«Piantare foreste è l’antidoto alla crisi ambientale»
Il neonato Fondo Forestale Italiano
acquista terreni e boschi per far crescere alberi che non dovranno mai
essere tagliati. La prima oasi protetta nascerà in Valnerina
(www.fondoforestale.it), associazione costituita da ricercatori, docenti e professionisti nel campo delle scienze forestali e della biologia. L’area individuata come ideale per diventare la prima oasi naturale protetta è un terreno di circa 15 ettari nel comune di Scheggino (Pg), inserita nel contesto della Valnerina, nota per la presenza delle Cascate delle Marmore. Qui c’è una foresta giovane e fragile, perché ai suoi alberi, tagliati periodicamente per fare legname, non viene mai permesso di diventare grandi e maestosi.
Per questo il Fondo ha lanciato sul sito di Produzioni dal Basso un crowdfunding, che Buone Notizie sostiene,
per raccogliere i 40mila euro necessari all’acquisto del terreno, alla
messa a dimora di nuove piantine e alla riforestazione della parte non
boschiva. «Qui gli alberi non verranno mai tagliati - spiega Bartolomeo
Schirone (nella foto), 66 anni,
professore ordinario di Selvicoltura e assestamento forestale
all’Università della Tuscia - e avranno il tempo di crescere secondo le
loro dinamiche naturali. In una situazione di cambiamento climatico è
importantissimo che il nostro patrimonio forestale non si degradi
ulteriormente. Nel nostro Paese, su una superficie boscata stimata in
oltre 11 milioni di ettari abbiamo forse un centinaio di ettari di
foreste vetuste protette integralmente. Mi riferisco a nuclei di alberi
secolari. Come le faggete della Val Cervara in Abruzzo, che hanno 600
anni». Le foreste accumulano Co2 non solo nel legno degli alberi vivi ma
anche nell’humus derivante dalla decomposizione di quelli morti. Questo
carbonio rimane bloccato a terra anziché andare in atmosfera ad
aumentare i cambiamenti climatici. Ma la foresta è anche strategica per
la protezione del suolo, la conservazione dell’acqua e delle sorgenti.
«Quando una foresta muore le sorgenti si prosciugano, come è accaduto in
Sicilia dove il manto forestale nei secoli è stato eliminato». Anche
frane, smottamenti e fenomeni erosivi sono legati alla cattiva gestione
dei boschi oltre che agli incendi.
Paradossalmente la proprietà
privata è il miglior modo per garantire le foreste dalle spinte
speculative «e dal nuovo “Testo unico sulle foreste e sulle filiere
forestali” che - aggiunge Schirone - le interpreta quasi esclusivamente
come fonti di energia rinnovabile, ossia biomassa da bruciare per
produrre energia». Creare foreste richiede decenni se non secoli. Ma la
natura ha solo bisogno di un aiuto all’inizio. «L’uomo deve limitarsi a
piantarle dove le ha distrutte - aggiunge Schirone - e a non toccarle
mai più». Il Fondo forestale creerà «una piccola rete di ripopolamenti
che non verranno mai tagliati», oltre a tutelare le foreste esistenti,
come quelle del Pollino o del Casentino, inserite nel patrimonio Unesco.
«Se vogliamo gestire in modo razionale una foresta dobbiamo conoscerne
il ciclo naturale e come evolve. Noi le possiamo studiare ma questo
diritto dobbiamo lasciarlo anche alle future generazioni».
www.corriere.it
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