giovedì 12 dicembre 2019

Natura

L’amore della «balena nonna» che si prende cura dei nipoti affamati


Uno studio scientifico sulle orche anziane getta una luce «umana» sulle «killer whales» che lottano per non estinguersi: nei mari del mondo ne sono rimaste 50mila 

di Michele Farina

L'amore della «balena nonna» che si prende cura dei nipoti affamati 
La nonna J2, scomparsa nel 2017 
 
Sappiamo quanto importanti siano i nonni nella crescita dei piccoli umani. Ora la stessa cosa si può dire per un mondo animale apparentemente molto lontano dal nostro: il mondo delle orche. E’ grazie anche al contributo delle «anziane» se le 50mila «killer whales» rimaste negli oceani riescono a sopravvivere (sempre più faticosamente) in un ambiente dove il cibo scarseggia.
Due famiglie
Le famiglie di orche sono matriarcali, con le femmine a guidare il branco. E dunque dobbiamo parlare del ruolo delle nonne, mentre i maschi adulti tendono a vivere solitari ed «egoisti» (un po’ come vecchi «orchi»). Uno studio scientifico apparso sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences racconta la vita delle orche senior all’interno dei clan di appartenenza. I ricercatori diretti da Stuart Nattrass (Università di Hull, in Inghilterra) hanno preso in considerazione due gruppi distinti che vivono lungo le coste americane del Pacifico, tra Stati Uniti e Canada, al largo dello Stato di Washington e della British Columbia. Sono famiglie a rischio di sopravvivenza: la prima conta oggi soltanto 73 esemplari, a cui si aggiungono quattro preziosissime nonne. La scarsità di cibo è dovuta soprattutto alla diminuzione dei salmoni, che costituiscono l’alimento base. Studiando il censimento delle orche negli anni, i ricercatori hanno documentato che dove ci sono le nonne c’è più possibilità che i piccoli crescano sani.
Tanta esperienza
Le nonne orche curano i nipoti mentre le mamme cercano le prede. E loro stesse, con le conoscenze di una lunga vita, sono in grado di ritrovare le migliori zone di pesca per la famiglia. Vita lunga come quella degli umani: le femmine di orca possono arrivare a 80-90 anni. Racconta al New York Times la dottoressa Deborah Giles, del Center for Conservation Biology della University of Washington. «E’ affascinante pensare a queste anziane predatrici dei mari, che spendono gran parte della loro esistenza post-riproduttiva continuando a prendersi cura della famiglia. Non accade spesso nel mondo animale».
Chiave evolutiva
Lo fanno le elefantesse, per esempio. Le orche vanno in menopausa intorno ai 30-40 anni. A quel punto, da una cruda prospettiva evoluzionistica, hanno già «dato» abbastanza. Perché la natura «le fa vivere» ancora così a lungo? E’ proprio il loro amorevole lavoro di cura per il gruppo a confermare il cosiddetto «effetto nonna» di cui parlano gli esperti di biologia evolutiva. Se ci sono le nonne, i nipoti hanno più possibilità di farcela.
Il salmone condiviso
La dottoressa Giles racconta di una nonna orca ribattezzata J2, ripresa dall’alto nell’oceano in un giorno del 2016, un’anno prima della sua morte. J2 detta Granny aveva almeno 75 anni (ma forse anche 100), l’età e le difficoltà l’avevano resa sempre più magra e fragile. Le immagini la mostrano accanto a una piccola, rimasta da poco orfana. La vecchia «balena assassina» quel giorno doveva avere una gran fame, avrebbe potuto divorare il salmone appena catturato in un sol bocconcino, e invece accettò di condividerlo con la nipotina. Ah, che nonna. 

12 dicembre 2019
www.corriere.it

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