina - riguardano i sentimenti del nuovo bambino, che sentirebbe chiaramente di essere venuto al mondo per rimpiazzare qualcuno, ma non si può impedire a un padre e una madre colpiti da un dolore così atroce di seguire questa strada». In fin dei conti, come nota Gurdon, le innovazioni vengono sempre guardate con un certo sospetto: basta pensare alla fecondazione in vitro, che scatenò al tempo un’ondata di proteste e di lettere intimidatorie. Ma dopo la nascita di Louise Brown, la prima test tube baby, anche questa rivoluzione diventò largamente accettata.
50 ANNI, A METÀ STRADA TRA 10 E 100 - Ma perché proprio tra cinquant'anni? Gurdon specifica di aver dato la stessa risposta che diede quando, al tempo in cui lavorava sulla clonazione degli anfibi (nel 1958), gli furono chieste previsioni riguardo a un’ipotesi di clonazione sui mammiferi o gli esseri umani: «In realtà è possibile che la clonazione umana si verifichi tra dieci come cento anni. Facciamo cinquanta?».
SIR JOHN GURDON – Gurdon ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 2012, con il collega giapponese Shinya Yamanaka, per il lavoro sulle cellule staminali pluripotenti indotte. Nel 1958 fece uso di tecniche di trapianto nucleare per clonare un anfibio del genere Xenopus, realizzando la prima clonazione di un vertebrato tramite l'utilizzo di un nucleo proveniente da una cellula adulta completamente differenziata. L’ipotesi di una clonazione umana attualmente potrebbe avere molti tipi di applicazione: da quella terapeutica, rivolta alla medicina rigenerativa, al prelievo di cellule staminali da individui clonati, dalla clonazione come rimedio al processo di senescenza per finire con quella di “rimpiazzamento” (termine suggerito da Preston Epstep). In tutti i casi John Gurdon nell’intervista colloquiale esplora vari scenari, correndo anche il rischio di essere male interpretato. E del resto il giornalista cita la testimonianza dell’insegnante di biologia, che lo ricorda come uno «che faceva le cose a modo suo».
LA LEGISLAZIONE - Attualmente in Australia è consentita la clonazione a fini terapeutici e la creazione di embrioni umani per la ricerca sulle cellule staminali. In Europa invece la convenzione europea sui diritti umani e la biomedicina ("European Convention on Human Rights and Biomedicine") proibisce la clonazione umana in uno dei suoi protocolli aggiuntivi, che però è stato ratificato solo dalla Grecia, dalla Spagna e dal Portogallo. La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea proibisce esplicitamente la clonazione umana riproduttiva, ma il capitolo non è vincolante giuridicamente. In America le legislazioni dei vari Stati sono disomogenee e si va dagli Stati che la proibiscono a quelli che vietano solo la clonazione riproduttiva. Tutto può essere dunque nel futuro imminente e lo scetticismo e l’ostilità che colpirono più di cinquanta anni fa le intuizioni del giovanissimo Gurdon dimostrano che la scienza va avanti, che le resistenze culturali si attenuano e che il primo clone umano potrebbe arrivare tra non molto. Ma anche i Nobel possono sbagliare.
Emanuela Di Pasqua
19 dicembre 2012
www.corriere.it
martedì 18 dicembre 2012
Maxi sequestro di avorio in Malaysia
Kuala Lumpur, 18 dicembre 2012 - Le autorita' di dogana malaysiane hanno scoperto non piu' tardi di una settimana fa un traffico clandestino di zanne di elefante nascoste all'interno di cavita' ricavate in cataste di legname di mogano destinato all'esportazione. Alimentato dalla crescente domanda cinese, il prezzo dell'avorio e' arrivato a oltre 2000 dollari al chilo, di conseguenza decine di miglia di elefanti vengono uccisi ogni anno in Africa per alimentare il commercio clandestino dell'avorio. Un massacro che ha avuto un'impennata in questi ultimi anni e che ha messo in pericolo la sopravvivenza della specie.
(Adnkronos)
Kuala Lumpur, 18 dicembre 2012 - Le autorita' di dogana malaysiane hanno scoperto non piu' tardi di una settimana fa un traffico clandestino di zanne di elefante nascoste all'interno di cavita' ricavate in cataste di legname di mogano destinato all'esportazione. Alimentato dalla crescente domanda cinese, il prezzo dell'avorio e' arrivato a oltre 2000 dollari al chilo, di conseguenza decine di miglia di elefanti vengono uccisi ogni anno in Africa per alimentare il commercio clandestino dell'avorio. Un massacro che ha avuto un'impennata in questi ultimi anni e che ha messo in pericolo la sopravvivenza della specie.
