10. dicembre 2019 - Siamo abituati a considerare le piante come esseri immobili, inermi, incapaci di comunicare o di percepire l’ambiente circostante.
La realtà è però molto diversa e, se alberi e piante non fossero in grado di comunicare tra loro e reagire alle condizioni esterne non potrebbero difendersi e non avrebbero potuto sopravvivere sulla Terra per centinaia di milioni di anni.
Sappiamo da tempo che una delle strategie di difesa e comunicazione delle piante avviene grazie alla produzione di molecole volatili che fungono da richiamo per gli insetti impollinatori, da repellente per i predatori o che possono servire ad avvisare altre specie su imminenti pericoli.
Un’altra modalità di comunicazione vegetale consiste nell’emissione di ultrasuoni e proprio su questa strategia si sono concentrati i ricercatori dell’’Università di Tel Aviv.
Il recente studio ha indagato sulla capacità delle piante di generare suoni in condizioni di stress, tra cui la carenza di acqua o il taglio degli steli.
I ricercatori hanno effettuato i test sulle piante di tabacco e di pomodoro, posizionando microfoni a circa 10 centimetri e sottoponendo le colture a condizioni di siccità e danni alle foglie e agli steli.
In seguito a eventi stressanti, le piante hanno emesso ultrasuoni tra i 20 e 100 kilohertz, una frequenza non percepibile dall’orecchio umano ma rilevabile da altri organismi fino a diversi metri di distanza.
La ricerca ha evidenziato che il numero di “urla ultrasoniche” emesse dalle piante variava in base al tipo di stress cui erano sottoposte.
Le piante di pomodoro a cui è stato tagliato il gambo hanno emesso circa 25 urla all’ora, mentre quelle di tabacco che hanno subito lo stesso danno hanno generato 15 strilli ogni ora.
Quando le piante sono state private dell’acqua il numero di suoni rilevati è cambiato: nel pomodoro sono aumentati a 35 all’ora, mentre nel tabacco sono scesi a 11.
Le piante che non hanno subito alcun tipo di stress, hanno invece emesso un solo suono nell’arco di 60 minuti.
Perché le piante urlano quando sottoposte a stress e perché il numero delle urla varia in base allo stress subito? Probabilmente si tratta di una strategia per avvisare altre specie non solo del pericolo imminente, ma anche per offrire informazioni sul tipo di pericolo, così che gli altri esemplari possano mettere in atto meccanismi di difesa specifici per affrontare la situazione nel migliore dei modi.
I risultati dello studio, oltre a farci mettere in discussione l’idea che il mondo vegetale sia silenzioso, offrono uno strumento interessante che potrebbe essere sfruttato nella ricerca e in agricoltura.
Per comprendere meglio l’emissione sonora e le interazioni con l’ambiente dei vegetali sono però necessari ulteriori indagini che analizzino ad esempio l’impatto di malattie, stress salino e cambiamenti della temperatura sulla produzione dei suoni.
www.greenme.it
La realtà è però molto diversa e, se alberi e piante non fossero in grado di comunicare tra loro e reagire alle condizioni esterne non potrebbero difendersi e non avrebbero potuto sopravvivere sulla Terra per centinaia di milioni di anni.
Sappiamo da tempo che una delle strategie di difesa e comunicazione delle piante avviene grazie alla produzione di molecole volatili che fungono da richiamo per gli insetti impollinatori, da repellente per i predatori o che possono servire ad avvisare altre specie su imminenti pericoli.
Un’altra modalità di comunicazione vegetale consiste nell’emissione di ultrasuoni e proprio su questa strategia si sono concentrati i ricercatori dell’’Università di Tel Aviv.
Il recente studio ha indagato sulla capacità delle piante di generare suoni in condizioni di stress, tra cui la carenza di acqua o il taglio degli steli.
I ricercatori hanno effettuato i test sulle piante di tabacco e di pomodoro, posizionando microfoni a circa 10 centimetri e sottoponendo le colture a condizioni di siccità e danni alle foglie e agli steli.
In seguito a eventi stressanti, le piante hanno emesso ultrasuoni tra i 20 e 100 kilohertz, una frequenza non percepibile dall’orecchio umano ma rilevabile da altri organismi fino a diversi metri di distanza.
La ricerca ha evidenziato che il numero di “urla ultrasoniche” emesse dalle piante variava in base al tipo di stress cui erano sottoposte.
Le piante di pomodoro a cui è stato tagliato il gambo hanno emesso circa 25 urla all’ora, mentre quelle di tabacco che hanno subito lo stesso danno hanno generato 15 strilli ogni ora.
Quando le piante sono state private dell’acqua il numero di suoni rilevati è cambiato: nel pomodoro sono aumentati a 35 all’ora, mentre nel tabacco sono scesi a 11.
Le piante che non hanno subito alcun tipo di stress, hanno invece emesso un solo suono nell’arco di 60 minuti.
Perché le piante urlano quando sottoposte a stress e perché il numero delle urla varia in base allo stress subito? Probabilmente si tratta di una strategia per avvisare altre specie non solo del pericolo imminente, ma anche per offrire informazioni sul tipo di pericolo, così che gli altri esemplari possano mettere in atto meccanismi di difesa specifici per affrontare la situazione nel migliore dei modi.
I risultati dello studio, oltre a farci mettere in discussione l’idea che il mondo vegetale sia silenzioso, offrono uno strumento interessante che potrebbe essere sfruttato nella ricerca e in agricoltura.
Per comprendere meglio l’emissione sonora e le interazioni con l’ambiente dei vegetali sono però necessari ulteriori indagini che analizzino ad esempio l’impatto di malattie, stress salino e cambiamenti della temperatura sulla produzione dei suoni.
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