mercoledì 2 ottobre 2024

A proposito del gatto

Il cervello del gatto ha la stessa prospettiva umana. Vede i nostri stessi colori, prova le nostre stesse emozioni.

Il gatto, a differenza del cane, se lo colpisci, ti volterà le spalle, perché si sente ferito come te.

Dentro di noi abbiamo il cristallo di quarzo, il gatto ha molto più cristallo di quarzo.

Il gatto può vedere tutte le energie che noi vediamo solo attraverso la meditazione e lo yoga.

Il gatto ti guarda dall'interno! È inutile cercare di fare una faccia carina per

il gatto o accarezzarlo, se sei nervoso, se non ti piace il gatto, ti attaccherà o ti ignorerà completamente. È peggio di un bambino! Quando al gatto non piace qualcuno, è perché la persona è un cattivo personaggio.

Quando il gatto va lì e si strofina, anche se alla persona non piacciono i gatti, è perché è una brava persona! Può darsi che il gatto non voglia stare vicino a te, perché sta attraversando una fase di grado molto basso, stai vibrando con pochissima energia, quindi il gatto scappa!

Il gatto ama gli psicotici, gli ubriachi, i bambini, i malati di mente e tutti coloro che, in qualche modo, sono sfuggiti agli standard della realtà. Le persone che si identificano solo con i cani sono persone di grande autorità.

Affinché un gatto ti piaccia, devi essere molto flessibile e capire che nessuno appartiene a nessuno, ma devi capire che l'amore è l'unica cosa che tiene il gatto vicino a te.

Il gatto è tremendamente intuitivo, ha persino superato l'intuizione dell'essere umano. Furono bruciati con le streghe nell'Inquisizione, perché erano sempre vicini a chi lavorava con il potere della natura, delle erbe.

Il gatto ti guarda e vede in modo più naturale le energie, le entità, tutto ciò che senti, tutto ciò che ti piace, come sei.

Il gatto ha minerali nel flusso sanguigno che lo rendono un Reikista naturale. Quando giace sopra di te o in qualsiasi parte della casa, sta trasmutando le energie di quel luogo, perché lì l'energia non è buona.

 
Valentino Mazzola

mercoledì 21 agosto 2024

La megattera più anziana del mondo ha un’età sorprendente

Fu avvistata per la prima volta nel 1972 e al contrario di molti altri esemplari è sopravvissuta alla caccia, alle navi e al cambiamento climatico, inaspettatamente

Che le megattere potessero vivere fino a oltre cinquant’anni finora era stato solo ipotizzato, ma adesso ce n’è la prova. A luglio il ricercatore di cetacei all’Università delle Hawaii Adam A. Pack ha individuato durante una spedizione nel sud dell’Alaska quella che si ritiene essere la più anziana megattera vivente di cui si abbia traccia: è un maschio, viene chiamato Old Timer, che si può tradurre come “veterano”, ed era stato avvistato per la prima volta nel 1972.

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Come ha spiegato il New York Times, è sorprendente che sia vissuto così a lungo, visto che qualche decennio fa la popolazione mondiale della specie era stata decimata soprattutto dalla caccia, e che in anni recenti molti altri esemplari non sono sopravvissuti alle diverse minacce a cui sono stati esposti: come il transito delle navi, le reti per la pesca a strascico in cui spesso rimangono impigliati, e poi il cambiamento climatico e le grandi ondate di calore che negli ultimi anni hanno ucciso molti uccelli e mammiferi marini, comprese le megattere.

Le megattere (Megaptera novaeangliae) sono grandi cetacei diffusi in tutti gli oceani. Si cibano di pesci e piccoli crostacei (krill) in acque fredde, mentre per la riproduzione si spostano in quelle tropicali o subtropicali. Hanno una lunghezza che va dagli 11 ai 17 metri e possono pesare fino a 40 tonnellate; non sono dotate di denti, bensì di una specie di frange, dette fanoni, che servono per filtrare acqua e cibo.

