Cancro: la vera causa fu scoperta nel 1931 (Ma hanno preferito non dirvela) 18 settembre 2014 - Le informazioni che seguono sono state raccolte dal portale http://gaetaniumberto.wordpress.com/ e rappresentano uno spunto molto interessante sull’origine di una delle piaghe che affliggono il nostro tempo Pochi conoscono il nome Otto Heinrich Warburg,
lo scienziato che nel lontano 1931 vinse il Premio Nobel ancora di meno
sono colore che sanno il perché gli venne attribuito il premio più
prestigioso su scala globale per la ricerca scientifica. Il motivo di tale riconoscimento fu molto semplice: Otto Heinrich
Warburg scoprì la causa primaria del cancro. Il perché questa scoperta è
caduta nell’oblio la lasciamo dedurre a voi: basta che pensiate alle
cifre che girano intorno al mondo della ricerca e ancora di più, a
quelle riguardanti il mondo medico e farmaceutico.
Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, Otto ha mostrato che
tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni
fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di
ossigeno). le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non
possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. In
sintesi: le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che
consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un
ambiente acido e carente di ossigeno.
La domanda è che, cosa rende il nostro corpo ‘acido o alcalino’? La
risposta, anche in questo caso è estremamente semplici: il cibo, ovvero,
quello che mangiamo. In pratica, le percentuali di sviluppare un cancro
sono direttamente proporzionali alla nostra alimentazione. “Privando
una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla
in un cancro”. Questo uno dei passaggi chiave dello studio di Warburg,
Vi riportiamo la lista dei cibi che acidificano il corpo: Lo zucchero
raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (È il peggiore di tutti: non ha
proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati
raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido)
* Carne. (Tutti i tipi) * Prodotti di origine animale (latte e
formaggio, ricotta, yogurt, ecc) * Il sale raffinato. * Farina raffinata
e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc) * Pane. (La
maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e
conservanti) * Margarina. * Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato) *
Alcool. * Tabacco. (Sigarette) * Antibiotici e medicina in generale. *
Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando
l’acidita’ dei cibi”) * Tutti gli alimenti trasformati, in scatola,
contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.
E quello che lo rendono alcalino: Tutte le verdure crude. (Alcune
sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è
alcalinizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi
necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure crude producono
ossigeno, quelle cotte no. * I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il
limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un
effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti – non
fatevi ingannare dal sapore acidulo) * I frutti producono abbastanza
ossigeno. * Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini. * I
cereali integrali: l’unico l’unico cereale alcalinizzante è il miglio.
Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta
ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne
qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti. *Il miele è
altamente alcalinizzante. * La clorofilla: le piante sono fortemente
alcaline. (In particolare aloe vera, noto anche come aloe) * L’acqua è
importante per la produzione di ossigeno.
