lunedì 31 marzo 2014

Corte Aja ordina a Giappone stop caccia balene!

Corte Aja ordina a Giappone stop caccia balene!

Bocciati i 'fini scientifici', attività sono 'illegali'


31 marzo 2014

Corte Aja ordina a Giappone stop caccia balene!

La Corte internazionale di Giustizia dell'Aja ha deciso che la caccia alle balene sostenuta dal Giappone nell'oceano Antartico "è illegale" e, non riconoscendo i fini scientifici, ha disposto la sospensione. Lo ha riferito la tv pubblica Nhk. La Corte dell'Aja dell'Onu ha così risolto il duro contenzioso sollevato nel 2010 dall'Australia che aveva citato il Giappone in giudizio chiedendo una pronuncia sulla caccia alle balene ritenuta "mera attività commerciale". L'accusa, infatti, era di aggirare con la scappatoia della ricerca scientifica il divieto di caccia alle balene del 1986. 
"Il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell'ambito del Jarpa II (il piano sulla ricerca, ndr) e di non concedere eventuali nuove licenze nell' ambito dello stesso programma", ha detto il giudice Peter Tomka, nel corso dell'udienza al Palazzo della Pace all'Aja.

(ANSA)

venerdì 28 marzo 2014

Battuto delfinario di Rimini, confermato sequestro!

Sentenza della Corte di Cassazione. "Ora il Sindaco non finanzi più la prigione-spettacolo"

28 marzo 2014
 
Battuto delfinario di Rimini, confermato sequestro! 
 
Nuova clamorosa sconfitta per il Delfinario di Rimini: la Corte di Cassazione oggi ha confermato il sequestro preventivo dei delfini della struttura, posti sotto sequestro lo scorso mese di agosto. Il ricorso presentato dalla società titolare del Delfinario è stato rigettato e, dunque, i delfini restano definitivamente sotto sequestro. 


Proprio per mettere fine alle prigioni d’acqua, agli acquari e ai delfinari che costringono i grandi cetacei a comportamenti innaturali, a partire da sabato 29 marzo LAV e Marevivo lanciano una petizione (info: www.lav.it, www.marevivo.it) con cui chiedono al Governo e al Parlamento una nuova legge che vieti l'importazione di delfini e di altri cetacei a fini di spettacolo.


"Questa nuova autorevole pronuncia dell’Autorità giudiziaria conferma, ancora una volta, dopo il pronunciamento del Tribunale del Riesame, il sequestro preventivo degli animali, stabilendo che i delfini non debbano tornare al delfinario e che le informazioni raccolte dalla Magistratura e della Polizia Giudiziaria siano sufficiente a prefigurare la necessità del sequestro ed il fumus del reato di maltrattamentoo", dichiarano le associazioni LAV, MAREVIVO ed ENPA.


"Il Sindaco di Rimini, che ad oggi non ha neanche risposto alla richiesta di incontro delle Associazioni, prenda atto della conferma delle ipotesi di reato e del sequestro e abbandoni il progetto di costruzione di un nuovo delfinario sul territorio di Riminiproseguono LAV, MAREVIVO ed ENPA - Chiediamo che non si costruisca una nuova prigione per i delfini e che non si spendano milioni di euro dei cittadini, come avvenuto a Genova dove sono stati spesi milioni di euro di fondi pubblici per la vasca dei delfini, ora data in gestione all’Acquario di Genova.  Anche il Sindaco di Rimini prenda atto che il 68% degli italiani vorrebbe proibire i delfinari e che per l'81% di loro i delfini sono più felici in natura. LAV, MAREVIVO ed ENPA sono grati al Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato e alla Magistratura per aver reso possibile questa nuova importante pronuncia a tutela dei delfini.”

lunedì 24 marzo 2014

Sea Shepherd, salvate 750 balene da arpioni 
Ambientalisti fanno un bilancio della campagna australe 

Sea Sheperd

24 marzo 2014. L'organizzazione ecologista Sea Shepherd ha reso noto di aver salvato 750 balene dagli arpioni delle navi giapponesi nel corso della sua decima campagna in difesa dei cetacei nel mare australe, attività spesso segnata da scontri violenti con le baleniere. Le due navi di Sea Shepherd, la Bob Barker e la Steve Irwin, sono arirvate ieri a Wellington e Hobarth in Nuova Zelanda, dopo 94 giorni in mare.