(Adnkronos)
giovedì 13 dicembre 2012
OBBLIGO SOCCORSO STRADALE DEGLI ANIMALI, PUBBLICATO IL DECRETO ATTUATIVO
Soddisfazione di Lav ed Enpa
13 dic 12 - Da oggi si è rafforzato il cambiamento del Codice della Strada che ha fissato dall’estate 2010 l’obbligo di fermarsi in caso di incidente con un animale, l’equiparazione dello stato di necessità di trasporto di un animale ferito come per una persona, l’utilizzo di sirena e lampeggiante per ambulanze veterinarie e mezzi di vigilanza zoofila. E’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.289 il Decreto attuativo del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
“La norma ha preso atto del cambiamento del sentire comune sul dovere di prestare soccorso anche agli animali e le sanzioni irrogate fino ad oggi per le violazioni sono state un esempio positivo per automobilisti e Polizie locali - hanno detto Gianluca Felicetti, presidente LAV e Carla Rocchi, presidente nazionale dell’ENPA - nel Decreto siamo riusciti a far inserire il pieno riconoscimento del privato cittadino che porta per dovere civico un animale incidentato in un ambulatorio veterinario, la necessità di intervento anche ai fini della tutela dell’incolumità pubblica e il pieno riconoscimento dell’attività delle Guardie zoofile. Ora le Regioni e i Comuni devono rafforzare i propri compiti di intervento già previsti da altre normative“.
Il Decreto ministeriale fissa, fra l’altro, le caratteristiche delle autoambulanze veterinarie le cui attrezzature specifiche saranno individuate dal Ministero della Salute, la certificazione anche successiva dello stato di necessità di intervento sull’animale da parte di un veterinario e gli stati patologici che fanno scattare questo riconoscimento cioè trauma grave, ferite aperte, emorragie, alterazioni e convulsioni.
Il Decreto Ministeriale 9 ottobre 2012 n.217 Regolamento di attuazione dell'articolo 177, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, come modificato dall'articolo 31, comma 1, della legge 29 luglio 2010, n. 120, in materia di trasporto e soccorso di animali in stato di necessità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.289 del 12.12.2012, è consultabile qui http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-12-12&task=dettaglio&numgu=289&redaz=012G0238&tmstp=1355396450138 Entra in vigore il 27 dicembre 2012
Per saperne di più su obblighi, diritti e doveri http://www.lav.it/index.php?id=1631
Soddisfazione di Lav ed Enpa
13 dic 12 - Da oggi si è rafforzato il cambiamento del Codice della Strada che ha fissato dall’estate 2010 l’obbligo di fermarsi in caso di incidente con un animale, l’equiparazione dello stato di necessità di trasporto di un animale ferito come per una persona, l’utilizzo di sirena e lampeggiante per ambulanze veterinarie e mezzi di vigilanza zoofila. E’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.289 il Decreto attuativo del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
“La norma ha preso atto del cambiamento del sentire comune sul dovere di prestare soccorso anche agli animali e le sanzioni irrogate fino ad oggi per le violazioni sono state un esempio positivo per automobilisti e Polizie locali - hanno detto Gianluca Felicetti, presidente LAV e Carla Rocchi, presidente nazionale dell’ENPA - nel Decreto siamo riusciti a far inserire il pieno riconoscimento del privato cittadino che porta per dovere civico un animale incidentato in un ambulatorio veterinario, la necessità di intervento anche ai fini della tutela dell’incolumità pubblica e il pieno riconoscimento dell’attività delle Guardie zoofile. Ora le Regioni e i Comuni devono rafforzare i propri compiti di intervento già previsti da altre normative“.
Il Decreto ministeriale fissa, fra l’altro, le caratteristiche delle autoambulanze veterinarie le cui attrezzature specifiche saranno individuate dal Ministero della Salute, la certificazione anche successiva dello stato di necessità di intervento sull’animale da parte di un veterinario e gli stati patologici che fanno scattare questo riconoscimento cioè trauma grave, ferite aperte, emorragie, alterazioni e convulsioni.
Il Decreto Ministeriale 9 ottobre 2012 n.217 Regolamento di attuazione dell'articolo 177, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, come modificato dall'articolo 31, comma 1, della legge 29 luglio 2010, n. 120, in materia di trasporto e soccorso di animali in stato di necessità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.289 del 12.12.2012, è consultabile qui http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-12-12&task=dettaglio&numgu=289&redaz=012G0238&tmstp=1355396450138 Entra in vigore il 27 dicembre 2012
Per saperne di più su obblighi, diritti e doveri http://www.lav.it/index.php?id=1631
EUROPARLAMENTO DICE SI' A PETIZIONE MASSIMO 8 ORE TRASPORTI ANIMALI
Zanoni (IdV): “Un altro passo avanti verso una maggior tutela di milioni di animali oggi sballottati sulle strade europee per diversi giorni e per migliaia di chilometri”.
13 dic 12 - “Il Parlamento europeo ha approvato la relazione sul trasporto degli animali contenente una precisa indicazione delle 8 ore massime di trasporto verso i macelli”. Lo fa sapere Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell’Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo. “Si tratta di un passo importante che, sommato agli altri segnali dati dal Parlamento e dai cittadini europei, chiede alla Commissione europea di introdurre questo limite nella legislazione comunitaria rendendolo così obbligatorio per tutti gli allevatori e trasportatori del continente” (VIDEO).
Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (645 presenti, 555 favorevoli pari a ben l’86 % dei votanti, 34 astenuti e 56 contrari) la relazione d’iniziativa dell’eurodeputato Janusz Wojciechowski (polacco, conservatore) “sulla protezione degli animali durante il trasporto”. Il punto 13 della relazione “riconosce la dichiarazione scritta 49/2001 del Parlamento europeo che sostiene la limitazione della durata del trasporto degli animali destinati alla macellazione, che non deve superare le 8 ore” e il punto 14 “insiste che sia nuovamente presa in considerazione la limitazione della durata del trasporto a 8 ore”. Zanoni: “Nonostante la lobby della carne, siamo riusciti a far valere il diritto degli animali europei ad essere trasportati in condizioni diverse da quelle terribili di oggi che infliggono loro inutili e atroci sofferenze. E’ vero, il testo avrebbe potuto essere più forte, tuttavia ci troviamo di fronte a negoziati molto difficili con chi, soprattutto in commissione agricoltura, è più sensibile agli interessi degli allevatori che a quelli degli animali”.
Secondo l’eurodeputato si tratta di “una tappa molto importante verso l’adozione definitiva delle 8 ore come legge europea”. Zanoni ricorda la dichiarazione scritta 49/2011 approvata lo scorso marzo (di cui è stato uno dei quattro promotori), la relazione di parere della commissione ENVI Ambiente (di cui è stato relatore ombra) destinata alla commissione AGRI Agricoltura “sulla protezione degli animali durante il trasporto”, e la consegna di un milione di firme per 8hours all’ex Commissario Ue John Dalli.
Zanoni è stato relatore ombra della relazione di parere della commissione ENVI Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare (relatrice l’olandese della Sinistra unita Kartika Tamara Liotard), destinata alla commissione AGRI Agricoltura “sulla protezione degli animali durante il trasporto”, relazione approvata (51 favorevoli, 1 contrari, 2 astenuti) l’8 maggio 2012 in commissione ENVI. La relazione chiedeva l’introduzione di un limite massimo di 8 ore nel trasporto degli animali vivi, condizioni migliori di quelle attuali durante il trasporto (per quanto riguarda abbeveraggio, spazio minimo e areazione) e formazione professionale degli addetti al settore.
Il 15 marzo 2012, il Parlamento europeo ha approvato la dichiarazione scritta 49/2011 sul limite delle 8 ore per il trasporto in Europa di animali vivi. La dichiarazione, promossa da Andrea Zanoni, Dan Jørgensen (danese socialista), Esther de Lange (olandese popolare), Pavel Poc (ceco socialista), Carl Schlyter (svedese verde), costituisce l’approdo legislativo della campagna internazionale 8hours lanciata dall’associazione animalista Animals’ Angels che ha raccolto nei mesi scorsi ben 1 milione di firme in tutta Europa per chiedere all’Ue le 8 ore massime di trasporto per gli animali vivi.
Il 7 giugno 2012 Zanoni e gli altri promotori della campagna 8hours hanno consegnato 1milione e 100mila firme Commissario Ue John Dalli (dimessosi a metà ottobre scorso) per chiedere il limite di 8 ore per il trasporto di animali vivi.
Zanoni (IdV): “Un altro passo avanti verso una maggior tutela di milioni di animali oggi sballottati sulle strade europee per diversi giorni e per migliaia di chilometri”.
13 dic 12 - “Il Parlamento europeo ha approvato la relazione sul trasporto degli animali contenente una precisa indicazione delle 8 ore massime di trasporto verso i macelli”. Lo fa sapere Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell’Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo. “Si tratta di un passo importante che, sommato agli altri segnali dati dal Parlamento e dai cittadini europei, chiede alla Commissione europea di introdurre questo limite nella legislazione comunitaria rendendolo così obbligatorio per tutti gli allevatori e trasportatori del continente” (VIDEO).
Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (645 presenti, 555 favorevoli pari a ben l’86 % dei votanti, 34 astenuti e 56 contrari) la relazione d’iniziativa dell’eurodeputato Janusz Wojciechowski (polacco, conservatore) “sulla protezione degli animali durante il trasporto”. Il punto 13 della relazione “riconosce la dichiarazione scritta 49/2001 del Parlamento europeo che sostiene la limitazione della durata del trasporto degli animali destinati alla macellazione, che non deve superare le 8 ore” e il punto 14 “insiste che sia nuovamente presa in considerazione la limitazione della durata del trasporto a 8 ore”. Zanoni: “Nonostante la lobby della carne, siamo riusciti a far valere il diritto degli animali europei ad essere trasportati in condizioni diverse da quelle terribili di oggi che infliggono loro inutili e atroci sofferenze. E’ vero, il testo avrebbe potuto essere più forte, tuttavia ci troviamo di fronte a negoziati molto difficili con chi, soprattutto in commissione agricoltura, è più sensibile agli interessi degli allevatori che a quelli degli animali”.