Un po’ come tutti i cetacei sono difficili da individuare, osservare e studiare, ma si riescono a distinguere grazie ad alcune loro caratteristiche fisiche: in particolare la colorazione del corpo e le cicatrici o i bordi frastagliati della pinna caudale, quella che alcuni pesci hanno sulla coda e che li aiuta a spostarsi nell’acqua. È proprio grazie al confronto tra le foto d’archivio e quelle scattate a luglio nelle acque del Frederick Sound, un fiordo nel sud dell’Alaska, che Pack può dire di aver visto Old Timer. La sua coda è quasi del tutto nera, con una serie di pigmenti bianchi verso le estremità, ed è la stessa che sempre Pack aveva visto nel 2015 nelle acque di Petersburg, non lontano da Frederick Sound.

Considerando che quando era stato visto per la prima volta era già sviluppato, deve avere almeno 53 anni: questo rende Old Timer «la più vecchia megattera di cui si abbia notizia al mondo» ha detto Pack, che è co-fondatore e presidente del Dolphin Institute, un’organizzazione non profit che si occupa di cetacei.

Old Timer era stato fotografato per la prima volta nel 1972 nel canale di Lynn, a nord di Juneau, la capitale dell’Alaska, e fa parte di un gruppo che trascorre l’inverno nella zona delle Hawaii e l’estate nel nord-est dell’oceano Pacifico. I cetacei di quest’area sono studiati fin dagli anni Settanta grazie al lavoro di Louis Herman, autore delle migliaia di fotografie che nel tempo hanno permesso ad altri scienziati di individuare gli animali e osservare i loro comportamenti e le loro rotte migratorie.

Pack, un ex studente di Herman, ha definito il nuovo avvistamento «rincuorante», perché potrebbe significare che anche le megattere più anziane riescono a essere resilienti.

– Ascolta anche: Sonar. Come il linguaggio costruisce la realtà, anche sott’acqua

Al momento secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – l’ente riconosciuto dall’ONU che valuta quali specie animali e vegetali rischiano l’estinzione – esistono circa 84mila individui di megattera, e la popolazione della specie è in crescita. Tuttavia la maggior parte di quelle che ci sono in giro oggi è nata alla fine degli anni Ottanta, quando a causa della caccia erano arrivate a essere meno del 10 per cento di quante fossero nell’Ottocento, correndo il rischio di estinguersi.

Negli ultimi decenni la popolazione è tornata ad aumentare principalmente per due ragioni. La prima è l’introduzione di una moratoria alla caccia alle balene per fini commerciali che è tuttora in vigore (con l’eccezione di Islanda, Norvegia e Giappone, per fattori storici e culturali). La seconda, almeno in parte, è il riscaldamento globale, che ha aumentato di circa 80 giorni il periodo dell’anno in cui il mare è senza ghiaccio e quindi gli animali possono trovare cibo più facilmente (in parte, appunto: gli effetti più estremi del cambiamento climatico continuano a essere molto dannosi anche per loro).

In questi anni Pack e altri ricercatori hanno sfruttato uno strumento di riconoscimento messo a disposizione da una piattaforma che raccoglie più di un milione di foto per analizzare l’andamento della popolazione di megattere nel Pacifico settentrionale. Nel 2012 nell’area erano stati individuati circa 33.500 individui, in aumento rispetto a quando il progetto era cominciato, nel 2002. Tra il 2012 e il 2016 tuttavia è stato notato un declino che finora gli scienziati si sono spiegati con una serie di estati in cui l’acqua dell’oceano aveva temperature più alte della norma.

Ted Cheeseman, uno dei fondatori della piattaforma e coinvolto nelle ricerche, ha detto che il fenomeno deve ancora essere approfondito, ma che in generale «se l’acqua è più calda vuol dire che c’è meno cibo disponibile, e che quello che c’è è più sparso e più in profondità». La situazione sembra essere preoccupante soprattutto alle Hawaii, dove nel 2021 la popolazione di megattere era calata del 34 per cento rispetto al 2013. Tornando a Old Timer, una delle ipotesi di Pack è che «sia stato in giro abbastanza a lungo da riuscire ad adattarsi quando le risorse di cibo sono limitate»: non è comunque chiaro se si possa dire lo stesso anche per altre megattere.

fonte: https://www.ilpost.it

 

giovedì 6 giugno 2024

I beluga e la musica

Ai beluga piace la musica. Comunemente noti come "canarini di mare" per gli acuti e musicali vocalizzi che usano per comunicare, i beluga (Delphinapterus leucas), grossi cetacei bianchi diffusi nei mari freddi, mostrano - in cattività - una certa predilezione per la musica e per l'interazione con l'uomo.

