giovedì 31 ottobre 2019

Uva italiana e pesticidi

Uva italiana, il lato oscuro: fino a 19 pesticidi in un grappolo. L’inchiesta del Salvagente

La rivista Il Salvagente ha fatto analizzare 16 campioni di uva bianca da tavola acquistata presso supermercati, discount e negozi bio tra i più frequentati, per misurarne la food safety. L’uva acquistata in un discount svetta nella black list con record di fitofarmaci riscontrati: ben 10 fungicidi e 9 insetticidi. Ma anche gli altri grappoli analizzati, tutti rigorosamente made in Italy, presentano tracce di 5-7 trattamenti chimici differenti, seppur nei limiti di legge per quanto riguarda i residui ammessi. A preoccupare è soprattutto l’effetto cocktail, per un frutto molto diffuso sulle tavole degli italiani (380 mila tonnellate all’anno il consumo medio)

Dalla Redazione
uva pesticidiEstremamente soggetta agli attacchi di insetti e agenti patogeni, l’uva è un frutto di non facile gestione dal punto di vista della coltivazione. “I trattamenti chimici che subisce sono numerosi, ed è quasi naturale attendersi degli acini molto contaminati”. A lanciare l’allarme è Il Salvagente, rivista mensile dedicata alla tutela dei consumatori diretta da Riccardo Quintili ed edita da Matteo Fago. Parlando di residui di fitofarmaci sull’uva, qual è il limite da non oltrepassare? E con quali conseguenze per la nostra salute?

uva pesticidiIl Salvagente ha cercato di scoprirlo portando in laboratorio 16 campioni di uva bianca da tavola acquistata presso supermercati, discount e negozi bio tra i più frequentati. “Nonostante le premesse e la consapevolezza di avere tra le mani un prodotto quasi certamente coltivato con l’ausilio di sostanze di vario genere, le sorprese non sono mancate”, si legge in una nota ufficiale veicolata dall’editore. La ricerca di trattamenti fitosanitari ha evidenziato infatti come gli acini di molti campioni presi in esame siano in qualche modo contaminati.
L’uva acquistata in un discount si aggiudica la maglia nera nella classifica stilata dal Salvagente in seguito alle analisi, stabilendo un vero e proprio record di fitofarmaci riscontrati: ben 10 fungicidi e 9 insetticidi. Ma anche negli altri grappoli, tutti rigorosamente made in Italy, la situazione cambia poco. Tutti i prodotti analizzati presentano tracce di 5-7 trattamenti chimici differenti.
Sebbene nemmeno nel prodotto più contaminato i singoli pesticidi non abbiano superato i limiti di legge, è bene ricordare che l’uva da tavola è un alimento da consumarsi fresco, buccia compresa, e al quale si richiede la maggior pulizia possibile. A preoccupare è soprattutto l’effetto cocktail, ovvero l’azione combinata di basse dosi di diversi principi attivi presenti contemporaneamente nell’alimento, con conseguenze per la salute ancora ignote. Un problema tutt’altro che secondario, considerando che nelle tavole italiane approdano ogni anno circa 380 mila tonnellate di uva da tavola, prevalentemente bianca come quella analizzata dal Salvagente nel numero di novembre, dove è presente la classifica integrale con i test di laboratorio.
In edicola con la rivista, ma anche acquistabile online sul sito del mensile, sarà disponibile il nuovo libro del Salvagente “Dacci oggi il nostro veleno quotidiano”, un libro inchiesta sul grande inganno dei pesticidi. Dal Ddt al glifosato, fino ai probabili protagonisti degli allarmi futuri, il volume di 132 pagine fa il punto sui pericoli e sugli interessi che hanno mosso il mercato per oltre mezzo secolo.

30 ottobre 2019 


Copyright: Fruitbook Magazine

mercoledì 30 ottobre 2019


Legambiente, strategia forestale contro la crisi climatica
Dieci proposte per gestire i boschi

ROMA, 30 OTT 2019 - Legambiente ha presentato oggi un pacchetto di dieci proposte per proteggere le foreste italiane, nel corso del 2/o Forum nazionale a Roma sulla gestione forestale sostenibile.
Per Legambiente è fondamentale "definire una coraggiosa ed efficace strategia forestale nazionale che metta al centro la definizione di piani di adattamento ai cambiamenti climatici a medio-lungo termine" e adottare "interventi incisivi di mitigazione, in grado di migliorare la biodiversità e favorire una diversa struttura delle foreste per rispondere agli effetti climatici". Per far ciò, è importante "puntare su una gestione e una pianificazione forestale sempre più sostenibile e responsabile".