"Anche se i bracconieri di balene non hanno ancora annunciato il numero di balene uccise in questa stagione - ha detto il capitano della Barker, Peter Hammarstedt, siamo certi che non abbiano raggiunto neanche un quarto della quota che si erano prefissati. Stimiamo di aver salvato circa 750 balene". Il comandante non ha spiegato come sia stato stimato questo numero.

ANSA

venerdì 21 marzo 2014

Acqua, una sfida per salvare il pianeta
Si celebra domani la giornata dell'acqua, per Onu è ancora emergenza

21 marzo 2014 - La stretta correlazione tra acqua ed energia è tra i punti chiave del World Water Day, promosso per domani dall'Onu attraverso uno degli eventi principali tenuto presso la United Nations University di Tokyo. "L'acqua e l'energia sono tra le sfide più eminenti del mondo e sono gli aspetti qualificanti che l'iniziativa vuole portare all'attenzione del mondo", ha detto in una nota Michel Jarraud, segretario generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale e presidente di UN-Water, l'agenzia che coordina la Giornata mondiale e gli sforzi dell'Onu connessi all'acqua dolce.
Le Nazioni Unite descrivono una vera e propria emergenza su acqua/cibo/energia prevedendo che entro il 2030 la popolazione mondiale avrà bisogno per il 35% di più cibo, il 40% di acqua e il 50% di energia. Già oggi 768 milioni di persone non hanno accesso a fonti d'acqua migliorate, mentre 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienico-sanitari rafforzati e 1,3 miliardi non possono accedere all'elettricità. "Sono problemi che hanno bisogno di urgente attenzione - sia oggi che nelle discussioni di sviluppo post-2015.
La situazione è inaccettabile e spesso le stesse persone che non hanno accesso ad acqua e servizi igienici non hanno accesso all'energia", ha osservato ancora Jarraud. Alla conferenza è intervenuto anche l'ambasciatore italiano Domenico Giorgi che ha sottolineato l'importanza della presenza a Perugia dal 2007 del Segretariato del World Water Assessment Programme e i temi guida dell'Expo 2015 ('nutrire il pianeta energia per la vita').

ANSA

giovedì 20 marzo 2014

La verità sui delfini, petizione della Lav
Delfinari o acquari non sono altro che zoo acquatici

La verità sui delfini, petizione della Lav 
20 marzo 2014 - Spesso, con tutti quegli addestramenti e spettacoli forzati, sono veri e propri circhi con piscina.
Anche se spesso le strutture che detengono questi animali ci fanno credere che i delfini siano contenti di essere lì e che quei luoghi siano fondamentali per farceli conoscere meglio, la verità è ben altra: quando sono liberi nel loro habitat questi meravigliosi cetacei possono nuotare fino a 100 km al giorno, arrivando alla velocità di 45 km orari.  In natura vivono per tutta la vita in gruppi molto uniti, e possono arrivare ai 50 anni di età!
  • Negli acquari e nei delfinari sembrano divertirsi, ma quel sorriso è solo la forma naturale della loro mandibola
  • Possono nuotare solo in vasche piccole: questo causa loro uno stress così forte che spesso vengono sedati con dei calmanti
  • Si ammalano di più, diventano aggressivi e muoiono prima, superando raramente i 20 anni di età!
     
COSA PUOI FARE TU
Non visitare acquari, delfinari o parchi con spettacoli di delfini!
Se pensi che i delfini non debbano vivere rinchiusi in queste prigioni d'acqua, non andare in queste strutture e non portarci i tuoi bambini: lì, non c'è niente da imparare!
Vieni in piazza a firmare la nostra petizione per liberare i delfini!

www.lav.it

giovedì 13 marzo 2014

Conclusa la caccia alle balene!
Le balene dell’Oceano del Sud sono adesso al sicuro: la stagione di caccia 2014 è terminata.

13 Marzo 2014


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Sea Shepherd è fiera di annunciare che dopo tre mesi di inseguimenti implacabili, la flotta baleniera giapponese illegale ha lasciato il Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud ed e sta facendo rotta indietro verso il Giappone.

Sea Shepherd è orgogliosa di annunciare che la flotta baleniera giapponese ha lasciato le acque della Zona del Trattato Antartico (ATZ – Antarctic Treaty Zone), chiudendo per quest’anno la stagione di caccia illegale nel Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud.

