Perché è impossibile (e inutile) seguire una «paleo-dieta»
L'uomo di oggi è molto diverso dai cavernicoli, piante e animali attuali non sono quelli di diecimila anni fa
MILANO
 - Mangiare bacche, noci, carne in grande quantità. Evitare 
accuratamente latticini, cereali trasformati di qualunque genere, 
zuccheri. È la dieta "da cavernicoli" di chi è convinto che l'uomo non 
sia molto cambiato dal Paleolitico in poi e quindi non basti togliere i 
cibi spazzatura per un'alimentazione davvero sana, ma serva tornare a 
nutrirsi come i nostri antenati cacciatori-raccoglitori. Tuttavia un 
articolo sulle pagine di Scientific American,
 raccontando le riflessioni raccolte nel libro "Paleofantasy" della 
biologa evoluzionista Marianne Zuk dell'università di Riverside in 
California, avverte: la dieta paleolitica è sbagliata e pure impossibile
 da seguire per davvero, perché né l'uomo né le specie animali e 
vegetali sono più le stesse rispetto a decine di migliaia di anni fa.
PPROGENITORI - I fautori dell'alimentazione "alla Flintstones" 
sottolineano che dalla fine del Paleolitico, circa 10mila anni fa quando
 si sviluppò l'agricoltura, il genoma umano non si è modificato in 
maniera sostanziale: a quel tempo, secondo i nostalgici, l'uomo era in 
sintonia con l'ambiente in cui viveva e non soffriva di malattie 
cardiovascolari, obesità, tumori. Mangiava solo ciò che riusciva a 
procurarsi con le sue forze, cacciando prede e raccogliendo semi 
selvatici, erbe, bacche. Poiché il corpo umano si sarebbe adattato alla 
vita allora, per restare sani il nostro regime alimentare non dovrebbe 
scostarsi da quello dei nostri progenitori: tumori e altre malattie 
attuali sarebbero il frutto di un'incompatibilità del nostro organismo 
con gli alimenti di cui ci nutriamo. Da qui la necessità di evitare 
tutti i cibi inventati dall'uomo dopo il Paleolitico: latticini, cereali
 trasformati (dal pane bianco ai prodotti per la colazione), zuccheri, 
insaccati, per non parlare di patatine e fast food. La paleo-dieta, se 
da un lato ha almeno il pregio di eliminare i cibi spazzatura che di 
sicuro bene non fanno, nella sua versione integralista non concede 
neppure latticini ricchi di calcio, legumi che sono un'ottima fonte di 
proteine, cereali pieni di fibre. Un rischio per la salute, secondo 
parecchi nutrizionisti.
EVOLUZIONE - Per di più, come scrive Zuk, le teorie dei 
paleo-ammiratori partono da presupposti sbagliati: noi non siamo affatto
 gli uomini che eravamo decine di migliaia di anni fa. «Come ogni altro 
essere vivente, nel nostro lungo percorso evolutivo abbiamo subito 
cambiamenti - scrive Zuk -. Diversi esempi chiariscono che l'evoluzione 
di alcuni nostri tratti, correlati al cibo e non solo, non si è fermata 
all'età della pietra e anzi, è stata molto rapida». La capacità di 
digerire il latte da adulti è forse l'esempio più famoso: dopo l'avvento
 della pastorizia e l'inizio della produzione dei latticini è comparsa 
in molti una mutazione genetica che consente di mantenere "acceso" il 
gene che codifica per l'enzima lattasi, indispensabile per il 
metabolismo del latte, anche dopo la primissima infanzia. Non solo: la 
biologa sottolinea che pure la microflora intestinale, che interagisce 
con il cibo che introduciamo, oggi è quasi certamente diversa rispetto a
 quella che si trovava negli intestini dei cavernicoli. Insomma, l'uomo 
non è più quello di allora e non ha molto senso cibarsi come se fossimo 
all'età della pietra, anche perché pure le nostre attività sono diverse:
 nessuno di noi sgobba dall'alba al tramonto per cacciare, raccogliere 
legna o difendersi da predatori pericolosi.
