mercoledì 30 aprile 2014

Vandana Shiva: "no agli ogm in Europa!"
Il monito arriva dal festival di agricoltura biologica.


30 aprile 2014

Vandana Shiva: "no agli ogm in Europa!" "No agli Ogm e al brevetto sui semi in Europa: no alla dittatura dei semi imposta dalle multinazionali". Lo ha detto l'attivista e ambientalista internazionale Vandana Shiva, a Firenze per la prima tappa italiana della Carovana dei Semi, festival di agricoltura biologica promosso dal movimento transnazionale Seed Freedom e Navdanya international, l'ente che supporta le attività della stessa Vandana Shiva.
L'obiettivo di questa iniziativa, ha spiegato Shiva, "è tutelare la varietà delle sementi dalle costanti aggressioni ad essa portate da multinazionali come Monsanto, Syngenta, Bayer e altri colossi. Cercano di imporre l'obbligo di brevettazione per i semi in modo da controllarne i mercati spingendo fuori i produttori diretti: in Usa ci sono riusciti, e infatti gli Stati Uniti sono un paese dove la qualità dei semi è cattiva, l'alimentazione in media pessima, con problemi di salute delle persone legati a questi fenomeni".
 L'Europa, invece, per ora, ha spiegato ancora l'attivista "resiste: in larga parte i paesi europei hanno detto no agli ogm e l'Ue non ha fatto passare il tentativo delle multinazionali di imporre per legge la brevettazione delle sementi. Ma ci riproveranno, e noi siamo qui, oggi, per dire a tutti che bisogna opporci a questi 'agguati' alla democrazia della Terra".
 Al festival, a Firenze, prendono parte alcune decine di agricoltori diretti, da svariati paesi del mondo; dell'iniziativa ha fatto parte anche una speciale cerimonia, nel corso della quale tanti bambini hanno 'giurato' di difendere, nella loro vita, alcuni tipi di semi tipici del territorio in cui vivono. "Per salvare i semi bisogna insegnare il loro valore ai ragazzi - ha aggiunto Shiva - solo così si tornerà a capire il valore della terra e il fatto che, se viene di fatto tolta a chi la coltiva, si negano le basi della democrazia".
 La Carovana dei semi, prima di arrivare in Italia, ha fatto tappa in Grecia; domani sarà a Genova, e quindi si sposterà in Francia, con l'obiettivo, spiega ancora Vandana "di fondere e legare i movimenti per un'agricoltura libera dalla schiavitù' delle corporations dei paesi con la più' ricca varietà genetica di sementi".

Ansa.it

giovedì 24 aprile 2014

Aggiornamento Operazione GrindStop 2014

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Sea Shepherd ha recentemente completato un tour di perlustrazione alle Isole Faroe. Quattro membri del team dell’Operazione GrindStop 2014 hanno trascorso numerosi giorni visitando le spiagge dove avvengono le uccisioni e per testare i nuovi strumenti e dispositivi.
 
Ci stiamo preparando per accogliere centinaia di volontari a terra e in mare che faranno la guardia alle spiagge per oltre quattro mesi per dare l’allarme, interferire e documentare nel caso in cui avvenga una “Grind”.
L’equipaggio di Sea Shepherd ha incontrato il Capo della Polizia e altri membri della forze di Polizia delle Isole Faroe. Abbiamo avuto una conversazione cordiale durante la quale la polizia ci ha fornito informazioni riguardo le leggi e i regolamenti da osservare durante la protezione dalla “Grind”. Abbiamo spiegato alla polizia che non ci arrenderemo e che difenderemo i cetacei.
La stampa ha riportato i nostri moviementi e abbiamo rilasciato diverse interviste con vari organi di stampa.
Sea Shepherd ha incontrato molti abitanti del posto che hanno apertamente mostrato ostilità nei confronti della nostra presenza e della nostra causa, ma ne abbiamo incontrati altri che condividono il nostro desiderio e la determinazione di porre fine al massacro che avviene qui.