Serve poi "incrementare la biodiversità forestale aumentando, ad esempio, i boschi vetusti, hot spot di biodiversità forestale"; "ridurre i rischi naturali per le foreste attraverso una pianificazione forestale che comprenda l'analisi di previsione dei rischio"; "creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere il cambiamento climatico".

Per quanto riguarda il settore forestale, che oggi non riesce a sfruttare tutte le sue potenzialità, per Legambiente è importante "promuovere la certificazione forestale perché la sua applicazione su larga scala è garanzia della sostenibilità del settore"; "puntare su un cluster del legno Made in Italy"; "aumentare l'utilizzo del legno nei processi produttivi in sostituzione di altri materiali, perché ciò permette di ridurre in modo significativo le emissioni di CO2 in atmosfera". Infine è utile "un uso dei prodotti forestali ai fini energetici".

(ANSA)

martedì 29 ottobre 2019

Istrici portano cuccioli a fare bagni di sole per vitamina D 
Restano per molte ore davanti alle tane nelle ore di maggior luce


Un esemplare di istrice © Ansa
28 ottobre 2019 - Una ricerca dell'Università di Pisa, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, ha per la prima volta descritto un comportamento peculiare delle istrici, che si allontana dall'idea che abbiamo del più grande roditore notturno della fauna italiana: in pieno giorno, hanno rilevato gli scienziati, l'istrice porta i propri cuccioli a prendere il sole, comportamento definito come "bagno di sole".

Lo studio è stato condotto dalla dottoranda Francesca Coppola e da Antonio Felicioli, docente di biochimica dell'ateneo pisano, in collaborazione con Giuseppe Vecchio. La ricerca, spiega l'università, "è stata svolta nei boschi della provincia di Pisa e si è basata sul monitoraggio di tane abitate da istrici, previamente marcati e resi riconoscibili individualmente utilizzando foto-trappole: le osservazioni hanno evidenziato e confermato la presenza di attività motoria diurna nell'istrice durante tutto l'anno, con picchi tra gennaio e giugno". L'attività motoria diurna è stata registrata sia in esemplari adulti, sia sub-adulti e cuccioli.

Il cosiddetto "bagno di sole", prosegue l'ateneo pisano "è strettamente legato alla presenza dei cuccioli che, da soli o con un genitore o un 'aiutante', sostano per lunghi periodi davanti alla propria tana sotto il sole: il comportamento è stato osservato con regolarità in 5 famiglie di istrici nel periodo tra aprile e giugno prevalentemente nelle ore centrali del giorno ed è probabilmente indotto da esigenze metaboliche quali la sintesi di vitamina D, oppure la termoregolazione".

"Lo studio - concludono Felicioli e Coppola - contribuisce alla conoscenza della biologia di questo affascinante grande roditore protetto della legislazione italiana ed europea di elevato interesse conservazionistico. Inoltre si gettano le basi per ulteriori indagini inerenti il ruolo della luce solare nel metabolismo degli animali notturni".

ANSA

sabato 26 ottobre 2019

Ospedali nei boschi

Ospedali nei boschi: in Norvegia si curano i pazienti grazie al contatto diretto con la natura




Indice dei contenuti

I benefici che assorbiamo quando trascorriamo del tempo all’aria aperta sono ormai noti e molti studi lo dimostrano, ecco perchè nascono gli ospedali nei boschi.
Questo è stato il trampolino di lancio per sperimentare anche in spazi vicino agli ospedali delle qualità terapeutiche che la natura offre.

La rivoluzione degli ospedali Norvegesi

Questo è il caso degli ospedali norvegesi Oslo University Hospital e del Sørlandet Kristiansand nel sud della Norvegia.
Progettati per conto della Fondazione Friluftssykehuset dallo studio di architettura Snøhetta, l’Outdoor Care Retreat è un rifugio in legno realizzato per alleggerire le lungo degenze.

Costruito in collaborazione con lo studio di architettura, Snøhetta , gli spazi offrono ai pazienti una gradita sospensione dai trattamenti rigorosi e dall’isolamento che spesso accompagnano il ricovero a lungo termine. Il termine friluftssykehuset deriva dal concetto norvegese di friluftsliv – l’importanza di trascorrere del tempo in natura – combinata con la parola “fro hospital”, sykehus . Il primo dei ritiri è nascosto nella lussureggiante foresta vicino a un torrente, a pochi passi dall’ingresso del più grande ospedale norvegese, l’Oslo University Hospital. La sorella costruisce un laghetto nei boschi decidui dall’ospedale Sørlandet Kristiansand nel sud della Norvegia.

