La sentenza della Cassazione: “Non è reato rubare animali per salvarli dai maltrattamenti”
I giudici hanno infatti stabiilito che il gesto degli attivisti non è equiparabile a un furto in abitazione, come era stato deciso in appello. La liberazione dei Beagle non è stato un gesto premeditato e non ha portato un vantaggio agli attivisti: si è trattato di un atto compiuto per salvare gli animali dai maltrattamenti e non per impossessarsene indebitamente.
«L’uomo ha sempre manifestato verso gli animali, in quanto essere senzienti, un senso di pietà e di protezione, quando non anche di affetto. Da qui l’esistenza, in tutte le epoche storiche, di precetti giuridici, essenzialmente di natura pubblicistica, posti a salvaguardia e a tutela degli animali», si legge nelle motivazioni depositate dalla Corte.
«Se l'utilità perseguita dall'autore del furto deve essere connessa alla cosa oggetto dell'impossessamento e non all'azione in sé, non è comprensibile quale sia se si esclude vi possa essere un dolo nel liberare gli animali che sono stati sottoposti a maltrattamenti», aggiungono i giudici. Con l'annullamento della sentenza da parte della corte ora la palla passa alla corte d'Appello, che dovrà prendere una nuova decisione.
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