Molte persone hanno già inviato la richiesta di partecipazione per far parte dell’equipaggio, ma non hanno ricevuto una risposta dal team di Operazione GrindStop 2014. Attualmente stiamo organizzando la Campagna e tutti coloro che hanno contattato il team saranno ricontattati a breve. Abbiamo bisogno di voi e abbiamo bisogno di molti altri volontari per affrontare la sfida e difendere i cetacei.

Operazione GrindStop 2014 ha un solo obiettivo ed è quello di far sì che nessun cetaceo venga ucciso alle Isole Faroe. Se dovesse avvenire un massacro (Grind), Sea Shepherd farà tutto quanto in proprio potere per ostacolare, in maniera non violenta, il massacro. Alcuni di noi forse finiranno in prigione, ma è un piccolo prezzo da pagare per salvare un delfino o un altro cetaceo. E’ anche possibile che un assassino di cetacei assetato di sangue assalga i volontari. Saremo pronti a difenderci, se necessario. Se dovesse esserci una Grind, allora documenteremo scrupolosamente e diffonderemo gli eventi barbarici. Il mondo guarderà e noi gli mostreremo la verità del massacro.

La Grind è storica alle Faroe, con testimonianze datate centinaia di anni fa (sebbene l’uso di barche a motore, ovviamente, sia più recente). I sostenitori di questa pratica sostengono che senza lo storico consumo di carne di globicefalo le persone non sarebbero sopravvissute e che i cetacei sono visti come un “dono” da Dio. La realtà attuale, tuttavia, è che nessuno alle Faroe morirebbe certamente di fame se i cetacei non venissero più uccisi. Infatti la carne dei cetacei è altamente tossica (a causa del mercurio e di sostanze chimiche presenti negli oceani a causa dell’uomo) ed è abbastanza comune alle Faroe che bambini e donne in età fertile evitino il consumo di carne di globicefalo. Inoltre, ulteriori prove stanno dimostrando un forte collegamento con il consumo di questa carne e il Morbo di Parkinson. Il fatto è che la Grind è completamente inutile, non salutare, barbarica e dovrebbe essere archiviata insieme alla caccia alle balene nei musei di storia. Le Isole Faroe possiedono una ricca cultura per quanto riguarda letteratura, architettura, abbigliamento, musica, arte e danza. Non c’è bisogno che i faroesi restino ancorati al massacro.
Il vero “dono” dei cetacei nelle Faroe sono i cetacei vivi. Gli abitanti delle Faroe hanno una scelta e un’opportunità. Vista la presenza di un equipaggio di volontari a terra durante la Campagna, avremo anche noi una storia da raccontare. La storia potrà riguardare l’armonia con gli oceani, nella quale le isole Faroe sono un posto invitante per turisti e viaggiatori del mondo. Oppure la storia potrà riguardare tradizioni barbare e antiquate che prevalgono sul buonsenso, rendendo le Faroe un posto da evitare per turisti e i cui prodotti sono da evitare.

La Campagna prevede membri con base a terra e in mare. Le posizioni in mare sono al completo. Abbiamo bisogno di volontari a terra. In qualità di membro di una squadra di attivisti internazionali di Sea Shepherd, aiuterai Sea Shepherd a proteggere i globicefali, i lagenorinchi acuti, i grampi e le focene, le quattro specie uccise alle Isole Faroe nella barbarica “tradizionale” caccia (chiamata “Grind” dalla parola “Grindadrap” che significa “uccisione di cetaceo”, termine derivante dalla specie maggiormente uccisa, i Globicefali)

Da che vi è testimonianza, oltre 265.000 piccoli cetacei sono stati uccisi alle Isole Faroe. Dal 20 luglio del 2013, 1.499 tra delfini e altri cetacei sono stati massacrati durante le battute di caccia denominate “Grind”. La maggior parte delle Grind ha luogo tra la fine di Giugno e la fine di Ottobre. Operazione GrindStop 2014 avrà luogo da inizio Giugno fino al 1° di Ottobre.
I delfini e gli altri cetacei hanno bisogno di te. Unisciti alla Campagna oggi.

