venerdì 6 settembre 2013

Una Guardiana della Baia ci parla dei delfini di Taiji

Una Guardiana della Baia ci parla dei delfini di Taiji

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Proprio in queste ore, come il 1° Settembre di ogni anno, iniziata la stagione di caccia ai delfini nella cittadina di Taiji, Giappone. In occasione di questa triste ricorrenza, vi proponiamo l’intervista rilasciata a Promiseland.it dalla Veterana, Guardiana della Baia, Ashley McDaniel, che ci ha raccontato la sua esperienza e i retroscena dietro questa barbara pratica.

- Ciao Ashley, puoi parlarci un po’ di te e di come è nata la tua collaborazione con Sea Shepherd?
Ciao, mi chiamo Ashley McDaniel, ho 24 anni e sono nata e cresciuta nella piccola cittadina di Boerne, Texas. Ho sentito parlare per la prima volta di Sea Shepherd cinque anni fa e, tre anni dopo, sono diventata volontaria di terra.

- Come è nata la decisione di unirti ai Guardiani della Baia a Taiji?
Ho deciso di andare a Taiji dopo l’arresto di Erwin. Il coordinatore del Texas aveva mandato a tutti noi un messaggio dicendo di voler formare un gruppo per andare in Giappone perché c’era davvero bisogno di gente sul posto, per cui ho deciso immediatamente che sarei dovuta andare e, con l’aiuto del nostro coordinamento e alcune persone fantastiche dell’area di Dallas, siamo riusciti a raccogliere i fondi che ci hanno aiutato ad andare a Taiji. All’inizio avevamo progettato di rimanere per 2 settimane, ma poco dopo il nostro arrivo abbiamo capito che saremmo dovuti rimanere di più. Alcune persone con le quali ero partita sono rimaste una o due settimane in più, mentre io ho finito per rimanere per due mesi, fino alla fine della stagione. Semplicemente non sarei potuta partire prima della fine. Sono tornata la stagione successiva e sicuramente tornerò ancora. Taiji mi ha cambiata più di quanto possa rendermi conto. Dopo aver assistito a ciò che accade qui non puoi semplicemente tornare alla tua vita come se nulla fosse. Adesso ho l’incredibile fortuna di essere sulla Steve Irwin e di aver l’opportunità di partecipare all’Operazione Relentless (“Implacabile”) contro la caccia illegale alle balene in Antartide, ma una parte della mia anima è a Taiji per cui non è possibile che io non torni laggiù un giorno.

- Quanto tempo sei rimasta e che tipo di esperienza hai vissuto?
In totale, l’anno scorso sono rimasta circa 5 mesi a Taiji, in Giappone, alla fine della stagione 2011/2012 e all’inizio della stagione 2012-2013. Quello a cui ho assistito durante il tempo trascorso a Taiji è qualcosa che mi rimarrà dentro per sempre. Dai massacri brutali e disumani di delfini e altri cetacei innocenti, alla separazione dalle loro famiglie per la cattività, dagli inseguimenti ad alta velocità da parte dei Nazionalisti Giapponesi alle perquisizioni delle nostre macchine e stanze di albergo da parte della polizia. Dire che sono una persona diversa ora è un eufemismo.

- Puoi parlarci più in dettaglio della Campagna dei Guardiani della Baia, Operazione Infinite Patience (“Pazienza Infinita”)?
Certo! La Campagna dei Guardiani della Baia è diversa dalle altra campagne di Sea Shepherd. Siamo più limitati in ciò che possiamo fare per fermare il massacro di Taiji perché ci troviamo in territorio Giapponese e siamo pertanto soggetti alle loro leggi. Questo è il motivo per cui non possiamo usare nessun tipo di nave o imbarcazione che arrivi da fuori, perché dovrebbero comunque entrare in acque giapponesi. Sea Shepherd ha promesso di rispettare tutte le leggi di questo territorio e non sarebbe quindi positivo per la campagna se qualcuno tagliasse le reti o affondasse le barche, per poi finire in prigione e poi espulso dal Paese.



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- Cosa può essere d’aiuto per la Campagna?
Ciò che aiuta la Campagna dei Guardiani della Baia è avere più persone possibili sul territorio a documentare le atrocità che avvengono e fare in modo che le immagini vengano diffuse. Più persone abbiamo sul posto, più forze di polizia il governo giapponese è costretto ad inviare nella cittadina per tenerci d’occhio e, di conseguenza, più denaro è costretto a spendere. Una delle strategie principali a Taiji è infatti quella di costringere il governo giapponese a spendere più denaro di quello che guadagna dai massacri di delfini.
Durante l’ultima stagione a Taiji abbiamo constatato che le forze di polizia sul posto sono raddoppiate rispetto alla stagione precedente e sono stati spesi un sacco di soldi per creare nuove barriere per tenerci lontani e per posizionare nuovi teloni e coperture per ostacolarci nelle riprese foto e video. Questo dimostra che la nostra presenza sta facendo la differenza. Più lavorano duramente per tenere le loro disgustose pratiche nascoste, più denaro sono costretti a spendere e, di conseguenza, meno profitti avranno alla fine.

