lunedì 11 marzo 2019

Crowdfunding

«Piantare foreste è l’antidoto alla crisi ambientale»
Il neonato Fondo Forestale Italiano acquista terreni e boschi per far crescere alberi che non dovranno mai essere tagliati. La prima oasi protetta nascerà in Valnerina


«Piantare foreste è l’antidoto alla crisi ambientale»
Proteggere le foreste e gettare le basi per crearne di nuove, per combattere i cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti sul territorio, oltre a preservare gli habitat naturali. È l’obiettivo del neonato Fondo Forestale Italiano 
(www.fondoforestale.it), associazione costituita da ricercatori, docenti e professionisti nel campo delle scienze forestali e della biologia. L’area individuata come ideale per diventare la prima oasi naturale protetta è un terreno di circa 15 ettari nel comune di Scheggino (Pg), inserita nel contesto della Valnerina, nota per la presenza delle Cascate delle Marmore. Qui c’è una foresta giovane e fragile, perché ai suoi alberi, tagliati periodicamente per fare legname, non viene mai permesso di diventare grandi e maestosi. 

Per questo il Fondo ha lanciato sul sito di Produzioni dal Basso un crowdfunding, che Buone Notizie sostiene, per raccogliere i 40mila euro necessari all’acquisto del terreno, alla messa a dimora di nuove piantine e alla riforestazione della parte non boschiva. «Qui gli alberi non verranno mai tagliati - spiega Bartolomeo Schirone (nella foto), 66 anni, professore ordinario di Selvicoltura e assestamento forestale all’Università della Tuscia - e avranno il tempo di crescere secondo le loro dinamiche naturali. In una situazione di cambiamento climatico è importantissimo che il nostro patrimonio forestale non si degradi ulteriormente. Nel nostro Paese, su una superficie boscata stimata in oltre 11 milioni di ettari abbiamo forse un centinaio di ettari di foreste vetuste protette integralmente. Mi riferisco a nuclei di alberi secolari. Come le faggete della Val Cervara in Abruzzo, che hanno 600 anni». Le foreste accumulano Co2 non solo nel legno degli alberi vivi ma anche nell’humus derivante dalla decomposizione di quelli morti. Questo carbonio rimane bloccato a terra anziché andare in atmosfera ad aumentare i cambiamenti climatici. Ma la foresta è anche strategica per la protezione del suolo, la conservazione dell’acqua e delle sorgenti. «Quando una foresta muore le sorgenti si prosciugano, come è accaduto in Sicilia dove il manto forestale nei secoli è stato eliminato». Anche frane, smottamenti e fenomeni erosivi sono legati alla cattiva gestione dei boschi oltre che agli incendi.

Paradossalmente la proprietà privata è il miglior modo per garantire le foreste dalle spinte speculative «e dal nuovo “Testo unico sulle foreste e sulle filiere forestali” che - aggiunge Schirone - le interpreta quasi esclusivamente come fonti di energia rinnovabile, ossia biomassa da bruciare per produrre energia». Creare foreste richiede decenni se non secoli. Ma la natura ha solo bisogno di un aiuto all’inizio. «L’uomo deve limitarsi a piantarle dove le ha distrutte - aggiunge Schirone - e a non toccarle mai più». Il Fondo forestale creerà «una piccola rete di ripopolamenti che non verranno mai tagliati», oltre a tutelare le foreste esistenti, come quelle del Pollino o del Casentino, inserite nel patrimonio Unesco. «Se vogliamo gestire in modo razionale una foresta dobbiamo conoscerne il ciclo naturale e come evolve. Noi le possiamo studiare ma questo diritto dobbiamo lasciarlo anche alle future generazioni». 

11 marzo 2019
www.corriere.it 

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