Per gli Oceani,
Scott West
e il team di Operazione GrindStop 2014


Sea Shepherd ha condotto dal 1983 l’opposizione al massacro brutale di delfini e altri cetacei alle Isole Faroe. Nel 2011 Sea Shepherd è tornata per Operazione Ferocious Isles (Isole Feroci), la nostra Campagna più recente alle Isole Faroe. Nessuna Grind è avvenuta mentre Sea Shepherd pattugliava le isole. Questo è ancora il nostro obiettivo: fermare la Grind. Quest’estate Sea Shepherd sarà di nuovo sul posto per difendere i nostri clienti nella Campagna più importante alle Isole Faroe, con un equipaggio a pattugliare dal mare e da terra. Abbiamo bisogno di più volontari appassionati possibil per rendere questa Campagna un successo. Abbiamo già completato tutte le posizioni per l’equipaggio in mare e stiamo cercando volontari che vogliano unirsi all’equipaggio a terra. “Se avete la possibilità di unirvi a noi alle Isole Faroe, mandate la vostra richiesta al team di Operazione GrindStop 2014 attraverso questo link:
Per ulteriori informazioni per favore inviate una mail a: GrindStop@seashepherdglobal.org
Per candidarvi a partecipare alla Campagna visitatd questo link: https://snab.wufoo.com/forms/grindstop-2014-onshore-crew-application/

Per approfondimenti:
www.seashepherdglobal.org www.seashepherd.org.au www.facebook.com/GrindStop2014 www.facebook.com/seashepherditalia

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martedì 22 aprile 2014



La lista dei prodotti «antichi» che qualcuno ha deciso di salvare dall’estinzione 
Piante antiche: un patrimonio da salvare che vale 11 miliardi
La mela zitella, la patata blu di Svezia, le coste dal gambo rosso, il pollo Ancona: non è l’elenco delle portate di uno strano menù

di Alice Dutto



La pera campana e la pesca carota 
La pera campana e la pesca carota

Non solo foche e orsi polari: oggi anche molte varietà di frutta, verdura, piante e animali domestici sono in pericolo. Dal 1990, dice Coldiretti, il 75% della diversità genetica delle colture agricole è andato perduto. La Confederazione italiana agricoltori parla di un rischio che colpisce più di un quarto degli oltre 5 mila prodotti agroalimentari tradizionali italiani. Una grave perdita, anche dal punto di vista economico: se questo patrimonio fosse valorizzato, infatti, potrebbe generare un business da 11 miliardi di euro, più del doppio di quello del turismo enogastronomico italiano. 
«Specie antiche» a rischio
Il problema è che le «specie antiche» non sono più coltivate o allevate perché hanno scarsa resa o perché non vanno più di moda. È il risultato delle leggi di mercato, che vogliono solo frutta e verdura perfette sugli scaffali, ma anche delle logiche di cementificazione, che tolgono terra alle colture. In questo quadro c’è chi resiste. Sono piccoli agricoltori, vivaisti e associazioni che hanno fatto del recupero della biodiversità locale e della tutela dei semi una vera battaglia. «In Trentino il 70-80% delle mele coltivate è Golden, una varietà di origine americana», dice Alberto Ormezzoli, amministratore del vivaio di famiglia. «Quello delle mele è un settore dai grandi numeri, fondato sulle coltivazioni intensive e la distribuzione nei supermercati. Noi, invece, puntiamo su una nicchia: e cioè su chi vuole prodotti locali, dai colori e sapori particolari. E negli ultimi vent’anni la vecchia cultivar è sempre più ricercata, anche perché è più resistente e non ha bisogno di pesticidi o fertilizzanti».