In diverse occasioni, potendo scegliere se rintanarsi in un anfratto nascosto o avvicinarsi a un musicista intento a suonare una "serenata", hanno scelto quest'ultima opzione.
Alcuni esemplari si sono persino mossi "a tempo", dimostrando di udire le note.
 
 
Photo by © Hiroya Minakuchi/Minden Pictures/contrasto

sabato 20 aprile 2024

SOLE

Tra il Sole e l'organismo umano, c'è lo stesso collegamento che esiste tra Dio e l'anima umana.

Senza questo collegamento, non è possibile lo sviluppo umano.
Il SOLE è la fonte dell'energia vitale per l'intero Sistema Solare.

I primi raggi del sole all'alba, sono i più potenti. Questo è anche il momento in cui l'organismo umano è più ricettivo verso l'energia del sole.

Bisogna ricevere e processare ciò che il Sole dona.
Gli esseri umani assorbono energia solare per il loro cervello, polmoni stomaco e corpo.
C'è intelligenza in quella energia.

Salutare il sorgere del sole significa coscientemente diventare uno con lui, perché la sua energia possa fluire nel nostro organismo.

Tanto più assorbite energia solare, tanto più acquisite magnetismo e dolcezza. Salutando la luce con amore, ne traete benefici.


Peter Deunov
 


venerdì 2 febbraio 2024

"L’esercizio fisico, oltre che per il rafforzamento dei muscoli, è il miglior metodo naturale di accelerazione della circolazione del sangue e di spinta espulsiva dei rifiuti intasanti fuori dal sistema.

L’esercizio è altrettanto importante come la dieta.

Senza esercizio non possiamo digerire bene i nostri cibi, per quanto essi siano ottimi.

La reazione chimica dei muscoli durante l’azione è di carattere acidificante.
La causa diretta della fatica risultante dall’esercizio è l’acido lattico, la cui sorgente è il glicogeno immagazzinato nel fegato.

Un’eccessiva accumulazione di acido lattico nel sangue è la risultante di un’insufficiente ossigenazione, cioè di una inadeguata cattura di ossigeno da parte del sistema, oppure è conseguenza di una dieta sbagliata dove:
a) il contenuto di ferro e sodio nel sangue è sotto la norma;

b) l’assorbimento di ossigeno e lo scarico di acido carbonico si sono ridotti;

c) l’acido lattico si è accumulato nei muscoli e li rende rigidi e stanchi.

È per questo che assume grande importanza la dieta, particolarmente per gli atleti impegnati in duri allenamenti e competizioni sportive.

È basilare in questi casi mantenere un alto grado di alcalinità nel sangue, evitando come la peste i cibi acidificanti, tipo carne, pesce, latte e formaggi, uova e legumi, cercando il proprio supercarburante in un quotidiano rifornimento di frutta e di foglie verdi.

Le tribù Hindu che vivono alle pendici dell’Himalaya si nutrono di diete frugali, prive di qualsiasi traccia di carne, e ciononostante posseggono una incredibile stamina, una resistenza allo sforzo che sbalordisce regolarmente gli alpinisti occidentali.

Tener presente che uno degli esercizi più semplici, salubri ed efficaci, non è affatto quello che si fa in palestra, con l’aiuto di attrezzi speciali e complicati, ma è la camminata all’aria aperta.

Pure il nuoto in acque dolci e meglio ancora in acqua salata, o in piscina coperta nei mesi invernali, è da classificare tra le migliori forme di esercizio.

