giovedì 15 ottobre 2020

“In via prioritaria, vieteremo i PFAS”. L’Ue annuncia una stretta sugli interferenti endocrini

 


In via prioritaria, vieteremo i PFAS“. È quanto dichiarato dal presidente della Commissione Ue, Frans Timmerman, nel suo discorso di apertura alla conferenza stampa sulla strategia per la sostenibilità dei prodotti chimici.

Abbiamo parlato più volte dei Pfas, sostanze chimiche di cui si evidenziano i possibili effetti negativi sulla salute tra cui il fatto di interferire con il funzionamento del sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e il rischio cancerosità.

Sembra che ora finalmente l’Ue voglia prendere una posizione netta nei confronti dei Pfas. Queste le parole pronunciate dal presidente della Commissione Ue, Frans Timmerman:

Una delle prime azioni che intraprenderemo è garantire che le sostanze chimiche più dannose non vengano più introdotte nei prodotti di consumo. Nella maggior parte dei casi ora valutiamo queste sostanze chimiche una per una e le rimuoviamo quando scopriamo che non sono sicure.

Capovolgeremo semplicemente questa logica. Invece di reagire, vogliamo prevenire. Di norma, l’uso delle sostanze più nocive sarà vietato nei prodotti di consumo.

Ciò si applica ad esempio alle sostanze chimiche che causano tumori o mutazioni geniche, sostanze chimiche che influenzano il sistema riproduttivo o ormonale o sostanze chimiche che si accumulano lentamente nel corpo.

Dobbiamo anche proteggere meglio il nostro ambiente naturale dall’inquinamento chimico. In via prioritaria, vieteremo i PFAS. Queste sono sostanze chimiche altamente persistenti e causano enormi danni alla salute e all’ambiente. Le consentiremo solo dove è assolutamente essenziale per la società.

La prima parte della strategia annunciata dall’Ue riguarda dunque l’eliminazione graduale dai prodotti di uso comune di agenti considerati interferenti endocrini e di sostanze persistenti come appunto i Pfas.

L’Ue si impegnerà inoltre a garantire criteri sostenibili e sostegno finanziario per l’immissione in commercio di sostanze chimiche che siano sicure e rispettose della salute delle persone e dell’ambiente, il tutto per favorire una transizione verde del settore chimico.

“Questa è davvero l’essenza del Green Deal: proteggiamo il pianeta e forniamo un nuovo modello per una crescita economica sostenibile. Anche nel settore chimico” ha detto Timmerman.

I primi prodotti dove saranno vietati i Pfas potrebbero essere gli estintori ma, come ha dichiarato il commissario all’ambiente Virginius Sinkeviciusma, l’obiettivo è:

“impedirne l’emissione nell’ambiente con disposizioni di legge e non”

La Commissione europea intende poi modificare il Reach, una delle più severe regolamentazioni sulle sostanze chimiche al mondo che, evidentemente, ad oggi non risulta abbastanza restrittiva, apponendovi delle “revisioni mirate”.

I prossimi step saranno stabilire criteri comuni per identificare le sostanze interferenti endocrine (nel 2021) e portare gli stessi principi nella legislazione relativa a giocattoli e cosmetici (nel 2022).

15 ottobre 2020

Fonte: European Commission / Ansa

 

 

martedì 13 ottobre 2020

Le balene rischiano davvero l’estinzione. Sono 350 gli scienziati concordi: “Se continuiamo così, spariranno prima del previsto”
 
Francesco Li Volti 13 ottobre 2020

Con una lettera inviata ai Governi che hanno balene, delfini e focene nelle loro acque, 350 scienziati hanno fatto un appello per fare di più per proteggerli dall’estinzione. Alla base c’è il problema dell’inquinamento marino, ma anche la perdita dell’habitat naturale di questi cetacei non è da sottovalutare. I Capi di Stato li ascolteranno?

Questa volta sono stati 350 scienziati a richiedere delle misure concrete per la salvaguardia delle balene, dei delfini e delle focene. Secondo gli studiosi, l'inquinamento (con la conseguente diminuzione delle prede), il cambiamento climatico e la perdita dell'habitat stanno influendo in maniera devastante sulla loro sopravvivenza.

Nella lettera, firmata oltre che da scienziati anche da alcuni ambientalisti di 40 Paesi diversi, si invitano i Governi a essere più sensibili alle tematiche ambientaliste. "Troppo poco, troppo tardi", si legge, su quanto fatto per ora dai singoli Stati. Un rimprovero certamente, ma anche un invito a fare di più nell'immediato futuro.

Tra le cause della probabile estinzione, il dottor Mark Simmonds, visiting research fellow all’università di Bristol e senior marine scientist di Humane Society International, coordinatore di questa lettera, scrive che c'è l'inquinamento chimico e acustico, la perdita di habitat e di prede, dei cambiamenti climatici, delle collisioni con le navi, intrappolamento negli attrezzi da pesca e cattura accidentale nelle operazioni di pesca. Infatti, anche se oramai in molti Paesi la pesca di queste specie è completamente vietata, esiste un altro rischio per questi animali: quello di essere catturati accidentalmente, impigliati nelle reti da pesca. Sono infatti circa 300mila tra balene, delfini e focene i cetacei che muoiono ogni anno in modo orribile.

Nello specifico gli scienziati hanno evidenziato come stia diminuendo il numero delle balene del Nord Atlantico, di cui ne rimangono solo poche centinaia, e la vaquita, che secondo l'Unione internazionale per la conservazione della natura, meglio conosciuta con la sigla inglese IUCN, ne esisterebbero soltanto 18. Per loro è quasi inevitabile che segua questo destino anche il delfino di fiume cinese, noto anche come baiji, che una volta si incontrava comunemente nel fiume Yangtze, ma ora si pensa che si sia estinto.

L'estinzione di queste specie marine sarebbe devastante. Da loro dipende buona parte dell'ecosistema marino: grazie alle loro deiezioni ricche di ferro e azoto, alimentano il fitoplancton, ovvero la base della catena alimentare degli oceani.

https://www.ohga.it

 

martedì 6 ottobre 2020

Almeno 14 milioni di tonnellate di plastica sotto l'Oceano
Nuova stima basata su una ricerca australiana

6 ottobre 2020 - Secondo una nuova stima basata su una ricerca australiana, almeno 14 milioni di tonnellate di pezzi di plastica di larghezza inferiore a 5 mm si trovano sul fondo degli oceani del mondo. L'agenzia scientifica governativa australiana, Csicro ha raccolto e analizzato campioni del fondo oceanico prelevati in sei siti a circa 300 km dalla costa meridionale del paese.


    L'analisi dei sedimenti oceanici fino a 3 km di profondità, pubblicata sul giornale Frontiers in Marine Science e di cui danno notizia diversi media internazionali, suggerisce che potrebbe esserci 30 volte più plastica sul fondo dell'oceano di quanta ne galleggia in superficie. Le microplastiche hanno un diametro di 5 mm o meno e sono per lo più il risultato di oggetti in plastica più grandi che si rompono in pezzi sempre più piccoli.

ANSA