Oggi, alle 02:15 circa AEDT (fuso orario dell’Australia Orientale), il segnale del sistema di identificazione automatica (AIS) della Nisshin Maru è stato captato poco prima che la nave fabbrica della flotta baleniera giapponese attraversasse il 60° parallelo Sud. Possiamo confermare che la nave è in rotta verso nord alla velocità di circa 10-11 nodi e che la sua destinazione è il Giappone, dove dovrebbe arrivare nel giro di tre settimane.

Da quando la Nisshin Maru si è data alla fuga il 2 marzo scorso, la Bob Barker e la Steve Irwin hanno pattugliato e occupato le uniche zone rimaste con buone condizioni climatiche a disposizione dei bracconieri di balene in questo finale di stagione. Durante questo periodo la Nisshin Maru è stata accompagnata da una sola nave arpionatrice. Questo ha ulteriormente ostacolato le probabilità di caccia dei balenieri, aggiungendo altri problemi alla loro stagione già disastrosa.
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Foto: Il sistema di tracciamento AIS conferma che la Nisshin Maru sta abbandonando l’Oceano del Sud.

Martedì scorso la Yushin Maru N.2 e la Yushin Maru N.3 hanno iniziato ad allontanarsi dalle loro posizioni al seguito delle navi conservazioniste di Sea Shepherd, una chiara indicazione che i balenieri fossero a corto di carburante e non in grado ormai di proseguire il tallonamento delle navi di Sea Shepherd. La Bob Barker e la Steve Irwin si sono allora dirette verso nord, al confine della Zona del Trattato Antartico, per spingere la Nisshin Maru fuori dal Santuario dei Cetacei.

Nel decennio di Campagne Antartiche di Sea Shepherd in Difesa delle Balene, questa è la prima volta che i balenieri hanno attivato il loro AIS pur trovandosi ancora all’interno dei terreni di caccia auto-assegnati, mentre in precedenza avevano sempre mantenuto segreta la loro posizione al fine di evitare l’intercettazione da parte delle navi conservazioniste di Sea Shepherd.

Il Capitano della Steve Irwin Siddharth Chakravarty ha affermato: “dichiarando la loro posizione e la loro intenzione di tornare in Giappone, i balenieri ci hanno segnalato una resa certa. Per evitare ulteriori inseguimenti da parte delle navi di Sea Shepherd, che li avrebbero spinti verso enormi onde alte più di dieci metri previste dal meteo in Oceano del Sud e volendo evitare l’ulteriore imbarazzo di essere nuovamente localizzati dalle nostre navi, non hanno avuto altra scelta se non quella di fuggire via e abbandonare la caccia. Sono immensamente orgoglioso dei nostri sforzi che hanno mantenuto in fuga i balenieri e hanno interrotto le loro operazioni illegali durante l’intera stagione di caccia”.

Da quando i bracconieri di balene sono stati localizzati per la prima volta il 5 gennaio, la flotta di Sea Shepherd ha inseguito attivamente i balenieri giapponesi, localizzando la Nisshin Maru con un record di quattro distinte occasioni nel corso dei tre mesi di durata della stagione. Le operazioni della flotta baleniera sono state ostacolate dai continui pattugliamenti di Sea Shepherd e per due volte i balenieri sono stati filmati nell’atto di macellare alcune Balenottere Minori, specie protetta, uccise illegalmente nelle acque del Santuario dei Cetacei.

La flotta di Sea Shepherd è rimasta in Oceano del Sud più a lungo del solito quest’anno, per intervenire contro le attività illegali dei balenieri.
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Foto: I Capitani di Operazione Relentless: Sid Chakravarty, Peter Hammarstedt e Adam Meyerson.

Il Capitano della Bob Barker Peter Hammarstedt ha detto: “la partenza ritardata della flotta baleniera è una testimonianza del fatto che i balenieri hanno patito una stagione disastrosa, a causa degli interventi di Sea Shepherd e questo li ha spinti ad inoltrarsi nella seconda settimana di marzo, nonostante il peggioramento delle condizioni meteo e i pattugliamenti della nostra flotta. Prima di iniziare questa Campagna abbiamo fatto una promessa ai nostri clienti, le balene, e a tutti i nostri sostenitori in tutto il mondo: avremmo cacciato i bracconieri fuori delle acque delle balene. Abbiamo mantenuto la promessa. Siamo implacabili”.