Rifiuti lungo coste Australia uccidono fauna marina Tre quanti sono materie plastiche provenienti dalla terraferma 18 settembre 2014 - I mucchi di plastica attorno alle coste dell'Australia continuano ad
accumularsi e uccidono in misura crescente la fauna marina, che la
ingerisce o vi resta impigliata. A dare l'allarme è una ricerca di tre
anni del gruppo ambientalista EarthWatch, in partnership con l'Ente
australiano di ricerca Csiro, in cui gli scienziati hanno esaminato più
di 170 località e osservato che i rifiuti sono concentrati vicino alle
maggiori città. Tre quarti sono di materie plastiche e provengono in
massima parte dalla terraferma, non da navi o barche nell'oceano. Altri rifiuti in mare includono bottiglie, lattine, sacchetti,
palloncini, gomma, metallo, fibra di vetro e sigarette, che possono
soffocare i banchi corallini, uccidere la fauna marina e anche mettere a
rischio la salute umana. La densità della plastica va da poche migliaia
a oltre 40 mila pezzi per kmq, ha detto alla radio nazionale Abc la
scienziata del Csiro, Denise Hardesty. "Vi è stata una moltiplicazione
della plastica in rapporto diretto con l'aumento della popolazione", ha
aggiunto. Circa un terzo delle tartarughe di mare attorno al
mondo ha probabilmente ingerito plastica, in misura crescente da quando è
cominciata la produzione di plastica negli anni 1950. Nel Golfo di
Carpentaria, al largo della costa nord dell'Australia, sono rimaste
uccise fino a 15 mila tartarughe marine, dopo essere rimaste impigliate
in reti da pesca abbandonate. Fra le maggiori vittime gli uccelli
marini: globalmente quasi metà delle specie hanno la probabilità di
ingerire rifiuti, ha detto ancora Hardesty. Ricostruendo le
fonti dei maggiori accumuli di immondizia in mare si potranno
identificare soluzioni, raccomanda il rapporto, come migliore gestione
dei rifiuti, rimborsi su bottiglie e contenitori vuoti, programmi mirati
di educazione e progressi della tecnologia. ANSA
mercoledì 17 settembre 2014
Nuove norme internazionali mettono squali "più al sicuro" Da scorso weekend rientrano nel Trattato Cites 5 specie squali ROMA, 17 SET 2014 - Dal fine settimana appena passato
gli squali possono stare "più tranquilli": sono entrate in
vigore le nuove norme internazionali per rafforzare la
protezione per cinque specie di squali che sono minacciate dalla
pesca eccessiva. Come descritto nell'Appendice II del Trattato Cites - che
regola il commercio di animali e di piante che possono diventare
a rischio di estinzione se sono raccolte in modo non sostenibile
- , da domenica 14 settembre saranno necessari permessi
speciali per esportare esemplari vivi o carne e pinne di tutte
le specie esistenti di Manta Ray e di cinque specie di squalo:
squalo longimanus, (Carcharhinus longimanus), squalo martello
smerlato (Sphyrna lewini), grande squalo martello (Sphyrna
mokarran), squalo martello liscio (Sphyrna Zygaena) e squalo
smeriglio (Lamna nasus). Come riportato da numerosi studi,
gli squali vengono pescati per la loro carne, cartilagine e
pinne. A differenza di altri pesci, la specie tuttavia cresce e
si riproduce a ritmi relativamente lenti; per questo motivo gli
ambientalisti hanno avvertito che la pesca eccessiva potrebbe
causare un rapido e tragico declino di questi grandi predatori. (ANSA)
Trentino, uccisa l'orsa Daniza 11 settembre 2014 - Alla fine l'hanno fatta secca. Dopo mesi di ossessivi tentativi di
cattura, l’orsa Daniza è stata uccisa dall'anestetico utilizzato per la
cattura. "Le istituzioni nazionali hanno dimostrato di non saper
gestire con la dovuta competenza questa situazione" commenta il WWF,
chiedendo la diffusione dei risultati dell’autopsia. Secondo
l'associazione, non vi era alcun motivo di catturare alla un animale già
spossato, e in fase di allevamento di due cuccioli, e braccato da
settimane, solo perché si comportata secondo natura.
Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale dei Verdi, commenta così la
notizia: “Con la morte dell’orsa Daniza lo schifo e la vergogna sono
stati raggiunti. Contro la mamma orsa si è costruito un accanimento da
parte delle istituzioni che hanno portato alla sua morte e per questi
motivi ritengo che la procura, sulla base del nostro esposto già
presentato, debba aprire immediatamente un’inchiesta penale”. Carla Rocchi, presidente dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione
Animali), parla di animalicidio e aggiunge: “Il ministro dell’Ambiente
dovrebbe dimettersi”. “Daniza – su un articolo pubblicato sul blog di
Beppe Grillo dal titolo ‘Giustizia per Daniza’ firmato dal deputato
Riccardo Fraccaro – è vittima della totale incapacità
dell’amministrazione locale, che ha portato avanti una caccia selvaggia,
immotivata e disumana. Il Presidente della Provincia di Trento, Ugo
Rossi, deve rispondere di questo blitz criminale: si dimetta
immediatamente”. Il corpo forestale dello Stato ha aperto un’indagine d’iniziativa a
seguito della morte dell’Orsa Daniza che non è sopravvissuta alla
narcosi disposta dalla Provincia autonoma di Trento. Si ipotizza il
delitto di maltrattamento e uccisione di animali. L’animale era stato portato nei boschi del Trentino nel 2000,
nell’ambito di un progetto di ripopolamento. Il 15 agosto scorso, però,
l'orsa Daniza aveva aggredito un cercatore di funghi sulle montagne di
Pinzolo e, per questo motivo, era partita la caccia all’animale e ai
suoi cuccioli. Le istituzioni locali avevano da subito dichiarato di
essere pronte all’abbattimento dell’orsa.
Se i mussulmani vogliono dissanguare animali vivi lo facciano a casa loro
9 settembre 2014 - Lungi da me affrontare questioni che possano anche solo lontanamente
“profumare” di razzismo, ma direi che si evince una netta sproporzione
fra il trattamento che i mussulmani dedicano agli stranieri che visitano
i loro paesi e quello che dedichiamo loro, quando vengono a farci
visita o si fermano nella nostra nazione, con i documenti più o meno in
regola. Ricordo un episodio accaduto tanti anni fa a Mostar
(era ancora in piedi il famoso ponte distrutto poi durante la guerra).
Ero in vacanza con mia moglie e proprio alla fine del ponte un
artigiano stava disponendo le sue creazioni in strada per attirare i
turisti. Non avevo osservato che le sue opere d’arte erano di natura
religiosa e scattai una foto. Non l’avessi mai fatto. Il contatto fisico
è stato evitato da due “colleghi” dell’artista che poi mi hanno
spiegato che avevo tentato di rubare l’anima al creativo. Ho fatto
qualche altro giro in paesi rigidamente mussulmani e mi sono sempre
adeguato alle loro regole, come mamma mi ha insegnato. Se vai a casa di
un altro non puoi pensare di dettare la tua legge. Ancora una volta
ritorna alla cronaca il problema della macellazione rituale che
mussulmani (ed ebrei) pretendono nei paesi dove soggiornano, anche se
questa contrasta con la legislazione che vuole lo stordimento
dell’animale prima della iugulazione. Ebbene L'Associazione “Animalisti Italiani Onlus”, con
formale comunicazione ha provveduto nei giorni scorsi a diffidare il
Sindaco di San Miniato (PI) affinché vieti l'apertura di un mattatoio
per la macellazione rituale, tenuto conto che la legge Toscana la vieta
espressamente e che la struttura non ha tutte le autorizzazioni
sanitarie necessarie. La diffida si riferisce all'annuncio che prevede
per il prossimo 14 settembre l'inaugurazione a San Miniato (PI) della
macelleria regionale per la produzione di carne islamica secondo riti
che prevedono la macellazione degli animali senza preventivo
stordimento. Un metodo in cui gli animali vengono dissanguati vivi e
sentono il gelo e la morte arrivare morendo tra infinite sofferenze. La
legge italiana nel rispetto degli animali prevede l'uccisione con un
colpo secco o lo stordimento prima di procedere al dissanguamento ed
espressamente specifica all'articolo 3 del Decreto Legislativo 333/1998
“Le operazioni di trasferimento, stabulazione, immobilizzazione,
stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo
tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze
evitabili”. Senza dunque volere ricorrere alle terrificanti immagini
di chi decapita reporter occidentali per motivi politici e religiosi, i
mussulmani, nel nostro paese, godono di ampie libertà e facilitazioni
(moschee, integrazione nelle scuole, centri di accoglienza, sanità
gratuita ecc.). Personalmente fino a quando non sarò libero di sedere al
tavolino di un bar di Algeri a bere un Cognac assieme a un’amica in
short e tacco 12, se vogliono dissanguare animali vivi lo facciano a
casa loro. Qui rispettino le nostre leggi e i nostri sentimenti. Al di
là d’ogni sfumatura razzista che non è nella mia cifra.
