mercoledì 24 luglio 2013

MANGIARE COME ALL'ETÀ DELLA PIETRA

Perché è impossibile (e inutile) seguire una «paleo-dieta»
L'uomo di oggi è molto diverso dai cavernicoli, piante e animali attuali non sono quelli di diecimila anni fa

MILANO - Mangiare bacche, noci, carne in grande quantità. Evitare accuratamente latticini, cereali trasformati di qualunque genere, zuccheri. È la dieta "da cavernicoli" di chi è convinto che l'uomo non sia molto cambiato dal Paleolitico in poi e quindi non basti togliere i cibi spazzatura per un'alimentazione davvero sana, ma serva tornare a nutrirsi come i nostri antenati cacciatori-raccoglitori. Tuttavia un articolo sulle pagine di Scientific American, raccontando le riflessioni raccolte nel libro "Paleofantasy" della biologa evoluzionista Marianne Zuk dell'università di Riverside in California, avverte: la dieta paleolitica è sbagliata e pure impossibile da seguire per davvero, perché né l'uomo né le specie animali e vegetali sono più le stesse rispetto a decine di migliaia di anni fa.

PPROGENITORI - I fautori dell'alimentazione "alla Flintstones" sottolineano che dalla fine del Paleolitico, circa 10mila anni fa quando si sviluppò l'agricoltura, il genoma umano non si è modificato in maniera sostanziale: a quel tempo, secondo i nostalgici, l'uomo era in sintonia con l'ambiente in cui viveva e non soffriva di malattie cardiovascolari, obesità, tumori. Mangiava solo ciò che riusciva a procurarsi con le sue forze, cacciando prede e raccogliendo semi selvatici, erbe, bacche. Poiché il corpo umano si sarebbe adattato alla vita allora, per restare sani il nostro regime alimentare non dovrebbe scostarsi da quello dei nostri progenitori: tumori e altre malattie attuali sarebbero il frutto di un'incompatibilità del nostro organismo con gli alimenti di cui ci nutriamo. Da qui la necessità di evitare tutti i cibi inventati dall'uomo dopo il Paleolitico: latticini, cereali trasformati (dal pane bianco ai prodotti per la colazione), zuccheri, insaccati, per non parlare di patatine e fast food. La paleo-dieta, se da un lato ha almeno il pregio di eliminare i cibi spazzatura che di sicuro bene non fanno, nella sua versione integralista non concede neppure latticini ricchi di calcio, legumi che sono un'ottima fonte di proteine, cereali pieni di fibre. Un rischio per la salute, secondo parecchi nutrizionisti.

EVOLUZIONE - Per di più, come scrive Zuk, le teorie dei paleo-ammiratori partono da presupposti sbagliati: noi non siamo affatto gli uomini che eravamo decine di migliaia di anni fa. «Come ogni altro essere vivente, nel nostro lungo percorso evolutivo abbiamo subito cambiamenti - scrive Zuk -. Diversi esempi chiariscono che l'evoluzione di alcuni nostri tratti, correlati al cibo e non solo, non si è fermata all'età della pietra e anzi, è stata molto rapida». La capacità di digerire il latte da adulti è forse l'esempio più famoso: dopo l'avvento della pastorizia e l'inizio della produzione dei latticini è comparsa in molti una mutazione genetica che consente di mantenere "acceso" il gene che codifica per l'enzima lattasi, indispensabile per il metabolismo del latte, anche dopo la primissima infanzia. Non solo: la biologa sottolinea che pure la microflora intestinale, che interagisce con il cibo che introduciamo, oggi è quasi certamente diversa rispetto a quella che si trovava negli intestini dei cavernicoli. Insomma, l'uomo non è più quello di allora e non ha molto senso cibarsi come se fossimo all'età della pietra, anche perché pure le nostre attività sono diverse: nessuno di noi sgobba dall'alba al tramonto per cacciare, raccogliere legna o difendersi da predatori pericolosi.