Secondo l’eurodeputato si tratta di “una tappa molto importante verso l’adozione definitiva delle 8 ore come legge europea”. Zanoni ricorda la dichiarazione scritta 49/2011 approvata lo scorso marzo (di cui è stato uno dei quattro promotori), la relazione di parere della commissione ENVI Ambiente (di cui è stato relatore ombra) destinata alla commissione AGRI Agricoltura “sulla protezione degli animali durante il trasporto”, e la consegna di un milione di firme per 8hours all’ex Commissario Ue John Dalli.
Zanoni è stato relatore ombra della relazione di parere della commissione ENVI Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare (relatrice l’olandese della Sinistra unita Kartika Tamara Liotard), destinata alla commissione AGRI Agricoltura “sulla protezione degli animali durante il trasporto”, relazione approvata (51 favorevoli, 1 contrari, 2 astenuti) l’8 maggio 2012 in commissione ENVI. La relazione chiedeva l’introduzione di un limite massimo di 8 ore nel trasporto degli animali vivi, condizioni migliori di quelle attuali durante il trasporto (per quanto riguarda abbeveraggio, spazio minimo e areazione) e formazione professionale degli addetti al settore.
Il 15 marzo 2012, il Parlamento europeo ha approvato la dichiarazione scritta 49/2011 sul limite delle 8 ore per il trasporto in Europa di animali vivi. La dichiarazione, promossa da Andrea Zanoni, Dan Jørgensen (danese socialista), Esther de Lange (olandese popolare), Pavel Poc (ceco socialista), Carl Schlyter (svedese verde), costituisce l’approdo legislativo della campagna internazionale 8hours lanciata dall’associazione animalista Animals’ Angels che ha raccolto nei mesi scorsi ben 1 milione di firme in tutta Europa per chiedere all’Ue le 8 ore massime di trasporto per gli animali vivi.
Il 7 giugno 2012 Zanoni e gli altri promotori della campagna 8hours hanno consegnato 1milione e 100mila firme Commissario Ue John Dalli (dimessosi a metà ottobre scorso) per chiedere il limite di 8 ore per il trasporto di animali vivi.
mercoledì 12 dicembre 2012
TROVATE LE LORO FOTO MENTRE OSTENTAVANO LE PREDE
Arrestati 5 bracconieri che avvelenavano lupi
Questo il loro modus operandi: spargevano per i boschi dell’alta Val Parma micidiali bocconi avvelenati realizzati con carcasse di animali selvatici, anche questi oggetto di bracconaggio, e imbottiti di veleno. Questo tipo di esca è un sistema subdolo e distruttivo in quanto tutti i predatori che se ne nutrono sono destinati ad una morte atroce, che colpisce indistintamente svariate specie di animali, in particolare carnivori. Infatti oltre al lupo, specie particolarmente protetta, vengono abbattute volpi, faine, tassi, martore, aquile, poiane ed altri uccelli rapaci, ma anche cani e gatti che si allontanano dalle abitazioni. Successiva all’arresto è stata la perquisizione domiciliare che ha permesso al personale del Corpo forestale dello Stato di rinvenire alcune foto dove compaiono alcuni bracconieri mentre impugnano il fucile e ostentano con orgoglio un giovane esemplare di lupo appenninico abbattuto.
I presunti responsabili degli atti di bracconaggio esercitano o hanno esercitato l’attività venatoria illegale, si ipotizza dunque che le motivazioni alla base dei reati commessi siano quelle di contrastare l’attività di predazione del lupo sulla selvaggina, in particolare su ungulati come il capriolo e il cinghiale, specie oggetto di caccia.
I bracconieri sono stati indagati per i reati di uccisione e maltrattamento di animali, appartenenti a specie particolarmente protette, e per gli illeciti relativi alla normativa sull’attività venatoria. Il lupo è tornato da pochi anni sulle nostre montagne, è una specie particolarmente protetta ma non ha vita facile. L’uomo, in passato, lo ha considerato come un concorrente nella predazione della selvaggina ed un pericolo per l’allevamento brado, sterminandolo fino al limite dell’estinzione. L’azione del lupo, in realtà, ha effetti benefici di selezione sulle popolazioni delle prede, infatti vengono eliminati gli esemplari malati e deboli e questo contribuisce a mantenere in ottima salute le popolazioni, anche quelle delle specie oggetto di caccia. Nonostante dagli anni settanta il lupo sia una specie protetta, sono in aumento i casi di bracconaggio.
http://www.ilmattinodiparma.it
martedì 11 dicembre 2012
Prima pelle artificiale sensibile al tatto
Realizzata dall'università di Stanford, si autoripara
11 dicembre 2012 - E' sensibile al tatto e può 'auto-guarire' quando subisce un taglio o uno strappo: è la prima 'pelle artificiale' che combina entrambe le caratteristiche. E' fatta di plastica ed è descritta sulla rivista Nature Nanotechnology da un gruppo di ricerca coordinato da Zhenan Bao dell'università americana di Stanford. Il materiale, secondo gli esperti, in futuro potrebbe essere usato nelle protesi oppure nei dispositivi elettronici o negli schermi che si auto-riparano.