Un riposo e un sonno adeguati sono assolutamente indispensabili per proteggere l’alcalinità del sangue, perché i rifiuti del corpo vengono eliminati soprattutto durante le ore di riposo e di sonno, e il corpo viene costantemente alcalinizzato durante il sonno.”

da "Alimentazione Naturale 2: Le chiavi per una dietetica razionale
by Valdo Vaccaro


giovedì 4 gennaio 2024

A proposito di tumori, tossiemia e punti di vista alternativi...

 

A proposito di tumori, tossiemia e punti di vista alternativi, Valdo Vaccaro riporta in un suo articolo l'approccio igienista:
 
«Per l’Igienismo il tumore, nei vari punti e nelle varie forme, è sempre un ultimo segnale utile per fare un serio cambio di direzione.
Tumore inteso come ricettacolo difensivo di veleni che il corpo non riesce più a trattenere o a gestire, e che quindi va ad incapsulare su un punto particolare del corpo, prescelto in genere tra quelli più deboli e tartassati del nostro organismo.
Tumore inteso come opera protettiva di emergenza, creata dal sistema immunitario a salvaguardia del corpo e non certo per fare dispetto.
 
Per l’Igienismo non c’è nulla da curare.
Siamo per la cura della non cura e della non interferenza con la volontà imperscrutabile del sistema immunitario.
Per tutti i sintomi chiamati malattie, ed anche per il tumore, che è per l’appunto sintomo di massima toxemia corporale, non si devono fare trattamenti e tanto meno asportazioni, ma soltanto digiuni, seguiti da diete vegane tendenzialmente crudiste.
In pochi giorni di digiuno igienistico ad acqua distillata o leggera, o di digiuno ehretiano ad acqua e limone, un tumore grosso come una palla da golf diventa una nocciolina, si autolide e si disintegra. 
 
Non è fantascienza ma pratica corrente e di successo, in uso da oltre mezzo secolo.
Fin quando il tumore è attraversato da un regolare flusso di sangue che nutra e ripulisca regolarmente le sue cellule aggiuntive (non cancerogene ma solo aggiuntive, nota bene), il tumore rimane entità vivente, organismo addizionale ma sano.
Se non si va al più presto a chiudere il rubinetto dei veleni che ha causato il suo insorgere (rubinetto alimentare, rubinetto farmacologico, rubinetto emotivo), il tumore tende a crescere. 
 
Chiusi i rubinetti tossici il tumore si mantiene. Per farlo regredire e poi scomparire c’è un solo modo.
Oltre a serrare le fonti di inquinamento, occorre affiancargli la cura riduttiva e disintegrativa del digiuno, che funge in questi casi da tavola operatoria della natura, da chirurgo senza anestesie e senza bisturi.
In pochi giorni di riposo corporale assoluto (niente cibo, niente bevande diverse dall’acqua, niente farmaci, niente pensieri, niente giornali o tv, niente preoccupazioni), sorseggiando acqua in continuazione, il tumore si svuota dei suoi veleni e finisce per scomparire nel medesimo modo in cui è arrivato. 
 
Dal digiuno si passa a tre giorni di semidigiuno crudista fruttariano o tuberiano (carote-rape-bietole-zenzero-sedano-topinambur-patate) e quindi alla normalità della dieta stabile, che per l’igienismo è la dieta vegana tendenzialmente crudista.
Più cruda è la dieta, più perfetta è.
Più cruda è, più proteica e mineralvitaminica è. Col solo rischio di metter dentro insufficienti calorie, rispetto a quante ne consumiamo. Crisi proteica mai, nemmeno volendolo.
La quota di 20 grammi igienistici/al giorno, o anche quella di 34 grammi/al giorno raccomandata dalla FAO, si raggiunge con qualsiasi dieta al mondo, anche la più sguarnita.
 
I guai peggiori che gli possono capitare sono due: i trattamenti medici e il blocco circolatorio.
L’asportazione del tumore è una menomazione invasiva e inconcludente.
Si asporta il sintomo e si lascia al suo posto la causa tumorale.
Ecco il motivo del continuo risorgere dei tumori, e del loro incattivirsi. 
 
