Uno studio scientifico sulle orche anziane 
getta una luce «umana» sulle «killer whales» che lottano per non 
estinguersi: nei mari del mondo ne sono rimaste 50mila 
Sappiamo quanto importanti siano i
 nonni nella crescita dei piccoli umani. Ora la stessa cosa si può dire 
per un mondo animale apparentemente molto lontano dal nostro: il mondo 
delle orche. E’ grazie anche al contributo delle «anziane» se le 50mila 
«killer whales» rimaste negli oceani riescono a sopravvivere (sempre più
 faticosamente) in un ambiente dove il cibo scarseggia.
Due famiglie
Le
 famiglie di orche sono matriarcali, con le femmine a guidare il branco.
 E dunque dobbiamo parlare del ruolo delle nonne, mentre i maschi adulti
 tendono a vivere solitari ed «egoisti» (un po’ come vecchi «orchi»). 
Uno studio scientifico apparso sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences racconta
 la vita delle orche senior all’interno dei clan di appartenenza. I 
ricercatori diretti da Stuart Nattrass (Università di Hull, in 
Inghilterra) hanno preso in considerazione due gruppi distinti che 
vivono lungo le coste americane del Pacifico, tra Stati Uniti e Canada, 
al largo dello Stato di Washington e della British Columbia. Sono 
famiglie a rischio di sopravvivenza: la prima conta oggi soltanto 73 
esemplari, a cui si aggiungono quattro preziosissime nonne. La scarsità 
di cibo è dovuta soprattutto alla diminuzione dei salmoni, che 
costituiscono l’alimento base. Studiando il censimento delle orche negli
 anni, i ricercatori hanno documentato che dove ci sono le nonne c’è più
 possibilità che i piccoli crescano sani.
Tanta esperienza
Le
 nonne orche curano i nipoti mentre le mamme cercano le prede. E loro 
stesse, con le conoscenze di una lunga vita, sono in grado di ritrovare 
le migliori zone di pesca per la famiglia. Vita lunga come quella degli 
umani: le femmine di orca possono arrivare a 80-90 anni. Racconta al New York Times la
 dottoressa Deborah Giles, del Center for Conservation Biology della 
University of Washington. «E’ affascinante pensare a queste anziane 
predatrici dei mari, che spendono gran parte della loro esistenza 
post-riproduttiva continuando a prendersi cura della famiglia. Non 
accade spesso nel mondo animale».
Chiave evolutiva
Lo
 fanno le elefantesse, per esempio. Le orche vanno in menopausa intorno 
ai 30-40 anni. A quel punto, da una cruda prospettiva evoluzionistica, 
hanno già «dato» abbastanza. Perché la natura «le fa vivere» ancora così
 a lungo? E’ proprio il loro amorevole lavoro di cura per il gruppo a 
confermare il cosiddetto «effetto nonna» di cui parlano gli esperti di 
biologia evolutiva. Se ci sono le nonne, i nipoti hanno più possibilità 
di farcela. 
Il salmone condiviso
La
 dottoressa Giles racconta di una nonna orca ribattezzata J2, ripresa 
dall’alto nell’oceano in un giorno del 2016, un’anno prima della sua 
morte. J2 detta Granny aveva almeno 75 anni (ma forse anche 100), l’età e
 le difficoltà l’avevano resa sempre più magra e fragile. Le immagini la
 mostrano accanto a una piccola, rimasta da poco orfana. La vecchia 
«balena assassina» quel giorno doveva avere una gran fame, avrebbe 
potuto divorare il salmone appena catturato in un sol bocconcino, e 
invece accettò di condividerlo con la nipotina. Ah, che nonna. 
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