La Sam Simon è rientrata sabato nel porto di Williamstown, Melbourne, ricevendo un benvenuto da eroe. La Bob Barker è adesso in rotta verso Wellington. La Steve Irwin rientrerà a Hobart per rendere omaggio al Presidente di Sea Shepherd Australia e co-leader della Campagna Operazione Relentless, Bob Brown. Il rientro di entrambe le navi è previsto intorno al 22 Marzo.

Sea Shepherd resta l’unica Organizzazione impegnata nella difesa della sacralità del Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud, intervenendo direttamente contro le operazioni illegali della flotta baleniera giapponese.

Per approfondimenti:

www.seashepherd.org.au

domenica 9 marzo 2014

“Siamo trattati da assassini perché ci difendiamo dai lupi”
A Scansano, in Maremma, sono stati ammazzati dieci esemplari in tre mesi
Il sindaco viene insultato anche da New York e arrivano disdette per le vacanze


9 marzo 2014 - Protestano persino da New York. Solo questa settimana 254 lettere, ancora ne stanno arrivando. Messaggi pieni di punti esclamativi: «Ho cancellato la provincia di Grosseto dalle mie mete vacanziere!!!». 
Argomentazioni pacate: «Egregio signor sindaco, siamo rimasti colpiti che nella civilissima Toscana...». Insulti e anatemi: «Vergogna! Assassini! Omertosi dal grilletto facile! Ve ne pentirete! La caccia al lupo è manifestazione di profonda ignoranza e spiccata idiozia. Siete dei barbari! Non verremo a Pasqua! Boicotteremo i vostri prodotti...». 

E pensare che fino a un mese fa Scansano era soltanto un placido paese della Maremma famoso per il Morellino, un vino antico, di un rosso rubino, inteso e profumato. Ma su queste colline bellissime, in mezzo a una natura ancora rispettata, sono stati ammazzati dieci lupi negli ultimi tre mesi. Due sono stati portati davanti al teatro del paese, in modo che tutti potessero vedere. La testa mozzata dell’ultimo, il numero dieci, il lupo dello scandalo, è stata appesa alla transenna della rotatoria principale. A fianco di un cartello, con dedica e firma: «Per Lav, Wwf, Enpa. Cappuccetto Rosso». C’erano scritti anche i motivi del gesto: «Ripristino ecosistema, eliminazione dei predatori, animali indifesi...». 

La foto della testa mozzata ha fatto il giro del mondo. Ed ora ritorna, sotto forma di rabbia e indignazione, nell’ufficio del sindaco. «È un gesto deprecabile, non ci sono dubbi. Ma non è giusto condannare un paese intero per l’errore di un singolo...». Il sindaco Sabrina Cavezzini è un avvocato al suo primo impegno politico. Sono giorni difficili. «Non può essere stato un allevatore a fare quella cosa - dice - non ci credo. È  un gesto che nuoce a tutti. Denota un’esasperazione eccessiva. Il cartello è stato preparato ad hoc...». Per rendere l’idea del clima: sabato scorso era in programma una manifestazione di associazioni animaliste, ma la questura ha negato il permesso per «ragioni di sicurezza e ordine pubblico». 

Al lupo! Al lupo! Tutto era iniziato come in certe favole che fanno paura. Quando il grido d’allarme lanciato dagli allevatori non era stato raccolto. «Peggio. Ci trattavamo come visionari. Da mesi ripetevamo che le nostre pecore venivano ammazzate. E tutti ci rispondevano: la colpa è dei cani randagi». Erano lupi. Adesso si sa. Il dna dei primi nove esemplari uccisi in questa strana guerra, con le vittime esposte pubblicamente, è già stato analizzato dai carabinieri del Ris. Tre sono lupi di razza pura, sei ibridi. Gli allevatori avevano ragione. E se ancora ci fosse qualche dubbio, Claudio Periccioli ci porta a vedere. Lavora da quando era un ragazzino di 12 anni. Ama questa terra. Conosce ogni pianta, ogni profumo. Sa richiamare le sue bestie con un grido acuto e vibrante. E con stivali alti al ginocchio, si incammina. La collina sembra il disegno di un bambino. È stata appena coltivata a grano. Sottili steli verdi danzano nel vento. E nella terra fangosa, in mezzo a squarci di sole, adesso le orme si distinguono benissimo. Quattro polpastrelli, niente unghie. Il lupo è passato da qui. Forse erano in due. Hanno divelto il recinto, ghermito sei pecore. Quattro stanno ancora nell’erba, con le zampe rivoltate al cielo, un rivolo di sangue scende dal collo e inzuppa la lana. Due sono state mangiate per metà, partendo dal cuore. «Come facciamo ad andare avanti in questa situazione?», dice Claudio Periccioli. «I lupi e gli agnelli non possono convivere nello stesso ambiente». 