A Hong Kong gli operai di un macello hanno condotto un toro nella
stanza dove avrebbero dovuto macellarlo e stavano per procedere. Quando hanno chiuso la porta, il toro si è guardato indietro poi ha abbassato la testa. Era in lacrime. Come poteva sapere che lo avrebbero macellato prima di entrare? Mr. Shiu, il macellaio ricorda "quando ho visto quello che chiamano uno 'stupido'
animale piangere e ho visto i suoi occhi tristi e impauriti ho iniziato
a tremare. Ho chiamato gli altri. Anche loro sono rimasti sorpresi.
Abbiamo cercato di tirarlo indietro ma non voleva muoversi e continuava a
piangere." Billy Fong, proprietario della ditta, disse "La gente
pensa che gli animali non piangano come gli umani. Ma il toro piangeva
realmente come un bambino."Più di 10 uomini che avevano assistito alla
scena erano rimasti impressionati. Quelli che avrebbero dovuto
macellarlo stavano piangendo anche loro. Altri operai vennero a vedere la scena e rimasero scioccati.
Decisero di comprare il toro e di mandarlo in un tempio dove i monaci
avrebbero potuto prendersi cura di lui per tutta la sua vita. Quando ebbero preso la decisione, accadde un miracolo.
Un operaio racconta "Quando abbiamo promesso che il toro non sarebbe
stato ucciso, lui si è mosso e ha iniziato a seguirci. Ma come aveva
potuto capire le parole dette dalle persone?" E se gli animali comprendessero molto più di quello che noi pensiamo?
Lucia Giovannini
giovedì 4 settembre 2014
FECONDAZIONE ASSISTITA
Eterologa, approvate le linee guida Lorenzin: «Adesso serve una legge»
La Conferenza delle Regioni si è espressa
all’unanimità. Chiamparino: segnale politico forte al Parlamento, adesso
agisca in fretta. Rossi (Toscana): la legge non serve
di Redazione Salute Online
La Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa frutto dell’intesa trovata mercoledì in commissione Salute.
Oltre al presidente della Conferenza (e del Piemonte), Sergio
Chiamparino, erano presenti tutti gli assessori regionali alla Sanità e i
governatori Luciano D’Alfonso (Abruzzo), Marcello Pittella
(Basilicata), Stefano Caldoro (Campania), Debora Serracchiani (Friuli
Venezia Giulia), Paolo Di Laura Frattura (Molise), Enrico Rossi
(Toscana), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Zaia (Veneto). «Con le linee
guida sull’eterologa abbiamo fatto ciò che in Italia non sempre
avviene: abbiamo mantenuto gli impegni - ha detto Sergio Chiamparino,
che in mattinata, prima della riunione in via Parigi a Roma, ha
incontrato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Esprimo la mia
gratitudine per il lavoro fatto dalla commissione. Con il ministro
Lorenzin c’è stata una piena intesa, ma è necessaria una legge: non c’è
alcun ostacolo a farla, né di natura tecnica, né etica, né politica. Con
le linee guida le Regioni hanno mandato un segnale politico forte al
Parlamento, a cui rivolgo un appello accorato perché sulla base di
questo accordo metta mano alla materia». Sull’eterologa «è necessaria
una legge parlamentare - conferma Beatrice Lorenzin
- per due motivi: per dare una copertura economica alle Regioni che
avranno bisogno di una stabilizzazione strutturale e per l’istituzione
del registro nazionale dei donatori che ci permetta la tracciabilità dei
gameti e soprattutto la certezza che uno stesso donatore non faccia
più di un tot di donazioni da cui possa nascere un numero imprecisato di
bambini».