Negli ultimi dieci anni, ci sono stati importanti progressi nella realizzazione della pelle artificiale, osserva Bao, ma anche i più efficaci materiali capaci di auto-ripararsi hanno avuto gravi inconvenienti. Alcuni devono essere esposti a temperature elevate, che li rende poco pratici per un uso quotidiano. Altri possono guarire a temperatura ambiente, ma solo una volta, perché riparare un taglio modifica la loro struttura meccanica o chimica. Il segreto del materiale è nelle lunghe catene di molecole unite da legami di idrogeno, le cui attrazioni, tra la regione di carica positiva di un atomo e la regione di carica negativa del successivo, sono relativamente deboli. "Questi legami dinamici consentono al materiale di auto-guarire a temperatura ambiente" rileva uno degli autori, Wang Chao. Le molecole si rompono facilmente, quando vengono danneggiate ma poi, quando si riconnettono, i legami si riorganizzano e ripristinano la struttura del materiale.
ANSA
Realizzata dall'università di Stanford, si autoripara
11 dicembre 2012 - E' sensibile al tatto e può 'auto-guarire' quando subisce un taglio o uno strappo: è la prima 'pelle artificiale' che combina entrambe le caratteristiche. E' fatta di plastica ed è descritta sulla rivista Nature Nanotechnology da un gruppo di ricerca coordinato da Zhenan Bao dell'università americana di Stanford. Il materiale, secondo gli esperti, in futuro potrebbe essere usato nelle protesi oppure nei dispositivi elettronici o negli schermi che si auto-riparano.
Negli ultimi dieci anni, ci sono stati importanti progressi nella realizzazione della pelle artificiale, osserva Bao, ma anche i più efficaci materiali capaci di auto-ripararsi hanno avuto gravi inconvenienti. Alcuni devono essere esposti a temperature elevate, che li rende poco pratici per un uso quotidiano. Altri possono guarire a temperatura ambiente, ma solo una volta, perché riparare un taglio modifica la loro struttura meccanica o chimica. Il segreto del materiale è nelle lunghe catene di molecole unite da legami di idrogeno, le cui attrazioni, tra la regione di carica positiva di un atomo e la regione di carica negativa del successivo, sono relativamente deboli. "Questi legami dinamici consentono al materiale di auto-guarire a temperatura ambiente" rileva uno degli autori, Wang Chao. Le molecole si rompono facilmente, quando vengono danneggiate ma poi, quando si riconnettono, i legami si riorganizzano e ripristinano la struttura del materiale.
ANSA
lunedì 10 dicembre 2012
Il cacao può curare la tosse
Il cacao non finisce di stupire e ai suoi innumerevoli pregi aggiunge ora quello di rimedio naturale per la tosse.
A dirlo è una ricerca inglese della Hull Cough Clinic che ha coinvolto un totale di 300 soggetti per verificare i benefici derivanti dall'utilizzo del cacao in caso di tosse, sia acuta che cronica.
I volontari hanno assunto due volte al giorno per due settimane capsule di teobromina, un alcaloide naturale presente nelle piante di cacao. Stando ai risultati, il 60 per cento dei pazienti ha dichiarato di aver provato sollievo grazie all'assunzione della capsula. Secondo i ricercatori, il contenuto della sostanza all'interno delle compresse è corrispondente a quello garantito da una barretta di cioccolato fondente al giorno.
Si tratta in ogni caso di un rimedio momentaneo perché non appena terminato lo speciale trattamento il disturbo ritorna. In una precedente ricerca condotta dal National Heart and Lung Institute si era evidenziato il meccanismo attraverso il quale la teobromina agisce, bloccando l'azione dei nervi sensoriali e arrestando in tal modo il riflesso condizionato della tosse.
Il coordinatore della ricerca, Alyn Morice, spiega: “questa nuova capsula in uso sembra molto efficace. Mangiare una barretta di cioccolato fondente al giorno potrebbe essere utile per le persone a cui è stata diagnosticata una tosse persistente, sebbene assumerla su base quotidiana potrebbe avere altri effetti indesiderati come l'aumento di peso”.
Andrea Piccoli
Fonte: italiasalute.it
A dirlo è una ricerca inglese della Hull Cough Clinic che ha coinvolto un totale di 300 soggetti per verificare i benefici derivanti dall'utilizzo del cacao in caso di tosse, sia acuta che cronica.
I volontari hanno assunto due volte al giorno per due settimane capsule di teobromina, un alcaloide naturale presente nelle piante di cacao. Stando ai risultati, il 60 per cento dei pazienti ha dichiarato di aver provato sollievo grazie all'assunzione della capsula. Secondo i ricercatori, il contenuto della sostanza all'interno delle compresse è corrispondente a quello garantito da una barretta di cioccolato fondente al giorno.
Si tratta in ogni caso di un rimedio momentaneo perché non appena terminato lo speciale trattamento il disturbo ritorna. In una precedente ricerca condotta dal National Heart and Lung Institute si era evidenziato il meccanismo attraverso il quale la teobromina agisce, bloccando l'azione dei nervi sensoriali e arrestando in tal modo il riflesso condizionato della tosse.
