Le persone sane sono malati senza saperlo…
La paura della malattia e della morte, e soprattutto la fede nell’autorità scientifica, hanno permesso il diffondersi di un fenomeno ormai radicato nella società moderna: il disease mongering.
Il disease mongering, letteralmente commercializzazione delle malattie, è la promozione di non-malattie da parte dell'industria farmaceutica allo scopo di aumentare la clientela.
Gianfranco Domenighetti (1942 - 2017), economista sanitario e dottore in scienze sociali, sosteneva che l’azione del disease mongering si sviluppa in modo progressivo attraverso tre fasi:
Quantitativo. Agisce sui parametri che definiscono i confini del patologico (ad esempio l’abbassamento delle soglie del colesterolo e dei trigliceridi).
Uno studio pubblicato su JAMA nel 2002 ha evidenziato che l’87% di coloro che redigono le linee guida cliniche ha avuto una qualche forma di interazione con l'industria farmaceutica.
Temporale. Consiste nella promozione e nella diffusione di pratiche di screening la cui efficacia è incerta oppure non ancora dimostrata.
Qualitativo. Tende a trasformare condizioni normali dell’organismo umano in situazioni patologiche che necessitano di un intervento farmacologico (ad esempio, la timidezza è diventata “disturbo d'ansia sociale”).
Nel 2002, il British Medical Journal ha pubblicato una "Classificazione internazionale delle non-malattie", contenente più di 200 condizioni ritenute a torto come patologiche.
“È cambiata persino la figura dell'ipocondriaco. Il medico degli anni '40 definiva con questo termine colui che bussava continuamente alla porta del suo studio, il malato immaginario. I medici d'oggi invece indicano col medesimo nome la minoranza che li fugge: gli ipocondriaci sono i sani immaginari”. Ivan Illich
Fonte: Distopia2punto0