IMPOSSIBILE - Non basta. Se pure la dieta paleolitica avesse un 
senso, sarebbe impossibile seguirla davvero perché oltre all'uomo sono 
cambiate anche le specie animali e vegetali di cui dovremmo nutrirci. 
Christina Warinner, biologa dell'università di Zurigo, ha spiegato che 
quelle attuali non hanno più nulla a che vedere con quelle del 
Paleolitico, perché abbiamo selezionato artificialmente prodotti che 
ritenevamo migliori: frutti più grandi, animali più produttivi, 
sottotipi diversi per sapore e aspetto. I pomodori erano più piccoli, le
 banane avevano i semi, non esistevano cavoli, cavolfiori o broccoli ma 
un solo tipo di "cavolo" primordiale. Che allora basti guardare come 
mangiano oggi le tribù rimaste più ancorate al passato? Non è così 
semplice, perché l'alimentazione dei cacciatori-raccoglitori moderni è 
assai variegata, come lo era quella dei nostri avi: in sostanza, allora 
come adesso l'uomo era molto flessibile nelle sue scelte alimentari, 
mangiava in base a ciò che offriva il suo ambiente, alla stagione, alle 
opportunità che trovava. Morale, è praticamente impossibile dire come 
debba essere la paleo-dieta ideale.
SALUTE - Per di più, ieri come oggi chi si alimenta con ciò che 
offre la natura senza poter accedere a nulla che non ci si possa 
procacciare con arco, frecce, canna da pesca e pochi altri strumenti non
 è più sano di noi occidentali "crapuloni". L'idea che la paleo-dieta 
garantisca salute è un falso, secondo gli studiosi delle popolazioni del
 passato e delle tribù di cacciatori-raccoglitori attuali: una recente 
ricerca pubblicata sulla rivista Lancet,
 condotta analizzando poco meno di 150 mummie risalenti fino a 4mila 
anni fa e rinvenute in quattro aree archeologiche nel mondo, dall'Egitto
 al Perù, ha dimostrato che in buona parte di quegli uomini del lontano 
passato è possibile trovare chiari segni di aterosclerosi dei vasi 
sanguigni. Non è vero, quindi, che emulare gli stili di vita 
preindustriali o addirittura pre-agricoli ci metterebbe al riparo da una
 delle malattie che riteniamo maggiormente legate a doppio filo con i 
nostri stili di vita sbagliati, come hanno scritto i ricercatori; 
peraltro allora l'aspettativa di vita era a dir poco scarsa rispetto a 
oggi per colpa di infezioni e malattie oggi perfettamente curabili (ma 
nessun seguace della paleo-dieta rinuncerebbe anche agli antibiotici, si
 suppone). Non va meglio prendendo in considerazione la salute dei 
cacciatori-raccoglitori di oggi: Ana Magdalena Hurtado e Kim Hill, 
dell'università di Tempe, hanno studiato la dieta e le condizioni di 
salute degli Hiwi, una tribù del Venezuela, arrivando alla conclusione 
che cibarsi di radici, frutta, miele e animali vari (formichieri, 
armadilli, tartarughe, iguane selvatiche e lucertole: chi vorrebbe 
imitare l'alimentazione dei nostri avi dovrebbero tenerlo presente 
quando mangia manzo o maiale) non fa poi così bene alla salute. «Gli 
Hiwi non sono particolarmente sani: bassi, esili, malnutriti e affamati,
 sono bersaglio di infezioni intestinali varie e i loro figli non 
superano i quindici anni in un caso su due», spiegano Hurtado e Hill. 
Insomma, la paleo-dieta è una paleo-fantasia, come dice la Zuk: vivere 
mangiando solo i cibi disponibili prima che imparassimo a coltivare i 
campi è un'illusione e non garantisce per forza una buona salute. I 
nostri progenitori erano costretti a mangiare così, noi no: forse non è 
indispensabile privarci di tutto ciò che siamo stati in grado di 
produrre e cucinare da 10mila anni fa a oggi, basterebbe mangiare con 
moderazione e buonsenso evitando (o riducendo al massimo) solo quello 
che sappiamo potrebbe essere dannoso, dal fast food ai grassi saturi.
24 luglio 2013 | 15:12
www.corriere.it 
 
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