C’è chi resiste
Ci sono anche esperienze di collaborazione con l’estero. A Stabio, in Canton Ticino, è attiva una sede di ProSpecieRara, associazione svizzera che si occupa della conservazione dei «semi antichi». Nel tempo, i suoi influssi sono arrivati anche nella zona di Varese. «Coltiviamo le patate blu di Svezia, le San Gallo, le coste dal gambo rosso e giallo, il cavolo riccio e, dalla prossima stagione, anche il mais rosso del Ticino», dice Federica Baj, dell’azienda agricola biologica BioBaj di Cantello. «Poi vendiamo tutto nei mercatini della Terra di Slow Food a Milano. Il costo è un po’ più alto, circa il 20%, perché la resa è minore, ma il gusto e la qualità sono imbattibili».

Riscontri positivi
E le contaminazioni con l’estero vanno anche nella direzione opposta: «Da qualche tempo, oltre alle mostre e fiere che facciamo in tutta Italia per far conoscere queste antiche varietà, ci siamo spinti anche oltreconfine», dice Elisa Maioli, dell’omonimo vivaio. «E il riscontro è stato molto buono. Venderemo sicuramente anche là». Dai venditori alle manifestazioni, si stanno moltiplicando sul territorio le mostre e gli appuntamenti dedicati. Come «Frutti antichi», che si svolge presso il Castello di Paderna, in provincia di Piacenza. Un evento sostenuto dal Fondo ambiente italiano che quest’anno arriverà alla 19ma edizione. «Oggi abbiamo complessivamente 180-190 espositori che provengono da ogni regione italiana e circa 15 mila visitatori all’anno da dieci anni», dice l’organizzatrice Claudia Marchionni. «E, nel tempo, la manifestazione ha preso anche una piega culturale, allargata anche agli antichi mestieri contadini dimenticati».
Custodi di semi e di polli
Per salvare i «semi antichi» si può intervenire in prima persona. E non serve avere un grande appezzamento di terreno: «Abbiamo insegnato anche a coltivare le vecchie patate sulle ringhiere», dice Salvatore Sironi, vice presidente di Civiltà Contadina. «Frequentando i nostri corsi i soci diventano Custodi di semi: ogni anno gli inviamo un kit di semi selezionati che devono restituire a fine stagione con il doppio della quantità avuta in prestito». A loro volta i semi riconsegnati vengono conservati nelle banche del seme locali e in quella nazionale, garantendo così la loro sopravvivenza. «In tutto, sono più di 2 mila le varietà che tuteliamo grazie all’azione di quasi 800 soci», conclude Sironi. Un metodo simile viene utilizzato per il pollo Ancona, una delle razze ovaiole antiche più scenografiche, ma anche rustica e selvatica e perciò è meno adatta all’allevamento in batteria. Per questo motivo rischiava di estinguersi, ma ora si può salvare facendosi spedire a casa le uova fecondate alla Cascina del vento, in provincia di Alessandria, dove dal 2005 è attivo un programma di tutela della specie.
La sfida legislativa
La Rete semi rurali (Rsr) sta cercando di incidere a livello locale e internazionale per un cambio di passo nella legislazione sementiera. «Il nostro obiettivo è promuovere i sistemi agricoli differenti da quelli tradizionali», commenta Riccardo Franciolini di Rsr, che aggrega una trentina di importanti associazioni del mondo agricolo italiano. «Ora il sistema incentiva gli agricoltori a comprare nuovi semi all’inizio di ogni stagione. Noi invece vogliamo che siano spinti a riseminare quelli che hanno già prodotto in modo da sviluppare le varietà locali». E anche l’Europa comincia a interessarsi al tema. Nell’ultima relazione sulle Risorse genetiche in agricoltura è emersa la necessità di destinare una parte dei fondi comunitari all’allevamento di vecchie razze o di colture tradizionali, cercando anche di creare un mercato che ne assorba l’offerta, per evitare che tutti questi sforzi si traducano solo in un’«operazione nostalgia». La lotta, dunque, continua.

22 aprile 2014 | 17:05 www.corriere.it