Il coordinatore della ricerca, Alyn Morice, spiega: “questa nuova capsula in uso sembra molto efficace. Mangiare una barretta di cioccolato fondente al giorno potrebbe essere utile per le persone a cui è stata diagnosticata una tosse persistente, sebbene assumerla su base quotidiana potrebbe avere altri effetti indesiderati come l'aumento di peso”.
Andrea Piccoli
Fonte: italiasalute.it
In piazza con carcasse animali, contro i maltrattamenti
Madrid, 10 dicembre 2012 - Centinaia di carcasse di animali tra gatti, cani, uccellini, scoiattoli, pesci e maialini sono state esibite in piazza a Madrid da un'associazione di difesa degli animali per denunciare i continui maltrattamenti loro inflitti.
La clamorosa protesta a Puerta del Sol ha radunato centinaia di militanti di vari paesi della Ong 'Uguaglianza per gli animali, ciascuno in maglietta scura e con i resti di un animale. I resti sono stati recuperati ''tra i rifiuti degli allevamenti e delle fattorie.
(ANSA)
Madrid, 10 dicembre 2012 - Centinaia di carcasse di animali tra gatti, cani, uccellini, scoiattoli, pesci e maialini sono state esibite in piazza a Madrid da un'associazione di difesa degli animali per denunciare i continui maltrattamenti loro inflitti.
La clamorosa protesta a Puerta del Sol ha radunato centinaia di militanti di vari paesi della Ong 'Uguaglianza per gli animali, ciascuno in maglietta scura e con i resti di un animale. I resti sono stati recuperati ''tra i rifiuti degli allevamenti e delle fattorie.
(ANSA)
venerdì 7 dicembre 2012
Bassi livelli di folati e di vitamina B12 nel sangue possono causare stati depressivi
Dietro alla depressione, in particolare quella cosiddetta melanconica potrebbero anche esserci insufficienti quantità di folati e vitamina B12 nel sangue, secondo uno studio.
I ricercatori hanno voluto indagare, per la prima volta, come agiscono queste sostanze in queste due forme di depressione che, ricordano i ricercatori, hanno eziologie diverse e sono considerate due sottotipi diversi di depressione.
Lo studio, condotto dai ricercatori del Dipartimento di Psichiatria dell’Etela Savo Sud Hospital District in Finlandia ha coinvolto circa 3.000 adulti ambosessi al fine di osservare quali fossero gli effetti dei due diversi sottotipi di depressione e quale l’influenza su questi dei livelli di sostanze naturali come i folati e la vitamina B12.
«I risultati hanno implicazioni pratiche nella cura dei pazienti con sintomi depressivi – spiega il dottor Jussi Sepp-l- nel comunicato dell’University of Eastern Finland – Per esempio, può essere saggio evitare trattamenti farmacologici che causino un aumento di peso tra i pazienti con depressione non-melanconica, mentre i sintomi depressivo-melanconici possono richiamare uno sguardo ravvicinato circa la qualità della dieta del paziente».
Le due forme di depressione si caratterizzano in genere da differenti tipi di sintomi: per esempio la depressione melanconica è più simile alla depressione maggiore che si manifesta con un umore e stati d’animo afflitti; la depressione non-melanconica invece è contraddistinta da sentimenti quali una scarsa autostima, preoccupazione, ansia.
Nelle due forme, i livelli di acido folico e vitamina B12 potevano fare la differenza. I ricercatori hanno infatti scoperto che nei soggetti che assumevano maggiori quantità di folati il rischio di sintomi depressivi da depressione melanconica era ridotto del 50%, rispetto a coloro che avevano bassi livelli di queste sostanze. Il rischio poi scendeva di tre volte nei soggetti che avevano più alti livelli di vitamina B12, rispetto a coloro che li avevano più bassi.
Infine, associato al rischio di depressione, scarsi livelli di folati e vitamina B12 sono stati trovati aumentare il rischio di sviluppare la sindrome metabolica – un insieme di fattori di rischio metabolici che aumentano le probabilità di sviluppare malattie quali diabete, patologie cardiovascolari e ictus: un problema in più che si aggiunge a quello della depressione. Teniamo dunque sotto controllo i livelli di queste sostanze nel sangue e, nel caso, rivolgiamoci a un medico nutrizionista per eventualmente modificare la nostra dieta o assumere degli integratori.
Fonte: lastampa.it
06 dicembre 2012
Scarsi
livelli di vitamina B12 e folati nel sangue possono aumentare il
rischio di sviluppare sintomi di depressione melanconica, e anche la
sindrome metabolica.Dietro alla depressione, in particolare quella cosiddetta melanconica potrebbero anche esserci insufficienti quantità di folati e vitamina B12 nel sangue, secondo uno studio.
I ricercatori hanno voluto indagare, per la prima volta, come agiscono queste sostanze in queste due forme di depressione che, ricordano i ricercatori, hanno eziologie diverse e sono considerate due sottotipi diversi di depressione.