Come tutti gli allevatori della zona, manda il latte delle sue pecore al caseificio di Manciano. Si trasforma in pecorino Dop. Ma quest’anno la produzione di latte è scesa del 30 per cento. È una conseguenza del ritorno dei lupi. «Il problema non sono soltanto gli animali uccisi. L’intero gregge subisce un trauma. Molte pecore abortiscono, altre perdono la lana. Devi tenerle chiuse di notte, anche quando fa caldo». L’allevatrice Tiziana Pieri ha perso 70 pecore. L’allevatore Massimiliano Ottaviani, al quinto attacco, ha deciso di dormire sdraiato in mezzo al suo gregge: «Noi non c’entriamo con quella testa mozzata - dice - non vogliano dare la caccia ai lupi. Ma io non mi sento di condannare chi difende le sue pecore. Deve aiutarci lo Stato. L’equilibrio si è rotto». Giacomo Bottinelli, della Lav di Grosseto, appoggia il boicottaggio dei prodotti di Scansano: «Io sono vegano. Credo semplicemente che gli allevatori debbano cambiare mestiere». Non è facile trovare il sentiero della pace lungo queste valli. 

Le gabbie autocatturanti sono sempre vuote. La Regione Toscana ha stanziato 5 milioni di euro per risarcire gli allevatori. Il colmo della storia è che qui il lupo non era neppure di casa. È stato portato da vecchie amministrazioni, che hanno firmato un programma di reinserimento con fondi europei. «Forse sono scappati dal Parco del Monte Labro, forse dal Parco della Maremma», dicono tutti. Non si sa precisamente da dove arrivino. Ma i lupi sono tornati. I lupi hanno fame.  


NICCOLÒ ZANCAN

www.lastampa.it

giovedì 6 marzo 2014

Cuore: "Migliaia di morti in Europa per linee guida basate su dati falsi"

 
Almeno 10mila morti l'anno nel solo Regno Unito sarebbero da attribuire all'osservanza delle linee guida  della Società europea di cardiologia pubblicate nel 2009 che raccomandano per i pazienti cardiopatici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico non legato al cuore l’impiego di farmaci beta bloccanti, per proteggere il cuore stesso sia durante che dopo l’operazione. È quanto conclude una meta-analisi condotta su migliaia di pazienti da un team di ricercatori britannici guidati da Darrel Francis, dell’Imperial College di Londra, e pubblicata a luglio sulla rivista specializzata “Heart”.
Le linee guida alle quali fa riferimento la meta-analisi sono basate su ricerche rivelatesi nel tempo in contrasto con gli standard scientifici correnti, al punto da  provocare nel novembre del 2011 il licenziamento dell’autore, Don Poldermans, da parte dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam presso il quale lavorava come esperto in chirurgia cardiovascolare, a seguito di una “Inchiesta per possibile violazione dell’integrità scientifica”.  Il medico olandese, peraltro, oltre a essere stato il principale responsabile del progetto di ricerca, ha anche guidato, in palese conflitto d’interessi, la commissione che ha stilato le linee guida europee.
“La meta-analisi di Francis è solo l’ultimo di una serie di studi che mettono in dubbio l’uso dei beta-bloccanti per la prevenzione degli eventi cardiovascolari nella chirurgia non cardiaca – sostiene Rosa Sicari, dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, tra i membri della task force che ha stilato le linee guida europee. Le varie generazioni di studi nel tempo sono state, infatti, messe in discussione per il sospetto di frode scientifica. Tuttavia nonostante ci siano state indagini sulla condotta di Don Poldermans, autore principale di queste ricerche, gli studi non sono stati cancellati e/o ritirati dagli editori delle prestigiose riviste che li avevano pubblicati”.
Darrel Francis ed i colleghi che hanno condotto la meta-analisi denunciano che le linee guida europee sono ancora basate su analisi che comprendono i dati degli studi di Poldermans, ormai screditati. Secondo gli studiosi, inoltre, aver inserito questi dati manipolati nelle meta-analisi fatte in precedenza avrebbe determinato una sottostima del rischio di mortalità associato all’uso dei beta-bloccanti.
“I beta-bloccanti – spiega Sicari - sono farmaci largamente usati nei pazienti con cardiopatia ischemica e nella disfunzione ventricolare sinistra non ischemica. Il loro utilizzo aumenta il rischio di morte peripotensione e ictus. Tuttavia, gli studi clinici randomizzati sono ancora pochi e probabilmente insufficienti a chiudere questa controversia scientifica che dura da moltissimi anni”.
Secondo le indicazioni delle tre società scientifiche internazionali, le nuove linee guida dovrebbero essere rese note quest’estate.