IMPOSSIBILE - Non basta. Se pure la dieta paleolitica avesse un senso, sarebbe impossibile seguirla davvero perché oltre all'uomo sono cambiate anche le specie animali e vegetali di cui dovremmo nutrirci. Christina Warinner, biologa dell'università di Zurigo, ha spiegato che quelle attuali non hanno più nulla a che vedere con quelle del Paleolitico, perché abbiamo selezionato artificialmente prodotti che ritenevamo migliori: frutti più grandi, animali più produttivi, sottotipi diversi per sapore e aspetto. I pomodori erano più piccoli, le banane avevano i semi, non esistevano cavoli, cavolfiori o broccoli ma un solo tipo di "cavolo" primordiale. Che allora basti guardare come mangiano oggi le tribù rimaste più ancorate al passato? Non è così semplice, perché l'alimentazione dei cacciatori-raccoglitori moderni è assai variegata, come lo era quella dei nostri avi: in sostanza, allora come adesso l'uomo era molto flessibile nelle sue scelte alimentari, mangiava in base a ciò che offriva il suo ambiente, alla stagione, alle opportunità che trovava. Morale, è praticamente impossibile dire come debba essere la paleo-dieta ideale.

SALUTE - Per di più, ieri come oggi chi si alimenta con ciò che offre la natura senza poter accedere a nulla che non ci si possa procacciare con arco, frecce, canna da pesca e pochi altri strumenti non è più sano di noi occidentali "crapuloni". L'idea che la paleo-dieta garantisca salute è un falso, secondo gli studiosi delle popolazioni del passato e delle tribù di cacciatori-raccoglitori attuali: una recente ricerca pubblicata sulla rivista Lancet, condotta analizzando poco meno di 150 mummie risalenti fino a 4mila anni fa e rinvenute in quattro aree archeologiche nel mondo, dall'Egitto al Perù, ha dimostrato che in buona parte di quegli uomini del lontano passato è possibile trovare chiari segni di aterosclerosi dei vasi sanguigni. Non è vero, quindi, che emulare gli stili di vita preindustriali o addirittura pre-agricoli ci metterebbe al riparo da una delle malattie che riteniamo maggiormente legate a doppio filo con i nostri stili di vita sbagliati, come hanno scritto i ricercatori; peraltro allora l'aspettativa di vita era a dir poco scarsa rispetto a oggi per colpa di infezioni e malattie oggi perfettamente curabili (ma nessun seguace della paleo-dieta rinuncerebbe anche agli antibiotici, si suppone). Non va meglio prendendo in considerazione la salute dei cacciatori-raccoglitori di oggi: Ana Magdalena Hurtado e Kim Hill, dell'università di Tempe, hanno studiato la dieta e le condizioni di salute degli Hiwi, una tribù del Venezuela, arrivando alla conclusione che cibarsi di radici, frutta, miele e animali vari (formichieri, armadilli, tartarughe, iguane selvatiche e lucertole: chi vorrebbe imitare l'alimentazione dei nostri avi dovrebbero tenerlo presente quando mangia manzo o maiale) non fa poi così bene alla salute. «Gli Hiwi non sono particolarmente sani: bassi, esili, malnutriti e affamati, sono bersaglio di infezioni intestinali varie e i loro figli non superano i quindici anni in un caso su due», spiegano Hurtado e Hill. Insomma, la paleo-dieta è una paleo-fantasia, come dice la Zuk: vivere mangiando solo i cibi disponibili prima che imparassimo a coltivare i campi è un'illusione e non garantisce per forza una buona salute. I nostri progenitori erano costretti a mangiare così, noi no: forse non è indispensabile privarci di tutto ciò che siamo stati in grado di produrre e cucinare da 10mila anni fa a oggi, basterebbe mangiare con moderazione e buonsenso evitando (o riducendo al massimo) solo quello che sappiamo potrebbe essere dannoso, dal fast food ai grassi saturi.


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