Lo studio, condotto dai ricercatori del Dipartimento di Psichiatria dell’Etela Savo Sud Hospital District in Finlandia ha coinvolto circa 3.000 adulti ambosessi al fine di osservare quali fossero gli effetti dei due diversi sottotipi di depressione e quale l’influenza su questi dei livelli di sostanze naturali come i folati e la vitamina B12.
«I risultati hanno implicazioni pratiche nella cura dei pazienti con sintomi depressivi – spiega il dottor Jussi Sepp-l- nel comunicato dell’University of Eastern Finland – Per esempio, può essere saggio evitare trattamenti farmacologici che causino un aumento di peso tra i pazienti con depressione non-melanconica, mentre i sintomi depressivo-melanconici possono richiamare uno sguardo ravvicinato circa la qualità della dieta del paziente».
Le due forme di depressione si caratterizzano in genere da differenti tipi di sintomi: per esempio la depressione melanconica è più simile alla depressione maggiore che si manifesta con un umore e stati d’animo afflitti; la depressione non-melanconica invece è contraddistinta da sentimenti quali una scarsa autostima, preoccupazione, ansia.
Nelle due forme, i livelli di acido folico e vitamina B12 potevano fare la differenza. I ricercatori hanno infatti scoperto che nei soggetti che assumevano maggiori quantità di folati il rischio di sintomi depressivi da depressione melanconica era ridotto del 50%, rispetto a coloro che avevano bassi livelli di queste sostanze. Il rischio poi scendeva di tre volte nei soggetti che avevano più alti livelli di vitamina B12, rispetto a coloro che li avevano più bassi.
Infine, associato al rischio di depressione, scarsi livelli di folati e vitamina B12 sono stati trovati aumentare il rischio di sviluppare la sindrome metabolica – un insieme di fattori di rischio metabolici che aumentano le probabilità di sviluppare malattie quali diabete, patologie cardiovascolari e ictus: un problema in più che si aggiunge a quello della depressione. Teniamo dunque sotto controllo i livelli di queste sostanze nel sangue e, nel caso, rivolgiamoci a un medico nutrizionista per eventualmente modificare la nostra dieta o assumere degli integratori.
Fonte: lastampa.it
giovedì 6 dicembre 2012
COREA DEL SUD: STOP CACCIA BALENE, AMBIENTALISTI ESULTANO
Scongiurata ripresa delle attività
6 dic 2012 - Moby Dick può nuotare tranquilla: nelle acque della Corea del Sud, non ci sarà più nessun Capitan Achab con gli occhi a mandorla a minacciarla. Seul ha deciso formalmente di rinunciare ai suoi piani per la ripresa della caccia alle balene, anche se solo per fini scientifici e di osservazione di questi grossi mammiferi. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni animaliste, in particolare da Greenpeace. Il testa a testa è andato avanti mesi: dallo scorso mese di luglio quando Seoul fece sapere di stare pianificando la ripresa di questo tipo di attività. Da allora oltre 100.000 persone da tutto il mondo hanno mandato messaggi alle autorità coreane, al primo ministro soprattutto, per chiedergli di recedere.
Secondo gli animalisti, infatti, dietro a presunti fini scientifici si nascondono scopi di natura commerciale, che vanno contro l'esigenza primaria di proteggere questa specie. "La voce della gente della Corea e del mondo intero è stata ascoltata dal governo di Seoul", ha dichiarato Jeonghee Han di Greenpeace per l'Asia orientale. "Il mondo intero è contro la caccia alle balene – ha aggiunto l'attivista di Greepeace John Frizzell – anche quando è travestita da ricerca scientifica. La decisione della Corea del sud di ascoltare il popolo e la comunità internazionale rappresenta una grande vittoria per la sopravvivenza di questi animali".
In base alle regole della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC, International Whaling Commission) la Corea del Sud, se realmente avesse avuto intenzione di riprendere la caccia, avrebbe dovuto presentare una proposta formale entro il 3 dicembre, cosa che non è avvenuta.
Funzionari coreani hanno poi confermato che la decisione di non andare avanti con il piano è stata presa alcuni giorni fa. Dal 1986 esiste una moratoria internazionale per la caccia alle balene ma paesi come la Corea, ma anche il Giappone e la Russia hanno proseguito a cacciarle, uccidendo ogni anno migliaia di esemplari di questi animali per scopi scientifici, spesso motivando la caccia con la spiegazione che il numero delle balene inficia la pesca. Questi paesi, tra l'altro, consentono il consumo di carne di balena, che viene venduta normalmente nei mercati e ai ristoranti, dopo che l'animale è stato ucciso, ufficialmente per motivi "di studio". La Corea del Sud ha una lunga tradizione legata alle balene, avendo in Ulsan, nel sud est del paese, la capitale di questa mattanza che va avanti da secoli.