- Queste uccisioni sono legali?
Sì, anche se dal 1986 è stata stabilita una moratoria per proteggere le balene dal massacro per fini commerciali, questa moratoria non vale per i delfini, pertanto il massacro di delfini a Taiji è legale. Ogni anno l’Unione dei Pescatori della cittadina invia al Governatore della Prefettura di Wakayama la richiesta per il permesso di cacciare delfini e il Governatore ogni anno non fa altro che, semplicemente, accordare il permesso.

- Quanto dura la stagione di caccia?
In realtà la caccia ai delfini va avanti tutto l’anno. Dal primo settembre ha inizio la stagione della “Drive Hunt”, la quale ha fine intorno al mese di marzo, ma gli assassini di delfini possono continuare a uscire in mare anche negli altri mesi e prendere di mira altre specie o cacciare utilizzando arpioni.

- Qual’è il metodo utilizzato?
Dai tempi delle riprese del film “The Cove”, che molti di voi avranno visto, il metodo di uccisione dei delfini, detto “drive hunt”, è cambiato. Dopo aver spinto i delfini nelle acque basse della baia vicino alle coste rocciose, gli assassini conficcano una punta di metallo affilato nel loro collo, subito dietro allo sfiatatoio; in questo modo dovrebbero recidere la spina dorsale e procurargli una morte cosiddetta “umana”, in realtà la maggior parte delle volte occorrono diversi minuti prima che il delfino muoia e lo si sente dimenarsi agonizzante. Il pescatore a quel punto mette dei tappi di legno nelle ferite per evitare che il sangue fuoriesca nella baia e che noi possiamo vederlo.

- Questo tipo di caccia si pratica solo a Taiji?
Purtroppo no: Taiji non è l’unico luogo dove avviene questo tipo di caccia. Anche alle Isole Far Oer e alle Isole Solomone viene utilizzato. La “drive hunt” nelle cittadine giapponesi di Futo e Iki ha avuto fine in anni recenti, ma molti pescatori continuano a uccidere migliaia di focene di Dall utilizzando arpioni nelle acque del nord del Giappone.

- I pescatori di Taiji si giustificano dicendo che questa pratica farebbe parte della loro tradizione…
Esatto, ci sono prove del fatto che la caccia a balene e delfini sia avvenuta nell’area di Taiji per secoli; quello che è nuovo è il metodo di caccia: le autorità di Taiji e della Prefettura di Wakayama vorrebbero far credere che questa forma di caccia sia antica e che faccia parte della loro tradizione, ma semplicemente non è così. La “drive hunt” si è sviluppata negli anni Settanta ed è anche meno vecchia della maggior parte degli uomini che la praticano. I motivi di questa caccia sono i soldi, come è stato chiaramente dimostrato durante questa stagione dalla quantità di delfini rapiti dalla loro casa per una vita in cattività.

- Puoi darci alcune cifre relative a questa caccia?
Volentieri: durante la stagione 2012-2013, tra gli 855 e i 910 delfini e altri piccoli cetacei sono stati massacrati per la loro carne, destinata al consumo umano, e 251 sono stati destinati alla cattività. L’Unione dei Pescatori guadagna circa 600 dollari da ogni delfino venduto per la carne e circa 32.000 dollari (23.000 Euro) per ogni delfino venduto vivo. Per un delfino addestrato possono guadagnare fino a 300.000 dollari (230.000 Euro).

- Qualcuno potrebbe chiedersi perché i delfini, animali così agili, non riescano a scappare…
Molte persone lo domandano, si chiedono perché i delfini non saltino semplicemente le reti e non scappino verso la libertà. I delfini sono animali molto intelligenti ma per loro una rete rappresenta un oggetto estraneo. A differenza di noi, non hanno la capacità di vedere cosa c’è oltre le reti e per loro saltarle rappresenterebbe un salto verso l’ignoto; inoltre per i delfini saltare oltre gli oggetti non è un comportamento naturale, ma solo un qualcosa che imparano a fare in cattività.


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- Come avviene l’addestramento dei delfini e com’è la loro vita in cattività?
I delfini che vengono catturati in natura all’inizio vengono lasciati a patire la fame fino a che non imparano a mangiare pesce morto, poi vengono nutriti solo dietro “ricompensa”, in cambio dell’esecuzione di numeri che gli addestratori cercano di insegnarli. Dal momento in cui vengono rapiti dalla loro casa, gli viene fatto letteralmente il lavaggio del cervello.
Negli Stati Uniti, secondo i requisiti di spazio stabiliti dall’Animal Welfare Act (Atto per il Benessere Animale), un tursiope può stare legalmente confinato in una vasca di circa 7 metri per 7, profonda meno di 2 metri. Per un energico mammifero marino che può nuotare fino a 40 miglia (circa 64 km) al giorno, questi requisiti sono totalmente inadeguati. A praticamente tutti i delfini in cattività vengono somministrati degli antidepressivi e altre forme di medicinali per farli esibire e tenerli in vita.