Le fasi preliminari che hanno portato alla realizzazione del progetto

Maren Østvold Lindheim, una psicologa infantile che lavora nel dipartimento per la salute mentale dell’infanzia e dell’ospedale di Oslo, e i suoi colleghi avevano portato per anni i pazienti nei boschi vicino all’ospedale universitario di Oslo. “È iniziato con pochi bambini alla volta”, scrive Guay “ed è proseguito con gruppi sempre più consistenti e li portavamo a costruire fuochi e canoe su un lago vicino”.

“Portare i pazienti fuori dall’ospedale li aiuta a rilassarsi e a trovare la forza per superare il loro trattamento”, dice Lindheim. “Essere nella natura dà loro la sensazione di possibilità: hanno più energia, più speranza e più creatività”.
Progettazione degli spazi esterni e interni

Gli spazi allestiti appositamente,  ricordano case sugli alberi e forti, le cabine sono accessibili agli utenti su sedia a rotelle e l’entrata a zigzag accattivante è abbastanza grande da lasciare spazio anche per i letti d’ospedale. Come Snøhetta li descrive, “le cabine luminose si formano come blocchi di legno distorti che si estendono nel paesaggio attraverso rami asimmetrici”. Gli interni sono rivestiti in legno di quercia, in armonia con l’ambiente circostante; gli esterni si affievoliranno diventando grigi e nel tempo si integreranno ancora di più con il paesaggio.

ospedali nei boschi 

All’interno, c’è una stanza principale, una stanza più intima e un bagno. I cuscini colorati si trasformano da pezzi rilassanti a materiali da costruzione forti, o qualsiasi altra cosa venga in mente all’immaginazione.
“La natura offre una gioia spontanea e aiuta i pazienti a rilassarsi: stare in un ambiente naturale porta loro una rinnovata calma che possono portare con sé nell’ospedale, in questo senso l’Outdoor Care Retreat aiuta i pazienti a superare le cure e contribuisce a superare meglio le malattie “, afferma Lindheim.
Un lucernario circolare consente di osservare l’albero; e le grandi finestre di vetro possono essere spalancate, diminuendo la linea tra l’esterno e l’interno. Snøhetta nota che “In questo modo, i visitatori possono sbirciare nel bosco, sentire l’odore del suolo umido della foresta e ascoltare il suono dell’acqua che scorre anche se si è dentro la cabina. ”

Organizzazione e accoglienza delle cabine

Le cabine possono ospitare circa 10 persone alla volta, la maggior parte dei bambini gioca fuori intorno al pozzo del fuoco quando visita, anche in temperature gelide. I bambini possono anche essere trovati a pescare, tagliare la legna, tirare frecce e dipingere quadri , sicuramente non il classico protocollo ospedaliero ma qualcosa di innovativo con notevoli vantaggi psico-fisici.
Le cabine sono aperte ai bambini fino a 18 anni, con il permesso del medico, e i genitori possono venire durante le visite. Fortunatamente per i pazienti più anziani, le cabine non hanno limiti di età nei pomeriggi e nei fine settimana.
“Sebbene la cabina sia integrata nel campus dell’ospedale, la sua posizione isolata e l’estetica naturale permettono una percezione diversa, come se fosse un luogo a se stante, un luogo di magia, di silenzio “, osserva Snøhetta.
La natura è là fuori che aspetta pazientemente per aiutarci a guarire, perché non abbracciare l’aiuto?

Maggiori informazioni su Snøhetta e la Fondazione Friluftssykehuset .
Proprietà delle foto dal sito https://snohetta.com/projects/419-friluftssykehuset-the-outdoor-care-retreat
ospedale e natura, ospedali nei boschi, Outdoor Care retreat

https://www.ambientebio.it/ 

giovedì 10 ottobre 2019

Energia eolica senza pale più potente del 60% grazie alle vibrazioni: la rivoluzionaria invenzione di una start up spagnola