(ANSA)
Scongiurata ripresa delle attività
6 dic 2012 - Moby Dick può nuotare tranquilla: nelle acque della Corea del Sud, non ci sarà più nessun Capitan Achab con gli occhi a mandorla a minacciarla. Seul ha deciso formalmente di rinunciare ai suoi piani per la ripresa della caccia alle balene, anche se solo per fini scientifici e di osservazione di questi grossi mammiferi. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni animaliste, in particolare da Greenpeace. Il testa a testa è andato avanti mesi: dallo scorso mese di luglio quando Seoul fece sapere di stare pianificando la ripresa di questo tipo di attività. Da allora oltre 100.000 persone da tutto il mondo hanno mandato messaggi alle autorità coreane, al primo ministro soprattutto, per chiedergli di recedere.
Secondo gli animalisti, infatti, dietro a presunti fini scientifici si nascondono scopi di natura commerciale, che vanno contro l'esigenza primaria di proteggere questa specie. "La voce della gente della Corea e del mondo intero è stata ascoltata dal governo di Seoul", ha dichiarato Jeonghee Han di Greenpeace per l'Asia orientale. "Il mondo intero è contro la caccia alle balene – ha aggiunto l'attivista di Greepeace John Frizzell – anche quando è travestita da ricerca scientifica. La decisione della Corea del sud di ascoltare il popolo e la comunità internazionale rappresenta una grande vittoria per la sopravvivenza di questi animali".
In base alle regole della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC, International Whaling Commission) la Corea del Sud, se realmente avesse avuto intenzione di riprendere la caccia, avrebbe dovuto presentare una proposta formale entro il 3 dicembre, cosa che non è avvenuta.
Funzionari coreani hanno poi confermato che la decisione di non andare avanti con il piano è stata presa alcuni giorni fa. Dal 1986 esiste una moratoria internazionale per la caccia alle balene ma paesi come la Corea, ma anche il Giappone e la Russia hanno proseguito a cacciarle, uccidendo ogni anno migliaia di esemplari di questi animali per scopi scientifici, spesso motivando la caccia con la spiegazione che il numero delle balene inficia la pesca. Questi paesi, tra l'altro, consentono il consumo di carne di balena, che viene venduta normalmente nei mercati e ai ristoranti, dopo che l'animale è stato ucciso, ufficialmente per motivi "di studio". La Corea del Sud ha una lunga tradizione legata alle balene, avendo in Ulsan, nel sud est del paese, la capitale di questa mattanza che va avanti da secoli.
(ANSA)
lunedì 3 dicembre 2012
CAVALLINI GIARA, PRONTO PIANO SOCCORSO
Il caldo e la mancanza di pioggia ne hanno messo a rischio la sopravvivenza
3 dicembre 2012 - E` pronta la proposta di convenzione che, una volta ratificata, servirà per tutelare l`esistenza del Cavallino della Giara, quest'anno più volte al centro dell`attenzione delle cronache di fine estate.
Per esaminare il contenuto del progetto di tutela e per dare inizio con i diretti interessati alle interlocuzioni sulla possibile istituzione del Parco, l`assessore dell`Agricoltura della Regione Sardegna, Oscar Cherchi, ha convocato per il pomeriggio di martedì 4 dicembre, i sindaci del territorio ricadente sulla Giara dove vivono i cavallini, il commissario straordinario dell`Agris Efisio Floris, il presidente e il direttore dell`Ente Foreste, il comandante del corpo forestale, il direttore del dipartimento di veterinaria dell'Università di Sassari e la Asl di Sanluri.
.
Da qui la necessità di stabilire un piano di interventi per prevenire eventuali emergenze visto che i cambiamenti climatici globali in atto potrebbero favorire l`insorgere di situazioni di difficoltà con sempre maggiore frequenza. La convenzione che sarà esaminata martedì 4 dicembre in assessorato dell`agricoltura conterrà il programma di interventi che ricalca quelli già in vigore per la protezione del Cavallino del Sarcidano.
da quotidiano.net
Il caldo e la mancanza di pioggia ne hanno messo a rischio la sopravvivenza
Per esaminare il contenuto del progetto di tutela e per dare inizio con i diretti interessati alle interlocuzioni sulla possibile istituzione del Parco, l`assessore dell`Agricoltura della Regione Sardegna, Oscar Cherchi, ha convocato per il pomeriggio di martedì 4 dicembre, i sindaci del territorio ricadente sulla Giara dove vivono i cavallini, il commissario straordinario dell`Agris Efisio Floris, il presidente e il direttore dell`Ente Foreste, il comandante del corpo forestale, il direttore del dipartimento di veterinaria dell'Università di Sassari e la Asl di Sanluri.
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Da qui la necessità di stabilire un piano di interventi per prevenire eventuali emergenze visto che i cambiamenti climatici globali in atto potrebbero favorire l`insorgere di situazioni di difficoltà con sempre maggiore frequenza. La convenzione che sarà esaminata martedì 4 dicembre in assessorato dell`agricoltura conterrà il programma di interventi che ricalca quelli già in vigore per la protezione del Cavallino del Sarcidano.
da quotidiano.net
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