Pioggia artificiale e neve con batteri
La presenza di macchie scure sulle foglie degli alberi potrebbe essere dovuta a batteri, come ad esempio la variante ice-minus dello Pseudomonas syringae (ottenuta tramite la tecnologia del DNA ricombinante che consente la rimozione sintetica o l'alterazione di geni specifici), aviodispersi.
Da circa 40 anni, si sta portando avanti una forma di cloud-seeding attraverso i batteri. Risale infatti al 1982, la ricerca della Montana State University sulla capacità di produrre pioggia con la dispersione in atmosfera di batteri, denominata "bioprecipitazione".
La formazione di ghiaccio nelle nuvole è necessaria per la neve e la maggior parte delle precipitazioni, ma per creare nuclei di ghiaccio, a temperature molto più alte rispetto allo 0°, non bastano le particelle di polvere e fuliggine, ma occorrono batteri in grado di catalizzare il congelamento. Tuttavia, i batteri nucleanti del ghiaccio attualmente conosciuti si sono rivelati agenti patogeni delle piante, che possono causare lesioni da congelamento nelle foglie.
Le proteine nucleanti del ghiaccio, derivate dai batteri, vengono utilizzate soprattutto per l'innevamento artificiale tramite i cannoni da neve.
Secondo Brent Christner, microbiologo della Louisiana State University, si sono riscontrati questi batteri nella neve, nel terreno e nelle piantine anche in luoghi come l'Antartide, il territorio dello Yukon in Canada e le Alpi francesi.
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