Legambiente, 12.000 kmq a rischio petrolifero in Adriatico
Dossier Goletta Verde presentato a Monfalcone
MONFALCONE (GORIZIA), 12 AGO - Oltre 12.290 kmq nell'Adriatico centro
meridionale italiano sono interessati da permessi di ricerca, istanze di
coltivazione o per nuove attività di esplorazione di petrolio che si
aggiungono alle otto piattaforme già attive e da cui nel 2013 sono state
estratte 422.758 tonnellate di greggio, il 58% del totale nazionale
estratto dai fondali marini. I dati sono riportati nel dossier "No al
rischio petrolifero in Adriatico. Si a politiche comuni di qualità
ambientale e gestione economica sostenibile" che Legambiente presenta
oggi a Monfalcone (Gorizia) in occasione dell'arrivo in Friuli Venezia
Giulia della "Goletta Verde", chiedendo a Governo e Parlamento di
rivedere le scellerate scelte politiche in materia energetica. Due nuove
piattaforme - riporta l'indagine - sono in fase di autorizzazione,
Ombrina mare della Medoilgas in Abruzzo, e la richiesta a largo di
Ortona presentata dall'Agip. Nell'Alto Adriatico sono attivi impianti
per l'estrazione di gas, con 39 concessioni attive da cui si produce il
70% del metano estratto dal mare italiano. Numeri destinati ad
aumentare, considerando la nuova corsa all'oro nero partita recentemente
lungo le coste croate, in seguito alle rilevazioni eseguite dalla
Spectrum su commissione del governo croato: 15 lotti dall'ampiezza di
2000 kmq che dovrebbero andare a gara entro la fine del 2014, per
iniziare le attività di ricerca e di estrazione già dal 2015. A questo
si deve aggiungere anche il rischio proveniente dall'intenso traffico di
navi mercantili e petroliere, dal momento che Trieste e Venezia
rappresentano i principali porti petroliferi italiani con migliaia di
tonnellate di greggio movimentate ogni anno. "Se non bastassero le
motivazioni ambientali, a ribadire l'assoluta insensatezza del rilancio
del petrolio sotto il mare italiano - dichiara Giorgio Zampetti,
responsabile scientifico di Legambiente - ci sono gli stessi dati di
Assomineraria relative alle riserve certe presenti sui fondali che
abbiamo oggi a disposizione in Italia, che sarebbero sufficienti per
appena otto settimane. Anche sul fronte croato la quantità reale di
petrolio disponibile è ancora da verificare con indagini più
approfondite. Per questo siamo convinti che continuare a rilanciare
l'estrazione di idrocarburi nel mare Adriatico e, più in generale nel
Mediterraneo, è solo il risultato di una strategia insensata che non
garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese e nemmeno per le
altre nazioni costiere".
(ANSA)
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