vortex tacoma eolico senza pale
10 ottobre 2019 - Non solo tramite pale: l’energia eolica si può ricavare anche dalle vibrazioni indotte dal vento. E con potenza che può superare del 60% quella della tecnologia convenzionale. Vortex Tacoma, l’innovativa turbina brevettata dalla start up spagnola Vortex Bladeless, ha superato i primi test in ambiente reale e punta ad essere commercializzata il prossimo anno.
Bladeless, letteralmente “senza pale”: la start up spagnola è così chiamata proprio perché la turbina brevettata, Vortex Tacoma, trasforma l’energia del vento in elettrica senza l’utilizzo delle comuni pale eoliche che, pur essendo efficienti in molti casi, possono creare diverse problematiche ambientali, come quelle molto discusse ai danni degli uccelli marini.
La tecnologia, in particolare, sfrutta il fenomeno delle risonanza, che in questo caso “amplifica” il naturale fenomeno chiamato ‘Vortex Shedding’. L’innovativa turbina consiste infatti in un cilindro fissato verticalmente con un’asta elastica che oscilla in un determinato range di frequenze, calcolato in modo che i vortici che si formano naturalmente attorno al cilindro risultino “amplificati” dal suo moto.
Per dirla in un modo poetico ma in realtà del tutto scientifico, il cilindro entra in risonanza con il vento, e quindi l’energia che il sistema raccoglie è quella di un “vento amplificato” (in fisica il fenomeno è chiamato ‘Vortex Induced Vibration’.

vortex tacoma eolico senza pale
Idea che, stando alle ultime stime, può aumentare del 60% la potenza generata dalle comuni pale eoliche (e più efficiente anche degli attuali pannelli solari), con l’ulteriore vantaggio di essere meno impattante per l’ambiente circostante in quanto di dimensioni più contenute.
“L’attuale tecnologia delle turbine eoliche deve sostenere livelli di carico molto diversi a velocità del vento variabili – si legge sul sito di Vortex Bladelessil che comporta importanti requisiti meccanici di componenti come ingranaggi, cuscinetti e altri. Le molteplici parti mobili sono costantemente soggette ad usura, il che comporta elevati costi di manutenzione. Le turbine eoliche senza pale eliminano completamente gli elementi meccanici che possono subire l’usura per attrito”.
Costi più bassi (fino all’80%), minore impatto sull’ambiente, più efficienza (una turbina di 2.5 m produce una potenza stimata di 100w una volta installata): è la rivoluzione dell’eolico? Forse presto per dirlo, anche perché la tecnologia non ha ancora del tutto terminato la fase di sviluppo (attualmente stimata al 95% di completamento), quindi è corretto mantenersi cauti.
Ma non manca molto alla verifica sul campo, perché la tecnologia, i cui lavori sono iniziati nel 2014 e che hanno dato i primi incoraggianti risultati nel 2017, dovrebbe essere commercializzata entro la fine del prossimo anno.
Il lavoro è stato finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

https://www.greenme.it

martedì 1 ottobre 2019

L’imprenditore che pianta alberi nelle cave di marmo dismesse su suggerimento di DiCaprio

Leonardo di Caprio con l'imprenditore del marmo 
Parlare di estrazione di marmo ed ecologia può sembrare contraddittorio considerato che lo sfruttamento delle cave, purtroppo, comporta gravi danni all’ambiente, ma secondo il famoso imprenditore del marmo Gualtiero Vanelli, un altro tipo di escavazione, più sostenibile, è possibile.

Lo ha affermato in un’intervista rilasciata a “Il Tirreno“, sottolineando quanto sia importante anche in questo ambito adottare una nuova prospettiva ecologica. Dal canto suo ci prova continuamente e su suggerimento di Leonardo Di Caprio, ha persino piantato alberi nelle cave dismesse.

Perché i tempi sono cambiati e con essi la sensibilità ambientale, di cui gli imprenditori come lui devono tenere conto.

E a proposito di Di Caprio, svela di conoscerlo da molti anni grazie a un amico comune di Los Angeles, e di aver contribuito alle sue campagne ambientaliste con numerose opere d’arte: dall’Orso al pianoforte in marmo tigrato fino alla famosa scultura in purissimo marmo di Carrara “Once upon a time”, concepita per la quarta edizione della serata di gala annuale a cura della Leonardo DiCaprio Foundation. Opere che vengono poi date all’asta per raccogliere denaro da destinare all’ambiente.

Statua in marmo

Fino alla geniale idea, pensata insieme, di piantare alberi nelle cave non più utilizzabili per l’estrazione. Impresa portata avanti dall’imprenditore per ben 2 anni, ora in standby per una serie di problemi di coltivazione, ma sicuramente destinata a riprendere presto.
E per quanto riguarda la chiusura completa delle cave, Vanelli afferma di essere contrario e di sostenere semmai un modo nuovo di estrarre il marmo, adottando un approccio meno predatorio e più sensibile nei confronti delle montagne, che non vanno considerate come semplici bacini estrattivi da sfruttare ma rispettate nella loro complessità.

1-ottobre 2019
www.greenme.it