lunedì 25 febbraio 2019



piantare-alberi-co2

25-02-2019 Una nuova ambiziosa analisi delle foreste del mondo ha scoperto che c'è spazio per piantare 1.2 trilioni di nuovi alberi. Un vero e proprio polmone verde che sarebbe sufficiente ad assorbire più carbonio di quello prodotto da 10 anni di emissioni umane.

Secondo i nuovi dati, opera del ricercatore dell'ETH di Zurigo Thomas Crowther, piantare così tanti alberi avrebbe un impatto maggiore sull’ambiente rispetto alla costruzione di turbine eoliche o al passaggio in massa ad una dieta vegetariana. Uno sforzo di questo tipo sarebbe in grado di annullare addirittura un decennio di emissioni di gas serra.
La tesi proposta dallo scienziato è sostanzialmente quella di popolare il mondo di aree verdi, piantando alberi in tutti i luoghi in cui vi è spazio. Secondo i calcoli dello studio ci sarebbe posto per ben 1,2 trilioni di alberi in parchi, boschi e terreni abbandonati di tutto il pianeta.

Si è arrivati ad ipotizzare questo numero combinando i dati di sondaggi e satelliti terrestri, una cifra che è maggiore di sette volte rispetto a quella di una precedente stima opera della Nasa. Lo stesso approccio, che utilizza l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale per analizzare l'enorme mole di dati, ha consentito ai ricercatori di prevedere il numero di alberi che potrebbero essere piantati nelle diverse zone libere in tutto il mondo.
Piantare alberi, tanti alberi, secondo lo studio sarebbe dunque una semplice ma efficace strategia utile a compensare 100 gigatonnellate di CO2 pari a 10 anni di emissioni. Non a caso l’esperto ha dichiarato che gli alberi sono "la nostra arma più potente nella lotta contro il cambiamento climatico".

A differenza delle soluzioni high tech come ad esempio i sistemi di cattura del carbonio, sostiene Crowther, gli alberi sono belli e sono una soluzione alla portata di tutti, perché chiunque può piantarne uno. Insomma tutti potremmo essere coinvolti in una vera e propria rivoluzione verde.

"Gli alberi rendono letteralmente le persone più felici negli ambienti urbani, migliorano la qualità dell'aria, la qualità dell'acqua, la qualità del cibo, il servizio ecosistemico, è una cosa così facile e tangibile" ha dichiarato Crowther.
Mentre le cifre esatte ottenute dai calcoli dello studio e tutti i dettagli in merito devono ancora essere resi noti, il progetto di Crowther è già partito con l’appoggio di un partner molto importante: le Nazioni Unite. Si tratta del The Trillion Tree Campaign, che ad oggi ha già permesso di piantare ben 13,62 bilioni di alberi.
Perché non partecipiamo anche noi?

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venerdì 8 febbraio 2019

Questo fotografo ha piantato 2 milioni di alberi per salvare la foresta pluviale scomparsa


8-2-2019 Quando dopo anni di lontananza il famoso fotografo Sebastião Salgado era tornato a Minas Gerais, nel sud-est del Brasile, al posto del paradiso tropicale che ricordava, aveva trovato alberi abbattuti e fauna scomparsa. Da lì, l’idea di un grande progetto: ricostruire quell’angolo scomparso.
Correva l’anno 1998 e Salgado assieme alla moglie Lélia Deluiz Wanick Salgado lanciavano un grande progetto: ripiantare la foresta e far tornare insetti, uccelli e pesci.
Con la Fondazione dell’Instituto Terra hanno reclutato partner, raccolto fondi e piantato più di 2 milioni di alberi, trasformando totalmente l'ambiente dando così una risposta forte alla deforestazione e ai cambiamenti climatici. Il progetto ha recuperato quasi 1502 ettari di foresta pluviale nella fattoria Bulcão ad Aimorés, Minas Gerais.
Sono state piantati oltre due milioni di piantine di 290 specie di alberi ed è stato creato un Centro per l'educazione e il restauro ambientale (CERA) che ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso uno sviluppo sostenibile.
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Salgado e l’amore per l’ambiente

Sebastião Salgado è un’artista di fama mondiale, le sue fotografie l’hanno portato a viaggiare in tutto il mondo e ad allontanarsi dalla sua terra. Ma durante un viaggio in Ruanda, dove era in corso un genocidio, il fotografo si ammala. I medici gli consigliano di smettere di lavorare prima che sia troppo tardi, lui torna nel suo Brasile ma non trova più quel paradiso sconfinato in cui giocava da bambino.

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Della foresta pluviale, che pochi decenni prima occupava più della metà di quel territorio, restava solo lo 0,5%. Lancia così il suo sogno: piantare la foresta pluviale subtropicale. A siccità, desertificazione, devastazione del suolo e miseria, Salgado risponde con alberi, ripopolamento della fauna, educazione ambientale e di ricerca scientifica.

Gli alberi sono i capelli del nostro pianeta. Quando c’è pioggia in un luogo senza alberi, in pochi minuti, l’acqua arriva nei torrenti, portando terriccio, distruggendo le nostre sorgenti,distruggendo i fiumi, e non c’è umidità da trattenere. Quando ci sono alberi, il sistema di radici trattiene l’acqua. Tutti i rami degli alberi, le foglie che cadono, creano un’area umida, e l’acqua ci mette mesi e mesi sottoterra per arrivare ai fiumi, e mantenere le nostre sorgenti e i nostri fiumi. Questa è la cosa più importante, se pensiamo che ci serve l’acqua per ogni attività della nostra vita”, dice il fotografo.


Tutto questo Salgado lo racconta in un libro “Dalla mia terra alla terra”, ma non solo, proprio a questo bravissimo fotografo amante del Pianeta è dedicato il documentario “Il sale della terra” di Wim Wenders.

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