domenica 2 marzo 2014

Le bucce di banana macinate sono in grado di depurare l'acqua inquinata

22 febbraio 2014

buccia_di_bananaUn team di ricercatori ha scoperto che le bucce di banana macinate sono in grado di assorbire i metalli pesanti e inquinanti; come il piombo, il rame, dalle acque inquinate.

L’impatto ambientale causato dall’incuria umana è sempre più grave e costringe a ricercare nuovi metodi che possano limitare i danni dell’inquinamento per scongiurare una situazione irreversibile.

Tra gli elementi più dannosi vi sono i metalli pesanti provenienti da estrazioni minerarie e da scarichi industriali, che poi smaltiti nelle falde acquifere causano inquinamento pericoloso poiché hanno grande capacità di diluirsi nell’acqua dalla quale poi vengono assorbiti dagli esseri viventi come piante e pesci, o restano sul fondo dando origine a un sedimento tossico

I risultati dei test hanno dimostrato che le bucce di banana sono in grado di ottenere risultati fino a 20 volte più efficaci rispetto alle altre tecniche di depurazione di acque inquinate; inoltre le stesse bucce possono essere riutilizzate fino a undici volte senza che perdano la loro capacità assorbente, il chè è davvero straordinario.

In pratica tanti vantaggi a costo zero, le bucce sono materiale di scarto, rifiuti, ma di grande utilità senza nessuna spesa aggiunta e senza lavorazioni particolare, finora pare sia il metodo più efficace e meno costoso in assoluto per depurare le acque reflue in modo ecologico, senza utilizzo di nessun tipo di sostanza sintetica.

Autrice: Giusy Ragni / Fonte: mondoeco.it

sabato 1 marzo 2014

Strange stalactite






    Stalactite supervisor John Sato examines new formations with disappointment.

    "A proper stalactite grows downward," said Sato, "But these younger stalactites are rebellious and have little respect for tradition. We’ve caught them growing sideways, diagonally, I saw one just yesterday that grew down at first but then went straight back up again into the rock ceiling."

    Numerous theories abound as to why the stalactites are growing more bold. Some blame global warming for chemical shifts in the dripping minerals. Others feel television is to blame. But Sato has another theory:

    "Many stalactites today come from modern rock. Classic rock held superior morals and produced straight stalactites. But modern rock, such as hard rock or acidic rock aren’t so solid. To keep stalactites on course, we must examine both the rocks and the role played by the minerals, the substance they communicate downward. Only with a comprehensive study of rock and role will we come to an understanding of the problem, and begin to move toward a solution. Such as an opaline silica solution, or a 50% fluorite solution."

    Others feel that blaming rock is a cop-out, and that the problem lies with society’s standard of binary geological roles. Said Peter Saenz of GLAAD (Geological Land Appraisal And Diagnostics), “Who are we to say a stalactite has to be straight and hook up with a stalagmite? Maybe some stalactites are meant to meet other stalactites, maybe some stalactites want to find their own way through the caves. It’s not for us to dictate.”

    This viewpoint has proven controversial, with high ranking clergy at the Vatican stating, “The Bible clearly states that speleothems are between one stalactite and one stalagmite, and that it is the stalactite’s role to descend upon the other.”

    Peter Saenz retorts that the Vatican needs to mind its own business about what others go down on.



from: http://mineralists.tumblr.com/