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- La popolazione giapponese cosa pensa di tutto questo? Avete avuto qualche riscontro?
L’opinione del popolo giapponese riguardo al massacro dei delfini sta cambiando. La vendita di carne di delfino è legale in Giappone ma solo una minoranza dei giapponesi la consuma ancora. Ci sono enormi quantità di carne che rimangono nei magazzini refrigerati, a causa della bassa domanda di questo tipo di carne. La carne di delfino è stata trovata anche etichettata e venduta come carne di balena, nel tentativo di ottenere più soldi, Quest’anno, per la prima volta, i cittadini giapponesi si sono anche riuniti in una protesta contro questa pratica e pochi mesi dopo ne hanno organizzato una seconda.

- Come si svolge una giornata-tipo di un Guardiano della Baia?
La giornata-tipo nella vita di un Guardiano della Baia inizia prima dell’alba. Soggiorniamo in una piccola cittadina a 15 minuti di distanza da Taiji, usciamo e ci dirigiamo con le nostre macchine verso l’Unione dei Pescatori di Taiji ,dove gli assassini si riuniscono e aspettano l’alba per uscire con le loro barche. Non sono nostri ammiratori e non gli piace il fatto che stiamo lì a guardarli e a fotografarli, perciò questo è esattamente quello che facciamo.
All’alba gli assassini raggiungono le loro barche e escono per la caccia. Allora noi ci rechiamo in varie zone attorno a Taiji ad aspettare ed osserviamo, in attesa delle barche in formazione all’orizzonte. Per questo possono volerci ore. Gli assassini di delfini si allontanano parecchio, perciò la maggior parte del tempo non vediamo niente. Quando iniziamo a vedere le barche allineate in formazione, a seconda delle dimensioni del branco e della specie, gli assassini possono impiegare una o due ore per spingerli dentro alla baia, a volte i delfini sono fortunati e riescono a scappare, e anche in questo caso noi aspettiamo e osserviamo.

Una volta che gli assassini sono riusciti ad avvicinare il branco verso Taiji ci separiamo e ci posizioniamo nei vari punti intorno alla baia, in modo da ottenere le migliori immagini possibili. Una volta che il massacro è finito, ci raggruppiamo e torniamo al nostro hotel per selezionare le immagini della giornata. Solitamente questo avviene intorno all’ora di pranzo, ma molte volte non torniamo prima del tardo pomeriggio. Cerchiamo sempre di passare dalla Dolphin Base per monitorare i delfini catturati che vi sono rinchiusi.

- Nei giorni in cui non avvengono “drive hunt” cosa fate?
Nei giorni in cui non ci sono massacri, stabiliamo dei turni e facciamo avanti e indietro da Taiji, giusto per tenere d’occhio la situazione e far vedere la nostra presenza. Dal momento che la polizia ci controlla in ogni momento, gli addestratori e quelli dell’Unione dei Pescatori sanno sempre quando non siamo in città ed è in questi momenti che provano a trasferire i delfini o a fare qualsiasi cosa che non vorrebbero che noi vedessimo, per cui dobbiamo assicurarci di essere presenti tutto il giorno, in modo di dargli meno possibilità di nascondere le cose. Dato che le giornate iniziano iniziano verso le 3.30-4.00 di mattina, siamo pronti per andare a dormire già tra le 19,00 e le 20,00 per ricominciare il giorno seguente.

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- Che cosa ti ha lasciato l’esperienza come Guardiana della Baia? Qual’è il tuo bilancio dopo le stagioni cui hai partecipato?
Il lavoro dei Guardiani della Baia non è per niente semplice. Le giornate sono lunghe e le ore di sonno molto poche. Dover assistere alla distruzione di così tante vite proprio davanti ai propri occhi, giorno dopo giorno, e non poter fare niente, se non fotografare, è mentalmente e fisicamente faticoso e richiede più forza e pazienza di quanto avessi mai pensato di poter avere. Quello che rende le cose un pochino più semplici è l’amore e il sostegno che ricevi dagli altri Guardiani della Baia che partecipano alla campagna. Queste persone incredibili, provenienti da ogni parte del mondo, diventano in breve tempo una famiglia. Senza il loro appoggio durante alcuni dei giorni più duri della mia vita non penso che sarei stata in grado di fare ciò che ho fatto a Taiji.
Essere a Taiji lo scorso anno è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Ha messo alla prova la mia forza, la mia pazienza e la mia salute mentale, ma grazie a questa esperienza ora sono una persona migliore, più forte e più saggia. Poter essere lì, per due stagioni di seguito, e vedere come Sea Shepherd sta facendo la differenza è stata per me una grande emozione.

Per informazioni e approfondimenti potete visitare il sito di Sea Shepherd, www.seashepherd.it, e la nuova pagina Facebook italiana dei Guardiani della Baia, dove potrete seguire gli aggiornamenti quotidiani direttamente da Taiji, durante la stagione di caccia, tradotti dai volontari.

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