del Dr. Giuseppe Trovato
1974 DATA EMBLEMATICA!
Da quell’anno, infatti, il grano subisce tre attacchi importanti le
cui ripercussioni sulla salute mondiale (dove si consumano prodotti
derivati dal grano) sono sotto gli occhi di tutti.
PRIMO ATTACCO
Il primo attacco è stato condotto in Italia, nel 1974.
Siamo alla Casaccia, presso il lago di Bracciano (Roma). La sede
accoglie il CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), oggi
ridenominato in ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’ Energia e l’
Ambiente).
Si sperimenta l’energia atomica a fini pacifici. Viene portata a
termine una sperimentazione sul grano per mezzo dell’irradiazione con
raggi X.
Nasce un nuovo grano: il CRESO. Cosa ha di diverso?
La più importante novità ruota attorno all’altezza della pianta che
raggiunge i 70 cm contro i 150 e oltre delle varietà nazionali non
irradiate. L’importanza di avere un grano “nano” deriva dall’essere più
resistente all’allettamento e, di conseguenza, all’ammuffimento
pre-raccolta.
Tutti i produttori lo vogliono e, in breve tempo, questo grano soddisfa il 50% della produzione italiana.
Qual’è l’aspetto negativo?
Per vedere la luce solare, il grano nano Creso deve entrare in competizione con l’erba, alta quanto lui.
Al contrario, il grano alto oltre 140-160 cm soffoca l’erba e
procede tranquillo il suo lungo percorso fino alla maturazione e alla
raccolta.
A questo punto per il grano Creso urge un rimedio contro l’erba infestante.
Non ci sono problemi.
SECONDO ATTACCO
Nello stesso anno 1974 la Monsanto brevetta il diserbante Glifosato. Dove passa lui non cresce più l’erba.
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Dal 1975, ANNO EMBLEMATICO, iniziano i problemi alla salute,
all’inizio sugli addetti al trattamento nei campi in fase di pre-semina.
I problemi erano legati alla tossicità acuta del diserbante e
altrettanto gravi gli effetti genotossici del glifosato, con comparsa di
tumori e malattie da mutazioni e delezioni nel DNA degli stessi
operatori e dei loro familiari.
Alcune anomalie si cominciano a notare, a distanza di migliaia di
km dai campi, anche sui consumatori del grano modificato e contenente
ancora basse quantità di diserbante.
La più eclatante è rappresentata dall’impennata della curva
epidemiologica della malattia legata al glutine più conosciuta al mondo:
la Celiachia.
Da allora, e con l’avvento della “globalizzazione”, il grano (e
dunque iil glutine) è entrato in una miriade di prodotti alimentari
prima sconosciuti (o non consumati con assiduità): merendine, brioscine,
fette biscottate, grissini confezionati, biscotti, pan di Spagna
industriale, torte industriali, prodotti da forno per la prima colazione
da bar e resi disponibili nella GDO dove sono destinati tutt’oggi
principalmente ai bambini.
Per soddisfare la nuova esigenza dettata dai Mercati la produzione
del grano deve essere triplicata e altre varietà di grano modificato
vengono testati. Ma il problema è sempre l’erba infestante. Urge una
soluzione.
TERZO ATTACCO
Nasce allora un nuovo prodotto: il DISECCANTE. E’ sempre il glifosato ma brevettato con uno scopo diverso dal diserbante.
Stavolta il suo compito è di far “anticipare” la maturazione del grano nei climi freddo-umidi del Canada.
E siccome il trattamento con questo veleno viene effettuato nella
fase di pre-raccolta, noi ingeriamo il glifosato ogni qualvolta buttiamo
giù un prodotto preparato con farina di quel grano.
Si accorcia il periodo temporale di vita in stato di buona salute dai 50 ai 30 anni poi ai 20… e siamo già ai tempi d’oggi!
Oggi il glifosato si usa anche per il riso, il mais, l’avena, per eliminare l’erba che cresce ai margini dei marciapiedi.
Gli animali degli allevamenti intensivi lo assumono attraverso il mangime.
Lo si riscontra nelle urine delle donne gravide e nel loro latte dopo il parto.
DOTT. GIUSEPPE TROVATO – MEDICO NUTRIZIONISTA
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