I punti del documento
Le
nuove linee guida stabiliscono tra l’altro che l’eterologa sia gratuita
per le donne fino ai 43 anni di età - e a pagamento per quelle di
età superiore - e che sia possibile tracciare il donatore di ovuli o
spermatozoi, per motivi di salute del nato. Inoltre prevedono che, per
quanto possibile si mantenga lo stesso fenotipo della coppia in
relazione al colore della pelle, dei capelli e anche rispetto al gruppo
sanguigno del bambino. Per i donatori non potrà esserci alcuna
retribuzione economica, ma saranno previste «forme di incentivazione».
«La donazione di cellule riproduttive è atto volontario, altruista,
gratuito - si legge -, ma non si escludono forme di incentivazione alla
donazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre
cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico». Sono
ammesse le donatrici volontarie di ovociti, ma saranno avvertite
preventivamente dei rischi che la pratica comporta. Sono candidabili
come donatrici «donne che in modo spontaneo e altruistico decidono di
donare i propri gameti e non si stanno sottoponendo a un trattamento di
fecondazione assistita a loro volta». La donazione degli ovociti, si
legge ancora, «richiede stimolazione ovarica con monitoraggio e recupero
degli ovociti. Comporta quindi, a differenza della donazione di gameti
maschili, considerevoli inconvenienti, disagio, e rischi per la
donatrice». Infine la fecondazione eterologa è sconsigliata alle donne
over 50, «per l’alta incidenza di complicanze ostetriche».
Salta passaggio su identità donatore
È
invece saltato nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni,
rispetto al testo in entrata, il passaggio relativo alla possibilità del
nato di chiedere, compiuti i 25 anni, di conoscere l’identità del
donatore, previo il consenso di quest’ultimo. «La donazione - si legge -
deve essere anonima (cioè non deve essere possibile per il donatore
risalire alla coppia ricevente e viceversa). I dati clinici del
donatore/donatrice potranno essere resi noti al personale sanitario solo
in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure
istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in
nessun caso alla coppia ricevente. I donatori/donatrici non hanno
diritto di conoscere identità del soggetto nato per mezzo di queste
tecniche e il nato non potrà conoscere l’identità del
donatore/donatrice». Tuttavia, precisa l’avvocato Gianni Baldini, legale
delle coppie che hanno fatto ricorso alla Consulta contro il divieto di
eterologa, «ciò non toglie che, in applicazione della legge sulle
adozioni e delle pronunce della Corte Costituzionale, e previo
naturalmente il consenso del donatore, il nato possa, compiuti i 25
anni, chiedere ugualmente di conoscere l’identità del donatore».
«Possibile legiferare in tempi brevi»
«Il ministro della Salute si è mostrata d’accordo con le linee proposte, dato che tengono conto del suo decreto
- ha proseguito Chiamparino -. Le condivide a pieno anche nella parte
in cui si prevede che nei Livelli essenziali di assistenza siano
incluse tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Riteniamo che ci siano le condizioni per legiferare in tempi brevi. Nel
frattempo le singole Regioni cominciano a operare e l’orientamento è
di farlo assimilando l’eterologa all’omologa e quindi il ticket sarà su
quell’ordine di grandezza», ovvero di circa 500 euro. Mercoledì anche il
ministro Lorenzin aveva ribadito la necessità di una legge nazionale,
pur approvando l’iniziativa delle Regioni.
Rossi: «Per partire non serve una legge»
Sulla necessità urgente di una legge nazionale non è d’accordo il presidente della Toscana Enrico Rossi.