Quando le operazioni vanno bene e non c’è riproduzione significa solo che il tumore asportato non era vero ricettacolo tumorale ma solo innocente escrescenza provvisoria, priva di funzioni immunitarie, cosa che succede molto spesso in sala operatoria.
Il blocco circolatorio si ha quando il tumore cresce troppo e finisce per strozzare le vie circolatorie che lo alimentano e lo ripuliscono.
In questi casi si ha degenerazione del tumore in cancro, col materiale interno che va in putrefazione e cachessia, diventando bomba tossica che si disintegra all’interno e produce metastasi in ogni parte del corpo.
Una condizione da cui è assai difficile tornare indietro.
 
Quando si supera la soglia della cachessia, il Sistema Immunitario spinge verso il decesso, al punto che lo stesso sistema immunitario, lasciato lavorare al meglio con dieta crudista vegana in fase terminale, tende ad accorciare la sopravvivenza ed anche a minimizzare la soglia del dolore, in una sorta di auto-eutanasia naturale. 
 
Non a caso, le cliniche igienistiche americane rifiutano questo tipo di pazienti, per non compromettere i loro record di alta-guaribilità. Il dr Max Gerson divenne famoso in America per alcuni casi clamorosi di recupero pazienti terminali, mediante dieta puramente fruttariana.»

venerdì 29 settembre 2023

La polemica. Il dolore si sente anche da morti? «Prima dell'espianto anestesia ai donatori»

LONDRA (20-08-2000). Prima di procedere all'espianto di organi, i donatori dovrebbero essere anestetizzati perchè in qualche caso potrebbe esserci una remota possibilità che avvertono il dolore. La richiesta viene da un editoriale di "Anaesthesia", il giornale degli anestesisti britannici. "La morte non è un evento, ma un processo e la nostra limitata comprensione di questo processo dovrebbe imporci cautela prima di decidere che l'anestesia non è necessaria", scrivono nell'editoriale Basil Matta e Peter Young del reparto rianimazione dell'ospedale Addenbrooke di Cambridge. I due medici polemizzano con una direttiva emessa lo scorso anno dalle autorità sanitarie che definisce non necessaria la sedazione dei donatori. Ma la loro richiesta ha provocato sconcerto ed angoscia fra le famiglie dei donatori di organi e rischia di danneggiare il programma di trapianti che è già disperatamente a corto di organi. 
 
"Prima si sgombra il campo dalla suggestione che un paziente cerebralmente morto può avvertire dolore e meglio è", ha commentato John Evans, che a seguito della morte di un figlio in un incidente stradale ha organizzato un gruppo di sostegno per le famiglie dei donatori. A mettere a disagio le equipe operatorie e ad angosciare i parenti dei donatori, sono i movimenti riflessi che il corpo del paziente ha quando comincia l'operazione. L'ordine dei medici britannici in una serie di pronunciamenti fra il 1976 e il 1979, dando il via ai trapianti di cuore, concluse che queste risposte non hanno nessun legame con il cervello e non indicano sofferenza, ma sono solo movimenti riflessi. E' normale procedura per evitare i sobbalzi degli arti inferiori che prima dell'espianto al donatore sia somministrato un farmaco paralizzante. 
 
"La confusione - ha detto un altro anestesista - nasce dal termine «morte cerebrale» e dal fatto che organi come polmoni, fegato e cuore non possono essere rimossi se il cuore del paziente si è fermato". Sono le macchine a far continuare il battito, ma ha aggiunto il dr Philip Keep, è comunque stressante, soprattutto per gli infermieri, vedere che la pressione sanguigna sale e il battito cardiaco aumenta quando il bisturi comincia a tagliare. "Non sto dicendo che questi pazienti sono vivi e non sto dicendo che avvertono il dolore. Sto dicendo che non so se sono vivi o se in qualche misura avvertono il dolore. So però che sono destinati a morire", ha detto ancora Keep, aggiungendo che, pur essendo "molto a favore" delle donazioni di organi, non porterà con sè una carta da donatore fino a che non sarà stabilito che prima dell'espianto si proceda di routine all'anestesia.

da Il Tirreno