«Il Parlamento può fare una legge, ma per partire non serve. Se poi
vogliamo fare leggi su questioni che in Italia hanno rilevanza etica, io
dico attenzione, perché le etiche sono sempre parziali Siamo convinti
di aver fatto bene a partire sulla fecondazione eterologa, anche perché
il tentativo di rimandare tutto alle calende greche c’è stato e la
nostra iniziativa ha in qualche modo dato una spinta». La Toscana è stata infatti la prima Regione a stabilire le regole per il ricorso all’eterologa e al Policlinico Careggi di Firenze sono iniziati i test sulle prime otto coppie che si sottoporranno al trattamento.
«Quello che abbiamo fatto è arrivare, con grande senso di
responsabilità, a un accordo affinché ci sia omogeneità di trattamento,
se non per il fatto che in alcune Regioni ci sono più centri di altre.
La tendenza adesso è garantire su tutto il territorio nazionale questo
diritto alle stesse condizioni - ha detto ancora Rossi -. Le Regioni
hanno dato prova di unità, di maturità. Quindi si parte con l’eterologa e
si attua la sentenza della Consulta». E sulla necessità di introdurre
un ticket: «I costi sono sostenibili. È giusto mettere un ticket perché
la compartecipazione è corretta e non ci sono problemi devastanti per il
Servizio sanitario. Sono ben altre le questioni devastanti».
Zaia: «Risposta a tanti cittadini»
Sottolinea invece la necessità di una legge Debora Serracchiani:
«Le Regioni hanno condiviso un documento e questo è uno stimolo per il
Parlamento ad agire in fretta per avere regole comuni a garanzia di un
sistema che ha bisogno di rimanere pubblico in tutte le sue parti.
L’impegno che le Regioni si sono assunte è di avere un pronunciamento
delle Giunte in modo che questa condivisione sia strutturata su un
documento». E Luca Zaia: «Le
Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida
affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto
legislativo. Con l’approvazione di queste linee guida non ci saranno
più differenze tra le Regioni. L’eterologa sarà trattata come una cura
normale e penso che si arrivi a un ticket uguale a livello nazionale».
Commentando le critiche avanzate da alcuni esponenti cattolici, il
presidente del Veneto ha aggiunto: «Anche io sono cattolico, ma stiamo
facendo una legge per la vita, non per la morte. Stiamo dando una
risposta a tanti cittadini che fanno viaggi della speranza per avere un
figlio». Quanto ai tempi, «penso che sia una questione di poche
settimane, se il governo vuole può cogliere velocemente questa
opportunità che le Regioni stanno dando».
«Rischio selezione genetica»
A chiedere urgentemente una discussione in parlamento è anche il capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, Maurizio Sacconi:
«Le linee guida evidenziano ancora una volta la necessità di un
provvedimento legislativo che garantisca la piena tutela dei nascituri e
delle stesse coppie. Vi è infatti una manifesta esigenza di
tracciabilità internazionale di queste donazioni allo scopo sia di
verificare le possibili patologie di cui potrebbero essere portatrici
che di evitare odiose pratiche commerciali su uomini e soprattutto donne
costrette alla donazione dalla povertà. Colpisce il vincolo della
omogeneità del colore della pelle dei genitori con quello del donatore -
conclude Sacconi -. Si apre inesorabilmente un’idea di selezione della
specie umana che può avere sviluppi prevedibili e imprevedibili. Se ne
parli in Parlamento e non soltanto nei recinti delle élite giudiziarie».
Dura la deputata dell’Udc Paola Binetti:
«L’accelerazione di queste ultime ore da parte delle Regioni sembra
sollecitata da logiche estranee alla tutela dell’interesse esclusivo e
superiore del bambino o al sostegno e all’incremento della natalità.
Allo stato attuale nessuna struttura è autorizzata per l’eterologa. La
Consulta non è entrata nel dettaglio del come praticare l’eterologa:
ha solo affermato che è legittimo il ricorso a questa pratica e che
quindi spetta ora al legislatore individuare i modi più efficaci per
risolvere problemi senza crearne altri. Serve una legge. E ciò richiede
tempo».